La guerra nascosta

Che l’esercito americano abbia inviato convogli armati in Siria dall’Iraq è confermato anche d WSWJ “Ciò sembra costituire una significativa escalation dell’intervento militare statunitense in questo paese dilaniato dalla guerra. Secondo i testimoni oculari, il convoglio comprende carri armati, veicoli blindati, autocisterne e camion che trasportano armi e attrezzature logistiche”.

Questo rafforzamento delle forze statunitensi a est dell’Eufrate viene attribuito da WSWS alla fatto che – come è stato rivelato “Washington ha messo insieme un accordo con una nuova compagnia petrolifera americana, Delta Crescent Energy LLC, che ha firmato il contratto con le cosiddette “forze democratiche siriane”, ossia le milizia in appalto di Washington in Siria, composte principalmente dalle milizie curde siriane YPG.

Infatti “tra le attrezzature trasportate dal convoglio delle forze armate statunitensi, si ritiene che ci siano componenti per due raffinerie modulari per aiutare l’azienda a sviluppare e commercializzare il petrolio siriano.“Tale accordo costituisce un crimine di guerra ai sensi delle Convenzioni di Ginevra, che proibiscono lo sfruttamento delle risorse naturali di un paese occupato a beneficio dell’occupante. Nel caso dell’occupazione americana della Siria, ciò costituisce un atto ancora più palese di pirateria internazionale perché la presenza militare statunitense nel paese non è stata autorizzata né dal governo siriano né dalle Nazioni Unite”.

Perché in Siria i russi diventano nervosi

Siria attaccata in contemporanea da Israele e Turchia

I missili sono stati lanciati giovedì a prima ora dal Golan siriano occupato e dal Libano meridionale, colpendo l’area di al-Kiswa, Marj al-Sultan, il ponte di Baghdad e il sud di Izraa.

ps://www.youtube.com/watch?v=zZWvr_hM4iU

L’agenzia SANA non ha ulteriormente approfondito i possibili obiettivi e vittime dell’attacco, ma l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) con sede a Londra sostiene che tre posizioni del governo vicino a Damasco e ad ovest della capitale erano state prese di mira e che un incendio è scoppiato in una delle aree.

L’agenzia di stampa ufficiale SANA della Siria ha citato una dichiarazione rilasciata dal comando generale dell’esercito e delle forze armate secondo cui un convoglio militare turco, incluso un certo numero di veicoli corazzati, è passato dall’area di Oglinar in Siria e si è schierato sulla linea tra le città di Binnish, Giovedì, Ma’aret Masrin e Taftanaz.

https://www.controinformazione.info/siria-attaccata-in-contemporanea-da-israele-e-da-turchia/

Si scaldano i motori

Stesso giorno, tutt’altro teatro: Mar Nero, precisamente lo stretto di Kerch, preteso dal regime di Kiev  come sue acque territoriali  e attraversato dal lunghissimo ponte che unisce la Crimea  alla madrepatria, costruito  d’urgenza dopo il golpe ispirato dalla Nuland – il cui scopo finale era di impadronirsi della grande base russa di Sebastopoli  per interposto governo amico di Kiev.

Ebbene: specchio ‘acqua così sensibile (e dove Kiev  ha minacciato più volte di far saltare il ponte) due navi prendono fuoco ,  una  dopo un’esplosione, e affondano.  A tutto prima non è chiaro se si tratti di disgrazie accidentali, avvenute magari per incuria.  Sono due  navi-cisterna che battono bandiera della Tanzania. Muoiono almeno 14 membri dell’equipaggio (turchi, indiani) ed altri vengono soccorsi da navi russe. Passano poche ore e

22 gennaio:  il ministero dei Territori Temporaneamente Occupati di Ucraina (insomma il regime di Kiev) dichiara ufficialmente  che le due navi che hanno preso  fuoco e sono colate a picco, Venice e Maestro,  “erano coinvolte nella fornitura illegale di gas e greggio alla Siria dal 2016, secondo l’Ufficio per  il controllo dei beni esteri presso il Ministero del Tesoro Usa  (OFAC).

Aggiunge che una delle navi, la Venice, aveva il trasponder spento,  aggiungendo:  “Simili azioni di compagnie straniere impegnate nel trasporto marittimo sono un tentativo di evitare la responsabilità ai sensi della legislazione ucraina ed evitare possibili sanzioni internazionali per tali violazioni”. “Ora è difficile stabilire l’origine del gas che è stato trasportato, ma secondo le informazioni disponibili, le navi di Venice e Maestro sono state coinvolte nella fornitura di gas sia prodotto [dalla Russia illegalmente in]   sulla piattaforma  ucraina e consegnato da altri paesi “.  Insomma l’accusa è di aver venduto  gas  liquefatto  dell’Ucraina,  perché prodotto su una piattaforma   rivendicata dal regime di Kiev. A questo punto pare evidente che i due incendi ed affondamenti non abbiano nulla di accidentale: sono due atti di sabotaggio – di guerra  –  messi  segno dal regime di Kiev su  mandato USraeliano, contro la Siria e contro Mosca.

