Alleati degli USA

Entro la fine del 1942 solo il 55% delle consegne previste fu effettuato nell’Unione Sovietica“. Per esempio, nel 1941 gli Stati Uniti promisero d’inviare 600 carri armati e 750 aerei, ma effettivamente ne inviarono rispettivamente 182 e 204.
Nel novembre 1942, cioè al culmine della battaglia per il Caucaso e Stalingrado, l’invio di armi praticamente fu fermato. L’interruzione iniziò già nell’estate 1942, quando i velivoli e i sommergibili tedeschi eliminarono quasi completamente l’infausto Convoglio PQ17 abbandonato (su ordine dell’Ammiragliato) dai cacciatorpediniere inglesi incaricati di accompagnarlo. Tragicamente solo 11 delle 35 navi arrivarono nei porti sovietici, una catastrofe usata come pretesto per sospendere i successivi convogli dalla Gran Bretagna, fino al settembre 1942. Un nuovo convoglio, il PQ18, perse 10 delle 37 navi lungo la rotta e il successivo convoglio fu inviato solo a metà dicembre 1942. Quindi, per tre mesi e mezzo, quando una delle battaglie più decisive della Secondo guerra mondiale si svolgeva sul Volga, meno di 40 navi cariche di prestiti giunsero ad intermittenza a Murmansk e Arkhangelsk. Perciò molti erano comprensibilmente sospettosi verso Londra e Washington, che passavano il tempo in attesa di vedere chi sarebbe sopravvissuto dalla battaglia di Stalingrado. Di conseguenza, tra il 1941 e il 1942 solo il 7% dei carichi di guerra spediti dagli Stati Uniti fu diretto nell’Unione Sovietica. La maggior parte delle armi e degli altri materiali arrivò nell’Unione Sovietica nel 1944-1945, una volta che i venti di guerra cambiarono decisamente.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/07/28/seconda-guerra-mondiale-quanto-fu-utile-laiuto-statunitense/

Pubblicati gli archivi

Dopo decenni le Nazioni Unite hanno infine pubblicato gli archivi della Commissione sui crimini di guerra della Seconda guerra mondiale che indagò sull’olocausto nazista.

Washington e Londra spesso affermarono di non sapere pienamente dell’orrore perpetrato dai nazisti fino alla fine della guerra, quando centri di sterminio come ad Auschwitz e Treblinka furono liberati dall’Armata Rossa sovietica, altra cosa che si dovrebbe notare. Tuttavia, l’ultima versione dei dossier sull’Olocausto delle Nazioni Unite mostra che Washington e Londra erano pienamente consapevoli della soluzione finale nazista in cui milioni di ebrei europei e slavi vennero sistematicamente fatti lavorare fino a morire o sterminati nelle camere a gas. Quindi la domanda è sempre: perché Stati Uniti e Gran Bretagna non diressero i loro bombardamenti aerei per distruggere l’infrastruttura nazista?

…Come l’autore statunitense David Talbot ha documentato nel suo libro, La scacchiera del diavolo: Allen Dulles, CIA e governo segreto dell’America (2015), c’erano enormi legami finanziari tra Wall Street e Terzo Reich, risalenti a diversi anni prima della Seconda guerra mondiale. Allen Dulles, che lavorò per lo studio legale di Wall Street Sullivan&Cromwell e che successivamente diresse la Central Intelligence Agency, fu un attore chiave del legame tra capitale statunitense e industria tedesca. I giganti industriali statunitensi come Ford, GM, ITT e Du Pont investirono notevolmente nelle industrie tedesche come IG Farben (produttore del Zyklon B, il gas tossico utilizzato nell’Olocausto), Krupp e Daimler. Il capitale statunitense, così come quello inglese, erano integrati nella macchina da guerra nazista e nella successiva dipendenza dal sistema schiavistico permesso dalla soluzione finale.

Allen Dulles, futuro direttore della CIA, subito preparò la fuga dei capi nazisti e dell’oro che saccheggiarono in Europa con l’accordo di resa segreto noto come Operazione Sunrise. L’intelligence militare della Gran Bretagna, l’MI6, fu coinvolta nell’operazione segreta statunitense per salvare i nazisti via ratline. La cattiva fede mostrata agli “alleati” sovietici annunciò la successiva guerra fredda che subito seguì la Seconda guerra mondiale.
La testimonianza di ciò che avvenne fu significativa e fu esposta recentemente in un’intervista alla BBC di Ben Ferencz, procuratore-capo statunitense superstite del processo di Norimberga. All’età di 98 anni, Ferencz poteva ancora ricordare lucidamente come vari criminali di guerra nazisti venissero liberati dalle autorità statunitensi e inglesi. Ferencz citò il generale degli Stati Uniti George Patton che osservò poco prima della resa finale del Terzo Reich, all’inizio del maggio 1945, “Combattiamo il nemico sbagliato”. La sincera animosità di Patton verso l’Unione Sovietica più profonda che verso la Germania nazista, era coerente con la classe dominante statunitense e inglese che colluse con il Terzo Reich di Hitler nella guerra geostrategica contro l’Unione Sovietica e i movimenti socialisti dei lavoratori in Europa e America.

La collusione anglo-statunitense con la Germania nazista ritrova una manifestazione attuale nella collusione della NATO con il regime neonazista in Ucraina e i gruppi terroristici jihadisti nelle guerre per procura contro gli interessi russi in Siria e altrove. Gli attori possono cambiare nel tempo, ma la patologia alla radice è il capitalismo anglo-statunitense e la sua dipendenza egemonica.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/05/07/la-storia-profonda-della-guerra-fredda-occidentale-contro-la-russia/

La Ciociara

Infatti, un comunicato attribuito al generale Juin ai suoi uomini, recita: ““Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto è promesso e mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete”. L’autenticità di questo proclama è stata spesso messa in dubbio, ma Juin, come si legge nei trattati giurisprudenziali dell’epoca, poteva riferirsi legittimamente a una antica norma del diritto internazionale di guerra che prevedeva il “diritto di preda bellica”, tra cui lo stupro. Tant’è che le vittime furono, in fretta e furia, dopo la guerra, risarcite con minimi compensi economici solo attraverso un procedimento amministrativo, invece che dopo un regolare processo penale. Gli indennizzi furono erogati prima dai francesi e poi dallo Stato italiano. Con ottime probabilità, il proclama di Juin è, quindi, da ritenersi autentico.

 

Secondo Lucioli, questo discorso fu poi diffuso ad arte per limitare nello spazio-tempo le violenze che, de facto, durarono ben più di 50 ore: dal luglio ’43 all’ottobre ’44 quando i franco-coloniali lasciarono l’Italia e si imbarcarono per la Provenza ancora occupata dai nazisti. Solo nell’imminenza del ritorno in Francia, alcuni dei violentatori furono puniti. Un partigiano della brigata rossa “Spartaco Lavagnini” ricorda: “Sei marocchini vennero fucilati sul posto perché avevano violentato una donna. Il capitano (francese n.d.r.) ebbe a dirmi: “Questa gente sa combattere benissimo, però meno ne riportiamo in Francia, meglio è”. Poco prima che i marocchini toccassero il suolo provenzale, i loro comandanti, quindi, avevano deciso di riportarli severamente all’ordine tanto che non si registrarono mai violenze ai danni di donne francesi. Una volta in Germania meridionale, invece, potranno dare nuovamente sfogo ai loro istinti sulle donne tedesche, come riportano alcuni recenti studi. Segno, quindi, che le efferatezze di queste truppe avrebbero potuto essere certamente controllate e disciplinate.

 

Un reparto di Goumiers marocchini

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58516

 

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