Cose turche

Come membro dell’Alleanza del Nord Atlantico, la Grecia si è dissociata dalle decisioni della NATO e si è fortemente opposta alla cessazione degli attacchi russi ai terroristi a Idlib.

Questa posizione della Grecia si basa sul fatto che, a causa delle azioni della Turchia, migliaia di migranti hanno letteralmente assaltato le frontiere del paese, il che ha creato tensioni molto gravi e una minaccia alla sicurezza del paese ellenico.

“La Grecia ha deciso di bloccare la dichiarazione della NATO sulla situazione a Idlib, in cui l’Alleanza del Nord Atlantico ha deciso di sostenere la Turchia dopo la morte di 33 elementi delle truppe turche, a seguito di un bombardamento dell’esercito del governo siriano”, riferisce To Vima citando le sue fonti.
Diversi paesi dell’alleanza, tra cui Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti, non hanno concordato immediatamente con la linea della Grecia. A questo proposito, ad Atene hanno deciso di rafforzare la loro posizione “, riferisce RBC.

Militari Esercito greco

Va chiarito che in realtà, indipendentemente dalla decisione presa dall’Alleanza nordatlantica per la Siria, la Russia continuerà ad aderire alla propria politica, fornendo a Damasco tutta l’assistenza necessaria e se la NATO tenterà di intervenire sulla situazione, si creeranno ovviamente molti più grandi problemi per la NATO.

Nota: La Grecia si trova già in un contenzioso con la Turchia relativamente alla sovranità sulle acque del Mar Mediterraneo dove sono stati trovati giacimenti di gas di cui il turco Erdogan reclama lo sfruttamento.

Fonte: Avia Pro

Traduzione e nota: Sergei Leonov

Mare nostrum?

Pompeo ha affermato che i Balcani “rimangono un’area di competizione strategica”, candidabili  insomma alle destabilizzazioni e primavere democratiche contro la zona d’influenza che vi ha Mosca. Sia nei  Balcani, sia ad Atene, il segretario di Stato ha attaccato in termini inauditi  “la Repubblica islamica dell’Iran, i cui  terroristi hanno destabilizzato il Medio Oriente,  trasformato il Libano in un paese cliente e  contribuito a  provocare la  crisi dei rifugiati che continua a danneggiare  la Grecia in questo momento”.

Insomma ha incolpato l’Iran di tutte le conseguenze dei  tre decenni di guerre NATO nella regione  e del conseguente spargimento di sangue e per i conflitti provocati, giù giù fino alle  ondate di rifugiati – che invece ha prodotto la sua destabilizzazione dell’area secondo il  piano Kivunim israeliano, e il ripetuto tentativo di smembrare la Siria e farne un califfato  ISIS.

Pompeo non ha mancato, ovviamente, di denunciare “ l’influenza dannosa della Russia, in Grecia e nei paesi circostanti “, nonché  la Cina che “usa i  mezzi economici per costringere i paesi a concludere accordi svantaggiosi a beneficio di Pechino e lasciare i propri clienti fortemente indebitati “. Ossia ciò che da sempre ha fatto l’imperialismo americano, tramite il Fondo Monetario.

Che  bisogno c’era di una alleanza americano-ellenica? La Grecia è già  un membro della NATO.  Ma per decenni trascurato da Washington che poteva  contare sulla Turchia  e la sua forza  militare nell’Alleanza.  Ora però  con la destabilizzazione della Siria  e il suo smembramento non riuscito per l’intervento russo e iraniano, e l’oscillazione di Erdogan come “alleato”, la Grecia  – che ha una forza militare più notevole e preparata di quel che si crede, per storica diffidenza verso la Turchia –  è ridiventata utile.

Lo ha  detto chiaramente Geffrey Pyatt, l’ambasciatore Usa ad Atene:  “Gli stati Uniti hanno “dato per scontato” Mediterraneo orientale  per decenni. Ora  lo stanno rimettendo al centro della loro riflessione,  nella  visione globale su come far avanzare gli interessi degli Stati Uniti …Nell’attuale fase  di rinnovata competizione tra le maggiori potenze e  con le più grandi scoperte di idrocarburi dell’ultimo decennio, questo  crocevia globale di Europa, Asia e Africa è tornato in prima linea nel pensiero strategico americano”.

L’accenno alle  grandi scoperte di idrocarburi si riferisce ai giacimenti scoperti al largo di Cipro, il cui sfruttamento avverrà in condominio con Sion. Bisogna ricordare che Erdogan ha minacciosamente preteso la parte per la Turchia, mandando navi da guerra  a minacciare bellicamente  (fra l’altro  l’ENI).

Qui navi da guerra turche hanno bloccato la piattaforma Saipem 12000 dell’Eni nel febbraio 2018.

http://www.asianews.it/notizie-it/Cipro,-nuovo-fronte-di-scontro-fra-Europa-e-Turchia-per-il-controllo-dei-giacimenti-di-gas-43087.html

Ad Atene, Pompeo ha preso  apertamente le parti della Grecia  (ed Israele)  su questa questione: “Abbiamo detto ai turchi che la perforazione illegale è inaccettabile. Abbiamo chiarito che le operazioni in acque internazionali sono regolate da una serie di regole”.

