Risorge l’imperialismo Polacco

L’imperialismo polacco  esiste eccome  –  è ricorrente nella storia. AI tempi di Jan Sobieski (1674-1695), re e “uomo forte”  dell’epoca,  la Polonia era molto più vasta di oggi,   comprendendo appunto Lituania, Bielorussia e Ucraina, e il Sobieski si esaurì in battaglie per difendere quei titanici confini.  Kaczyński,  ha scritto Sandro Mela, “è totalmente imbevuto del retaggio religioso, storico, culturale e sociale della Polonia e dell’occidente Cristiano. Kaczyński prosegue la strada segnata dai Re di Polonia”.  Sicuramente     si sente vicino  Pilsudski , e ne conosce a fondo   il colpo di Stato con cui prese il potere nel 1926  come “risanatore della democrazia” disordinata,   e la nuova Costituzione che varò Pilsudski nel 1935, chiamandola “democrazia articolata”, e che   aboliva (non senza ragione) il sistema parlamentare.   Come lui  ha grandi qualità, è indifferente al denaro, è schivo e  segreto, nascosto alle folle, imbevuto completamente del patriottismo polacco.  “Ha per obbiettivo principale la difesa della Polonia e delle ‘particolarità specifiche’ della Polonia contro ‘i nemici interni ed esterni’,; e in più, è convinto che siano stati i russi ad ammazzargli il gemello a Smolensk,   ha  detto di lui il giornalista austriaco Eric Frey,   profetizzando:  “sarà un problema maggiore per la UE”.

 

https://fr.sputniknews.com/international/201512261020584206-la-pologne-sera-le-probleme-numero-un-pour-europe/

 

Oggi, la UE   in  disgregazione ha  aperto una ridicola “procedura” contro la riforma   della Corte costituzionale  polacca, accusando Varsavia di minare lo stato di diritto (abbondantemente scavalcato dalla stessa UE, vedi trattamento inflitto alla Grecia e la violazione continua della Germania che mantiene un surplus che i Trattati non concedono) ;  Kaczynski ha avuto buon gioco a deriderla, ma è ovvio che la riforma   somiglia alquanto al  “risanamento” della democrazia  che volle Pilsudski.   Non c’è dubbio che la Polonia ha il suo nuovo e ricorrente  “uomo forte”, prontissimo d abbandonare la UE per l’ombrello militare Usa.   E ciò, mentre    nel fianco Sud  l’altro “uomo forte”  Erdogan   ha lacerato l’alleanza.

Che dire? E’ la storia,  è la politica vera – con la sua carica di violenza, che da “ultima ratio” emerge a diventare prima ratio.  – che si riprende lo spazio occupato per mezzo secolo dalle “convenzioni europee”, e ciò non può che rallegrare se ci libererà dalle Mogherini e  dalle Merkel, dalle sacerdotesse del politicamente corretto e dal tormentone donnesco  “Ci vuole più Europa”.     Con la coscienza, però, che entriamo in tempi  mobili e  pericolosi.

estratto da http://www.maurizioblondet.it/ue-un-altro-problema-risorge-limperialismo-polacco/

 

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Il passato raccontato ai giovani

Il passato raccontato ai giovani

Ai giovani che eventualmente mi leggessero, faccio notare che chi controlla il presente, oggi, usa i mezzi di informazione appunto per controllare il passato, cioè per riscriverlo, e questo gli serve a controllare il futuro. In che modo? Semplice: cercando in tutti i modi di darvi l’idea che quando l’Italia aveva un minimo di autonomia monetaria, e quindi fiscale, le condizioni di vita dei suoi abitanti fossero disastrose (disoccupazione a due cifre, impoverimento generalizzato delle classi meno abbienti, ecc.).
Quello che vogliono suggerirvi, in questo modo, è che in fondo vi convenga, cari giovani, rassegnarvi a un futuro nel quale l’Italia sia ancora meno arbitra del proprio destino – che poi, se siete giovani, in effetti sarebbe il vostro. Insomma, vogliono inculcarvi subliminalmente l’idea che il popolo italiano debba cedere definitivamente la propria sovranità, l’idea che l’euro abbia sì dei problemi (solo un cialtrone potrebbe negarli oggi), ma che in fondo quando ne eravamo privi si stesse peggio.
Alberto Bagnai

Dai partiti ai detriti

Dai partiti ai detriti

Nella periodizzazione di Anderlini la svolta epocale arriva più tardi. Essa si annuncia a partire dagli anni Ottanta, quando comincia a manifestarsi quello “sradicamento” della politica dalla terra e dal territorio che conduce fino all’esito degli anni Duemila: la “Repubblica dei detriti”, secondo l’efficace formula coniata dall’autore. A monte di tutto ciò stanno gli effetti indotti dalla globalizzazione sugli Stati nazionali, qui intesi come concentrato di autorità, territorio e diritti di cittadinanza e come naturale palcoscenico dei partiti di massa, i quali proprio all’interno della cornice nazionale avevano faticosamente conquistato, attraverso la ricerca del consenso, un ben preciso insediamento geografico e sociale.

Fausto Anderlini, Il voto, la terra, i detriti. Fratture sociali ed elettorali. Dall’alba del 2 giugno 1946 al tramonto del 25 febbraio 2013, Bologna, Editrice Socialmente, 2013

Nascita di un impeuro

Nascita di un impeuro

Nel testo che vi propongo oggi, scritto con brillantezza ed efficacia da Francesco Mazzuoli che mi ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo sul blog, prevale sicuramente il secondo aspetto della narrazione della Storia: quello romanzato, passionale, emotivamente coinvolto. Eppure ad una lettura più attenta del testo noterete che non manca nulla della rispondenza ai fatti, ai dati e agli eventi di cui abbiamo tanto discusso in questi mesi. Il racconto, che oltre a ripercorrere i più importanti fatti degli ultimi trenta anni tenta di prevedere un possibile epilogo dell’attuale vicenda italiana.