Conferenza di Palermo

Per l’Italia è un rompicapo: Roma sostiene con l’emirato e Ankara il governo Sarraj tenuto in ostaggio da milizie salafite e che hanno come riferimento politico nel governo e nelle istituzioni proprio i Fratelli Musulmani.

A Palermo il Qatar non ha seguito le orme della Turchia e ha tenuto un basso profilo senza fare proclami anti-Haftar: i qatarini hanno qui troppi interessi per mettere in imbarazzo il governo italiano che con il premier Conte è appena andato in viaggio d’affari anche negli Emirati, azionisti dei droni della Piaggio Aero e partner dell’Eni.

Ma è evidente che l’Emiro Al Thani non può essere soddisfatto della conferenza palermitana, tenendo conto che l’Italia è un partner di primo piano per la sua difesa e in Libia. Nel mirino dei sauditi, che li hanno obbligati anche a cambiare rotte aeree, i qatarini stanno aggirando l’embargo con il recente acquisto dall’Aga Khan del 49% della compagnia aerea sarda Meridiana, rilevata dalla Qatar Airways, che con il nome di AirItaly ha in programma piani grandiosi che potrebbero farla diventare la prima compagnia aerea italiana.

Poi ci sono le forniture di armi e il gas. L’Eni sta diversificando i suoi approvvigionamenti di gas nel Golfo con contratti negli Emirati Arabi Uniti e in Oman mentre il Qatar deve mantenere buoni rapporti con l’Iran, colpito dalle sanzioni americane, con cui spartisce lo sfruttamento di giacimenti di South Pars. Tra l’altro l’Italia sta facendo assai poco per aggirare l’embargo Usa che ha già bloccato i pagamenti bancari per le transazioni con Teheran, anche se ha ottenuto dagli Usa l’esenzione per mesi sull’import di petrolio da Teheran.

L’Emiro vuole capire da che parte stiamo in Libia e nel Golfo, visto che gli vendiamo miliardi armi. Siamo pronti a difendere l’emirato dalle monarchie del Golfo ostili? C’è da dubitarne. E Al Thani forse vuole anche sapere fino a che punto siano determinati a sostenere il governo Sarraj a Tripoli: è chiaro che il generale Haftar è in sella per far fuori gli islamisti con l’appoggio dei suoi potenti alleati.

Diciamo pure all’Emiro che, dal punto di vista strategico, questo è un viaggio inutile: il governo, come storicamente qualunque altro governo di questo Paese, vuole fare affari ma non ha nessuna intenzione di esporsi diplomaticamente e militarmente. Basta vedere cosa è accaduto nel 2011 quando abbiamo abbandonato Gheddafi al suo destino, appena sei mesi dopo aver firmato con lui contratti miliardari. Il governo risponderà che in Qatar ci sono 10mila soldati Usa nella base di Al Udeid e che questi bastano a garantire la sicurezza dell’Emirato. Anche sulla Libia gli italiani saranno evasivi, riparandosi dietro il piano dell’Onu di Ghassam Salamè, il dialogo nazionale e altre fesserie simili. Bisogna essere franchi con l’Emiro: noi delle grandi strategie ce ne laviamo le mani e preferiamo metterci allegramente alla cassa.

Alberto Negri in

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61211

Giri di valzer

Ora, non occorre ricordare che l’Arabia Saudita è il primario e dovizioso  finanziatore del  “terrorismo” in Siria  con miliardi di dollari  in stipendi ad armi a oltre 200  mila combattenti – allo scopo precipuo di violare l’integrità territoriale della Siria, ossia smembrarla, e rovesciarne il governo legittimo. Che è nemico giurato di Iran ed Hezbollah e tutti gli sciiti, la cui difesa militare ha scongiurato lo smembramento della Siria e la cacciata di Assad.  Men che meno occorre ricordare che il Regno wahabita ha sempre comprato miliardi di armi Made in Usa, essendo il principale cliente del complesso militare-industriale, e dipendendo per la sua sicurezza internazionale da Washington.