Insomma, mentre Trump lascia  che Erdogan  si ritagli sul territorio della Siria la  fetta che  gli era stata promessa fin dall’inizio della guerra (combattuta  per procura coi finanziamenti sauditi  e degli sceicchi,  armando Daesh e gli altri islamisti tagliagole  e i curdi  ) per rovesciare Assad, voltando le spalle ai curdi ormai inutili, Washington si riposiziona militarmente in Grecia, adottandola come base per le future operazioni.

Il tutto, nel  palese  disprezzo degli “alleati europei” nella NATO. Come nota giustamente WSW, Pompeo è venuto in Europa e non ha visitato le tre  più grandi capitali:  né Berlino, né Parigi, e nemmeno Londra. In compenso è andato in  Macedonia per  esortare il governicchio locale di abbandonare il  progetto di autostrada finanziato dai cinesi nel  quadro della Belt and Road Initiative  (BRI, la nuova Via della Seta) di Pechino, ed  è venuto a Roma per ordinare al governicchio locale di rigettare  gli accordi con Huawei e piantarla con l’adesione al BRI.

Nel nuovo concetto americano,  l’Italia  conta meno della Grecia perché  noi siamo imbelli e  disarmati, mentre appunto, la Grecia è militarmente  più  forte  (per esempio  ha mantenuto  la leva obbligatoria  di massa), è nemica storica della Turchia, e  – grazie al “trattamento tedesco” subito dai greci – la Cina ha fatto acquisti importanti in Grecia.  Strategici. Il porto del Pireo.

A luglio, il già  sullodato ambasciatore degli Stati Uniti, Geoffrey Pyatt, ha dichiarato a Stars and Stripes che la base navale americana nella baia di Souda, in Grecia, utilizzata durante la guerra in Siria, è “praticamente satura“. I  militari statunitensi non hanno visto di buon occhio  gli investimenti cinesi nel porto del Pireo ad Atene: “Se vogliamo  far attraccare  una nostra nave da guerra  al Pireo, la Cina può dire di no.”

Per l’America,  è una tentazione strategica incoercibile  tentare di assestare un colpo bellico mortale alla Cina  prima che diventi troppo potente per essere sconfitta; “far pagare il prezzo “ alla Russia della sua vittoria politica in Siria; riconfigurare la NATO in termini di massima aggressione contro Mosca, puntando sui nuovi alleati come la Polonia e i baltici.  Adesso  o  mai più: sanno bene, i pensatoi americani  legati alla speculazione, che il sistema economico globale e liberista  che hanno imposto, con cui hanno ciecamente reso potente la Cina, e  dominato dalla finanza e dai suoi profitti usurari è al capolinea, e si regge solo con le  banche centrali che creano trilioni  a tasso sottozero, per mantenere gonfia la bolla, e in vita  le varie imprese e banche zombi che – se aumentassero i tassi d’interesse  – collasserebbero, indebitate come sono.

Fra un anno o tre, se  non fra qualche mese, potrebbe essere troppo tardi. Adesso o mai più.

MIKE POMPEO HA PREPARATO LA GRECIA ALLA GUERRA. Contro Russia, Iran, Cina….

Guerra ibrida

Negli anni 2000 sotto il regime di Konstantinos Karamanlis, la Grecia compì una svolta verso la dipendenza energetica dalla Russia. Grandi edifici pubblici come ospedali e scuole avrebbero ricevuto gas russo, in particolare dopo che gli armatori greci aprirono la strada al gas liquefatto (GPL) inviato su navi cisterne, facilitandone consegna e stoccaggio. Ma un’altra parte delle proposte comprendeva la messa in sicurezza di un oleodotto greco-russo, come quello esistente nel Nord Europa (ovvero la Germania). Quello che è successo dopo è un caso di studio della guerra ibrida. Di nascosto, il governo greco fu destabilizzato da “incendi” massicci per tutto il Paese, provocando numerosi morti. Non era possibile autorizzare l’oleodotto South Stream, secondo i dettati statunitensi. L’ex-compagno di classe di Karamanlis, Christos Zahopoulos, si sarebbe gettato da un edificio a causa di una relazione, cosa inaudita nella società greca. Gli incendi arrivarono proprio vicino la casa estiva di Karamanlis, a Rafina. Dopo l’elezione nel 2004, Karamanlis incontrò Putin, che poi visitò la Grecia. Un accordo fu steso tra Grecia, Bulgaria e Italia per l’installazione del gasdotto russo South Stream. Il lobbista statunitense Matthew Bryza, che sposò la giornalista turca Zeyno Baran, fu il primo a scrivere contro l’accordo Putin-Karamanlis sul gasdotto South Stream. Dopotutto, questo gasdotto metteva da parte la Turchia. È un’ironia che quando decine di greci bruciarono vivi nel Peloponneso, Bryza si sposò a Costantinopoli nel 2007, il 23 agosto. Questo quando la Turchia era fermamente filo-USA.

