L’Italia e l’immigrazione

di Tommaso Segantini – 18/12/2014

Fonte: L’intellettuale dissidente

L’immigrazione, in Italia, è un tema urgente che va affrontato subito, adottando un approccio radicalmente diverso da quello odierno.

L’immigrazione è un tema al centro del dibattito politico italiano, soprattutto in questi ultimi anni di crisi economica e di avvenimenti politici importanti in Medio Oriente e in Africa. In un momento così delicato, è fondamentale analizzare la situazione con lucidità, senza cadere in facili generalizzazioni o semplificazioni propagandistiche, in modo anche da andare alla radice del problema e, possibilmente, trovare una soluzione duratura.Innanzitutto, occorre chiarire che il problema riguarda la gestione dei cosiddetti “immigrati clandestini”, ovvero persone entrate senza regolare visto di ingresso, e non gli immigrati regolari. Su questo, almeno, sembrano concordare tutti. In seguito, è fondamentale dare una definizione dei vari termini che vengono spesso usati con imprecisione o incorrettamente da politici e giornalisti:

– Un clandestino è uno straniero entrato in Italia senza regolare visto di ingresso.

– Il richiedente asilo è una persona che presenta una domanda di riconoscimento dello “status di rifugiato”. Se la domanda viene accettata, il Paese in cui si trova questo rifugiato ha il dovere di assisterlo. Il richiedente asilo non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare.

– Il rifugiato, quindi, è chi ha ottenuto il riconoscimento dello “status di rifugiato” in seguito all’approvazione della sua domanda. A tutelarlo è la Convenzione di Ginevra, resa esecutiva in Italia con la legge del 24 luglio 1954 n. 722. La domanda deve essere approvata se queste persone non possono o non vogliono tornare nel loro Paese d’origine per il timore di essere perseguitate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche.

– Il termine “profugo” non ha nessun  contenuto giuridico. Solitamente è utilizzato per definire chi si è allontanato dal Paese di origine per persecuzioni o per una guerra.

Secondo la Convenzione di Ginevra, uno straniero, che esso sia richiedente asilo o semplicemente un clandestino, non può essere espulso se necessita soccorso, se bisogna fare accertamenti sulla loro identità o nazionalità, se occorre preparare i documenti per il viaggio, o se non è disponibile un mezzo di trasporto idoneo. Prima di passare a come al dibattito sulla questione in Italia, è interessante osservare alcuni dati del 2012 sulle richieste asilo in vari Paesi. Nel 2012, il numero di richiedenti asilo nell’Unione Europea è stato 332mila. Soltanto al 14% di questi è stato concesso lo status di rifugiato politico. Delle 21700 domande fatte in Italia, il 64% sono state rifiutate (dato sotto la media europea). Il maggior numero di domande è stato registrato in Germania (77 500 richiedenti, il 23% dei totali), seguita dalla Francia (60 600, 18%), Svezia (43 900, 13%), Regno Unito (28 200, 8%) e Belgio (28 100, 8%). La ragione dell’alto numero di richieste in questi Paesi è semplice: i migranti mirano ai Paesi in cui ci sono le migliori prospettive per il futuro. Interessante è osservare le percentuali di approvazione di richiesta di asilo politico nei singoli Paesi. In Svezia e in Germania sono state accettate rispettivamente il 40% e il 30% delle richieste. In Grecia, invece su 11’195 richieste, 11’095 sono state rifiutate, praticamente il 100%. Questi dati significano che i criteri per l’accettazione dello status di rifugiato non sono uniformi all’interno dell’Unione Europea e che l’accettazione o il rifiuto di una richiesta d’asilo dipendono, soprattutto, dalla situazione economica di un Paese e dal partito politico politico in carica. Il fatto che venga concesso o no l’asilo politico non significa quindi necessariamente che lo straniero lo meriti o no.

