Fate con comodo

Padoan ci ha già impegnati in UE

Soprattuto, Gentiloni ha mandato Padoan a Bruxelles a presentare la bozza di DEF, ossia il bilancio di programmazione, che dovrebbe fare il futuro governo. Impegnando già il popolo italiano, che li ha bocciati, alle ricette di  austerità e tagli per la riduzione del debito pubblico che è la  causa della  gravissima depressione economica da cui non riusciamo a sollevarci. Insomma  ha fatto – come sempre – quel che gli chiedeva “l’Europa”. Presentare il DEF entro il 10 aprile. E’ chiaro che senza governo, la bozza  di Padoan sarà accettata dall’Europa come impegno valido per il nuovo governo futuro. Per questo Moscovici, Draghi, Merkel e gli  altri marpioni non   sono preoccupati: prendetevi tutto il tempo che volete, ci dicono.

Insomma Gentiloni continua la politica che lo stesso Matteo Renzi ha confessato in un tweet – badate – del 2016, 27 giugno: “Nostre battaglie in UE non erano  per l’interesse  dell’Italia, ma perché ritenevamo che fossero interesse dell’Europa”.

Lo ammise già nel 2016.

https://www.maurizioblondet.it/guardate-governa-sempre-gentiloni/

La nobiltà europea

Martin Selmayr è il capo di gabinetto della Commissione europea di Juncker e il burocrate più potente di Bruxelles. Secondo molti addirittura il “presidente ombra”. Dalla crisi del debito greco alla strategia per il negoziato Brexit tutti i dossier più importanti dell’Ue negli ultimi quattro anni sono passati nelle sue mani. I 27 commissari devono coordinarsi con lui prima di intraprendere qualsiasi iniziativa. Un potere assoluto che Selmayr giura di gestire seguendo solo le indicazioni di Juncker. Anche se alle volte sembra il contrario. Questo 47enne avvocato tedesco con molti soprannomi e pochi amici a Bruxelles, in meno di dieci anni è passato da semplice portavoce a segretario generale della Commissione, il ruolo amministrativo più importante dell’Unione europea che ricoprirà dal 1 marzo. E mentre decide ogni giorno i nostri destini divora pacchetti interi di Haribo, le caramelle gommose inventate nella sua città natale Bonn.

Alcuni colleghi lo chiamano il “mostro” di Berlaymont per come gestisce in modo autoritario e dispotico i lavori nel palazzo della Commissione a Bruxelles. Altri ancora invece l’hanno definito il “Rasputin di Juncker” o il “Frank Underwood della politica europea” per il cinismo unito alla spregiudicatezza politica. Come il protagonista di House of Cards interpretato da Kevin Spacey, Selmayr negli ultimi giorni ha organizzato in modo machiavellico il “delitto perfetto”. Ha approfittato della polemica sull’assegnazione non chiara ad Amsterdam dell’agenzia del farmaco ai danni di Milano per costringere alla pensione anticipata l’olandese Alexander Italianer che aveva secretato alcuni documenti presentati dai suoi connazionali.

Selmayr ha colto tutti di sorpresa, forse anche per ripararsi dalle conseguenze politiche della nuova Grande coalizione tra la Cdu e Spd che guiderà la Germania nei prossimi quattro anni. Molto vicino ad Angela Merkel, Selmayr non gode delle simpatie dei socialdemocratici, né di quelle dell’ala più conservatrice della CDU che lo considera troppo europeista. Il capo di gabinetto è un ruolo politico, varia a seconda di chi diventa presidente della Commissione. Invece il segretario generale è un ruolo amministrativo e può terminare solo in tre modi: pensione, dimissioni o una nuova nomina fatta dagli stessi commissione. In pratica, una nomina a vita.

leggi tutto su https://www.maurizioblondet.it/leuro-dittatore-vita/

Anche i ricchi piangono

In ballo ci sono i miliardi. I 400 miliardi del Meccanismo Europeo di Stabilità  (MES), di cui noi siamo il terzo contribuente, e che è già servito a  salvare le banche tedesche e francesi con la finzione di “aiutare la Grecia”.  Gentiloni, se non ha parlato dell’Eni minacciata dalle navi turche, ne parlerebbe al “prossimo vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE, il 22 e il 23 marzo 2018”? Ma questo vertice è dedicato appunto al MES: che  gli altri capi di Stato e di Governo vogliono “freneticamente”  far diventare la  fonte di finanziamento alternativa  dei loro bilanci nazionali, quando la BCE ridurrà la sua generosa  di titoli di Stato.