Gli imbroglioni statunitensi
Funzionari statunitensi incontrarono l’allora Viceministro degli Esteri Giannis Valinakis a Rafina. nel marzo 2007, Bryza capì subito: “I Paesi europei obiettano alle politiche del governo greco nel settore energetico. Indipendentemente dai desideri, perseguite la dipendenza dell’Europa dal gas russo e quindi dagli interessi russi”, affermava. Di molti degli incontri avuti a New York City, quello al Waldorf Astoria nel settembre 2008 fu caratteristico. “Ogni volta che tentai di formulare la nostra agenda sulla situazione greco-turca, la conversazione veniva indirizzata verso il problema energetico, mentre in un altro incontro i progressi nelle questioni nazionali furono collegati direttamente all’energia, cioè alla cancellazione del gasdotto South Stream” ricorda Valinakis. I desideri statunitensi andarono alla ribalta: “Non possiamo agire sulle questioni che sollevate come quelle greco-turche, quando portate avanti gli interessi russi”, dichiarò Bryza. “Dovete aiutarci così da assicurarvi che non si sia tensione nell’Egeo”. In risposta, Valinakis affermò di aver risposto che “i problemi energetici sono trattati direttamente tra l’allora ministra degli Esteri Dora Bakogianni e il primo ministro. La Grecia segue una politica energetica indipendente”. Anche quando Valinakis parlò delle discussioni con Gheddafi sulle zone di esplorazione petrolifera indipendenti a sud di Creta, ricevette la seguente risposta:” È positivo. Può negoziare con Paesi come la Libia e altri, ma non con la Russia”. Valinakis rispose pubblicamente a Bryza nel maggio 2008, “…con modo serio e responsabile, il primo ministro e il governo avanzano proteggendo gli interessi nazionali nel modo migliore su tutti i fronti. Per estensione, qualunque consiglio venga ricevuto da qualsiasi vicino crea solo rumore e non aiuta in alcun modo”.

Incontro segreto a Bruxelles
Nel 2007, il quotidiano To Vima rivelò il piano di colpire tre primi ministri (di Grecia, Italia e Bulgaria) al fine d’intorbidire le acque e sabotare i dialoghi sul gasdotto. Lo scandalo delle intercettazioni telefoniche era appena scoppiato in Grecia, e gli statunitensi marcavano il primo ministro. Il governo greco cercò di prendere in mano la situazione evitando che l’accordo collassasse. Così, nel giugno 2007, un primo incontro segreto si ebbe a Bruxelles tra i primi ministri dei tre Paesi summenzionati. Tale incontro doveva svolgersi mentre un altro incontro coi capi di Stato europei si teneva a Bruxelles, fornendo così una copertura. Karamanlis, Sergei Stanishev e Mario Prodi si coordinarono per uscire allo stesso tempo dall’incontro e chi li seguiva lo sapeva. Andarono tutti negli uffici dei rappresentanti greci e stilarono i dettagli riguardanti South Stream. Tre giorni dopo, da Costantinopoli arrivò l’annuncio che Grecia e Russia avevano deciso di approfondire la cooperazione sull’oleodotto di Burghas-Alexandroupolis. Il fatto che Karamanlis e Putin si accordarono sull’oleodotto South Stream provocò uno stupore totale presso gli statunitensi. Secondo il rapporto di To Vima l’ambasciatore degli Stati Uniti partì immediatamente da Atene. Va notato che nei documenti della Commissione trilaterale fu deciso negli anni ’70 di controllare la produzione europea di manufatti ed energia. Quindi l’estrazione di carbone venne bloccata nella maggior parte dei Paesi dell’Europa settentrionale divenendo dipendenti dall’importazioni di carbone e gas. La Grecia è abbastanza fortunata da avere abbondante lignite, che provvede circa il 50% del fabbisogno elettrico del Paese. Nell’arco di vent’anni, l’UE spinse alla completa privatizzazione e chiusura delle miniere di lignite affinché la Grecia fosse pienamente dipendente dalle importazioni. Con strana ironia, la Germania strinse un accordo con la Russia e ora ha due oleodotti che la riforniscono di gas e petrolio mentre l’Europa meridionale no. Ovviamente, gli Stati Uniti volevano rifornire l’Europa meridionale col gas e petrolio dell’alleato turco Azerbaigian, col gasdotto TAP. Come scrisse To Vima nel 2007, “il gioco è grande e il nostro Paese è piccolo. La fretta di Putin e le reazioni degli statunitensi dimostrano che la Grecia è in mezzo a un grave conflitto. È chiaro che dobbiamo decidere con cure e con approccio flessibile. La Grecia dovrebbe emergere e non diventare un bersaglio della vendetta-mania, sapendo tutti come reagiscono le grandi potenze”.