https://www.unian.info/world/10416540-ukraine-s-ministry-two-lpg-tankers-that-sink-near-kerch-illegally-supplied-gas-to-syria-since-2016.html

Israele ed Ucraina, accordo di libero scambio

Non è certo un caso se  il 21 sera, mentre esplodevano le due cisterne  nello stretto di Kerch, Netanyahu e Poroshenko hanno annunciato al mondo intero che “Israele e Ucraina hanno firmato un  accordo  di libero scambio”, a Gerusalemme, dopo la visita del milionario ucraino alla Yad Vashem. “E’ una giornata storica. [L’accordo di libero scambio] è un messaggio importante per gli uomini d’affari dei due paesi”, ha detto Poroshenko.

http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2019/01/21/97002-20190121FILWWW00332-israel-et-l-ukraine-signent-un-accord-de-libre-echange.php?fbclid=IwAR3n2QMAWUzEUiEUUSCyTVQNtgwm4A-9tRu5rU2cHowxp2MUnZ0hInu4zMk

Il 21 gennaio  è avvenuto qualcosa anche nel Baltico : due  cacciatorpediniere lanciamissili USA, la USS Porter e  la Gravely, sono apparse improvvisamente mentre sembravano puntare verso la base russa di Kaliningrad. Due corvette russe immediatamente  mandate dalla base  hanno “scortato”  le due lanciamissili americane.  Armate di 56  Tomahawk, le due navi USA hanno voluto fare una provocazione, costeggiando le  acque territoriali russe.

Si tenga conto che anche nel Mar Nero, in questi stessi giorni, è ricomparso  il cacciatorpediniere americano USS Donald Cook, che viene tallonato anch’esso da vicino da navi da guerra russe. USA e navi degli alleati  NATO hanno aumentato la loro presenza nel Mar Nero dopo il misterioso “incidente” di tre piccole  e veloci navi da guerra  ucraine che sono penetrate oltre il ponte di Crimea senza avvertire, come  è obbligo  legale, l’autorità portuale (russa) di Kerch,  e senza fermarsi alla ripetute richieste di stop; alla fine  sono state mitragliate,   commandos russi se ne sono impadroniti e le navi catturate.

A proposito del Donald Cook, bisogna capire le affermazioni estemporanee  del politico israeliano Yaakov Kedmi  ad una tv russa: “Questa nave, se susciterà sospetti  [della marina russa] ha i minuti contati. Forse verrà  lanciato un missile, non ne sono sicuro. Il prossimo sarà lanciato dal fondo del mare, per quanto capisco degli eventi del Mar Nero”.

Una speranza o un progetto  di false flag?

https://it.sputniknews.com/mondo/201901227139938-Cacciatorpediniere-USA-mar-nero-morte-veloce/

kedmi

Questo Yakov  Kedmi è nato nel 1940 a Mosca,  e allora aveva cognome  Kazkov. All’età di 19 anni irruppe nel consolato israeliano a Mosca e iniziò una pubblica battaglia per aiutare gli ebrei dall’Unione Sovietica a trasferirsi in Israele. Dopo due anni riuscì a trasferirsi in Israele da solo e alla fine divenne il capo di Nativ – responsabile per l’Aliyah degli ebrei dell’Est europeo. Adesso è molto intervistato in Russia, dove continua per lo più ad abitare.

La densità temporale di queste provocazioni della superpotenza e del suo manovratore, l’aumentata letalità (si valutano fra 11 e 23 morti iraniani in Siria), la rapida escalation su vasti  teatri lontani fra loro, è  tremendamente significativa.  Spiega perfettamente la risposta dell’Iran, una minaccia (peraltro vuota) di distruggere Israele,  la promessa  di Damasco di ”bombardare Tel Aviv se il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non mette fine alle intrusioni di Israele” nel suo territorio nazionale; e la Cina ha invitato “tutte le parti interessate  ad astenersi da qualsiasi iniziativa  che possa portare a crescenti tensioni”, dichiarando che “si deve rispettare e difendere la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria”.

https://www.maurizioblondet.it/lescalation-dei-giorni-scorsi-preparazione-a-varsavia/

Idlib, ultima fermata

Qui occorre una parentesi: alla  fine di ogni battaglia perduta dai guerriglieri,  il Centro russo per la riconciliazione  ha offerto ai combattenti armati due possibilità:  arrendersi e tornare alla vita civile, o prendere l’autobus gratuito per Idlib, i bus verdi, con le loro famiglie in piena sicurezza,  sicurezza garantita dalla polizia militare russa. Ebbene: “Sono 70 mila, altri dicono centomila”, calcola il giornalista, “i jihadisti che hanno scelto di continuare  il loro jihad e   sperano ancora di formare il loro  stato wahabita ad Idlib, ultima grandissima ridotta del terrorismo islamico. Possiamo dunque valutare che il governo e l’armata legittima siriana hanno avuto di fronte un mezzo milione di uomini, reclutati da dozzine di diverse nazioni,  dotati di 1200 corazzati.