Come ha spiegato il giornalista Ronald Barazon,  direttore di Der  Volkswirt,  “nella cerchia dei capi di stato e di governo, come dei ministri delle finanze, c’è una crescente intenzione di riorganizzare il MES senza il coinvolgimento della Commissione europea. La Commissione complicherebbe tutto e ostacolerebbe un approccio efficace, dicono. Pertanto, il MES dovrebbe funzionare sulla base di un accordo degli Stati e non sulla base del diritto dell’UE.  Ciò sarebbe giuridicamente semplice, mentre una costruzione all’interno del quadro dell’UE richiederebbe una revisione dei trattati, decisioni dei parlamenti nazionali, probabilmente anche referendum”. Quindi ci teniamo trattati da revisionare che non possono essere revisionati, perché ciò implicherebbe interessarne i parlamenti nazionali, o ancor pggio, i popoli: i quali si sa come si pronunciano nei referendum sulla UE.

Ma insomma la riunione del 22 marzo sarà la fiera del braccio di fermo e dell’arraffa-arraffa, stati uno contro l’altro, i forti contro i deboli. Chi vincerà? Basta dire che il capo del MES si chiama  Klaus Regling, ed è colui che “quando Germania e Francia hanno superato i limiti di disavanzo concordati nel 2002 e nel 2003, ha avviato un procedimento per la Commissione europea contro i due paesi”, che ha poi lasciato cadere.

“I capi di Stato e di governo – ci informa Barazoin  – stanno ora reagendo come molti cittadini: sono arrabbiati per  le complicazioni della Commissione europea e cercano modi per sfuggire alla responsabilità della Commissione.   I governi temono che la Commissione e il Parlamento esigano una disciplina di bilancio e che un MES sia più rilassato in bocca agli Stati. Si vuole sfuggire alla verga della commissione”. Ma anche è da notare  che “sorprendentemente vaghe e scarse sono  le dichiarazioni sulla UE del governo tedesco di Angela Merkel e Martin Schulz. A differenza del passato, la Germania non è attualmente il pioniere di una comunità forte e finanziariamente stabile”.   E “mentre le casse vuote uniscono i governi nella ricerca di nuove fonti di denaro, si è incidentalmente desiderosi di smantellare l’UE nella sua forma attuale e convertirla in una confederazione allentata”.

https://www.maurizioblondet.it/le-cannoniere-turche-minacciano-saipem-la-ue-non-ce-piu/

L’UE non sopravviverà alla Merkel

Ed è qui che andiamo sull’Europa. Una volta che la Merkel se ne sarà andata, inizierà lo smantellamento dell’attuale versione del progetto europeo. Macron è l’elite del Piano-B, un naif facilmente influenzato che promuoverà qualsiasi sciocchezza pazzoide vogliano. Questo significa:
– Un esercito dell’UE per soggiogare gli Stati separatisti.
– Nuove regole bancarie che assicurino che i depositanti vengano spazzati via dalla prossima crisi finanziaria .
– Più pressione legale e politica sugli Stati dell’Europa orientale come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca che respingono con tutto il cuore il Merkelismo.
– Turbolenze politiche in Italia e Spagna che vedranno l’apertura a una maggiore autonomia dato che il messaggio di Bruxelles sarà meno volto al salvataggio delle banche tedesche dal contagio.
La Merkel stava tenendo tutto questo insieme, ma i risultati delle elezioni rendono impossibile continuare. La sua eredità sarà un’Europa divisa lungo vecchie linee tribali, esattamente l’obiettivo opposto dell’UE. Soros e il resto delle élite del mondo unificato cercheranno di usare il caos per forgiare una nuova identità europea, un’Europa più forte. Ma non contateci.

