Euroscettici

Euroscettici

ha dichiarato Le Pen, dal quartiere generale di Fn a Nanterre :
“L’Unione europea deve restituire quello che ha rubato, con la debolezza, la viltà e il tradimento delle élite europee. Deve restituire al popolo la sua sovranità e dobbiamo costruire un’altra Europa: l’Europa delle nazioni libere e sovrane, l’Europa delle cooperazioni liberamente scelte”. E già tra martedì e mercoledì prossimi, annuncia il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, i leader del nascente gruppo degli euroscettici guidato dal Fn si riuniranno a Bruxelles per fare il punto della situazione dopo il successo registrato dalla destra francese. Oltre al Fn e alla Lega, al gruppo – che si dovrebbe chiamare European Alliance for Freedom (Alleanza europea per la libertà), Eaf – dovrebbero aderire il partito della Libertà olandese di Geert Wilders, che però non è riuscito a sfondare nelle elezioni che nei Paesi Bassi si sono svolte giovedì scorso, e l’austriaco Fpoe, il partito fondato negli anni ’90 da Haider che ha visto raddoppiare i consensi raccolti in occasione nella consultazione elettorale europea.

Ridistribuzione o prelievo?

Ridistribuzione o prelievo?

Delle tre forme di reddito (salario, profitto, rendita) nelle quali si divide la torta della ricchezza nazionale, la terza, la rendita, è l’unica che non corrisponde ad alcuna logica d’interesse sociale e a nessun contributo del soggetto percettore all’attività economica. Se vogliamo rifarci alla logica dell’analisi liberale possiamo dire che il salario è il corrispettivo del lavoro, il profitto è il corrispettivo della capacità imprenditiva, e la rendita compensa unicamente il privilegio proprietario. Se vogliamo riferirci a una logica sostanziale, sappiamo che il salario paga la sussistenza e la riproduzione del lavoratore, essenziale per qualsivoglia processo produttivo; che il profitto costituisce, oltre alla remunerazione dell’attività imprenditoriale, il miglioramento – attraverso l’accumulazione – delle condizioni della produzione; che la rendita costituisce un mero prelievo della ricchezza prodotta, in nome di una posizione di potere.

Edoardo Salzano

Si salvi chi può

Si salvi chi può

In questo clima le reazioni sono apertamente divaricantesi, quasi un si salvi chi può. La Francia di Hollande vara una legge che impedisce le scalate straniere ad aziende nazionali operanti nei comparti strategici. Soprattutto, estende la qualifica di “strategico” dai settori consueti (sicurezza e militare) ad altri quasi dimenticati (elettricità, energia, trasporti, comunicazioni, acqua, addirittura la sanità). In Italia si continua correre in direzione opposta, tra “privatizzazioni” che consegnano proprio questi settori a capitali stranieri spesso con l’ottica dell’investimento a breve (se non addirittura dell’eliminazione della concorrenza) oppure a “campioni nazionali” che acquistano a debito per poi spacchettare e rivendere nel più breve tempo possibile. L’elenco dei “campioni nazionali” scomparsi o sul punto di venir alienati è lunga un chilometro (da Telecom alle banche di “interesse nazionale”, dall’Alitalia all’Eni, dalle municipalizzate in su). La crisi è “fisica”, non uno stato d’animo esposto alla speculazione.

Abolire la miseria

Abolire la miseria

Io mi posi questo primo obiettivo di denuncia [nello scrivere” I padroni del vapore (1955)], non per una esigenza moralistica, ma per un fine eminentemente politico: per far meglio intendere la necessità di frenare la concentrazione in poche mani del potere economico e di contenere entro più saldi argini giuridici quelle forze plutocratiche che – finanziando giornali e partiti, corrompendo uomini politici ed alti burocrati ministeriali, facendo leva sui sentimenti nazionalistici diffusi in larghi strati della nostra popolazione – continuamente minacciano di rovesciare, in difesa dei loro particolari interessi, le garanzie costituzionali dei diritti di libertà di tutti i cittadini.

Ernesto Rossi (1897-1967)

http://www.treccani.it/enciclopedia/ernesto-rossi/

Il danno del denaro creato dalle banche

Il danno del denaro creato dalle banche

Sarà un caso, ma forse non lo è affatto, che l’articolo di Wolf sia stato preceduto a marzo da una pubblicazione della Banca d’Inghilterra la quale ripete una decina di volte in poche pagine che sì, sono proprio le banche private la fonte maggiore della creazione di denaro. Tanto per cominciare: “In pratica la creazione di denaro differisce da vari malintesi popolari: le banche non agiscono semplicemente da intermediari, dando in prestito i depositi effettuati presso di loro… Ogni qualvolta una banca fa un prestito, crea simultaneamente un corrispondente deposito sul conto del mutuatario, creando in tal modo nuovo denaro.” (Bank of England, “Quarterly Bulletin”, n. 1, 2014). C’è da sperare che gli economisti ortodossi i quali insegnano ancora ai loro studenti che le banche possono prestare soltanto il denaro che tengono in cassa, mostrando così di ignorare nel loro insegnamento il ruolo fondamentale che svolge nel sistema economico la creazione privata di denaro, trovino modo di dare una scorsa, oltre che all’articolo in parola, pure al bollettino della BoE.