Il  doppio o quasi dei 285 mila della Sesta Armata della Wermacht, che conquistò l’Europa e finì a Stalingrado, dove si arresero 106 mila uomini (e  ne tornarono 60 mila).   Sono sempre  sbalordito dalle immagini delle enormi quantità di armi confiscate che la televisione siriana trasmette, file di carri armati, colonne  senza fine di cannoni, mitragliatrici e munizioni. L’esercito ha persino sequestrato enormi quantità di esplosivo che non possono essere immagazzinate e che è costretto a distruggere quasi quotidianamente con grandi esplosioni riportate dai media”.

Un vero e proprio esercito,fornito di ogni armamento pesante, “la più grande armata terrorista della storia”,  s’inorgoglisce il giornalista siriano. Le dimensioni spropositate dell’armata sono confermate dalle uscite dell’aviazione russa,   fra 90 e centomila,  per arrestare una simile concentrazione di forze, di fortificazioni e rifugi sotterranei.

Da  dove provenisse questo enorme arsenale – l’ISIS non può averlo preso dall’esercito iracheno, molto meno rifornito – è stato ben documentato, fra l’altro,  dalla giornalista bulgara di Trud, Dilyana Gaytandzhieva,  che per i suoi reportages  è stata licenziata. “Vi sono ora registrazioni di transazioni di armamenti e carri armati da Ucraina ed Europa orientale acquistati dai paesi  del Golfo e speditI in Turchia e Giordania, e da  qui ai confini siriani per partecipare alle battaglie. A volte carri armati e veicoli blindati che arrivavano erano nuovi di fabbrica. Per rifornire l’armata jihjadista, in una battaglia,  è stato formato  un ponte aereo paragonabile solo dal ponte aereo degli  Stati Uniti  per Israele durante la guerra dell’ottobre 1973”.

Quanto ciò è  costato ai  regni wahabiti ,  lo si può indovinare dall’unica cifra confessata dall’emiro del Qatar, Hamad Al-Thani: in una intervista   disse che lui e i Friends of Syria avevano sborsato 137 miliardi di dollari. Ed era il 2015.  Questa cifra è   cerca un terzo di ciò che l’Arabia Saudita spende per il suo shopping di armamenti  dal sistema militare industriale americano”.

Possiamo  solo immaginare  il tributo di sangue e di determinazione eroica che la vittoria   è costata ai siriani, a Hezbollah e all’Iran,   che hanno sconfitto questa immane armata.

https://www.maurizioblondet.it/siria-limmane-costo-del-jihad-nato-wahabita/

Basi USA

Gli Stati Uniti continuano a tenere sotto il loro controllo la zona di 55 km attorno alla comunità siriana di al-Tanf dove risiedono 6.000 miliziani, ha detto martedì il capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Russia, il colonnello generale Mikhail Mizintsev.

“Forse, solo i nostri partner americani non vogliono vedere fino a oggi quanto è stato fatto per rianimare la vita pacifica in Siria. Stanno tenendo con incomprensibile testardaggine l’area occupata di 55 km attorno alla loro base di al-Tanf, dove 6.000 miliziani armati sono in libertà e stanno impedendo lo smantellamento del campo profughi di Rukban “, ha detto il generale in una sessione del quartier generale di coordinamento interdipartimentale della Russia. e la Siria per il ritorno dei rifugiati nel territorio siriano.

Secondo Mizintsev, questa è in realtà l’ultima roccaforte del male, dell’ingiustizia e dell’orrore per i comuni cittadini siriani, istituita dagli Stati Uniti sul territorio dello stato siriano indipendente.

Base USA di Al-Tanf

“Vorrei sottolineare ancora una volta che Rukban è il territorio illegalmente occupato dagli Stati Uniti ed è per questo che l’intera responsabilità per le condizioni della vita dei cittadini siriani è attribuibile esclusivamente dagli Stati Uniti”, ha sottolineato Mizintsev.

Nel frattempo, il portavoce del ministero degli Esteri russo Igor Tsarikov ha detto che il ministero era preoccupato per la discutibile attività degli Stati Uniti e dei suoi alleati in Siria.

“Cresce la preoccupazione legata alla dubbia attività degli Stati Uniti e dei loro alleati in Siria. L’occupazione illegale della zona di 55 km attorno alla base di al-Tanf continua ad essere la principale fonte di destabilizzazione in quella parte della Siria “, ha affermato.
Nella base costituita dagli USA ad AL Tanf, le forze miltiari statunitensi stanno addestrando ed armando i miliziani per azioni di terrorismo contro le forze dell’Esercito siriano

Secondo Tsarikov, l’operazione umanitaria svoltasi all’inizio di novembre è stata un fallimento dal punto di vista organizzativo. I rappresentanti delle Nazioni Unite e della Mezzaluna rossa siriana non sono stati fatti entrare nella zona occupata degli Stati Uniti, ha riferito l’alto ufficiale russo.