[N.d.R Sulle ipotesi seguenti già adesso ci sono molti dubbi]

Theresa May regge meglio del previsto ai colloqui sulla Brexit. L’amministrazione Trump riesce a cavarsela internamente e ciò significa porre fine a John McCain come presidente via Senato. Una volta che Trump avrà una vera maggioranza e l’opposizione nel GOP debitamente neutralizzata, sosterrà la resistenza contro i resti del Merkelismo. Perciò va osservato attentamente l’assalto ai pilastri del Merkelismo. L’uscita della “Lista di Soros”, i parlamentari sotto suo controllo, è significativa. Lo è anche l’abbandono dei Clinton da parte dei democratici di ogni forma e dimensione. La perdita di fiducia diplomatica e, cosa più importante, del rispetto degli Stati Uniti da parte degli alleati su ciò che riguarda la Siria, come avevo già sottolineato, vi giocherà pure. E una volta che il nuovo voto confermerà la tendenza contro il Merkelismo in Germania, avremo chiarezza su come sarà la prossima fase di questa storia.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/11/21/la-fine-della-merkel-e-vicina/

I cretini siamo noi

Ma quante opere di bene dai cinque ex presidenti!

di Massimo Fini – 28/10/2017

Ma quante opere di bene dai cinque ex presidenti!

Fonte: Massimo Fini

I cinque presidenti americani che hanno preceduto Trump si sono riuniti per raccogliere fondi per le vittime degli ultimi uragani. Queste ‘Dame di San Vincenzo’ made in Usa avrebbero fatto meglio a contare le vittime civili che hanno provocato durante la loro presidenza e a ripensare ai disastri politici che hanno combinato. Non tutti per la verità. Il democratico Jimmy Carter fu un presidente pacifico e pacifista. Invece l’altrettanto democratico Bill Clinton aggredì la Serbia contro la volontà dell’Onu e senza alcuna seria ragione. La Serbia era alle prese con un conflitto interno: gli albanesi del Kosovo, divenuti maggioranza, avevano creato un movimento indipendentista armato (armato dagli Usa) che come avviene in ogni lotta di liberazione faceva uso del terrorismo, la Serbia difendeva l’integrità dei propri confini. C’erano due ragioni a confronto che avrebbero dovuto essere risolte dai contendenti senza alcun peloso intervento esterno. Invece intervennero gli Usa da diecimila chilometri di distanza e che dopo il tentativo di accordo di Rambouillet, che la Serbia non poteva accettare perché avrebbe significato la sua fine come Stato sovrano, decisero che le colpe stavano solo dalla parte dei serbi, e bombardarono per due mesi quel Paese. Risultati. 5.500 morti civili di cui 500 erano albanesi cioè proprio coloro che si pretendeva difendere. Oggi il Kosovo è ‘libero’, ma al prezzo della più grande pulizia etnica dei Balcani: dei 360 mila serbi che vivevano in Kosovo ne sono rimasti solo 60 mila. E’ vero che oggi in Kosovo gli americani hanno la loro più grande base militare al mondo, ma in questo modo hanno favorito, contro la Serbia ortodossa di Milosevic che faceva da ‘gendarme’ dei Balcani, la componente musulmana dove oggi sono ben incistate cellule Isis, mentre la criminalità comune (droga, traffico di armi e di esseri umani) è aumentata in modo esponenziale. Inoltre dopo il precedente del Kosovo, che dagli Stati Uniti è lontanissimo, riesce un po’ difficile contestare alla Russia di essersi annessa i territori russofoni ai suoi confini.

Qualche attenuante ha invece Bush senior, repubblicano: Saddam Hussein aveva aggredito il Kuwait, Stato sovrano rappresentato all’Onu (anche se, per la verità, il Kuwait è uno Stato fantoccio creato dagli Stati Uniti nel 1960 per i loro interessi petroliferi). Le perplessità, per chiamarle così, vengono dal modo in cui gli americani condussero quella guerra. Invece di affrontare fin da subito, sul terreno, l’imbelle esercito iracheno che era stato battuto persino dai curdi e per salvare il rais di Bagdad dovette intervenire la Turchia (e quanto imbelle sia questo esercito lo si è visto anche di recente a Mosul e a Raqqa) bombardarono per tre mesi Bagdad e Bassora facendo 157.971 vittime civili di cui 32.195 bambini.

