Applausi

Fonte: Lucio Rizzica

Ascolto e leggo di tante persone entusiaste del risultato conseguìto dal nuovo governo a Malta nel corso del vertice UE, nel quale l’Italia ha strappato un importante accordo con l’Europa per la ridistribuzione dell’immigrazione anche negli altri Paesi appartenenti all’Unione. E quanti complimenti per il premier Giuseppe Conte e il nuovo ministro degli Interni, Luciana Lamorgese. Bravi bravissimi. Addirittura prime pagine che esaltano l’impresa scandendo forte il nuovo mantra governativo: “Abbiamo visto un premier seduto a trattare a un tavolo europeo e un ministro che finalmente fa il suo lavoro e non gioca sulla pelle degli immigrati facendo a braccio di ferro con le Ong. Si è fatto più in un mese che in un anno”. Applausi? Manco per idea. Da dove incomincio?

Vabbè. Partiamo dal grande successo di Conte, che si è seduto a trattare a un tavolo europeo, un atto importantissimo, da grande statista. Che nessuno gli aveva vietato di compiere anche prima, quando per 14 mesi ha sottoscritto, difeso e avallato tutte le scelte del suo ministro e vice, Matteo Salvini. Eppure nulla gli aveva impedito fra Davos, Strasburgo e Bruxelles di entrare nelle grazie di Angela Merkel, strigere rapporti con Emmanuel Macron e preparare per bene un ribaltone dell’esecutivo. Invece per 14 mesi silenzio assoluto e olio di gomiti per le firme sotto ordinanze e decreti del Viminale.

Si è detto che finalmente c’è un ministro che fa il ministro? Beh, intanto è innegabile che gli sbarchi con Salvini si fossero ridotti e che il suo puntare i piedi era servito già a coinvolgere i Paesi dell’UE e farglieli pure prendere alcuni immigrati (domandare alla Spagna…). Certo che aver votato in Europa la von der Leyen (che era la candidata di Aquisgrana), aver fornito i voti necessari attraverso l’ex Movimento 5 stelle antisistema (divenuto poi nuovo partner organico al sistema, al punto da accettare di governare col Pd e con Renzi), aver capovolto la linea politica italiana mantenendo il premier a qualcosa è servito.

In cambio l’Italia ha ottenuto di sedersi al tavolo per sottoscrivere un accordo, ma a che prezzo? Modico. Ridare il via libera ai traghetti Ong (che non hanno più alcun bisogno di giocare a chi ce l’ha più lungo ignorando scientemente rotte e porti sicuri e trattenendo ormeggiati al largo i migranti per creare ‘i casi’ e attivare le procure. Risultato? Più di 1700 migranti sbarcati tra Lampedusa e Messina in venti giorni. Ovvero, +51% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un successone! Porti aperti e ti saluto decreto Sicurezza. Però è vero, in un mese si è fatto più che in un anno. In peggio.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/immigrazione-di-massa-le-parole-sono-importanti

Rotta balcanica

Con la fine dell’inverno e la prevedibile re-intensificazione dei movimenti di migranti dalla Bosnia e dalla Serbia verso l’Europa occidentale e settentrionale, Trieste si accinge ad affrontare il quinto anno consecutivo come snodo importante, ormai tra i principali, della cosiddetta “rotta balcanica”[1]. Il lasso di tempo considerato fa riferimento alla nascita mediatica del termine “rotta balcanica” nell’estate del 2015, quando flussi massicci di profughi sfociati in una crisi internazionale fecero conoscere al grande pubblico l’esistenza di una via di accesso alle frontiere europee per i migranti provenienti da Medio Oriente e Asia; una rotta che in realtà era praticata già da almeno un decennio. Incongruenze anagrafiche si riscontrano anche per le successive vicende della rotta balcanica: data per morta nel marzo 2016 in seguito agli accordi tra Unione Europea e Turchia, essa ha in realtà ripreso vigore già pochi mesi dopo. Nel giro di un paio di anni, più precisamente a partire dall’estate del 2018, il flusso di migranti in viaggio su di essa, per numeri e condizioni di vita drammatiche se non per l’interesse suscitato, ha eguagliato la situazione immediatamente precedente alla crisi del 2015.

Sulla rotta balcanica occorre procedere con ordine. Una più realistica ricostruzione cronologica del fenomeno potrebbe datarla intorno alla metà degli anni 2000. Il movimento di profughi provenienti principalmente dall’Afghanistan e dalle zone di Iraq e Turchia abitate da curdi si verificava allora sottotraccia rispetto alla rotta del Mediterraneo centrale attraverso il Canale di Sicilia, una costante fino alla crisi del 2015. La rotta di terra balcanica rivestiva un’importanza marginale per i profughi provenienti da est rispetto alle direttrici marittime: quella dalla Turchia verso le coste calabresi, usata in particolare dai curdi tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, e quella da Patrasso e Igoumenitsa in Grecia verso i porti adriatici della penisola, praticata in maniera sempre maggiore da afghani. Gli aumentati controlli nei porti di partenza e i frequenti respingimenti da quelli d’arrivo come Venezia, Ancona e Bari, spinsero una porzione progressivamente più ampia di migranti a tentare la risalita della Penisola Balcanica nell’entroterra, attraverso Macedonia, Serbia e Ungheria. La rotta di terra permetteva un viaggio più diretto a chi entrava in Grecia dalla Turchia passando il fiume Evros, piuttosto che non attraverso il Mar Egeo, e permetteva di evitare le lunghe attese nei porti greci prima di riuscire ad imbarcarsi per l’Italia. A giudicare dai dati disponibili[2], il sorpasso avvenne tra il 2012 e il 2013. Proprio a partire da quegli anni, infatti, si verificò un nuovo fenomeno: l’arrivo in Turchia di milioni di rifugiati dalla guerra in Siria, che presto iniziarono a defluire dal paese anatolico per cercare di raggiungere l’Europa centrale e settentrionale. L’arrivo dei siriani creò le premesse per un cambiamento radicale, in termini di numeri e di visibilità mediatica: nel giro di due anni la “rotta balcanica” avrebbe strappato a quella mediterranea il primato su entrambi i fronti.