Fonte: Al Masdar News

Traduzione: Luciano Lago
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Dopo la Primavera arriva l’Autunno

Dall’inizio della crisi siriana, l’apparato mediatico occidentale si è mobilitato per imporre il mito della rivolta popolare, ovvero di far credere che il conflitto siriano fosse una guerra civile interna, una insurrezione “spontanea” o una sorta “primavera araba” per richiedere la “democrazia”. Tali falsificazioni adottate di frequente dai media occidentali hanno rappresentato, sotto molti aspetti, un cospicuo successo per le grandi potenze che hanno condotto una serie di operazioni di cambio-regime (tutte con pretesti fasulli ) nella regione mediorientale e del nord Africa negli ultimi quindici anni’, dall’Iraq alla Libia, alla Siria. In passato era stata fatta una operazione analoga con la ex Yugoslavia.

In Siria questa falsificazione (le così dette “primavere arabe”) non ha però funzionato come era nei piani dell’elite di Washington e di Tel Aviv. La guerra per procura contro la Siria è emersa come fatto evidente anche ai più sprovveduti telespettatori e sono eseguite ammissioni pronunciate a mezza bocca e fatte trapelare di fronte all’evidenza dei fatti.

Il progetto strategico statunitense perseguiva l’obiettivo di rovesciare il governo di Damasco e smembrare la Siria in diversi Stati su base confessionale ed etnica. Si trattava di un progetto che rientrava nel contesto del vecchio piano di “balcanizzazione del Medio Oriente” che risale agli anni ’90 e che si iniziò ad attuare con l’invasione dell’Iraq del 2003. Un progetto che peraltro è stato apertamente rivendicato dagli esponenti dell’Amministrazione Obama e di cui si trova traccia nei documenti ufficiali del Pentagono e della DIA (Defence Intelligence Agency). Vedi : Il piano degli USA per balcanizzare la Siria

L’operazione in Siria era diretta a spezzare i legami di Damasco con Teheran, favorire la realizzazione del gasdotto con il Qatar, spezzando l’unità dell’Asse della Resistenza e favorendo il nuovo assetto regionale teorizzato dagli strateghi di Israele e degli USA, progetto che prevedeva lo smembramento della Siria e dell’Iraq facedo leva sulle divisioni settarie ed etniche della regione.
Per raggiungere questo obiettivo Washington ed i suoi alleati non hanno esitato ad adottare la mistificazione delle armi chimiche utilizzate dal regime di Bashar al-Assad, una accusa ripetuta a più riprese e sempre smentita da invesitgatori indipendenti come l’investigatrice dell’ONU Carla Del Ponte la quale affermò di essere in possesso di testimonianze di vittime secondo cui i ribelli avevano utilizzato gas sarin ( BBC 2013 ). Poi, sempre in maggio, si diffuse la notizia che le forze di sicurezza turche avevano scoperto una tanica di sarin da 2 chilogrammi in una perquisizione nelle abitazioni alcuni combattenti di Jabhat al-Nusra ( RT 2013 ). In luglio la Russia annunciò di avere le prove del fatto che i ribelli producevano da soli il proprio gas sarin ( Al Jazeera 2013 )’’.

Mentre i media occidentali ripetevano per lo più le accuse di Washington, i resoconti indipendenti continuavano a smentire tale versione. I giornalisti Dale Gavlak e Yahya Ababneh pubblicarono interviste condotte direttamente con medici, abitanti della Ghoutha, combattenti ribelli e loro famigliari nella zona della Ghoutha Orientale. Molti ritenevano che gli islamisti avessero ricevuto armi chimiche tramite il campo dell’intelligence saudita, il principe Bandar bin Sultan, e che fossero gli autori dell’attacco con i gas ( Gavlak e Ababneh 2013 ).

Il veterano giornalista nordamericano Seymour Hersh intervistò agenti dell’intelligence USA, giungendo alla conclusione che le accuse di Washington riguardo agli eventi erano state inventate. Al-Nusra sarebbe dovuta essere tra i sospettati, affermò, ma l’amministrazione ( USA ) ha selezionato una per una le informazioni dell’intelligence in modo da giustificare un attacco contro Assad ( Hersh 2013 )’’. E via con altre smentite ed altre false accuse sempre ossessivamente ripetute dai giornalisti della CNN e dalle ONG pilotate dalla CIA, come Avaaz, Human Right Watch e Amnesty International, tutti autentici “cani da guardia” dell’Imperialismo USA. Vedi: “US Lied About Syrian Chemical Attack Then Bombed Them Anyway”.