Una volta chiarite questi termini e avendogli attibuito la corretta definizione giuridica, e avendo analizzato alcuni dati, si può fare una migliore analisi di come si possa far fronte al problema e di come viene affrontato oggi dalle diverse forze politiche. Il problema degli immigrati che sbarcano in grandi numeri è affrontato fondamentalmente in due modi: c’è l’approccio della Lega Nord e della destra italiana in generale che, con lo slogan “prima gli italiani”, afferma che, a parte i profughi (cioè quelli a cui è stata approvata la richiesta d’asilo), gli immigrati irregolari vanno “rispediti nel loro paese” (Salvini), perché la priorità, in tempi di crisi, va data ai cittadini italiani. La Lega afferma anche che i soldi investiti per l’operazione Mare Nostrum, che ora, dopo qualche modifica, si chiama Triton, andrebbero investiti nei Paesi da dove provengono gli immigrati. Il secondo approccio è quello del PD, che accoglie tutti gli immigrati che arrivano in Italia, che molte volte li soccorre in mare, che rivendica un aiuto, legittimo, da parte dell’Unione Europea nella gestione del fenomeno e una ritrattazione della Convenzione di Dublino, che in sostanza dice che un rifugiato deve rimanere nel primo Paese di arrivo.

Secondo chi scrive, entrambi gli approcci sono sbagliati. Nessuna delle due fazioni si preoccupa di individuare l’origine del problema. Non basta, come fanno, sia a destra che a sinistra, affermare che ci sono delle guerre, è che il flusso di immigrati è causato da quello. Quella è ovvio. Per risolvere la questione alla radice c’è bisogno di coerenza nelle politiche che entrambi i partiti portano avanti. Le guerre, come sembra trasparire dalle dichiarazioni del centro sinistra, sembrano essere qualcosa di inevitabile e irreversibile, mentre non è vero. Il governo che continua a finanziare, per fare un esempio, i famosi F-35, e che entra a far parte della coalizione internazionale contro l’ISIS (di cui ovviamente non si giustifica alcuna azione, ma il modo in cui viene fronteggiato il problema), è in completa contraddizione con le politiche sull’immigrazione. Con questo non vuole dire che l’Italia sia la causa delle numerose guerre internazionali in corso, ma che, per affrontare il problema del flusso di immigrati con serietà e coerenza occorra almeno mettere in discussione alcune azioni, a cui l’Italia aderisce sempre, decise dalla comunità internazionale (leggi: gli Stati Uniti). È inoltre chiaro che i centri di accoglienza temporanei vanno gestiti in maniera completamente diversa, in modo da evitare che parte di questi stranieri approdati sulle coste italiane vengano riciclati nel mondo del lavoro, sfruttati e sottopagati, abbassando i diritti del lavoro e diventando funzionali al sistema. La richiesta di aiuto all’Unione Europea, ma è evidente che senza una unione politica reale tra i membri dell’UE e senza solidarieta è difficile pensare che arrivino risposte dalla Commissione. Insomma, l’approccio del centro sinistra è colmo di contraddizioni, e fare affidamento all’UE non sembra, in questi tempi, un’opzione. L’approccio della Lega Nord è alquanto contraddittorio. Innanzitutto, sono sbagliati, gli slogan del tipo “StopInvasione” o “Prima gli italiani”. Nonostante Salvini lo smentisca, è evidente che sono frasi a effetto che mirano alla componente emotiva dei cittadini, e il cui unico scopo è ottenere consenso elettorale. Inoltre, come si è visto negli ultimi mesi, queste dichiarazioni, combinate con la crisi economica, rischiano di sfociare in tensioni sociali e contrapposizioni tra gli strati più poveri della popolazione. Per quanto riguarda le proposte concrete, l’idea di intervenire in Africa come propone Salvini non è sbagliata. È evidente che logisticamente sarebbe un’operazione complicata da condurre, per vari motivi, ma non una ipotesi da scartare. Il problema emergenziale, però, non viene affrontato. Come devono essere gestiti i migranti che, per il momento, proveranno a venire comunque ed in ogni caso, in Italia? I clandestini sono veramente clandestini? Cosa vuol dire “espellere”? E dove, e come, e chi e secondo quali criteri? A queste domande la Lega Nord, purtroppo risponde con slogan al limite del razzismo, non con proposte concrete. È necessario combinare una messa in discussione di alcune politiche internazionali in corso, agire coerentemente non aderendovi, e una politica di accoglienza basate su solidarietà e integrazione efficace, possibilmente integrandola con interventi umanitari all’estero. Con gli stessi partiti al comando, senza ormai più alcuna credibilità, un cambio di rotta sembra, purtroppo, improbabile. Inoltre, occorre ricordare che in questo momento, nel Kurdistan, secondo i dati delle Nazioni Unite, un abitante su tre è un profugo di guerra. In quei luoghi, martoriati da violenza e distruzione, i criteri di accoglienza sono semplicemente due: solidarietà e compassione umana, che in Europa, spesso, si dimenticano.