Non servirà soffermarsi sugli eventi tra il settembre 2015 ed il marzo 2016, quando il cosiddetto “corridoio umanitario” fece affluire attraverso i paesi della ex-Jugoslavia quasi un milione di persone. Sarà forse invece più utile sottolineare come la chiusura dei confini e gli accordi con la Turchia, che in cambio di cospicui finanziamenti prevedevano che i migranti giunti in Grecia vi venissero riammessi e scambiati con richiedenti asilo di nazionalità unicamente siriana da ricollocare all’interno dell’Unione Europea, non hanno che momentaneamente bloccato o ridotto i flussi lungo la rotta balcanica. Nel 2016 e 2017 decine di migliaia di migranti si sono concentrati principalmente in Grecia e in Serbia, attendendo l’occasione giusta per proseguire il loro viaggio, tornato ad essere, improvvisamente e con gran beneficio dei trafficanti, più arduo e costoso. Il lessico transnazionale dei migranti si è arricchito in questi anni di un nuovo termine-chiave: il “game”, giocare il quale indica il ripartire dopo un periodo di attesa forzosa in una delle tappe obbligate prima di un confine particolarmente ostico, il riprovare il passaggio di livello nella interminabile partita con la polizia. Dall’inizio del 2018, dati i respingimenti sempre più sistematici da parte degli agenti croati lungo il confine con la Serbia, relativamente breve e facilmente controllabile, la gran parte dei migranti bloccati in questo paese si sono spostati verso la Bosnia. In particolare, una forte concentrazione di migranti si è creata nel cantone dell’Una-Sava, la punta settentrionale del paese ed il punto più vicino all’ambito confine esterno di Schengen e a Trieste. Ma vediamo come la rotta balcanica ha influenzato la situazione a Trieste nel corso degli ultimi anni.

Nel 2015-2016, la nuova direttrice di transito attraverso i Balcani ebbe l’effetto di togliere centralità all’Italia come tappa obbligata per un numero di profughi di varia nazionalità: in particolare sparirono quasi del tutto i già menzionati afghani e curdi (in gran parte iracheni) che, anche quando diretti verso Scandinavia, Belgio o Germania, utilizzavano Roma o Milano come rendez-vous con i trafficanti che ne organizzavano gli spostamenti, permanendo per periodi anche lunghi e in diversi casi optando per chiedere asilo in Italia.

Al contrario, Trieste ed il Friuli Venezia-Giulia subirono l’influenza della rotta balcanica in maniera molto evidente, seppur per vie traverse. Una modesta percentuale dei profughi in transito lungo il corridoio umanitario balcanico, una volta giunta in Austria (o dalla Slovenia), optava infatti per puntare a Sud e venire in Italia, dove avevano parenti o conoscenti o dove speravano di avere maggiori possibilità di vedersi riconosciuto il diritto all’asilo (l’Italia offriva – e offre tuttora – ai cittadini afghani uno dei più alti tassi di riconoscimento in Europa). Questo flusso è cresciuto con l’aumento della componente pakistana tra i migranti della rotta balcanica: per i pakistani infatti l’Italia è di solito la prima scelta come meta di richiesta asilo e dalla metà del 2016 essi costituiscono la netta maggioranza dei richiedenti asilo in Friuli Venezia-Giulia (oltre che una delle nazionalità più numerose tra i richiedenti asilo in tutta Italia).

Un’altra componente fondamentale fra i richiedenti asilo a Trieste e in regione è costituita dai cosiddetti “Dublino”. Si tratta di richiedenti asilo che non hanno ottemperato alle clausole del trattato di Dublino, una serie di accordi tra i paesi UE che prevedono che il richiedente si fermi nel primo paese europeo dove giunge e viene identificato, che diventa quindi il suo paese di competenza. Fatte salve alcune eccezioni (come il blocco delle attivazioni dei casi Dublino verso la Grecia a partire dal 2009), gli evidenti squilibri di questo sistema, che mette in prima linea i paesi dell’Europa meridionale ed orientale, non hanno impedito ai paesi dell’Europa settentrionale di servirsene sistematicamente per scremare il numero di richieste di asilo da gestire. Così, ben prima della rotta balcanica, tra i richiedenti asilo a Trieste figurava già una cospicua popolazione di “Dublino” provenienti da Norvegia, Svezia, Danimarca o Gran Bretagna che, passati attraverso la penisola nel loro itinerario verso Nord, avevano lasciato le impronte e la competenza in Italia, e vi erano di conseguenza stati rispediti. Altri ancora erano riparati in Italia dopo che la loro richiesta di asilo nei paesi nordici aveva ricevuto esito negativo e si era profilata per loro la minaccia di una deportazione verso il paese di origine. Tecnicamente “Dublino” di competenza altrui, la farraginosità del sistema ed in particolare la lentezza delle istituzioni italiane nel richiedere ai paesi competenti la presa in carico dei soggetti, garantiva loro buone possibilità di una seconda chance di richiesta asilo. Questa tipologia di richiedenti asilo è aumentata esponenzialmente nei mesi successivi alla “fine” della rotta balcanica. Dalla metà del 2016 e per buona parte del 2017, uno stillicidio continuo di afghani e iracheni è giunto in Friuli Venezia-Giulia dai valichi alpini dopo aver ricevuto un esito negativo in Scandinavia o, molto più di frequente, dopo aver essersi visti costretti ad attendere tempi lunghissimi senza poter sostenere l’audizione per la richiesta asilo, mentre la priorità assoluta veniva data ai siriani, come successo regolarmente ad esempio in Germania. Da cui la decisione di molti di venire in Italia ed in particolare in Friuli Venezia-Giulia, unica regione dove già esistevano comunità di rifugiati loro compatrioti (ed un effetto di straniamento in regione dinnanzi alle minacce austriache di chiusura del Brennero e del Tarvisio in funzione anti-clandestini, in un momento in cui il flusso di migranti era diretto quasi unidirezionalmente da nord a sud).