La “strategia del caos” attuata da Washington e da Tel Aviv, con il supporto dell’Arabia Saudita e delle monarchie del Golfo, mirava alla creazione di uno ‘’Stato fallimentare’’, debole e frammentato (vedi la Libia post Gheddafi). l’Asse della Resistenza (Siria-Iran-Hezbollah) ha mandato all’aria questo progetto configurando un conflitto asimmetrico fra una guerra popolare e degli eserciti artificiali composti da mercenari di variegate nazionalità, molti dei quali non arabi. Superfluo dire che la posta in gioco nel conflitto siriano era altissima: sovranità nazionale della Siria o dominio neocoloniale degli USA-Israele sulla regione.

A questo conflitto sostenuto dall’Asse della Resistenza, supportato dall’intervento russo, si è unito anche l’Iraq, consapevole della posta in gioco e compartecipe nell’interesse di opporsi ai disegni di secessione e frammentazione che riguardano anche il Governo di Baghdad.

Arrivati a questo punto il fronte dei mercenari USA-Arabia Saudita ha ceduto e non è stato più in grado di riprendere l’iniziativa di fronte alla offensiva dell’Esercito siriano, di Hezbollah e delle milizie sciite irachene che hanno preso il controllo anche della frontiera Siria-Iraq-Giordania, mandando all’aria anche il piano B di Washington che intendeva utilizzare i curdi come esercito di terra da contrapporre all’Asse della Resistenza per indebolite le forze di Damasco e di Hezbollah.

Quest’ultima mossa azzardata di Washington di fare leva sulle legittime aspirazioni curde per utilizzare l’indipendentismo curdo come una ariete contro i governi di Siria-Iran-Iraq è clamorosamente fallita sia per il deciso intervento iracheno nel Kurdistan sia per la discesa in campo della Turchia che si è frapposta al progetto di una entità curda alle sue frontiere.

estratto da https://www.controinformazione.info/lasse-della-resistenza-manda-in-frantumi-la-strategia-del-caos-di-washington-e-mette-in-crisi-lordine-globale-usa/

Pronte le TV

Tutto pronto per l’inizio delle registrazioni video destinate ad un attacco di “False Flag” da mostrare alle Tv internazionali per il presunto utilizzo di armi chimiche da parte delle forze siriane di Assad, come affermano fonti civili.  Sono arrivate ad Idlib , nord della Siria,   varie  equipe delle Tv occidentali e di altri paesi per non mancare all’avvenimento. Secondo il Centro russo per la riconciliazione in Siria, sono già iniziate adesso le prime riprese e le sceneggiature nella località di Yisr al-Shugur , con protagonisti gli elementi dei “Caschi Bianchi” ,un gruppo finanziato dai servizi di intelligence britannici, che si incarica di recitare circa il salvataggio dei civili e dei bambini, molti dei quali rapiti in precedenza dalle famiglie, per utilizzarli come cavie. Il testo del comunicato segnala che, dalle prime ore del mattino, sono arrivati gli incaricati delle Tv fra cui la filiale di un importante network USA. L’organismo russo ha indicato che tutti i video girati, una volta concluse le riprese, dovranno essere consegnati alle redazioni dei vari canali Tv perchè siano tramessi sui social media e dai canali televisivi.

Prove di sceneggiatura a Idlib

La provocazione servirà a convincere l’opinione pubblica che le truppe di Damasco avrebbero utilizzato il gas negli attacchi contro Idlib e questo fornirebbe il pretesto al Pentagono per ordinare l’attacco missilistico contro le basi siriane. Tuttavia questa volta sembra che le forze russe e siriane siano pronte a reagire e che la sceneggiata tipo Holliwood non sarà sufficiente a convincere sulla responsabilità della Siria nell’utilizzo di armi chimiche, visto che da giorni i servizi russi hanno già individuato gli autori, il luogo dove si svolgerà, il matriale utilizzato e il momento in cui sarà realizzata. Il tutto occultato dai media occidentali che si riservano di dare la notizia come “sensazionale” e fornire le “prove” attraverso i filmati sui “cashi bianchi” che salvano le persone  dall’attacco chimico. Fonti: Sputnik Mundo Traduzione e sintesi L.Lago

False-flag

D’altra parte  John Bolton ha  annunciato pubblicamente in anticipo,  il 23 agosto,  che gli Usa reagiranno “con molta forza” se Assad “userà di nuovo le armi chimiche”.  Minaccia a cui si sono unite Londra e Parigi.  Un annuncio che i  russi interpretano come il segnale di via libera alle forze terroriste in  campo di mettere in scena l’attacco al cloro.  La ripetizione dei pretesti di mesi ed  anni fa  (il primo “false flag  al cloro” risale al 2013 e doveva servire per l’invasione diretta degli occidentali in Siria). Ormai Mosca denuncia apertamente il prossimo false flag  americano.

Ciò non ferma le forze Usa, che hanno piazzato davanti alla Siria l’incrociatore Sullivan “con 56 missili guidati  e  un  bombardiere strategico B-1B con 24 missili guidati di stanza nella base aerea di Al Udeid in Qatar”.