Leggi tutto su http://aurorasito.altervista.org/?p=1663

Era meglio Grexit

La Banca di Grecia dice che:

I suicidi sono aumentati. “il rischio di tendenze suicide aumenta quando si verificano i cosiddetti fattori di rischio primario (condizioni mediche psichiatriche), mentre i fattori secondari (la situazione economica) e terziari (età, sesso) hanno influenza sui suicidi, ma solo se i fattori primari sono già presenti.

La mortalità infantile è aumentata quasi del 50%, principalmente per l’aumento delle morti di bambini di meno di un anno, e la diminuzione delle nascite è stata del 22,1%. La mortalità infantile è aumentata: dal 2,65% nel 2008 al 3,75% nel 2014.

– Sono aumentati i casi di malattie mentali, specialmente la depressione. Gli aumenti: il 3,3% nel 2008, l’8,2% nel 2011, il 12,3% nel 2013. Nel 2014, il 4,7% della popolazione sopra i 15 anni ha dichiarato di soffrire di depressione: il dato era al 2,6% nel 2009.

-Aumento delle malattie croniche è aumentato di circa il 24%.

La Banca di Grecia osserva che “gli enormi tagli nella spesa pubblica non sono stati accompagnati da cambiamenti e miglioramenti del sistema sanitario al fine di limitare le conseguenze per i cittadini più deboli e vulnerabili della società.”

La relazione del governatore della banca di Grecia ricorda le indagini condotte dall’autorità statistica greca (ELSTAT) secondo le quali ci sono stati:

  1. Un significativo aumento del 24,2% delle persone con più di 15 anni che soffrono di problemi cronici di salute.
  2. Aumento di più del 15% delle persone che hanno limitato le proprie attività a causa di problemi di salute nel 2014.
  3. La percentuale di nascite sottopeso (sotto I 2,5 kg) è aumentata del 19% nel 2008-2010, e ciò è associato a effetti negativi a lungo termine sulla salute e lo sviluppo dei bambini.

 

Citando i dati dell’OCSE del 2013, la Banca di Grecia sottolinea che il 79% della popolazione in Grecia non è coperta da assicurazione e quindi riamane senza medici e medicine a causa della disoccupazione di lunga durata, mentre i lavoratori autonomi non possono permettersi di pagare i contributi sociali.

Un sondaggio condotto nel 2014 da ELSTAT ha mostrato che parte della popolazione sopra i 15 anni ha bisogno di aiuto medico ma non lo ha ricevuto a causa della mancanza di mezzi finanziari:

Il 13% della popolazione non ha rievuto cure mediche o trattamenti

Il 15,4% non ha ricevuto cure o trattamenti odontoiatrici

Il 4,3% non ha ricevuto cure o trattamenti mentali

L’11,2% non ha comprato le medicine prescritte dai medici.

La stessa indagine mostra una diminuzione dei ricoveri ospedalieri privati e un aumento di quelli negli ospedali pubblici, con l’effetto che gli ospedali pubblici non sono in grado di affrontare le richieste a causa dei tagli di austerità al bilancio e al personale. I ricoveri ospedalieri pubblici nel 2009 sono stati 1,6 milioni e 2,5 milioni nel 2014.

Secondo l’indagine, la percentuale della popolazione che doveva ricevere cure medico-infermieristiche e le ha ricevute in ritardo o non le ha ricevute del tutto era:

13,1% a causa delle lunghe liste di attesa

6,1% a causa della distanza eccessiva o di problemi di trasporto

9,4% a causa della mancanza di dottori specializzati e del personale sanitario.

La relazione della Banca di Grecia avverte che la crisi economica e la svalutazione del settore sanitario rischia di far precipitare l’aspettativa di vita.

Tutti quelli che vivono in Grecia conoscono molto bene le lunghe liste di attesa per ottenere un appuntamento per un esame medico o per i controlli diagnostici negli ospedali pubblici. In alcuni casi l’appuntamento per un semplice controllo può essere fissato a distanza di un anno. A causa dell’accorpamento degli ospedali e dei centri della salute primari, le persone devono percorrere fino a 120 km per trovare il medico di cui hanno bisogno. Solo un paio di giorni fa, Keep Talking Greece ha raccontato la situazione drammatica nella città di Ierapetra nel sud di Creta, e delle persone disperate che preferiscono cercare l’aiuto del veterinario locale a causa della mancanza di un dottore per esseri umani.

Tuttavia, la crisi non colpisce solo i pazienti. Colpisce anche il personale sanitario. Solo 2 giorni fa, un mio amico, un dottore specializzato in problemi vascolari, mi ha raccontato che mentre anni fa riusciva sempre a mantenere la corretta distanza dai pazienti, ha invece cominciato a risentire dei loro problemi, dal momento che le persone stanno soffrendo così tanto per la crisi economica. “La situazione è drammatica là fuori, e non posso far finta di non accorgermene” ha dichiarato.