L’effetto congiunto di questi due tipi di flussi, oltre ai più sporadici casi di arrivi via mare dalla Turchia, fece quasi quadruplicare, nell’arco di due anni, tra il 2015 ed il 2017, il numero dei richiedenti asilo a Trieste, che passarono da 350 a 1200. A partire dall’inizio del 2018, l’Italia ha iniziato ad attivare sistematicamente i casi Dublino, con un focus particolare sul Friuli Venezia-Giulia. Il risultato non è stato però una diminuzione dei flussi in arrivo dal Nord Europa, quanto una situazione di incertezza per i nuovi arrivati che, abbandonata la Germania o i paesi scandinavi, hanno preso a fare la spola tra Francia e Italia, cercando di far passare i termini per la decorrenza della competenza Dublino e poter così accedere all’audizione per la richiesta di asilo.

(estratto)

Come citare questo articolo: Fabrizio Foschini, Trieste, 2019. La rotta balcanica e il “Decreto sicurezza”, in “Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi”, 3 (2019) []. http://rivista.clionet.it/vol3/societa-e-cultura/polis/foschini-trieste-2019-la-rotta-balcanica-e-il-decreto-sicurezza. Ultimo accesso 08-06-2019.

Trafficanti

I trafficanti utilizzano il social network come agenzia di viaggi, che pubblicizzare i propri servizi e stabilire un contatto con i migranti, ha denunciato la “National Crime Agency” del Regno Unito. Si è accertato che i trafficanti di esseri umani da tempo utilizzano il social network Facebook per offrire servizi di trasporto o di documenti ai migranti che vogliono attraversare il Mar Mediterraneo per raggiungere l’Europa, come ha denunciato il vice direttore dell’Agenzia nazionale per la criminalità del Regno Unito, Tom Dowdall, in un intervista rilasciata al quotidiano The Evening Standard. A partire da dicembre 2016 l’agenzia di intelligence ha rilevato oltre 800 pagine Facebook collegate a bande criminali organizzate che offrivano “navi, documenti e servizi di trasporto”, oltre a istruzioni su dove incontrarsi a bordo delle navi con cui attraversare il Mediterraneo . I migranti ” sono incentivati a partire ed attirati verso la loro morte con un’applicazione che usano ogni giorno della settimana”, ha detto Dowdall, il quale ha anche affermato che la maggior parte dei 1.500 immigrati che sono morti quest’anno nel tentativo di attraversare il Mediterraneo erano  stati reclutati attraverso il social network. Il funzionario ha lamentato che Facebook non stia facendo abbastanza per fermare il traffico di migranti. D’altra parte, dalla piattaforma di Mark Zuckerberg hanno insistito sul fatto che il gigante tecnologico prende sul serio il problema delle migrazioni (Sic!). La tratta di esseri umani è illegale e qualsiasi pubblicazione, pagina o gruppo che coordina questa attività non dovrebbe essere consentita su Facebook”, ha detto una portavoce. “Lavoriamo a stretto contatto con le forze dell’ordine in tutto il mondo, tra cui l’Europol, per identificare, rimuovere e riportare questa attività illegale, e stiamo migliorando sempre i metodi che usiamo per identificare i contenuti che violano le nostre norme , ” ha aggiunto il funzionario. Fonte: RT Actualidad Nota: Il Social media di Mark Elliot Zuckerberg è stato molto tempestivo a censurare le pagine di Facebook di critica contro le oligarchie di potere globaliste; l’ultimo caso è stato quello del sito statunitense InfoWars di Alex Jones, in precedenza Facebook aveva censurato l’agenzia siriana Sanaa e Al Mayadin, inoltre era stata censurata la Tv libanese Al Manar di cui era stato oscurato anche il satellite su cui trasmetteva. Queste emittenti ed altre davano fastidio ai gruppi di potere negli USA, in Francia, in Israele ed in Arabia Saudita, per questo Zuckerberg, che è palesemente al servizio di queste oligarchie, schedando, controllando e censurando, ha deciso anche di oscurarle. Quando vuole, Facebook si muove e blocca le pagine.

Non così per quella che si può classificare come una attività di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, liberamente promossa da Facebook in barba alla legge per cui, questo reato in tutti i paesi, dovrebbe essere vietato e punito penalmente. Si tratta fra l’altro di una attività che  che concorre a determinare le tante vittime di naufragi ed affogamenti nel  Mediterraneo. Tutto questo non deve meravigliare perché le denunce sul traffico di carne umana gestito dalle mafie e favorito da possenti organizzazioni, con la complicità delle ONG, era stato a suo tempo denunciato anche dai servizi di intelligence dell’Austria e della Serbia. Vedi: InfoDirekt, Vienna: gli Usa finanziano il traffico di migranti Le denunce erano rimaste lettera morta ed i governi Renzi prima e Gentiloni poi avevano proclamato la loro impostazione di accoglienza aperta incentivando le partenze dei migranti ed il traffico di carne umana. Entusiasti di favorire il traffico per “motivi umanitari”, lo sostenevano e  lo giustificavano la Boldrini, la Bonino, Furio Colombo, Zucconi Vittorio e compagnia cantante, anche con la benedizione di Papa Bergoglio. Il traffico ha arricchito le mafie, gli scafisti, le ONG senza scrupoli ed infine le cooperative per l’accoglienza ed imprenditori spregiudicati che si incaricavano dello sfruttamento della mano d’opera schiavizzata. Alla fine si è scoperto il traffico e chi lo giustificava con il falso “umanitarismo” di comodo. Cambiata l’aria, cambiato il governo adesso si provvede. Meglio tardi che mai. Traduzione e nota: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/i-trafficanti-di-esseri-umani-usano-facebook-per-attirare-i-migranti-fino-alla-morte-nel-mediterraneo/

