Tutte le carte del mazzo, jolly compresi, sono in mano a costoro. Non riusciremo a imporre una repubblica nella quale il capo dello Stato sia scelto da noi, responsabile in prima persona come tutti gli altri detentori protempore di cariche pubbliche, né che le istituzioni di garanzia siano attribuite per sorteggio tra i cittadini in possesso delle necessarie competenze. Non saremo in grado di restituire verità a una costituzione stravolta da rimaneggiamenti e interpretazioni interessate, sottraendo il monopolio alle caste che se ne fanno scudo e la usano come arma politica nel nome della “loro” legalità. I valvassini sono potenti e implacabili, dietro una facciata di tolleranza e democrazia. Del resto, anch’essi hanno paura: non temono la nostra collera, che hanno dimostrato di saper controllare fino a volgerla a proprio favore, ma il giudizio severo dei loro padroni valvassori, vassalli, conti e marchesi del nuovo feudalesimo al servizio dell’impero globale del denaro. Loro sì, padroni di tutto, possono spazzarli via senza fatica. Possiedono tutti i mezzi, determinano tutti i fini. Ai valvassini il compito ingrato di farci credere qualunque menzogna, a partire dalla più colossale, che la sovranità ci appartenga.
Il paradosso, nascosto dall’informazione asservita, sta negli autori di uno striscione che ha accolto Sergio Mattarella in una visita istituzionale. Il testo era quello dell’articolo 1 della Costituzione, la sovranità appartiene al popolo. Gli autori? Pessimi soggetti, militanti di Casapound. Fascisti impuniti, biechi provocatori nemici della repubblica democratica? Che burloni, avrebbe detto Gilberto Govi roteando gli occhi e atteggiando il volto mobilissimo di fronte agli spettatori paganti.
ROBERTO PECCHIOLI