E’ stato poi il figlio George W. Bush, repubblicano, a inventarsi la teoria totalitaria che gli Sati democratici avevano non solo il diritto ma anche il dovere di esportare, a suon di bombe, la democrazia in quelli che democratici non erano. La guerra all’Afghanistan talebano è stata, e continua a essere, una guerra puramente ideologica. C’era stato, è vero, nel frattempo l’11 settembre. Ma i fatti hanno poi dimostrato in modo inequivocabile che i Talebani con l’abbattimento delle Torri Gemelle non avevano niente a che fare. La teoria Bush si è poi estesa all’Iraq (2003) e col democratico Obama alla Libia (2011). In Iraq le conseguenze, umane e politiche, sono state devastanti. I morti causati, direttamente o indirettamente, dall’intervento americano vanno dai 650 ai 750 mila. Inoltre gli americani, che avevano sempre combattuto gli iraniani e che nella guerra Iraq-Iran erano intervenuti per impedire agli uomini di Khomeini la vittoria che si erano conquistati sul campo, con la guerra all’Iraq hanno consegnato agli iraniani, che non hanno dovuto sparare nemmeno un colpo, tre quarti dell’Iraq. La tragedia libica, Obama presidente, è sotto gli occhi di tutti.

In Siria c’era una rivolta contro Assad. Anche qui, come in Serbia, era una questione interna a quel Paese. Sono intervenuti gli americani, con i soliti bombardieri e droni, il che ha permesso ai russi di inserirsi nel conflitto. I morti di questa tragedia li conteremo alla fine se avrà una fine.

L’avventurismo americano è stato seguito con fedeltà canina dagli europei (con qualche eccezione: Angela Merkel) e si è rovesciato puntualmente sul Vecchio Continente. L’aggressività americana nei confronti del mondo musulmano ha partorito l’Isis che nonostante le sconfitte a Mosul e a Raqqa non è affatto finito, è anzi più pericoloso che mai per noi europei perché i foreign fighters stanno rientrando. Inoltre è sulle coste del Vecchio Continente, in particolare quelle italiane, che si riversa parte dei migranti che fuggono dalle guerre innescate dagli Stati Uniti. Se i presidenti americani che si sono riuniti per fare le ‘anime belle’ siano più cinici o più cretini non sapremmo dire. Quel che è certo è che noi europei siamo stati solo cretini.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59658

EEAS

La dipartita dei  britannici lascia in balia della Germania lo  European External Action Service (EEAS) , il  colossale sub-ministero (scommetto che pochi ne avrete sentito parlare) i  cui burocrati dettano la politica  estera europoide, forte d 3400 dipendenti e di 140  delegazioni estere;  fatto aggravato dalla vera e propria incredibile e sospetta dimissione francese, quando il segretario generale di questo servizio  estero, Alain Le Roy, s’è dimesso per “motivi personali” senza che l’Eliseo di Hollande reclamasse il posto. Posto immediatamente occupato per cooptazione da Helga Schmidt, tedesca, fatta salire da n.2  del servizio a n. 1 senza che i francesi né alcun altro ”latino” chiedessero almeno questo n.2 liberatosi.

Naturalmente la bella  Helga spadroneggia con mano pesante germanica sul servizio ed  ha messo in ombra la Alta Rappresentante, ossia la nostra Mogherini, non solo perché ci vuol poco, ma perché non ha alle spalle  un  governo che debba  la sua elezione agli italiani, e che deve invece la sua sopravvivenza al potere (e ai quattrini)  al benvolere della Merkel, della BCE e al “progetto  europeista”  anti-populista: quindi nella condizione  di servitù perenne   che gli conosciamo.  Servitù – sia detto  en passant – che la Merkel vuole rendere eterna avendo chiesto a Berlusconi (che ha eliminato come sappiamo  nel 2011) di formare dopo le elezioni un governo col PD, per non dare il potere  ai “populisti”.  Inutile dire che il cavaliere, scodinzolando,  ha detto sì.

Adesso le residue (e scarse) speranze sono  affidate a Parigi:  si tratta infatti della Difesa Comune Europea  –  un progetto  di Monnet che De Gaulle stracciò nel 1954,  e che i britannici hanno da allora in poi impedito in funzione filo-americana. Adesso  la Merkel lo vuole fortemente, l’esercito europeo.  Il che significa, retorica a parte che siano i francesi a conferire al Reich  le forze armate. Berlino è infatti  disarmata  per volontà americana e propria,  e solo la Francia (grazie a De Gaulle) ha una potenza militare autonoma, la force de frappe, la capacità di  proiettare forza a distanza, autonome tecnologie (i Mirages, mica gli F-15),  il deterrente nucleare, la capacità organizzatrice.  Adesso l’annessione di fatto sta forse per sorgere attraverso la finzione di un “aereo da combattimento europeo”, dove la Dassault dovrebbe  mettere quasi tutto a disposizione.  “E dopo si porrà  la questione della  potenza nucleare di dissuasione, che la Germania vorrà  sia conferita all’esercito europeo, ossia alla Germania”.