Scaricabarile

Conoscendo le difficoltà degli italiani nel gestire tale situazione, la Francia aveva colto la palla al balzo per ripristinare la frontiera e accusare al contempo l’Italia di non fare il proprio dovere e di non rispettare l’Accordo di Schengen. Un accordo che prevede la libera circolazione all’interno dei Paesi che vi aderiscono ma l’obbligo di vigilare sui confini esterni. Per l’Italia significa, letteralmente, bloccare l’immigrazione illegale proveniente dal Mediterraneo. Non è un caso che la stessa UE abbia più volte «bacchettato» il nostro Paese.Nulla è cambiato con l’insediamento del nuovo Presidente Emmanuel Macron, che ha continuato a perseguire la tecnica dello scaricabarile contro l’Italia. Come spiegò lo stesso Macron nel luglio 2017, «per affrontare le crisi migratorie bisogna condurre in maniera coordinata in Europa un’azione efficace e umana che ci permetta di accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale perché fa parte dei nostri valori, senza però confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l’indispensabile mantenimento delle nostre frontiere». Medesima strategia nei confronti del nostro Paese è stata adottata dalla Germania, come ammesso di recente la stessa cancelliera Angela Merkel. «Parte dell’insicurezza in Italia ha la sua origine proprio dal fatto che gli italiani, dopo il crollo della Libia, si sono sentiti lasciati soli, nel compito di accogliere così tanti migranti». Dopo aver aperto le porte a quasi un milione di profughi altamente qualificati, la stessa Germania, potenza egemonica commerciale europea, decise nel 2015 di chiudere i propri confini. Nella formazione dell’ultimo governo tedesco, inoltre, si è trovato un accordo che prevede un tetto massimo di 200mila richiedenti asilo accolti ogni anno per motivi umanitari. Inoltre i profughi potranno in futuro essere alloggiati in centri ad hoc in attesa che le pratiche vengano completate (mentre oggi vengono suddivisi in diversi punti d’appoggio in tutto il Paese). La scelta iniziale di aprire i confini fu comunque una scelta precisa e consapevole scelta di Angela Merkel e non, come nel caso del nostro Paese, una costrizione dettata dall’emergenza e dalle contingenze. Nonostante la ferocia propaganda liberal della sinistra italiana sulle ultime vicende inerenti l’Aquarius, anche il Pd, quando è stato al governo, ha adottato una sua politica di contenimento dell’immigrazione di massa. Sicuramente meno efficace di quella che potrebbe essere la strategia di Salvini poiché frenata dagli impulsi faslamente moralisti e «umanitari» di quell’elettorato. Ma è comunque un fatto che l’ex Ministro dell’Interno Marco Minniti abbia tentato di frenare l’immigrazione. Con minacce anche molto dure, come questa: Come spiega l’Ansa del 29 giugno 2017: «Negare l’accesso ai porti del nostro Paese alle navi cariche di migranti che battono bandiera non italiana. Il governo alza la voce con l’Europa, al culmine di un esodo infinito dalla Libia che negli ultimi giorni ha riversato sulle nostre coste oltre 12mila uomini, donne e bambini: “I Paesi Ue la smettano di girare la faccia dall’altra parte, perché questo non è più sostenibile – attacca il premier Paolo Gentiloni -. Possiamo parlare delle soluzioni, delle preoccupazioni, ma voglio ricordare che c’è un Paese intero che si sta mobilitando per gestire questa emergenza, per governare i flussi, per contrastare i trafficanti». Da questa breve cronistoria possiamo giungere a una serie di conclusioni: La retorica liberal non coincide con il comportamento realista degli Stati I governi, siano stati essi di destra o di sinistra, hanno adottato una politica di contenimento dei flussi nel corso degli anni, con strategie più o meno efficaci I Paesi europei, come la Francia e la Germania, hanno adottato la strategia dello scaricabile contro l’Italia Chi lancia ogni tipo di accuse contro l’attuale governo o tenta di modificarne la politica migratoria dimentica ciò che è stato fatto dalla stragrande maggioranza degli stati europei. Fonte: Oltre la Linea

La tabella proviene da https://www.maurizioblondet.it/macron-ci-trova-vomitevoli-attenti-allattentato-contro-salvini/

Avere ragione non basta

Quando si ha un ruolo istituzionale (anche se Trump ha dato il cattivo esempio) non basta informare la gente con un Tweet; quindi Salvini e di Maio devono imparare a gestire l’informazione anche a livello ufficiale per contrastare gli oppositori che invece la usano benissimo.

Scontro tra Salvini e il governo tunisino sulle parole del ministro dell’Interno.

Peccato siano gli stessi clandestini tunisini a confessare di essere ex detenuti ‘graziati’ e caricati sui barconi:

https://streamable.com/o/v8h5i#?secret=bilF3BBkEv

 

I detenuti tunisini pagano 1.000 euro per imbarcarsi verlo l’Italia. Lo racconta un giovane testimone che da Ventimiglia sta aspettando un passeur che lo porti in Francia. Perché sono già a Ventimiglia.

All’inviato di Matrix mostra i video del suo viaggio, poi quelli della nave inglese che l’ha salvato e portato a Messina. Alla domanda se sia vera la storia dell’indulto che ha aperto le carceri nel suo Paese permettendo a molti criminali di arrivare in Italia, risponde di sì. Almeno 2700 i detenuti scarcerati negli ultimi tre mesi in Tunisia.

