Il colossale programma di infrastrutture,di dimensione continentale – che mira a racchiudere il continente più vasto, l’Asia, la heartland che turbò i sonni del geopolitico McKinder (“chi controlla lo heartland controlla il mondo”) ha a disposizione strumenti finanziari adeguai, forniti essenzialmente dalla Cina:
- La Asian Infrastructure Invesment Bank (AIIB) , capitale iniziale 100 miliardi di dollari, che è praticamente il rivale di Fondo Monetario e Banca Mondiale, organi strategici del potere mondiale anglo-americano. Vi partecipano, nonostante le minacce di Washington per dissuadere, 57 paesi, fra cui molti europei; ci siamo anche noi; Londra è stata frale prime ad aderire, per avervi lo stato di “socio fondatore”. Il solo ad aver obbedito alle ingiunzioni americane è stato, in Asia il Giappone: per sua disgrazia.
- https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Asiatica_d%27Investimento_per_le_Infrastrutture
- Il Silk Road Fund, fondo di Stato del governo cinese, dotato di 40 miliardi di dollari, per intervenire in appoggio della AIIB.
Quanto alle istituzioni, è il caso di ricordare che la Cina è parte (la più grossa) della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, una alleanza fondamentalmente militare, di autodifesa, che inizialmente comprendeve, oltre Russia e Cina, anche Kazakstan, Kirghizistan, Tagikistan; ma dal 2001 comprende anche India e Pakistan – e presto si prevede l’ammissione dell’Iran, oggi membro osservatore.
E’ una piccola cosa: che comprende quattro potenze nucleari, fra cui la seconda al mondo (la Russia); il 43% della popolazione mondiale, e oltre il 60 per cento del territorio del continente eurasiatico. L’ostilità europea, con le sanzioni e il resto, ha gettato la Russia nelle braccia di questo blocco, costringendo Putin ad approfondire e rendere permanenti i rapporti “di buon vicinato e cooperazione amichevole” con Pechino.
Dimentichiamo qualcosa? Ah sì, ecco: i BRICS – Brasile, Russia, India, Sudafrica. Oggi somigliano sempre più ad una Shanghai Cooperation Organization che unisce un paese africano essenziale per posizione geopolitica, e il più grande paese sudamericano – uno e l’altro situati in quello che i geopolitici britannici chiamano il “rimland”: il contorno dell’heartland, che è necessario che le potenze navali controllino per minacciare chi controlla lo heartland.
Dunque la Cina con la Russia (a questo punto, come partner junior) hanno rafforzato il dominio sullo heartland, e nello stesso tempo hanno sfondato la continuità geo-strategica del rimland. Per esempio, la partecipazione del Brasile al BRIC mette in discussione la dottrina Monroe, l’inviolabilità totale dell’egemonia Usa nel suo emisfero – il che può spiegare certe sovversioni attuate contro quel paese. Per ora hanno avuto successo; ma i BRICS hanno una propria banca di sviluppo, dotata di 100 miliardi di capitale per le infrastrutture – un aspetto che gli usa hanno troppo trascurato, lasciandosi guidare dal suo capitalismo finanziario, ossia predatorio e di corto respiro.
Ma c’è ancora di più, e lo sottolinea l’analista Jean-Claude Empereur, docente di geopolitica all’università di Nantes: “Il programma di contro-accerchiamento [cinese] non sarebbe completo se non si citasse il Libro Bianco sulla politica spaziale cinese 2017-2022, che propone di fare della Cina una potenza spaziale indipendente. Un grande programma scientifico, militare ed economico: “A lungo termine, lo sfruttamento delle risorse lunari è una delle grandi priorità della Cina. La Luna ha riserve di un gas raro sulla Terra, l’helium-3, che potrebbe essere usato per ottenere energia da fusione” .
Sarà pure fantascienza. Ma confrontatele con la visione della Mutti Merkel da cui ci siamo lasciati guidare noi europei, la piccineria e la stupidità con cui, in nome di non si sa quali principi morali, ci siamo fatta nemica la Russia che stavamo integrando, perché “Putin è un dittatore” – mentre Mutti non ha avuto remore a promettere ad Erdogan l’entrata della Turchia nella UE.
Hanno fatto l’Unione, e poi l’hanno disciolta nella globalizzazione, obbligandoci a competere sui ribassi salariali nel calcolo impossibile di concorrere a forza di austerità con quelli cinesi; e adesso, Trump suona la campana della fine della globalizzazione, odiano Trump invece dei loro errori sesquipedali. Che hanno degradato l’Europa e la condannano alla dismissione storica.
Si poteva, forse si potrebbe ancora, distogliere Putin dall’abbraccio cinese, che certo è imbarazzante e pericoloso, e culturalmente persino innaturale; ma non ci vorrebbero una Mogherini o un Gentiloni, uno Stoltenberg o un Tusk. Invece ecco, partono alla guerra contro “i protezionisti” e i “sovranisti”, e lamentano una possibile riduzione delle vendite della Vespa in Usa, mentre la Cina si propone di diventare una potenza spaziale nei prossimi cinque anni. Che pochezza mentale. Che tristezza.
L’articolo EUROCRAZIA SENZA VISIONE CI METTE IN MANO ALLA CINA. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.