Washington ha installato inoltre diversi radar nelle basi aeree delle città di Ramilan e Kobanê-Ayn al Arab, situate rispettivamente nella provincia di Hasaka e Aleppo  – segnala dal canto suo la agenzia irachena BAsNews, per formare una zona no-fly permanente nel terreno controllato dalle forze democratiche siriane (essenzialmente, i  curdi).

La Russia ha dovuto rafforzare le  sue  difese.  Con un’escalation che avvicina ancora una volta a d un conflitto  più vasto e   incontrollato , nel silenzio dei media europei.

I motivi di questa volontario  reinfiammare della Siria straziata, mentre ormai il conflitto volge al termine e un milione e mezzo di profughi siriani stanno  tornando alle loro case, ha diversi motivi.  Ma anzitutto:

Netanyahu si vendica di Putin mobilitando il Deep State

La rabbia di Netanyahu, che   non ha ottenuto quel che sperava da Mosca nei suoi  tanti incontro con “l’amico” Putin, un appoggio o neutralità contro la presenza di forze iraniane in Siria, la tacita adesione di Mosca ad una semi-annessione di fatto del meridione siriano,   che Bibi voleva unire al Golan già occupato e dove manteneva i “suoi” terroristi  islamici prediletti.

Invece, mettendo fine ad un periodo di voluta ambiguità  (c’è un potente lobby ebraica anche in Russia, probabilmente sono stati valutati i molti contro di un appoggio all’Iran),  Mosca ha dichiarato che saranno  piazzati otto avamposti militarizzati praticamente lungo la frontiera Siria-Israele; spingendo con energia le Nazioni Unite –  che non ne avevano alcuna voglia – a  prendere la responsabilità di questi avamposti e  della sicurezza  di quella comoda terra di nessuno dove Israele armava, riforniva, curava i suoi terroristi.  In pratica, una internazionalizzazione del problema,  avrà fatto urlare di rabbia Bibi che credeva di essersi messo in tasca Putin, e poi mobilitare   il Deep State americano  –  dimostrando ai russi di arene il pieno controllo –  per una ripresa bellica; persino  la riedizione del falso pretesto  senza alcuna variazione è un  messaggio di onnipotenza: possiamo far  bere ai media e ai politici occidentali quel che vogliamo. Le otto bombole di gas cloro  segnalate da Mosca, quanti sono gli avamposti, vanno considerate la firma.

https://www.maurizioblondet.it/siria-di-nuovo-guerra-causa-la-rabbia-di-bibi/

Si replica

Caduto il pretesto della lotta all’ISIS, ormai sconfitto dalle forze siriane e dall’intervento russo, rimane per Washington la necessità di non lasciare il campo libero alla Russia ed all’Iran in Siria che, in appoggio all’esercito siriano, stanno annientando le ultime sacche dei terroristi islamici nel Goutha est, che si sono arroccati prendendo in ostaggio la popolazione civile e sono apertamente appoggiati ed armati da USA, Gran Bretagna ed Arabia Saudita. Il maggiore responsabile della carneficina e delle distruzioni in Siria, gli Stati Uniti, oggi hanno la faccia di bronzo di invocare, a pretesto di un loro prossimo intervento, la necessità di “fermare le uccisioni in Siria ed i bombardamenti sui civili” come dichiarato dalla ineffabile rappresentante USA all’ONU, Nikki Haley. La Nikki Haley ha avvertito che gli Stati Uniti prenderanno provvedimenti in Siria da soli se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non riuscirà a farlo. La diplomatica USA ha citato l’attacco dell’anno scorso a una base aerea siriana come esempio di una possibile azione degli Stati Uniti. “Non è la strada che preferiamo, ma è una strada che abbiamo dimostrato che prenderemo e che siamo pronti a riprendere”, ha detto Haley al Consiglio di sicurezza dell’ONU lunedì. “Quando la comunità internazionale non riesce costantemente a intervenire, ci sono momenti in cui gli stati sono costretti a prendere le loro azioni”.

Naturalmente gli USA di arrogano il diritto di intervenitre dove e quando vogliono incaricando i loro mercenari di prefabbricare la “provocazione” di un attacco con gas, una” false flag” per gettare la responsabilità dell’utilizzo di armi chimiche sul regime di Damasco che Washington da anni cerca di rovesciare senza riuscirci. Neanche per caso, proprio nella giornata di ieri le forze siriane hanno trovato nella zona di Afrin, una località dove le forze siriane hanno ripreso il controllo, una officina per la preparazione di armi chimiche. Questo ritrovamento è avvenuto mentre l’Esercito siriano rastrellava la città di Afrin dopo la ritirata dei miliziani. Vedi: Syrian Army find chemical weapons… Guarda la coincidenza: gli USA cercano un pretesto per un intervento militare e si scopre una officina di preparazione di armi chimiche in possesso dei terroristi. Tuttavia la maschera degli “interventi umanitari” fatti dagli USA, nei paesi da assoggettare al loro dominio, è talmente consolidata come argomento di propaganda di guerra che Washington non potrebbe togliersela dalla faccia neanche volendo. Quando si tratta di aggredire un paese e riportarlo sotto il proprio controllo militare ed economico, i pretesti degli interventi sono sempre gli stessi: “intervento umanitario” o rimuovere le armi di “distruzione di massa”.