(Prima lezione per Salvini: quando si è ministri, non si deve più dire tutta la verità)

https://voxnews.info/2018/06/04/la-confessione-del-tunisino-appena-sbarcato-ha-ragione-salvini-siamo-ex-detenuti-video/amp/?__twitter_impression=true

C’è chi si fa il selfie (e i CC là in fondo?)

L’articolo La confessione del tunisino appena sbarcato: ha ragione Salvini “siamo ex detenuti” – proviene da Blondet & Friends.

“Israelizzazione” delle società europee e compattamento del “fronte occidentale”

di Enrico Galoppini

Voi ridete e scherzate, ma là fuori, all’apparenza “normale” ed “integrato”, c’è qualcuno che all’improvviso “impazzisce” e sgozza un tuo familiare.

Quello che è accaduto alla stazione di Marsiglia, dove una “risorsa” pluripregiudicata già residente (e sposato) in Italia ha preso un coltello e ha ammazzato – sgozzandone una! – due ragazze di 17 e 20 anni, è un fatto di una gravità inaudita che solo il baccano mediatico per la strage di Las Vegas (avvenuta all’altro capo del mondo, ricordiamocelo ogni tanto…) e i fatti di Catalogna sono riusciti a far passare in cavalleria.

Ve l’ho già detto che cosa è questa situazione. Si chiama “israelizzazione della società”, nella quale si vive in perenne stato d’assedio, pieni di controlli e magari armati (contro un nemico “invisibile” quando quello vero finge di difenderci), allo scopo di farci sentire tutti, dagli Usa alla Francia, da Israele alla Germania eccetera, “sulla stessa barca” dell’Occidente (opposto ovviamente all’Oriente, cioè all’Islam, quindi, pretestuosamente, alla Siria, all’Iran ecc.).

Chi dobbiamo ringraziare di questa fantastica prospettiva che si profila come la “normalità” per un tempo indefinito? La lista è lunga, ma in cima ci metterei “l’Europa”, il “papa Francesco”, i dirittumanisti laici e non con in testa la Boldrini e le ONG, i mammalucchi delle “primavere arabe” e naturalmente la Nato (paravento degli Usa), senza la quale la Libia di Gheddafi sarebbe ancora dov’era e forse queste orribili scene ce le saremmo risparmiate.

Gli articoli de Il Discrimine possono essere ripubblicati, integralmente e senza modifiche (compreso il titolo), citando la fonte originale.

Italiani sotto sfratto

Proprio mentre a Massa Finalese cinque giovani della Guinea richiedenti asilo si sistemavano in un appartamento appena ristrutturato e arredato, la situazione della coppia di Finale Emilia che non ha più, da domenica, un tetto sulla testa non trova ancora una soluzione dignitosa. Hanno dovuto lasciare il monolocale che avevano preso in affitto da un’associazione caritatevole di ispirazione cattolica benchè pagassero regolarmente l’affitto. Era infatti scaduta la convenzione con il Comune di Finale che nessuno aveva rinnovato, e non trovando tra le opportunità offerte dal Comune nessuna che non li separasse, i due sono finiti per strada.
Le prime notte i due, 48 e 46 anni, lui diabetico e malato, hanno provato a dormire sulle panchine dei giardini De Gasperi, poi in un’automobile grazie all’aiuto di un loro conoscente che gli ha dato la possibilità di restare chiusi nella sua vettura fino al mattino.

Ora grazie alal solidarietà di tanti finalesi hanno trovato in regalo una roulotte, per il passaggio di proprietà della quale è stata avviata una raccolta fondi tra i citadini, e la situazione dovrebbe essere un po’ migliorata. Ma non si potrà andare avanti a lungo così: non c’è elettricità, non c’è la cucina, non c’è il bagno nè acqua. Al di fuori una fontana con una gomma, all’esterno della roulotte, parcheggiata nella zona adiacente al deposito dei carri di carnevale, non c’è nulla.

 

Fai clic qui per vedere lo slideshow.

 

LEGGI ANCHE:
Coppia di Finale sotto sfratto, si spera nella roulotte

Italiani sfrattati a Finale, la prima notte al freddo

Finalesi a dormire per strada, il Comune: “Hanno atteggiamento ostile e di pretesa nei nostri confronti”

Italiani sotto sfratto a Finale, per loro non c’è pietà

Coppia di Finale sotto sfratto: il destino è tornare a dormire per strada

Sfratto per due italiani a Finale, ancora un giorno di proroga

The post A Finale Emilia la coppia di sfrattati in roulotte senza bagno, cucina, luce nè acqua appeared first on SulPanaro | News.

Assumete profughi!