Uno dei farmacisti di zona mi ha raccontato a volte del numero drammatico di pazienti che non possono permettersi di pagare il ticket per i medicinali che vengono loro prescritti. Molti dei suoi clienti dimezzano le dosi delle medicine – per esempio prendono le pillole per il colesterolo ogni due giorni anziché giornalmente – e alcuni hanno rinunciato completamente a curarsi. “Per alcuni la scelta è questa: o le medicine, o il cibo”.

Questo andazzo va avanti dal 2012, quando l’allora Ministro della Salute Greca ha adottato il modello tedesco dei “ticket per le medicine prescritte e per i test di laboratorio” e ha tagliato alcuni servizi primari per la salute ma ha dimenticato di adottare l’altro aspetto del modello tedesco, che prevede che i pazienti non debbano spendere più del 2% del loro reddito per i servizi medici e le cure.

Ma queste cose le ho già scritte molte volte, non è forse vero? Pensavo di poter lasciar perdere per un po’ il “dramma greco” ma la realtà è più forte della volontà e dei desideri di un blogger.

Fonte: relazione della Banca di Grecia, altri dettagli qui e qui.

PS L’aspettativa di vita diminuirà? Suppongo che i creditori ne saranno più che felici! Se le persone muoiono, non occorrerà pagargli le pensioni e i fondi assicurativi si salveranno.

Non per soldi

I creditori del paese ellenico, pur non avendo trovato ancora una posizione comune, insistono per una linea dura nei confronti del Governo di Atene, simile a quella tracciata da Poul Thomsen, responsabile del FMI, il quale ha chiesto nuove misure di austerità calcolate in 7,5-9 miliardi di euro entro il 2018 ,insieme al taglio alle pensioni. Nel frattempo  l’inflessibile ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha accusato il Governo greco di aver creato un “diversivo” con la crisi dei profughi profughi per non rispettare gli impegni che sono stati assunti per il superamento della crisi dell’Eurozona”. In pratica i tedeschi accusano il governo di Atene di approfittare dei profughi per “distrarre” i creditori e dilazionare i propri obblighi di pagamento adducendo scuse. Naturalmente queste accuse hanno ulteriormente incrementato la rabbia e la ripulsa verso la Germania e le politiche dell’Unione Europea da parte della popolazione greca. Il portavoce del FMI ha insistito nel richiedere al Governo greco un ulteriore taglio di 9 miliardi di euro con misure che siano destinate al taglio delle pensioni e dell’assistenza sociale, quale coronamento degli impegni presi, se queste misure porteranno alla fame la popolazione anziana e le famiglie già fortemente in difficoltà non è questione che interessi ai funzionari del FMI che hanno grande attenzione ai conti finanziari ed al recupero dei crediti concessi, costi quello che costi. Il dibattito e le polemiche sono molto forti nel Governo, lo stesso che ha tradito le istanze richieste dalla popolazione nelle ultime elezioni, e si è inchinato alle direttive dei potentati finanziari internazionali. Il ministro delle Finanze greco, Euclide Tsakalotos, parlando in Parlamento, ha fortemente criticato il Fmi per la posizione dura espressa verso la Grecia, con la richiesta di ulteriori misure di austerità.

“Le pensioni in Grecia sono state tagliate 11 volte da quando il Paese ha firmato il suo primo piano di salvataggio nel 2010 e Atene non è possibile procedere ulteriormente”, ha sottolineato Tsakalotos. Si è fatto sentire anche il ministro del Lavoro George Katrougalos il quale ha dichiarato che “la votazione sul disegno di legge per la riforma delle pensioni e’ stato notevolmente ritardato a causa della posizione del Fmi e per le sue richieste irragionevoli”. Lo stesso ha sottolineato le difficoltà della situazione in cui si trova il paese ed ha “implorato” i creditori di avere pazienza e di cercare un possibile accordo che in pratica significherebbe una dilazione del debito superando la posizione intransigente del FMI. La prossima settimana è prevista una riunione dell’Eurogruppo per discutere la popsizione della Grecia. Nel frattempo le piazze si agitano e sono in corso manifestazioni e disordini nelle varie città greche e dalle piazze arrivano forti accuse di tradimento nei confronti degli esponenti del Governo Tsipras. Gli osservatori notano che i problemi che possono ancora esplodere sono legati anche alle sofferenze bancarie del paese ed alle privatizzazioni previste dei servizi pubblici  che determineranno un aumento nel costo di tutti i servizi. Nessun alleggerimento o rallentamento delle misure risulta previsto per causa della crisi migratoria e degli alti costi per l’accoglienza dei rifugiati, come stabilito dal ministro tedesco Schaeuble. In questo contesto di forti difficoltà finanziarie si manifesta una situazione sociale al bordo del collasso e di aperta ribellione contro i diktat della Troika.

