L’ultima di Erdogan

Il presidente Erdogan è membro distinto della setta dei F.lli Mussulmani e insegue l’idea di una leadership della Turchia nel Mondo Islamico e di una ricostruzione dell’Impero Ottomano. Tutte le sue decisioni devono essere inquadrate in questo disegno da cui Erdogan è ossessionato, inclusa questa di convertire in Moschea la cattedrale museo di Santa Sofia.
Turchia e Grecia sono ai ferri corti per una serie di questioni fra cui Cipro e i giacimenti di gas nel Mediterraneo di cui entrambi i paesi reclamano la sovranità. Inoltre è esplosa la questione Libia dove Erdogan ha fatto trasferire migliaia di terroristi jihadisti dalla Siria (gli stessi appoggiati da USA e NATO per rovesciare il governo di Assad) che svolgono il compito di impadronirsi delle risorse petrolifere del paese per conto della Turchia e far divenire la Libia una colonia dell’Impero Ottomano.

Terroristi filo turchi in Libia sostenuti da Erdogan e dalla NATO

La NATO e la UE appoggiano il governo fantoccio di Erdogan, quello di Serray a Tripoli e di conseguenza sono dalla parte dei terroristi e del “sultano” di Ankara che vuole ricostituire l’Impero. Non è un caso che Erdogan e il suo governo siano finanziati dalla UE, per volontà della Merkel, e che la Germania abbia forti interessi in Turchia. Non altrettanto si può dire per la Grecia e per l’Italia.
Entrambi questi paesi fanno parte della NATO. La NATO quindi si conferma come una organizzazione filo terrorismo jihadista e non per nulla ha favorito la costituzione di enclave di terrorismo radicale islamico nei Balcani (Kosovo) come in Medio Oriente (Idlib in Siria e in Iraq).

https://www.controinformazione.info/la-grecia-attacca-come-grave-ed-inedita-la-decisione-di-erdogan-di-convetire-in-moschea-lhagia-sophia-santa-sofia-patrimonio-culturale-dellumanita/

Primavera araba

Alessandro Lattanzio, 29/10/2017Effetti dell’onda lunga della ‘primavera araba’, celebrata in occidente, hanno un segno contrario e opposto a quello auspicato dai pianificatori della sovversione colorata. Washington, tramite Pentagono, CIA e ONG telecomandate, voleva distruggere gli Stati-Nazione mediorientale, come Algeria, Egitto, Iraq, Siria, Yemen e Iran, per spianare la strada al califfato islamo-atlantista (al-Qaida e il suo ramo Stato islamico), e consolidare il dominio militare sionista nella regione e proteggere le monarchie retrograde ed oscurantiste, ma legate a triplo filo con il sistema economico dollarocentrico di Wall Street e City. A presiedere tale operazione geopolitica vi era il clan democratico dei Clinton-Obama, strettamente alleati con l’Iqwan (la fratellanza mussulmana), la setta islamista fondata e diretta dell’intelligence anglo-statunitense, e con le potenze compradores regionali guidate da Arabia Saudita e Qatar, alleate con la Turchia neo-ottomana del massone e fratello mussulmano Erdogan. La guerra dei sei anni imposta alla Siria e all’Iraq dall’alleanza wahhabita-atlantista (asse Riyadh-TelAviv-Washington), sebbene avesse registrato dei successi iniziali in Tunisia, Egitto e Libia, alla fine non riusciva ad ottenere l’obiettivo finale, appunto la distruzione degli Stati-nazione mediorientali (Egitto, Siria, Iraq, Libano, Yemen) e loro sostituzione con il califfato islamista (dominato da fratellanza mussulmana, al-Qaida, Stato islamico, wahhabismo, salafismo e taqfirismo) che avrebbe proiettato i popoli arabi in un incubo spaventoso, distruggendone i progressi e imposto il dominio regionale economico-tecnologico israeliano (motivo per cui il sionismo si sente affine all’incubo islamista). Ma la resistenza di Siria, Iraq e Yemen, e soprattutto il golpe anti-islamista dell’Esercito egiziano, nel 2013, hanno avviato il processo che pone fine a tale piano neo-imperialista e neo-coloniasta in Medio Oriente (il cosiddetto Grande Medio Oriente ideato dai neocon statunitensi).L’intervento russo e iraniano era dovuto alla comprensione che scopo geopolitico del califfato atlantista era avviare la jihad della CIA contro le potenze eurasiatiche, (Cina, India, Russia, Asia Centrale). L’intervento preventivo era un obbligo, per bloccare il piano dei vertici della dirigenza statunitense, espressa dal clan Clinton-Obama. Contraccolpo della sconfitta di tale operazione espansionista e mondialista è, oggi, la resa dei conti non solo tra gli Stati-clienti mediorientali di Washington, (Qatar contro Arabia Saudita), ma anche la resa dei conti all’interno del ‘governo invisibile’ degli USA, che si concluderà solo con l’eliminazione, fisica, dei capibastone delle rispettive fazioni: le dimissioni o assassinio di Trump, o incarcerazione o eliminazione di Hillary Clinton. Vedremo gli sviluppi a Washington, che vanno accelerandosi con la resa dei conti, come quella che si svolge nella cittadella ideologica dell’imperialismo liberal, Hollywood.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/10/29/la-fine-della-primavera-araba-segna-laffermazione-del-blocco-eurasiatico/