Trento, 14 set – Non assumete italiani, preferite i profughi. Il messaggio agli imprenditori della Valsugana è arrivato forte e chiaro da parte di una coop che l’accoglienza dei migranti per conto della provincia autonoma di Trento. La Cinformi, infatti, secondo quanto riporta La Voce del Trentino che riferisce la testimonianza di un imprenditore a cui è toccata la pressione della cooperativa, contatta direttamente le aziende locali per fare in modo che inseriscano i loro profughi insistendo perché abbiano la precedenza sugli italiani. L’offerta che la coop fa agli imprenditori è allettante, una di quelle che quando viene proposta a lavoratori italiani spesso costringe il candidato a rifiutare perché non permette il sostentamento: uno stage gratuito per il primo mese e poi 400 euro al mese. Tutte le spese burocratiche sono a carico della cooperativa. Il datore di lavoro deve solo quindi formalizzare il contratto all’immigrato. Ma se l’imprenditore obietta che in questo modo vengono penalizzati quanti si affannano per trovare un lavoro la solerte cooperativa taglia corto e dice “la ricontatteremo”. Poi il nulla. Se una persona deve pagare affitto, bollette e le altre spese varie, con 400 euro mensili è impossibile arrivare a fine mese. Diverso è il caso se la proposta viene fatta a chi di spese non ne ha, né di vitto né di alloggio, come è il caso dei profughi accolti dalle varie cooperative, che ricevono soldi pubblici per il mantenimento di queste “risorse”. Inoltre le ore che la cooperativa chiede vengano lavorate sono 40 alla settimana, cioè un tempo pieno a tutti gli effetti. E dopo sei mesi il contratto di lavoro dovrà diventare a tempo indeterminato. Una prassi, quella della Cinformi, che è finita al centro di una interrogazione da parte di un consigliere provinciale, Claudio Civettini di “Civica Trentina”, che ha chiesto alla giunta trentina di sinistra di fare chiarezza, avanzando l’ipotesi di sistemi contributivi facilitati per quanto riguarda l’assunzione a qualsiasi titolo di profughi o presunti tali. Anna Pedri Fonte: Il Primato Nazionale Nota:  Se qualcuno nutriva ancora dei dubbi circa l’importante funzione delle migrazioni di massa nel fornire mano d’opera di riserva a basso costo per le grandi imprese e per le varie mafie, queste notizie confermano quanto da molto tempo andiamo sostenendo. Questo spiega in parte i grandi interessi che sono dietro le centrali che sospingono e promuovono le masse dei migranti verso l’Italia.

https://www.controinformazione.info/trento-assumete-profughi-non-italiani-la-coop-fa-pressioni-sugli-imprenditori/

ONG e trafficanti

Chissà se all’ex esponente di Rifondazione Comunista e Sel queste esternazioni siano state suggerite dalla sua capo segreteria nonché ghost writer Costanza Hermanin.
Si apprende dal suo curriculum vitae, consultabile sul sito giustizia.it, che fino al giorno prima di essere chiamata da Migliore al Ministero di via Arenula (il 1° Marzo 2016, con un compenso annuo lordo di quasi 80 mila euro) con il compito di sviluppare, fra gli altri, “progetti relativi all’accesso al culto musulmano, alla prevenzione della radicalizzazione in carcere; di monitorare la giurisdizione in materia d’asilo e relative proposte di riforma; di curare le relazioni internazionali e ghost-writing, Hermanin fosse una dipendente della Fondazione Open Society dell’uomo d’affari e filantropo George Soros. Proprio Open Society, che si ispira alla «società aperta» teorizzata dal filosofo Karl Popper, di cui Soros è stato allievo (dove per aperta si intende multietnica e senza confini, dunque aperta ai migranti) e altri gruppi legati al milionario finanziano generosamente le “navi soccorso” gestite dalle Ong (Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat).
Ecco quanto riportato nel cv di Costanza Hermanin:
1° Maggio 2009 → 28 Febbraio 2016 Senior Analyst, antidiscriminazione e migrazioni, manager del progetto Italia Consigliere del Presidente della Fondazione in materia di immigrazione e discriminazione razziale —-Coordinamento delle relazioni istituzionali di Open Society Foundations con l’Unione europea, il Governo italiano, il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite nei settori non-discriminazione e immigrazione Direzione progetto Italia e selezione ONG e università italiane ed europee da finanziare su progetti antidiscriminazione – immigrazione (circa 80 selezionate nel periodo 2010-2015 per un importo pari a 5 milioni di dollari), Coordinamento del team politiche interne dell’UE di Bruxelles (5 persone) e supervisione di sei consulenti, di cui tre su progetti finanziati in Italia. Nel 2014 ha organizzato una serie di consultazioni a porte chiuse con il Presidente del Consiglio europeo sull’agenda per l’immigrazione Post-Stoccolma Ideatrice dei progetti: Amato Group, CrossOver Diritti, Equality Data Initiative e European Protection Now!-Open Migration” (poi sviluppato da CILD Italia)
Datore di lavoro: Open Society FoundationsOpen Society European Policy Institute Rue du Trône 130, B 1050 Brussels
La stessa Hermanin il 17 maggio scorso scriveva un articolo nel suo blog su Huffungton Post dal titolo:
Perché la questione delle ONG nel Mediterraneo sembra una fake news architettata da siti esteri. Dunque, il consigliere politico presso il Ministero della Giustizia – come lei stessa si definisce nel sopracitato blog-, riteneva e non si sa se ritenga ancora, che i rapporti fra alcune Ong è i trafficanti siano una “fake news” cioè una bufala, una notizia falsa. «Adesso che la Commissione difesa del Senato ha chiuso l’indagine conoscitiva sul ruolo delle ONG nel Mediterraneo… è giunto il tempo di fermarsi a riflettere su come si sia formato il vortice mediatico, politico e persino giudiziario sulle operazioni di salvataggio compiute nel Mediterraneo» scrive Hermanin. Un complotto dunque. E continua: «La news arriva in Italia tramite un altro sito di disinformazione apertamente filorusso, SitoAurora, che riprende la notizia di Gefira il 7 dicembre. L’8 dicembre la notizia è su comedonchisciotte.org. Mesi più tardi, il 6 marzo, il blogger Luca Donadel – in quello che diverrà un video virale – riprende esattamente metodologia e informazioni del sito Gefira per avvalorare la tesi della cospirazione delle ONG. La storia più recente è nota e il vero putiferio giornalistico e televisivo che si scatena dopo l’audizione del procuratore Zuccaro. Ciò che è inquietante, però, è che persino la stampa italiana di qualità abbia fatto riferimento ad alcune notizie diffuse dai siti summenzionati, come le presunte collusioni tra le ONG e i sostenitori di Hillary Clinton, incluso George Soros, descritte per esempio da Zero Hedge. Queste tesi sono finite persino su La Stampa che, in un articolo del 23 aprile, sollevava esattamente gli stessi dubbi del sito sedicente di analisi finanziaria rispetto ai finanziatori delle navi». Quindi per il consigliere politico Costanza Hermanin ad essere “inquietanti” non sono i rapporti fra le Ong e i trafficanti di esseri umani che permettono a migliaia di migranti irregolari di venire letteralmente presi e trasportati sulle nostre coste. Ad essere “inquietanti” sono i procuratori che tentano di far luce e giustizia sulla questione, la stampa che ne dà conto e che osa accusare il suo ex datore di lavoro di finanziare le operazioni di salvataggio in mare.
https://aurorasito.wordpress.com/2017/08/05/sitoaurora-minacciato-dai-sorosiani-e-dal-governo-fantoccio-gentiloni/