estratto da http://www.controinformazione.info/la-grecia-sullorlo-del-collasso-tra-crisi-finanziaria-ed-invasione-di-profughi-sospinti-dalla-turchia/

Interessi di bottega

George Papaconstantinou, ministro delle finanze greco dal 2009-2011, ricorda il presidente francese Nikolas Sarkozy “che ci diceva ‘ non permetterò mai che il FMI entri in Europa’“. Christine Lagarde, allora ministro delle finanze della Francia e ora a capo del Fondo monetario internazionale, era d’accordo con Sarkozy. Il suo punto di vista, disse a Reuters in un’intervista, era “fondato sulla speranza che gli europei avrebbero messo insieme un pacchetto adeguato, una protezione sufficiente, abbastanza sostegno da dimostrare che l’Europa poteva risolvere da sola i suoi problemi.”

Secondo l’ex ministro delle Finanze greco Papaconstantinou, a maggio 2011 Strauss-Kahn infine decise di giocare duro con Merkel e insistere sulla ristrutturazione del debito. Poi accadde l’imprevisto: mentre Strauss-Kahn era in viaggio per l’Europa per incontrare il cancelliere tedesco, venne arrestato a New York perché una cameriera d’albergo lo accusò di averla aggredita sessualmente. Sotto una forte pressione dei media, Strauss-Kahn abbandonò. (Nel 2011 i pubblici ministeri di New York ritirarono le accuse contro di lui, che raggiunse un accordo con la cameriera.)

L’incontro sul debito non è mai avvenuto. Alcuni dei partecipanti alle trattative pensano che l’occasione mancata, così come la confusione all’interno del Fondo monetario internazionale dopo la partenza di Strauss-Kahn, abbiano causato un ritardo fatale nel tentativo di convincere l’Europa ad abbracciare la riduzione del debito. “Non sto dicendo che la Merkel si sarebbe convinta“, ha detto Papaconstantinou sulla riunione annullata. “Ma la discussione avrebbe potuto iniziare molto prima.”

…..

Evangelos Venizelos, che nell’estate del 2011 assunse la carica di ministro delle finanze greco, ha detto che il problema era politico.

Loro (il Fondo monetario internazionale e l’Europa) insistevano su delle misure che erano atti di crudeltà, perché dovevamo dimostrare loro che eravamo disposti a pagare il costo politico“, ha detto a Reuters. Tali misure comprendevano bruschi licenziamenti nel settore statale e riduzioni degli stipendi nel settore privato – anche se il governo greco opponeva resistenza.

Alla fine la Grecia ha ottenuto qualche alleggerimento sul suo debito, quando gli investitori privati hanno accettato un “haircut” di oltre il 50 per cento su circa 200 miliardi di euro di titoli greci. Allo stesso tempo, la Grecia ha preso in prestito altri 130 miliardi di euro dalle istituzioni statali europee in un secondo piano di salvataggio. Il FMI rimaneva dubbioso sul fatto se il programma avrebbe tirato fuori la Grecia dal pantano.

estratto da http://vocidallestero.it/2015/08/30/ekathimerini-come-la-disavventura-greca-del-fmi-sta-cambiando-il-fondo/

Obbedendo all’Europa

Grazie a (in sequenza cronologica) Romano Prodi, Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, l’economia italiana ha perso il 22% del proprio pil, la disoccupazione è salita, negli ultimi dieci anni, dal 7,4% al 13%, la povertà è triplicata, le dieci più importanti banche nazionali che controllano la Banca d’Italia non sono più italiane, passate sotto il controllo della finanza speculativa statunitense (Black Rock e Goldman Sachs) di quella araba (Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che insieme controllano Unicredit e Intesa S.Paolo) e di quella cinese; l’Italia, oggi, è undicesima. Questo è l’elenco delle prime dieci potenze economiche al mondo in ordine di produzione e creazione di pil: 1). Usa. 2). Cina. 3) Giappone. 4) Germania. 5) Gran Bretagna. 6) Francia. 7) Brasile. 8). Russia. 9). India. 10) Corea del sud.

estratto da http://www.libero-pensiero.net/ben-tornata-europa-altro-che-grexit/

L’elefante nella stanza

[…]

L’Europa è il più importante alleato degli Stati Uniti nel mondo, e Washington non vuole perderne un pezzetto, nemmeno la piccola Grecia. Tutti sanno che se la Grecia dovesse lasciare l’euro e avesse necessità di prendere in prestito una valuta forte per sostenere la sua bilancia dei pagamenti, otterrebbe aiuti dalla Russia e forse anche dalla Cina. La Grecia potrebbe lasciare la NATO. La Grecia potrebbe partecipare al progetto del gasdotto della Russia, il che renderebbe l’Europa più dipendente dalla Russia — un qualcosa che i funzionari americani hanno stigmatizzato, ricevendo come risposta un forte rimprovero dal ministro della Grecia, che giustamente gli ha detto che non sono affari loro.