Impero e Islam

A distanza di un anno esatto dagli attacchi terroristici di Bruxelles ed a sette giorni dall’avvio dei negoziati per il divorzio tra il Regno Unito e l’Unione Europea, Londra è stata teatro di un attentato carico di significati: un’auto ha travolto i passanti sul ponte di Westminster, per poi schiantarsi contro i cancelli del Parlamento britannico. Cinque i morti, una quarantina di feriti ed un inequivocabile messaggio: la Brexit non destabilizzi ulteriormente la già moribonda Unione Europea. Che lo stesso Parlamento inglese, braccio politico della City per più di due secoli, sia oggetto di un attentato intimidatorio, è sintomo della degenerazione raggiunta dall’ordine mondiale “liberale”, sempre più vicino al collasso.

Westminster e la City: mai così distanti

Viviamo “anni interessanti” che, iniziati con la bancarotta di Lehman Brothers nel settembre 2008 e proseguiti sino ad oggi, coincidono con lo sfaldamento dell’impero angloamericano, di cui la UE/NATO sono la storica propaggine sul continente euroasiatico. È un periodo inquieto e tormentato, in cui si è assistito ad un’esplosione del terrorismo come non si vedeva gli anni ‘70, quando la presa di Washington e Londra sul resto del mondo sembrò mancare una prima volta. Certo, il terrorismo si è adeguato ai tempi e anziché essere “marxista-leninista”, “fascista” o “palestinese”, è oggi “islamista”, opera del letale quanto sfuggente “Stato Islamico”. Sono così frequenti gli attentati e così spudoratamente maldestra la loro esecuzione, che è persino inutile dissipare energie per smontare la versione ufficiale degli attacchi terroristici: il lavoro di analisi può dare un valore aggiunto solo collocando i singoli episodi in una cornice allargata, uscendo dalla narrazione del terrorismo islamico per entrare nel territorio della guerra ibrida combattuta dall’establishment atlantico contro il resto del mondo.

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E’ l’impero del caos, non l’Islam

di Pino Cabras – 8 gennaio 2015
Lo scorpione pungerà ancora in Europa. I governanti europei, fra i più ricattabili in ogni campo, subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi.

La prima pagina del quotidiano Libero urla: “Questo è l’Islam!”, e anche il Giornale strilla “Strage islamica” con titolo cubitale. Una comunità variegata di un miliardo di esseri umani viene così ridotta al formato dell’orrenda strage dello Charlie Hebdo. È come se in occasione della strage compiuta il 22 luglio 2011 a Oslo da Anders Behring Breivik, che si proclamava difensore dell’Occidente giudaico-cristiano, si fosse titolato “Questo è il Cristianesimo!”, o “Strage cristiana”. Eppure, persino allora, gli stessi giornali, e anche il Corriere della Sera, osarono esordire con una fantomatica “pista islamica”. Prepariamoci dunque a un’ondata di isteria che non vorrà sentire ragioni.

La Francia è stata uno dei principali perturbatori del Mediterraneo e del Medio Oriente negli ultimi quattro anni, e per i suoi scopi bellici ha usato ogni tipo di commistione con lo jihadismo. Ricopio qui una frase usata nel 2013 da uno dei bersagli principali di Parigi, il presidente siriano Bashar Al-Assad: «Hanno forse capito che quelle guerre non hanno provocato altro che il caos e l’instabilità in Medio Oriente e in altre regioni? A quei politici vorrei spiegare che il terrorismo non è una carta vincente che si possa estrarre e utilizzare in qualsiasi momento si voglia, per poi riporla in tasca come se niente fosse. Il terrorismo, come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento.»
Esiste ormai una sorta di legione di avventurieri addestrati in modo moderno, proiettata su vari fronti geopolitici, in grado di essere utilizzata per scardinare interi Stati, ma con coperture e finanziamenti statali, e la prontezza per ogni tipo di ricatto sulla sicurezza nazionale di interi paesi. Gli jihadisti europei arruolati sono migliaia, una manovalanza multiuso. Lo scorpione pungerà ancora in Europa. I governanti europei, fra i più ricattabili e ricattati in ogni campo, subiranno pressioni enormi contro gli interessi dei propri paesi. È l’Impero del Caos che bussa, non l’Islam.
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joxe

Il diavolo fa le pentole…

Ma, mentre i media occidentali scoprono la persecuzioni dei cristiani del nord dell’Iraq e plaudono all’intervento dell’aviazione statunitense nella regione, i documenti riservati resi pubblici in questi anni da Wikileaks ci raccontano la vera storia delle relazioni tra Casa Bianca e fondamentalismo islamico sunnita.

Leggi tutto: http://contropiano.org/internazionale/item/25715-quando-washington-sosteneva-lo-stato-islamico