Non c’è dubbio che Macron  darà il  suo sì,  “europeista” com’è. Ma accetterà  l’Armée? La  Grande Muette,  nella cui storia c’è Napoleone e De Gaulle e la ferita di Sedan e l’occupazione prussiana  di Parigi?  Non è improbabile che quando Macron ha sbattuto fuori il generale De Villiers,  il capo di stato maggiore, sia stato perché costui obiettava alla “fusione-acquisizione” delle armate francesi da parte di Berlino. E il saluto corale e silenzioso che tutto  il personale ha tributato al generale dimissionario, è  forse la sola ultima speranza che che il Quarto Reich mercantile e brutale venga impedito.

 

 

 

L’articolo DALLA UE AL QUARTO REICH? UN PUTSCH SILENZIOSO E’ IN CORSO. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

Lobbisti

Ci pensa Titta Tuttetette la quale, dopo una tirata che ti fa sentire il Leone delle Nevi, per fartelo capire meglio ti succhia il biscottino…vero che la firmerai quella legge? E’ necessaria, altrimenti gli operai vanno in cassa, e piangono. Tu non vuoi che piangano, vero? Se smetto di ciucciare tu piangi, ma io non sono cattiva e continuo imperterrita, voglio farti godere perché tu faccia godere anche quei poveri operai. La democrazia è una cosa meravigliosa: vedrai, per quelli che hanno tre figli faranno lo sconto comitive – come ho dovuto fare io, pensa – perché fra presidenti di commissione, vice presidenti, tecnici, capi-corrente…quanti biscottini mi toccherà ciucciare…

Ma Titta Tuttetette è una professionista seria: il lobbista, incaricato di far mettere fuori legge i vecchi seggiolini, si fida di lei, la conosce bene.

http://carlobertani.blogspot.com/2017/05/leuropa-e-finita-andate-in-pace.html

La realtà è un uccello

…che non ha memoria, diceva Gaber, non puoi immaginare da che parte va:

Le conseguenze inintenzionali delle proprie azioni. È la morale che gli americani dovrebbero trarre dall’attuale scenario mediorientale. Quando i conflitti si saranno sedati, è molto probabile che ci ritroveremo in un contesto che vedrà rafforzata la presenza russa in tutta l’area. Mentre, sia la guerra in Siria che i cambi di regime in Libia ed Egitto erano originariamente legati anche all’idea americana di ridimensionare la Russia. Mosca, infatti, si è sempre considerata la garante del regime di Assad in Siria, dove esistono le strategiche basi militari russe a Latakia e Tartus. Tradizionalmente positive erano anche le relazioni fra Russia ed Egitto. Infine, proprio grazie al ruolo dell’Italia in Libia, all’epoca dell’ultimo governo Berlusconi, Gazprom aveva spuntato la possibilità di sfruttare i giacimenti libici Eni di Elephant Field, una mossa strategica che ha probabilmente segnato la sorte sia di Berlusconi che di Gheddafi. Nel 2011, l’obiettivo degli americani era indebolire la posizione dominante della Russia dal punto di vista energetico in Europa, aprendo una nuova via per i gasdotti verso il Caspio che passassero dall’Azerbaijan, filo turco, dunque vicino all’alleanza atlantica, puntando al contempo a spingere sempre più verso la Ue sia l’Ucraina che il Kazakistan. Contrariamente alle previsioni di Washington, la Russia riusciva invece a portare avanti un nuovo gasdotto, South Stream, che rafforzava la propria posizione nell’Est, mentre il progetto targato Ue, Nabucco, naufragava. Inoltre, attraverso l’operazione Elephant Field con Eni, Mosca si proiettava anche nel Mediterraneo. Per questi motivi, gli Stati Uniti hanno visto di buon occhio sia la volontà francese di eliminare Gheddafi per sostituirsi all’Italia in Libia, che il tentativo dei sauditi di rovesciare la Siria filo Iran e di estendere la propria influenza allo stesso Egitto, attraverso la Fratellanza Musulmana che diventava protagonista della “primavera egiziana”. obama-drone-yemen42In questo momento, invece, le previsioni americane si sono rovesciate. Mosca ha riallacciato buoni rapporti con la Turchia; in Iraq, sta sconfiggendo l’Isis grazie alle milizie sciite filo iraniane. Ottime sono le relazioni di Mosca con Al Sisi; Haftar sta, infine, vincendo la sua guerra, grazie alla collaborazione di Mosca; e già si parla di una possibile nuova base extraterritoriale russa in Libia. Come se ciò non bastasse, le ex repubbliche sovietiche centro asiatiche del Turkestan, che sono fisiologicamente sottoposte al potere destabilizzante delle limitrofe Cina, Iran, Turchia, stanno reiterando la loro adesione all’area di influenza di Mosca, senza creare attriti con le altre potenze regionali. Anche la Moldova, la cui adesione Nato era stata promessa dell’ex presidente filo Ue Filip, si sta riallineando all’Est. Dunque, se l’America voleva ridimensionare Mosca, si ritrova oggi con una Russia rafforzata. La morale da trarre è che era irrealistico pensare di ridurre l’area di influenza di Mosca, soltanto perché la Russia non è una potenza economica, ignorando il dato che è comunque una potenza militare. Ora spetterà alla Russia dimostrare di saper giocare un ruolo di riequilibrio nello scacchiere euroasiatico, senza pestare i piedi alle legittime ambizioni di Cina e Turchia. L’Europa rischia di essere ridotta all’irrilevanza, se il suo progetto comune dovesse naufragare. Se ciò dovesse accadere, la crisi dell’Unione potrà essere spiegata anche con il tentativo di utilizzarla come ariete da parte degli Usa contro la Russia.