Luciano Gallino

La precarietà è legge

La precarietà è legge

“Le forze all’interno della maggioranza di governo ha dato uno spettacolo squallido e offensivo, facendo a gara a chi riusciva a peggiorare il testo del decreto – attacca Fabrizio Tomaselli dell’Esecutivo Nazionale USB –  ed è assurdo che tranne i Senatori del Movimento 5 Stelle nessuna altra forza politica sia venuta qui ad ascoltare cosa chiedono i lavoratori”. Ma per Tomaselli le responsabilità sono anche dei sindacati complici: “Non meno ipocriti sono Cgil e Cisl, con la Uil che è addirittura d’accordo col decreto, che oggi fanno finta di tuonare contro la precarietà, sperando che i lavoratori dimentichino che per decenni hanno approvato ed accompagnato le peggiori leggi sul lavoro e hanno sottoscritto i peggiori accordi e contratti con i padroni”

Il territorio e la frontiera

Il territorio e la frontiera

“I mercati finanziari, i veri detentori del potere, sono ovunque e in nessun luogo”(De Benoist). Invece, è sul territorio che popoli e nazioni si insediano, si radicano, si costituiscono, fondano le proprie istituzioni e tracciano le frontiere a guardia e a difesa della loro identità, cultura, lavoro, diritto e ricchezza di vita dall’avidità devastante della finanza internazionale. È lo Stato che mantiene unito, tutela e perpetua il popolo, mentre è il mercato finanziario, avulso e scollegato dall’economia reale della produzione e del lavoro, che lo disfa e lo dissolve nei flussi incontrollati di denaro e di merci. Ed è per questo che gli stati sovrani sono oggi le istituzioni più credibilmente anticapitaliste, rimaste a difesa e a protezione dei ceti medi e popolari dall’aggressione sferrata dalla superclasse apolide, che si annida negli organismi sovranazionali economici, commerciali e finanziari. Lo Stato e la sua sovranità è la questione politica fondamentale per chi è interessato a una lotta antisistemica.

Luciano Del Vecchio

Il reddito di esistenza universale

Il reddito di esistenza universale

Il reddito di esistenza universale, liberando l’individuo dal ricatto della povertà e riconoscendo la dignità della persona al di fuori dal mercato, costituisce uno strumento di emancipazione degli individui, ponendoli nella condizione di poter decidere e progettare la propria esistenza.

l’autore
GIACOMO PISANI (1989), laureato in Filosofia, dottorando di ricerca in Diritti e Istituzioni presso l’Università degli Studi di Torino, collabora con la cattedra di Sociologia del Diritto del prof. Luigi Pannarale, presso l’Università degli Studi di Bari. Giurnalista pubblicista, è direttore della rivista “Generazione zero”. Collabora con numerose riviste, tra cui “Critica liberale”, “filosofia.it”, “Alfabeta2”. Tra le sue pubblicazioni, La scienza nell’età della tecnica, in M. Centrone, V. Copertino, R. de Gennaro, M. di Modugno e G. Pisani, La conoscenza in una società libera (Levante editori, 2011); Il gergo della postmodernità (Unicopli, 2012); “Tecnica ed esistenza nella postmodernità”, in A. Nizza e A. Mallamo (a cura di), Polisofia (Nuova cultura, 2012).

Multinazionali contro Stati

Multinazionali contro Stati

Il Ttip potrebbe concretamente rappresentare il tentativo di reintrodurre ciò che è stato respinto dal Parlamento europeo nel 2012. Si tratta del Anti Counterfeiting Trade Agreement (Acta), un accordo in materia di proprietà intellettuale tentato senza successo tra Ue ed Usa. A spingere i parlamentari europei ad esprimersi contro l’Acta è stata la duplice implicazione che lo stesso avrebbe avuto, ovvero quella di limitare in modo rilevante il libero accesso alla conoscenza sul web e di dare un potere enorme nella gestione dei dati personali alle imprese del settore.

Dario Guarascio

Troppo debito pubblico danneggia l’economia … ma troppo debito privato la UCCIDE

Troppo debito pubblico danneggia l’economia … ma troppo debito privato la UCCIDE

Lo studio NBER convalida quello che Steve Keen sta dicendo da anni: l’eccesso di debito del settore privato è il motore principale di profonde recessioni e depressioni. Eppure Ben Bernanke e tutti gli altri economisti tradizionali letteralmente ritengono che l‘ammontare del debito privato non ha importanza e che non è nemmeno importante quantificarlo.

Tutto fa PIL

Tutto fa PIL

Secondo dati più recenti, quello dell’immigrazione rappresenterebbe un enorme business da 1.800.000 euro al giorno per i professionisti dell’accoglienza. O almeno è quanto testimoniano bilanci riguardanti l’intero 2013, anno in cui l’Italia si è trovata ad accogliere 40.244 migranti. Ma non è finita qui, perché la spesa media per ogni immigrato ammonta a circa 45 euro al giorno, spese enormi se consideriamo che tale somma può raggiungere i 70 euro per i minorenni. Emblematico è il caso del Cara di Mineo, a Catania, centro di accoglienza dove gira un affare di circa 50 milioni di euro all’anno. Oltre al “Consorzio Calatino Terre di accoglienza”, dentro il sistema ci stanno importanti multinazionali come la Legacoop o la Croce Rossa, tutte pronte a trarre enormi profitti sulla pelle dei migranti.

Roberta Barone