Emergenza sbarchi

di Luciano Lago Sulle coste del sud Italia è ormai emergenza sbarchi con strutture portuali e centi di accoglienza al collasso. Dai porti della Sicilia fino a a Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia è un susseguirsi di arrivi di navi delle ONG, barconi e navi della Marina che traghettano masse di migranti clandestini in Italia prelevati dalle coste del Nord Africa. Ormai il sistema di attendere la chiamata dei trafficanti, mentre le navi delle ONG stazionano davanti alle coste libiche, a volte a poche centinaia di metri, assicura un flusso costante che a sua volta garantisce il business del traffico di carne umana alle varie mafie, somale, nigeriane, libiche che speculano sul fenomeno, con successivi alloggiamenti dei migranti nei centri di accoglienza in Italia e assegnazione alle cooperative di accoglienza, l’ultimo terminale del business. Un giro d’affari impressionante che assicura lauti guadagni per tutti gli operatori nelle varie fasi del fenomeno (meglio che il traffico della droga). Circa 8 mila persone risultano già scaricate nei primi due giorni della settimana in vari porti italiani, soprattutto della Sicilia e della Calabria, dalle numerose navi che fanno la spola, senza sosta, da una parte all’altra del Mediterraneo alimentando lo tsunami che sta sommergendo il nostro Paese. Altre 8.500 circa sembra che sarebbero quelle ancora in viaggio sulle altre unità navali adibite a taxi del mare. Numeri immensi, impressionanti, mai visti prima che segnano l’invasione voluta e favorita del nostro paese sullo sfondo del progetto di sostituzione etnica imposto dai vari organismi transnazionali come la Commissione Europea, l’FMI, l’ONU, il Vaticano, ecc. con la per collaborazione di pericolosi personaggi, speculatori ed affaristi che decidono i destini del mondo, come George Soros, con la piena complicità di governi come quello italiano. Si tratta ormai di un esodo biblico dietro cui si muovono enormi interessi e che viene favorito anche dal passa parola in Africa dell’accoglienza fornita con alloggio e pasti gratuiti in un meraviglioso paese, l’Italia, che offre oggi ai migranti clandestini anche schede telefoniche, una piccola mancia per le spese e vari benefici fra cui assistenza sanitaria gratuita e formazione. Il tutto viene accelerato dalla possibilità di ottenere anche lo Jus soli, un altro fattore che rischia di incentivare l’esodo dall’Africa e che i politici della sinistra mondialista si stanno affrettando ad approvare. Quale africano non cederebbe alla tentazione di un viaggio in Italia partendo dalle polverose periferie della Nigeria e dalle disastrate zone della Somalia e dell’Eritrea. L’Italia, una meta agognata per decine di milioni di africani che vogliono profittare dell’occasione offerta dal Governo italiano dei mondialisti aperti alle esigenze degli africani. I politici del PD sanno che devono adempiere al piano di sostituzione per cui gli verranno garantiti posti e carriere sicure.

Migranti in protesta

La situazione nei porti italiani è di totale emergenza, le misure predisposte per ricevere ed accogliere i migranti non riescono a far fronte a questo esodo biblico. I punti di identificazione e smistamento scoppiano, nei centri per richiedenti asilo vige l’anarchia totale e qualsiasi tentativo di imporre regole e far rispettare le leggi provoca violente ribellioni di cui quali subiscono le conseguenze le forze dell’ordine. I centri di accoglienza sono ormai centri di traffico dove si commercia di tutto incluso droga e prostituzione e questo è possibile ed accettato in un paese dove le regole devono essere rispettate solo da alcuni, “i fessi”, quelli che pagano le tasse e devono rimanere quieti evitando poteste ed i “populismi” che non sono graditi agli alti rappresentanti delle Istituzioni, come Mattarella, Grasso e la Boldrini. “Abbattere i muri, predisporre ponti e traghetti, accogliere tutti, integrare”, queste le parole d’ordine ripetute costantemente  da tutte le TV , dai media per convincere la popolazione italiana dell’utilità di questo esodo.ì e di questa sostituzione. Come altre volte abbiamo scritto, bisogna considerare che la politica di migrazione di massa verso l’Europa presenta due principali utilità per l’oligarchia economica mondialista: 1) come elemento di trasformazione etnica degli Stati (nel lungo termine) ; 2) come mano d’opera di riserva che sia utile per le multinazionali quale strumento di riduzione dei salari ed incremento dei profitti a medio e lungo termine . Questo ci deve far comprendere che l’ondata migratoria non è spontanea ma pianificata e che il principale obiettivo di lungo termine delle centrali mondialiste è quello di sostituire le identità nazionali e distruggere la cultura originaria che si oppone al mercato globale e che rivendica l’autonomia delle comunità locali, sostituirla con una massa indifferenziata di varie etnie e culture che risulti più facilmente omologabile al sistema e che non abbia i mezzi culturali per opporsi alla catechizzazione del nuovo ordine. Per questo fine è utile combattere (o infiltrare) tutte le istituzioni tradizionali e decostruire persino la cultura e la coscienza storica dei popoli. In Ungheria, in Polonia o nella Repubblica Ceka, questo lo hanno compreso ed hanno bloccato gli arrivi opponendosi alle quote stabilite dalla UE. I paesi dell’Est non vogliono correre il rischio di essere destabilizzati da questa ondata migratoria. In Italia, la classe politica venduta ad interessi esterni, accetta tutto. Con l’arrivo in massa delle forze fresche dei nuovi migranti, in grande maggioranza giovani, single ed in età di combattimento, sarà disponibile presto una massa di reclute che potranno essere utilizzate per tutto, incluso per sopraffare con il tempo e con il numero la stanca civiltà decadente di quello che Juan Manuel Prada chiama a ragione il “putridume europeo”. Gli episodi di Parigi, di Bruxelles, di Nizza di Manchester, dovrebbero aver suonato quali campanelli d’allarme ma le classi politiche dei paesi europei considerano questi dei semplici incidenti di percorso nell’ intramontabile utopia mondialista del cammino verso l’integrazione (smentita dai fatti).