http://www.controinformazione.info/gli-usa-e-le-conseguenze-inintenzionali-delle-proprie-azioni/

No, tu no!

L’Unione Europea si appresta a rinnovare la sanzioni alla Russia che scadono nell’Agosto del 2016. Le sanzioni erano state decise e rinnovate , sotto direttiva USA, relativamente alla questione dell’Ucraina ove la Russia viene accusata di non aver adempiuto agli accordi di Minsk. Mosca aveva rigettato il provvedimento dichiarando che le sanzioni sono ingiustificate, visto che la pacificazione dell’Ucraian non è questione che dipenda da Mosca ma dall’atteggiamento del governo di Kiev che non ha ottemperato a quanto stabilito negli accordi di Minsk 2. Non tutti i paesi si erano dichiarati disponibili a rinnovare le sanzioni, in particolare la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria avevano avanzato riserve ed avevano  fortemente criticato la decisione del rinnovo delle sanzioni ma era poi intervenuta la direttiva di Washington e tutti i governi dell’Unione Europea si erano dovuti adeguare. Ultimamente il vicepresidente USA, Joe Bilden, aveva dichiarato che saranno gli Stati Uniti a decidere fino a quando si dovranno rinnovare le sanzioni alla Russia, facendo chiaramente capire che Washington decide e gli alleati si adeguano. Nessuna sanzione risulta invece decisa dall’Unione Europea per quanto riguarda la Turchia, le sue sistematiche violazioni dei diritti umani, quelli della minoranza curda in particolare che viene continuamente sottoposta a repressione e bombardamenti dal Esercito di Ankara, nessuna sanzione per la chiusura dei giornali dell’opposizione interna e tanto meno per l‘appoggio conclamato di Ankara ai gruppi terroristi che operano in Siria ed in Iraq. La questione non è all’ordine del giorno ed anzi, l’Unione Europea in questi casi chiude entrambi gli occhi ed al massimo emette qualche timido “distinguo”  invitando Ankara a tutelare la libertà di stampa. “Si certo”, rispondono i turchi, “come no, lo faremo senza meno”. La UE deve decidere per l’erogazione di alcuni miliardi (tre) alla Turchia in merito alla questione migranti che le stesse autorità di Ankara sospingono verso la Grecia. La Turchia non si accontenta e ne chiede il doppio, ricattando la UE e minacciando di sospingere altre centinaia di migliaia di migranti verso l’Europa. Inoltre la Turchia vuole essere ammessa nell’Unuone Europea ed in questa occasione forza le sue richieste per ottenere uno sveltimento delle procedure, contando sul forte appoggio della Merkel, sostenitrice di una Unione allargata ai turchi. Questa situazione è stata duramente stigmatizzata dal senatore della Duna (Parlamento) della  Russia, Andréi Klishas, presidente del Comitato Costituzionale russo, il quale ha dichiarato che l’Occidente dimostra la sua doppia morale visto che non impone sanzioni contro Ankara, per causa del suo appoggio al terorrismo e per la violazione della libertà di espressione. “Il presidente turco Recepit Erdogan bombarda i curdi, viola la libertà di espressione ed elimina i media indipendenti, ha trasformato la Turchia in un punto di transito per i terroristi di ogni indole, tutti lo sanno e lo vedono ma nessuna delle “democrazie occidentali” parla di sanzioni contro la Turchia ed Erdogan”, ha dichiarato Klishas alla Ria Novosti. Secondo Klishas il presidente turco è un alleato dei paesi occidentali, cosa che rappresenta un eclatante esempio del cinismo nella politica del doppio standard adottata dall’Occidente”. Fino a questo momento non c’è stata nessuna risposta da parte di alcuno dei leaders europei che su tali questioni preferiscono glissare evitando di esporsi alle critiche che pure arrivano da alcuni dei capi di stato (come l’ungherese Viktor Orban o il presidente Zeman della Repubblica Ceca) ed esponenti politici in dissenso sulla politica della sanzioni unilaterali applicate dalla UE. L’Unione Europea prosegue sulla sua strada di totale asservimento alle direttive che provengono da Washington. Gli USA hanno sollevato Bruxelles dalla necessità di prendere decisioni autonome.  Sono loro che  decidono per tutti,  in base ai loro criteri ed ai loro interessi geopolitici,  chi deve essere sanzionato e chi no. Gli Stati Uniti sono “impazienti” di vedere la Turchia presto integrata in Europa, come altre volte hanno dichiarato gli esponenti dell’Amministrazione USA.