Sarebbe bello pensare che le caratteristiche peggiori della politica estera americana siano cambiati dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ma non lo sono. La guerra fredda in realtà non è mai finita davvero, almeno nella misura in cui gli Stati Uniti sono ancora un impero globale che vuole che ogni governo metta gli interessi di Washington davanti a quelli espressi dai propri elettori. L’attuale ostilità con la Russia aggiunge un senso di déjà vu, ma è principalmente l’ennesima scusa per giustificare quella che sarebbe in ogni caso la politica degli Stati Uniti.

Una volta che prendiamo in considerazione tutti questi interessi e dove questi convergono, la strategia dei partner europei della Grecia è abbastanza chiara: punta a un cambiamento di regime. Uno alto funzionario greco coinvolto nei negoziati lo ha definito un “colpo di stato al rallentatore”. E coloro che stavano attenti potevano vederlo fin dall’inizio. Appena 10 giorni dopo l’elezione di Syriza, come ho indicato in precedenza, la BCE ha tagliato la principale linea di credito per la Grecia e ha poi messo un limite all’importo che le banche greche possono prestare al governo. Tutto la concitazione e la politica del rischio calcolato destabilizzano l’economia, e in parte questo è un effetto intenzionale delle dichiarazioni e delle minacce delle autorità europee. Ma il sabotaggio diretto dell’economia greca è più grave, ed è notevole il fatto che abbia ricevuto così poca attenzione.

L’obiettivo nascosto è quello di minare il sostegno politico al governo di Syriza finché questo non cade e viene sostituito con un nuovo regime più favorevole ai partner europei e agli Stati Uniti. Questa è l’unica strategia sensata, dal loro punto di vista. Cercheranno di dare alla Grecia abbastanza ossigeno per evitare il default e l’uscita, cose che non lo vogliono davvero, ma non abbastanza per una ripresa economica, che nemmeno desiderano.

Consiglio caldamente agli italiani la lettura di TUTTO l’articolo: http://vocidallestero.it/2015/06/25/la-germania-sta-bluffando-riguardo-alla-grecia/

La sveglia

“Andiamo avanti nella nostra battaglia contro i colossi della finanza speculativa e contro le politiche da strozzini del Fondo Monetario Internazionale, ricordando che tutto il Secondo Mondo, qui in Sud America, ha dato il proprio contributo per risvegliare le coscienze del Primo Mondo europeo addormentato. Riconfermiamo appoggio e solidarietà ai combattenti greci e spagnoli per la libertà di tutti i popoli”.

Cristina Kirchner

http://www.libero-pensiero.net/i-tre-grandi-nemici-del-pensiero-unico-globale-cristina-kirchner-pablo-iglesias-alexis-tsypras-che-cosa-hanno-di-tanto-pericoloso/

Debito odioso

di Ambrose Evans-Pritchard.
Tradotto da ComeDonChisciotte.
 

Alexis Tspiras sta portando avanti con rinnovato vigore una “politica del rischio calcolato”, cercando di forzare l’Europa a cedere terreno, oppure a rischiare una reazione a catena in grado di paralizzare l’Unione Europea.

Due mesi di bullonerie e rimproveri da parte dell’UE non sono riusciti ad intimidire la Grecia. Sta diventando sempre più chiaro che i paesi creditori [nord-europei] hanno mal giudicato la natura della crisi greca, e non possono più evitare di affrontare la “Forca di Morton” posta di fronte a loro [quando argomenti contraddittori portano alla stessa spiacevole conclusione].
Qualsiasi accordo che vada abbastanza lontano da placare l’afflitta popolazione della Grecia, dovrebbe portare automaticamente oltre quell’austerità che sta sfilacciando il resto dell’Europa Meridionale. Le necessarie concessioni incoraggerebbero la sfida populista in Spagna, Portogallo e Italia, ma porterebbe all’ebollizione l’euroscetticismo tedesco.
Il consenso per l’Unione Monetaria sta venendo pericolosamente meno in Baviera e nella maggior parte della Germania Orientale, nonostante i sondaggi non catturino a  pieno la forza delle correnti sotterranee.

Leggi tutto su

Scelto e tradotto per www.comedonchiscitte.org  da FRANCO.

Tempi interessanti

di Pierluigi Fagan.