http://www.controinformazione.info/emergenza-sbarchi-e-programma-di-invasione-sempre-piu-accelerato-enorme-giro-daffari-per-trafficanti-di-persone/

Del migrante non si butta via niente

Questi gommoni, assemblati in PVC del tipo economico, del solito grigio chiaro, non possono neanche essere montati e caricati sulla spiaggia. occorre avvitare i vari pannelli di compensato che ne costituiscono il fondo gli uni con gli altri, poi i migranti si caricano il gommone in spalla, lo portano in mare e dall’acqua salgono a bordo.

Per essere precisi, come ha chiarito bene il buon Lolli, i gommoni ed i migranti partono attualmente dalla città libica di Zuara, controllata da una tribù berbera.

 

 

La situazione politica il Libia è un filino complicata, la costa della Tripolitania è controllata dalle varie tribù e milizie Twuar. Milizie di cui lo stesso Lolli fa parte, e che hanno inflitto un colpo terribile ai miliziani dell’Isis: nel modo corretto, ovvero prendendo i fanatici salafiti uno ad uno e facendoli fuori fisicamente, non alleandosi con loro, come fa il generale Haftar, paladino dell’occidente.

Rimane il sud della Libia, il Fezzan, controllato dalle tribù berbere, che fanno passare i migranti provenienti dal centro Africa e diretti verso la zona vicino alla Tunisia, la città di Zuara. Ma i berberi della costa sono alleati con i Twuar, contro le milizie Warshefanna, che fanno capo ad Haftar, e la tratta dei migranti non può essere fermata con la forza.

Tratta che è molto interessante dal punto di vista economico, se ogni migrante paga minimo tremila euro per arrivare sulla costa ed essere imbarcato nei gommoni quest’anno con almeno quattrocentomila migranti in transito parliamo di cifre ben oltre il miliardo di euro. Soldi a cui andranno aggiunti i fondi stanziati dai governi occidentali per “fermare il traffico”.

 

Appartenenti alla classe media

Un bel business anche quelle delle navi controllate dalle ONG che prelevano i migranti stessi a poche miglia dalla costa. Ricordiamo che tanti soldi confluiscono in queste ONG, organizzazioni che non pubblicano bilanci e che investono a loro discrezione, stipendiando tra l’altro i “volontari” che per qualche migliaio di euro al mese accolgono i migranti. Tutto legittimo, per carità.

Pensavate che i medici e gli infermieri lavorassero gratis? Di questi tempi anche i duemilasettecento euro che Medici Sans Frontieres e Emergency pagano ogni mese sono soldi anche per un neolaureato, spesso costretto ad accontentarsi di molto meno, lavorando e facendo i turni per una clinica privata in Italia. E poi fa curriculum.

A questo punto è facile immaginare che gli scafisti telefonino direttamente alle ONG (cosa tra l’altro riportata nel rapporto Frontex, non da siti complottisti) o che siano le luci stesse delle navi al largo che indichino agli scafisti quando partire, sia come sia gli scafisti sanno esattamente quando far partire i gommoni. Droni e satelliti ormai controllano le coste libiche e movimenti strani di vecchie navi mercantili o pescherecci sono facilmente rilevabili. Senza i gommoni realizzati da “misteriose” aziende tunisine, che incassano decine di milioni di euro all’anno per i loro servizi, i migranti semplicemente non potrebbero partire.

Infatti si è appena aperta una nuova rotta, i migranti provenienti dal Bangladesh arrivano in Egitto con l’aereo, da lì compiono un lungo viaggio attraverso il Sudan e la Libia fino ad arrivare a Zuara, diretti verso l’Italia.

Cosa vengono a fare in Italia?

E’ presto detto, sono appartenenti alla classe media. Si, sono della classe media, ma di solito secondi o terzi figli;  il primogenito si tiene l’attività di famiglia, che so una piccola fabbrica, un negozietto o robe del genere. Il cadetto va all’avventura come ai tempi delle Crociate, ma al contrario. E deve rendere i soldi che gli sono stati prestati per il viaggio alla famiglia.

Comunque in Italia si sta meglio che nel loro disgraziato paese, l’obbiettivo è quello di ottenere un permesso di soggiorno e alla lunga di potersi liberamente spostare verso altri paesi europei. Nel frattempo vanno avanti a colpi di ricongiungimento familiare al fine di garantire una pensione minima e assistenza medica gratuita agli anziani della famiglia.

Altri benvenuti dalle organizzazioni di assistenza, che ricevono miliardi di euro per sfamarli e assisterli, facendo lavorare tanta gente, italiani che altrimenti resterebbero disoccupati. Lavoranti nelle coop, insegnanti di italiano e altri, tutti volti buoni per una certa parte politica e per il controllo del territorio.

Del migrante non si butta via niente, e poi mica hanno l’etichetta con la scadenza!

http://www.maurizioblondet.it/gommoni-ong-puttanazze-mistero-dei-migranti-libia-si-sta-svelando/