http://www.controinformazione.info/la-ue-sanziona-la-russia-e-premia-la-turchia/

Deutschland Uber Alles

Una collusione Cancelleria-Deutsche Bank, una omertà fra tedeschi e Bundesbank, che chiamarla “mafia” è dir poco.   Ci hanno trascinato nella deflazione, il che rende ancor meno possibile pagare servire i debiti; ma nulla servirà. Quei soldi sono perduti. Lo si vedrà quando la deflazione si aggraverà ancora un po’: li avete perduti, tedeschi. Gollum, non hai più “Il tuo tessoro”. Basta che succeda qual cosina, e i derivati in pancia alla Deutsche, ti prosciugano in un lampo l’intero Pil tedesco.

Ora, viene da dire che se avessero “trasferito” i soldi agli altri paesi europei, se avessero”messo i debiti pubblici in comune”, i loro soldi sarebbero stati impiegati meglio: perché si trattava di una forma di finanziamento alla clientela. La crescita degli altri avrebbe aumentato virtuosamente il benessere tedesco. Invece hanno volto”tenersi tutto”, hanno voluto ammucchiare, non fare parte a nessuno. Capisco che la cifra può far paura: Sapir ha calcolato che per fare dell’euro una zona monetaria reale, i paesi del Nord dovrebbero trasferire dai 280 e 320 miliardi l’anno ai paesi del Sud, e la Germania dovrebbe sostenere l’80 della spesa, ossia tra l’8 e il 12 per cento del Pil. Ma quanto del Pil tedesco ha dilapidato la sola Deutsche Bank, per tacere delle altre banche germaniche che si sono fatte spennare al casinò di Wall Street? Senza produrre sviluppo? Se solo i tedeschi avessero condonato il debito ai greci (una trentina di miliardi, una briciola per il loro “tessoro”) staremmo tutti meglio, forse la UE non avrebbe crisi; e loro ci avrebbero guadagnato vendendo più VW e BMW a tutti noi. No,i loro banchieri hanno voluto i soldi indietro: il risultato è che ci sono costati 300 miliardi, e la Grecia è in rovina.

San Bernardino da Siena – il più grande economista del Medio Evo – insegnava (nelle sue prediche ai fiorentini, in mano ai loro banchieri) –che a forza di “ragunare”, ossia di accumulare con l’usura, di non dare agli altri, il denaro si sarebbe trasformato in quello che in fondo : in sterco del dimonio. Senza valore, perché il valore non sta in esso, ma nello scambio e nel consumo.

Ma l’Europa oggi è laicamente lontana da queste “superstizioni”.   Noi laicissimi e razionali, mettiamo i sold in banca e crediamo che siano davvero lì, a nostra disposizione. Mica siamo superstizioso, noi. L’oro accumulato diventa sterco del demonio?! Ma non fateci ridere! Noi siamo al servizio di Bundesbank, del popolo Gollum. La gretta tirchieria germanica che ci ha rovinato, è per noi una virtù, un modello.