Non è un rovesciamento di alleanze  – restano  visioni divergenti sugli sciiti – ma è un impressionante cambiamento  rispetto a solo  pochi mesi fa. Il re saudita non si sente più protetto dagli Usa – o almeno non efficacemente – e si fida più della parola e dell’impegno di Mosca alla proprio “integrità”.   Adesso Russia e Saudia si stanno concentrando su un interesse comune ben chiaro:  far aumentare il prezzo del greggio (la Russia non è parte dell’OPEC) per il 2018.

Il professor Michel Chossudosky (il noto autore del sito canadese Globalresearch) ha fatto un rapido elenco dei “profondi sconvolgimenti delle alleanze geopolitiche cha stanno  per prodursi, minando l’egemonia USA in Medio Oriente ed   Asia centrale”, per effetto  dei ciechi errori americani e dei fermi successi di  Putin,  che i paesi dell’area stanno cominciando a vedere  non come una minaccia ma una  potenza militare di mediazione e di stabilizzazione, della cui parola, amici e “nemici”  possono fidarsi.

La Turchia,

membro della NATO, pilastro fedele dell’Alleanza contro l’URSS, nonché con Erdogan una delle forze scatenate contro Assad, sostenitrice di jihadisti e acquirente del petrolio di Daesh, adesso sta conducendo manovre militari congiunte con l’Iran attorno allo “stato” kurdo iracheno, sostenuto dagli Usa e Israele,nella cui indipendenza vede – esattamente come Teheran – un pericolo esistenziale per la Turchia; sta combattendo i ribelli curdi, sostenuti dagli Usa, che combattono contro Assad in Siria. Ed anche Erdogan sta comprando gli S-400 da Mosca, strappo primario al coordinamento e all’integrzione degli armamenti NATO fra alleati. La cooperazione militare di Ankara con Israele (più o meno occulta in funzione anti-Assad) è oggi gravemente minata. “Il legame più stretto che Ankara ha stretto con l’Iran contribuiranno a nuocere alle strategia USA e NATO a livello dell’intero Medio Oriente”.

I due progetti concorrenti. quello in blu è la casua della sistruzione della Siria. Adesso inattuale. 

Adesso, l’amichevole sfruttamento congiunto del loro giacimento marino fra Qatar e Iran, rende inutile quel progetto; e induce Doha ad aderire al progetto alternativo, di un gasdotto che partirà dal porto di Assulieh, in Iran, e traverserà Persia, Irak e Siria per sboccare in Turchia, ai mercati europei. Diffondendo nel passaggio ricche royalties a tutti gli stati  qui nominati. E’ un progetto sostenuto da Mosca. Il Qatar  inoltre conta di unirsi  ad un oleodotto  che  collegherebbe l’Iran alla Cina attraverso il Pakistan  sempre a partire dal porto di Assoulieh.

Risultato: “Il controllo geopolitico della Russia sui gas e oleodotti in direzione dell’Europa si è consolidato”, invece di indebolirsi come sperato dagli Usa (e NATO).