https://www.controinformazione.info/gli-stati-uniti-minacciano-lintervento-diretto-in-siria-con-il-pretesto-di-salvare-i-civili-del-goutha/

La verità sulle “stragi di Goutha”

di Maurizio Blondet – 22/02/2018

La verità sulle "stragi di Goutha"

Fonte: Maurizio Blondet

“Strage di civili a Goutha: 300 vittime, tantissimi bambini” (Huffington Post).  “il massacro di Goutha” (il Post). “ 200 persone, tra cui 57 bambini e adolescenti, sono state uccise nei bombardamenti governativi in corso da domenica sulla Goutha orientale, alle porte di Damasco”.  Ovviamente ricompare la Goracci la quale da Istanbul, dove non  vede niente, strilla: “Ghouta, “bagno di sangue” nell’ultimo forte dei ribelli anti-Assad Ghouta”.  Anche lei da conto di “almeno 200  morti di cui 60 bambini”.  “Goutha, un’altra Srebrenica” (The Guardian), “250 uccisi a  Goutha” (BBC).

Si ricalcano tutti,  i gridi d’orrore e di sdegno. Perché le loro fonti sono le stesse: L’Osservatorio siriano per i Diritti Umani che ha sede a Londra, e gli Elmetti Bianchi, la nota  formazione umanitaria di jihadisti fondata da “James Le Mesurierex ufficiale dell’esercito inglese, consulente del ministero degli Esteri e del Commonwealth. Ha iniziato a lavorare in Siria nel 2011, proprio in occasione delle Primavere Arabe” (Gli occhi della guerra).

Propaganda decisa a Washington l’11 gennaio

Tutte queste lacrime mediatiche sono state pianificate in un incontro riservato avvenuto a Washington  fra diplomatici dell’autodefinito “Piccolo gruppo americano sulla Siria” (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Arabia Saudita e Giordania),  e di cui il  giornalista Richard Labeviére ha ottenuto una minuta della  riunione. Ve ne ho parlato anch’io  il 20 febbraio nell’articolo “Aria nuova in Siria – salvo che per gli occidentali”.

In quella riunione si è deciso (come ho riportato) di “mantenere la pressione sulla Russia, anche se  non può  si può  convincere Mosca ad abbandonare  il regime come speravamo”. A questo proposito,    “dobbiamo continuare – ciò che stiamo già facendo –   a  denunciare l’orribile situazione umanitaria e la complicità russa nella campagna di bombardamento di obiettivi civili”.

La RAI-TV esegue, come sapete”, avevo scritto. Facile previsione.

Sono i jihadisti  di Goutha che ammazzano i civilia  Damasco

Bisognerà ricordare che Goutha Est  è un vasto quartiere di Damasco,  occupato dai terroristi sunniti jihadisti che non solo tengono in ostaggio  la popolazione civile che non è riuscita a scappare (in tempo di pace ci abitavano in  400 mila), ma che da anni sparano  tiri di artiglieria contro la parte civile e pacifica di Damasco, uccidendo ogni volta una dozzina di passanti – fra cui molto bambini che la Goracci non vede, perché non le arrivano i servizi video degli Elmetti Bianchi.

Un casco bianco  salva il bambino di prammatica a Goutha Est   nei bombardamenti il 19 febbraio
(ABDULMONAM EASSA/AFP/Getty Images)

Il 4 febbraio, per esempio, i mortai dei terroristi di Goutha hanno ucciso 4 persone e ferite almeno 9 tirando su una folla che si era raccolta “per la distribuzione di aiuto umanitario da parte di un’organizzazione religiosa russa”. E’ stata danneggiata anche la chiesa.

https://www.telesurtv.net/english/news/Terrorist-Attacks-Against-Damascus-Syria-Cause-Four-Deaths-20180205-0019.html

