estratto da https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/09/16/la-tisi-delleconomia-liberista/
Non è andata così: la domanda aggregata non può significativamente risalire perché non sale la redistribuzione del reddito, le retribuzioni sono al palo e spesso assolutamente precarie e così nessuno si sente di investire sul futuro. Perciò dappertutto il petrolio a pochi dollari è servito solo a far utilizzare più l’auto sulle due sponde dell’atlantico o a sostituire la propria vettura (23,5 milioni di auto vendute in Cina) anche grazie alla diminuzione reale dei listini (simulata come offerta) e a nuovi modelli che promettono consumi inferiori. Ma quello che è finito nel serbatoio o dal concessionario è sottratto ad altri consumi, perché ormai la tanto agognata flessibilità ha creato un mercato rigido e stagnante, la cui dinamica è semmai in discesa.
La situazione è tale che sono scomparse dai radar le lobby petrolifere che facevano balenare il nuovo eden dello scisto a Polonia, Ucraina, Francia e Germania. Anzi a dirla tutta c’è un solo Paese al mondo che nel bel mezzo di questo attacco di tisi economica ed energetica, aggravata dal prossimo arrivo sul mercato del brent iraniano, si è deciso a devastare le proprie coste e il proprio fragile ambiente per succhiare riserve assolutamente marginali e dunque anche di scarso interesse dal punto di vista dei profitti e degli investimenti. Con in più il pericolo concreto che questi emungimenti, come è già accaduto in passato aumentino i fenomeni di subsidenza dei litorali, costringendo nel migliore dei casi, a danni enormi in cambio di qualche barile che ormai sul mercato internazionale ti tirano dietro. Questo strano Paese è l’Italia i cui governi agiscono evidentemente dentro una logica tutta propria: la macchina che devono alimentare è quella della clientela sulla quale galleggia una classe dirigente fra le più avide e mediocri dell’intero pianeta.(corsivo nostro)
Nota: inutile sottolineare che in Italia il ribasso del prezzo del petrolio è finito tutto in tasse e non nelle tasche del consumatore.