Due settimane fa, anticipavamo l’invidiabile posizione internazionale in cui si sarebbe venuta a trovare la Grecia di Syriza. Puntualmente, si è verificata l’apertura di Putin proprio ieri. Si fa fatica a trovare commenti che aiutino a capire le cose del nuovo mondo complesso, proprio perché pochissimi hanno capito che tipo di mondo è.
Il gioco è questo: Tsipras-Vaurofakis vanno davanti ai tedeschi ed i primi, come i secondi, mostrano le carte, carte molto distanti, inconciliabili.
Una torma di confusionari comincia a discettare sul default greco e/o sulla necessità di uscire dall’euro.
Ma più pragmaticamente, ecco che Putin vede un posticino pieno di isolotti appena fuori il Bosforo, all’entrata di quel Mediterraneo in cui tiene una piccola, precaria ed assediata base sulle coste siriane, vede che gli amici greci hanno un problemino di qualche spicciolo di miliardi di euro e si offre per una chiacchierata.
La Grecia è anche dirimpetta alla Turchia e la cosa per far passare condutture di gas sembra interessante. Interessante anche per i greci a cui farebbe assai piacere avere amici ortodossi con interessi comuni visto che l’Ellade storicamente risente della paranoia turca.
E non si son ancor fatti vivi i cinesi.
I cinesi hanno investito recentemente in Grecia, per farla diventare il terminale della loro famosa nuova Via della Seta che possa collegare il gigante asiatico con l’Europa. Pensate che i cinesi non siano disposti a risolvere il problemino di cassa greco per tener stabili le condizioni della propria strategia? Magari si potrebbe organizzare un prestito della neonata banca internazionale dei BRICS, pensate che colpo, i BRICS che salvano la madre di Europa.
Ma non finisce qui, perché certo che gli americani queste cose le sanno meglio di chi qui scrive e di chi qui legge. Pensate che gli americani si fanno fare un “sotto” da i russi e dai cinesi, lì nel cuore del Mediterraneo?
Insomma, con così tanti affettuosi amici, i greci possono starsene abbastanza tranquilli.
E i tedeschi? Queste cose i tedeschi non le sanno? Certo che le sanno. Come abbiamo già detto all’indomani delle ultime elezioni europee, occorrerà vedere fino a che punto Berlino abbaierà per salvare la faccia (anche i tedeschi hanno un elettorato a cui rispondere) seguendo però il movimento di risistemazione della struttura dell’euro (in cui comincia ad avere contro praticamente tutti, più gli americani) o terrà duro per giustificare la propria uscita dal sistema che, chi scrive, continua a considerare l’opzione finale più probabile.
Insomma, i giochi si fanno sempre più interessanti e fluidi ed una cosa è certa, nessuno mai più potrà controllare tutto, solo il tutto potrà auto-controllarsi connettendosi in reti di assetto variabile, ordinate da un certo numero di nodi. Un gioco, quello delle reti e dei nodi, che i greci, antico popolo di pescatori, potrebbero cominciare a giocare proprio qui, a due passi da noi. Tempi interessanti.

Fonte: https://pierluigifagan.wordpress.com/cronache-dellera-complessa/.

Il doppio fondo della verità

di Federico Fubini   04 Febbraio 2015

L’ipocrisia attorno alla Bce si snoda così. Nel 2010 e 2011, la banca centrale ha comprato titoli greci per 27,7 miliardi di euro e solo quest’estate Atene dovrà rimborsarne sei (oltre a circa 8 al Fondo monetario internazionale). A quel punto l’Eurotower, grazie ad Atene, realizzerà una plusvalenza degna dei migliori speculatori perché nel 2010 e 2011 aveva comprato quella «spazzatura» con rendimenti a doppia cifra. A differenza degli hedge fund però la Bce non accetta rischi di perdite benché il rendimento dei titoli sia astronomico, e pretende di essere ripagata fino in fondo. Si realizza così un trasferimento di risorse dai contribuenti greci a Francoforte. In teoria quei guadagni dovrebbero essere di nuovo stornati alla Grecia, ma accadrà solo a condizione che il nuovo governo di Atene accetti i termini di un programma sotto il controllo dell’area euro.

Non è l’unica doppia verità di questa vicenda, ovviamente. È fin troppo facile il gioco di scoprirne in ciascuno dei protagonisti. Barack Obama per esempio accusa gli europei di voler “strizzare” la Grecia, ma gli Stati Uniti non hanno mai usato il loro potere di veto nel Fmi di cui sono primi azionisti – per allentare le richieste del Fondo e della troika verso Atene; e anche per Obama è inconcepibile un’estensione delle scadenze sui crediti del Fmi alla Grecia, perché in gioco c’è anche la quota versata dalla sua amministrazione. Quanto a Angela Merkel, non ha mai spiegato ai suoi elettori che i pacchetti di denaro degli europei sono serviti anche a far uscire indenni le banche tedesche esposte in Grecia fino a 45 miliardi di dollari; senza quei salvataggi, i tedeschi probabilmente avrebbero dovuto pagare ancora di più per ricapitalizzare gli istituti in rovina del loro stesso Paese.

Neanche Alexis Tsipras, il nuovo premier ellenico, è esente da una buona dose di ambivalenza. Non ha mai riconosciuto che il deficit greco, falsificato per anni, aveva superato il 15% del prodotto lordo. Non ha restituito la scorta né ha mai speso una parola per Andreas Georgiou, l’attuale presidente dell’istituto statistico greco, che da tempo è bersaglio di minacce anonime ed è formalmente imputato per alto tradimento alla nazione dopo aver osato svelare le frodi nel bilancio dello Stato.

estratto da http://www.nuovatlantide.org/il-doppio-fondo-della-verita/