Estratto dell’articolo Il problema della Germania. Che è anche nostro. è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

Questione Russa

Presi dalle faccende interne, noi magari non ci pensavamo, ma il Parlamento europeo vigila e ci ammonisce che ” Mosca sostiene e finanzia i partiti radicali ed estremisti negli Stati membri della UE”.

Probabilmente in Italia si riferisce ai 5 stelle, che hanno presentato una mozione alla camera per sospendere le sanzioni alla Russia (http://it.sputniknews.com/mondo/20150611/544771.html)

Ecco perché i parlamentari europei chiedono alla Commissione Europea di stanziare fondi pubblici per finanziare attività di propaganda contro la Russia e per sostenere gruppi politici che all’interno del paese di cui si persegue l’isolamento internazionale si prefiggono apertamente il rovesciamento del governo di Mosca.

Il ragionamento non fa una grinza!

http://contropiano.org/internazionale/item/31282-l-europarlamento-isolare-la-russia-fondi-pubblici-per-destabilizzare-mosca

 

Contro il Ttip

Domani, 18 aprile 2015, è stata proclamata la Giornata europea contro il Ttip: cittadini e movimenti della società civile scenderanno nelle piazze di oltre 600 città in tutto il mondo (30 in Italia) sotto lo slogan: “Le persone e il pianeta prima dei profitti”. Le oltre 200 organizzazioni italiane che hanno aderito alla Campagna Stop TTIP parteciperanno alla giornata di azione globale con decine di iniziative in tutto il Paese. Intanto, prosegue la raccolta di firme dopo che quasi un milione e 700 mila cittadini europei hanno sottoscritto la petizione per chiedere alla Commissione l’immediato arresto delle trattative sul TTIP.

Nella scheda seguente, di Nicola Boidi, riportiamo una breve introduzione agli altri trattati già in vigore e ai loro effetti

«Misure per promuovere la crescita: 1) il salario mimino stabilito dai contratti collettivi sarà ridotto del 22%; 2) i giovani sotto ai 25 anni avranno invece i salari stabiliti dai contratti collettivi ridotti del 35%;3) i contratti collettivi non potranno avere una durata superiore ai 3 anni. In tema di riforme fiscali è fatto obbligo al governo greco di compilare una lista degli attivi di proprietà dello Stato incluse partecipazioni in imprese quotate e non, di proprietà immobiliari e fondiarie “commercialmente valide”».

Dal Memorandum della Ue al governo greco, 9 febbraio 2012.

La via maestra sperimentata come la più efficace per combattere una prolungata fase di recessione economica, la «via keynesiana»,nei Paesi dell’Unione Europea è attualmente sbarrata dai trattati e patti ratificati dalle istituzioni europee, a partire dal fondativo Trattato di Maastrich del 1993, passando per il Trattato consolidato di Lisbona del 2007 giù giù attraverso successive ratifiche e modifiche legislative, fino al più recente Trattato sulla stabilità,il coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria ratificato nel marzo 2012 ( più noto come Fiscal compact).

La singolarità della serie di trattati approvati in rapidissima sequenza tra la primavera 2011 e la primavera del 2012 è che ciò è avvenuto con procedure «d’eccezione» che poco hanno a che fare con i consueti meccanismi democratici di consultazione e deliberazione da parte di organismi istituzionali o di votazione tramite consultazione popolare. I suddetti patti Ue sono stati poi a loro volta recepiti, fatti propri e trasformati o in articoli costituzionali o in decreti legislativi, o in entrambe le cose, da parte dei governi e parlamenti nazionali con procedure altrettanto d’eccezione: ne sono esempio le politiche attuate dal precedente governo greco sull’impulso dei diktat e memorandum della Troika europea, o la solerzia «sacerdotale» (da «officiario» dei riti neolilerali) con cui Mario Monti ha fatto applicare e trasformato in leggi dello Stato italiano, o addirittura in modiche di articoli della Costituzione,in tempi rapidissimi, i decreti e articoli di quei trattati. Quelle misure, a livello europeo e all’interno dei singoli stati nazionali, sono tutt’ora in vigore e non hanno ricevuto modifiche sostanziali. Leggi il resto qui