Controinformazione

Allora chi ha creato il mito della compagnia mercenaria russa ChVK Wagner? La storia della Wagner viene dapprima promossa da tale Ruslan Leviev, (a capo del Conflict Intelligence Team, un sito di propaganda filo-ucraino che si camuffa da ‘sito di analisi militare’), e quindi rilanciata oltre che dai siti di propaganda neonazisti ucraini (come censor.net), da fonti come Radio Liberty, la radio creata dalla CIA per dare voce ai gruppi di fascisti e nazisti fuggiti negli USA e arruolati da Langley e Pentagono per la guerra fredda contro il blocco sovietico. La fonte russa che propaga l’esistenza della ChVK Wagner è il sito Fontanka.ru, universalmente ignorato in Russia data la totale inaffidabilità. In sostanza, non c’è alcuna prova dell’esistenza di tale compagnia mercenaria russa. Infatti, tutte le aziende in Russia sono registrate sui siti Brank.com ed Ergul.nalog.ru, dove tale compagnia non compare. L’unico documento ufficiale che menziona la “PMC Wagner” è non a caso del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti; tale designazione suscitava però ilarità nell’infosfera russa, dato che gli Stati Uniti avevano sanzionato un ente che non esiste.
Il mito della compagnia mercenaria Wagner nasce nell’agosto 2014, quando l’SBU, ovvero i servizi segreti ucraini, dovettero trovare una giustificazione per l’abbattimento presso Khrjashevatoe, vicino Luqansk, nel Donbas, di un aereo da trasporto militare ucraino con a bordo decine di paracadutisti inviati da Kiev per occupare l’aeroporto di Lugansk. Secondo l’SBU, furono i mercenari della Wagner che abbatterono l’aereo ucraino, non potendo dire che fu abbattuto da semplici operai del Donbas perché l’operazione d’assalto ucraina fu pianificata in modo sgangherato dai nuovi vertici ‘rivoluzionari’ fascisti e atlantisti ucraini che, appena preso il potere, epurarono i vertici delle forze armate ucraine, sostituendo personale competente con pagliacci neonazisti, psicotici settari e altri sgherri della CIA. Da allora l’SBU ucraina snocciolò cifre totalmente fantastiche su presunte perdite tra il personale del gruppo Wagner, che a quanto pare non sarebbe formato da veterani militari, ma da guerrieri della domenica con propensione al suicidio.Riferimento: Wagner Group

https://aurorasito.wordpress.com/2018/02/17/la-siria-e-i-mercenari-fantasma-russi/

Dentro la guerra, trattando la pace

Il 7 febbraio, aerei USA hanno bombardato e massacrato più di cento tra soldati e forze governative di Bashar al Assad  mentre queste stavano combattendo contro un gruppo ribelle arabo-curdo che detiene alcuni pozzi petroliferi a Deir Ezzor.   La   motivazione che Washington ha dato per questo che la Siria chiama “un crimine di guerra e contro l’umanità è stata, dapprima, “siamo intervenuti a protezione di forze  che con noi combattono l’ISIS”, sottoposte a ”un attacco ingiustificato”.

Più tardi, la scusa è cambiata. Siamo intervenuti per proteggere da “un attacco non provocato  le Forze Democratiche Siriane”  (SDF) in “autodifesa”, perché con loro ci sono “membri in servizio della coalizione che sono lì per consigliare, assistere ed accompagnare” – dunque a difesa delle loro truppe (e britanniche, e forse francesi) che stanno guidando  le   SDF non nella fantomatica guerra all’ISIS,  ma per mantenere agli Stati Uniti e ai suoi jihadisti una zona di territorio sovrano siriano, ricca di petrolio dunque  autosufficiente economicamente.  Gli americani hanno  affermato  che sono lì coi terroristi perché  si tratta di “una zona di 8 chilometri lungo la linea di de-conflitto concordata dell’Eufrate”.   La Siria dice che non c’è stato alcun “concordato”  del genere fra i belligeranti,  cosa che sembra confermata perché gli Stati Uniti non hanno partecipato a negoziati: si sono piazzati lì, semplicemente, coi loro corpi speciali.  I comandi Usa hanno asserito che “la coalizione a guida USA  aveva avvertito i comandanti russi della presenza di forze SDF molto in anticipo rispetto all’attacco che abbiamo respinto”.

Palesemente,  il massacro dei soldati siriani è la risposta americana alla Conferenza di Soci, il grande successo diplomatico di Mosca, che  è riuscita a riunire 1500 delegati di quasi tutte le componenti etniche o politiche della Siria, nemiche ed  amiche, le quali hanno firmato  un documento comune sul futuro pluralista della Siria, che (fra l’altro)  non  impone né prevede la detronizzazione previa del presidente Assad. La base di un  programma di pacificazione nazionale che Usa, Francia, Inghilterra, ed ovviamente Mogherini (Merkel), hanno fatto di tutto per svalutare il Congresso di Soci,   anzitutto non partecipandoci e dandolo per non avvenuto;pochi giorni prima, Macron aveva organizzato a Parigi una conferenza contro il presidente Bashar-al-Assad”,  allo scopo “ di metterlo sotto accusa e impedirgli di candidarsi alle elezioni, basandosi sui rapporti  [falsi, ndr.]   della Missione ONU sull’impiego di armi chimiche”.

https://www.maurizioblondet.it/la-risposta-usa-soci-strage-soldati-siriani-escalation/


Riassunto delle puntate precedenti

https://terzapaginainfo.wordpress.com/2017/04/15/verso-la-guerra/