http://www.maurizioblondet.it/putin-costruttore-pace-geopolitico-possibile-sion/

Chissà se va

Alla fine, il Qatar firmava il contratto da 3,8 miliardi di euro per acquisire 8 navi militari dalla Fincantieri, il più grande contratto d’esportazione navale dell’Italia. La firma, tenutasi a Roma, avvenne tra l’Amministratore Delegato della Fincantieri Giuseppe Bono e il comandante della Marina del Qatar Muhamad Nasir al-Muhanadi. Così il Qatar acquista 4 corvette, 1 nave d’assalto anfibio, 2 pattugliatori d’altura e 1 nave da rifornimento; un programma di costruzioni navali di sei anni che inizierà nel 2018. Le corvette saranno lunghe oltre 100 metri e dislocheranno 3000 tonnellate, mentre i pattugliatori saranno lunghi 60 metri e dislocheranno 700 tonnellate. La nave più grande, quella d’assalto anfibio, si baserà sulla nave similare costruita dalla Fincantieri per l’Algeria, la Qalat Bani Abas, lunga 143 metri e che disloca 9000 tonnellate. Leonardo-Finmeccanica fornirà i sistemi di combattimento per tutte le navi e avrà un terzo del contratto. I radar da installare sulle corvette si baseranno sul radar multifunzionale che l’azienda ha già costruito per le fregate FREMM italiane, che saranno dotate di cannoni OTO Melara da 76mm, sistemi a tiro rapido da 30 mm, sistema antisiluro e sonar antimine della Thesan. Le piattaforme coprono il 35% del valore del contratto, mentre i sistemi di propulsione il 25%. Nel contratto sono compresi 15 anni di supporto logistico. L’accordo è accompagnato da un accordo firmato dalla ministra della Difesa Pinotti e dal ministro della Difesa del Qatar Qalid bin Muhamad al-Atiyah, che prevede l’addestramento di personale del Qatar presso la Marina Militare italiana. Un importante responsabile dei colloqui fu l’Ammiraglio Valter Girardelli che in seguito, il 22 giugno 2016, fu nominato a capo della Marina Militare italiana sostituendo l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi.
La scelta di Doha a favore dell’Italia è probabilmente una ritorsione del Qatar verso la Francia, per aver venduto le navi Mistral ex-russe all’Egitto, deciso nemico della fratellanza musulmana finanziata e supportata dal Qatar; così come l’acquisto di 36 cacciabombardieri F-15 statunitensi è una mossa sia per punire sempre Parigi, per il suo supporto a Egitto e Arabia Saudita, che per corrompere l’amministrazione statunitense di Donald Trump, allontanandola dall’allineamento filo-saudita nello scontro con il Qatar. Un altro motivo della scelta italiana del Qatar è senza dubbio la convergenza in Libia, dove il fronte Italia-Qatar-fratellanza mussulmana si oppone al Fronte di Liberazione libico, formato dall’asse Qalifa Haftar-Parlamento di Tobruq-Sayf al-Islam Gheddafi-Forze della Jamahiriya, supportato da Egitto ed Emirati Arabi Uniti, nemici gepolitici del Qatar.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/06/30/qatar-principi-al-gabbio-e-navi-da-guerra-renziane/

Vòlano stracci

La firma si ebbe tra il comandante della Marina del Qatar, General-Maggiore Muhamad Nasir al-Muhanadi, e l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, alla presenza dei ministri della Difesa Qalid bin Muhamad al-Atiyah e Roberta Pinotti. La Fincantieri dovrebbe costruire per il Qatar 4 corvette, 1 nave d’assalto anfibia, 2 pattugliatori d’altura e fornirne i relativi servizi di supporto per 15 anni, assicurando sei anni di commesse ai cantieri navali del gruppo di Riva Trigoso e Muggiano. Le unità dovrebbero sorvegliare e pattugliare le acque territoriali del Qatar e della sua zona economica esclusiva. Leonardo/Fincantieriavrà la responsabilità della fornitura integrata del sistema di combattimento delle nuove unità navali, i principali radar e sensori di bordo e sottosistemi di difesa, incluso i sistemi d’arma di medio calibro da 76mm e di piccolo calibro da 30mm, il sistema di protezione antisiluro, il sonar antimine Thesan, e in collaborazione con la MBDA (che è francese!), il sistema missilistico. La fornitura comprende inoltre attività di supporto logistico integrato di lungo periodo”. La Fincantieri batteva la francese DCNS nella gara per il Qatar, “Per arrivare a stipulare l’accordo con Doha, l’Italia ha dovuto guerreggiare a lungo con la Francia che, assieme a USA e Regno Unito, ha una lunga tradizione di forniture militari ai Paesi del Golfo. Se la Francia non avesse venduto nel 2015 una portaerei (in realtà due portaelicotteri) e alcune navi da guerra all’Egitto, probabilmente l’Italia non avrebbe concluso l’affare. La fornitura francese al regime di al-Sisi ha indispettito (per usare un eufemismo) il giovane emiro Tamin al-Thani che guida il Qatar”.

Qalid bin Muhamad al-Atiyah e Roberta Pinotti.

In fondo, lo scontro tra Doha e Ryadh era già iniziato da mesi, se non anni, sul terreno siriano, dove le varie organizzazioni mercenarie terroristiche, finanziate da sauditi e qatarioti, si scontrano per il dominio, temporaneo, dei territori occupati. Inevitabilmente, tale scontro tra ascari e mercenari è risalito fino alle fonti responsabili del terrorismo in Siria.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/06/05/qatar-nuovo-disastro-piddiota/

Nota: come diceva già il Manzoni, qualunque cosa succeda, alla fine sono sempre gli stracci che vanno all’aria.