http://www.lintellettualedissidente.it/societa/litalia-e-limmigrazione/

 

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

6 pensieri riguardo “L’Italia e l’immigrazione”

  1. Abbiamo pubblicato integralmente l’articolo perché ci sembra documenti adeguatamente le posizioni che si contrappongono; purtroppo però leggi, trattati e teorie sono diverse dalla realtà:
    Il tutto a seguito di uno sciagurato filo rosso di comportamenti antinazionali che hanno visto i nostri pasticcioni delegati al Parlamento Ue approvare senza batter ciglio il famigerato Trattato di Dublino, che impone alle autorità italiane di accogliere e prendersi cura senza se e senza ma di ogni profugo sbarcato sui nostri lidi indipendentemente dalle intenzioni del “beneficato”; il varo del piano cosiddetto di “Protezione umanitaria” che prevede l’accoglienza per chiunque nell’intero universo si dichiari nullatenente e bisognoso di aiuto; e lo sciagurato voto d’abolizione del reato d’immigrazione clandestina. Comportamenti – ora lo abbiamo capito – astutamente finalizzati ad attrarre nel territorio nazionale il maggior numero di poveracci possibile per poi lucrarci spudoratamente fior di quattrini. Il capo di tutto l’arzigogolo pelosamente buonista ma criminalmente sfruttatore delle disgrazie altrui sarebbe un cosiddetto “fascista”, tale Massimo Carminati. Della compagnia farebbe parte pure il consorzio “Casa della solidarietà”, una delle Onlus cattoliche e che nelle intercettazioni viene citata come “l’Arciconfraternita”. Preti, insomma. Si, pure loro. Ma ancora non è finita. Infatti nell’affaire è implicato anche Luca Odevaine (Pd), ex capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni (Pd). Si, avete capito bene, l’Uolter dell’ “I care”.
    Leggi tutto su http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=50033

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  2. La sinistra giustifica la sua politica con la famosa affermazione di Marx: “proletari di tutto il mondo unitevi”, dimenticando volutamente il contesto: l’unione auspicata era quella nella lotta contro il capitale e lo sfruttamento, in ogni situazione nazionale, uniti nello stesso intento “internazionale”; non certo una fuga verso quella che si rivela poi una nuova schiavitù.
    Senza contare poi le vicende di “mafia capitale” che dimostrano come il caos generatosi, apra spazi a opportunisti, invasori, avventurieri.
    I veri profughi sono ormai quelli che rimangono nella propria patria (concetto ormai desueto) a lottare coraggiosamente contro i soprusi quotidiani; quindi anche noi italiani!

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  3. Questi poveri migranti, sbandati da una frontiera all’altra, con un futuro sempre più incerto, sono le comparse di una tragedia annunciata, di cui si avvantaggiano trafficanti, speculatori, avventurieri ma anche politici in cerca di consenso. Con il susseguirsi di guerre alimentate per avere più potere o per ignoranza, si sono creati paesi senza patria e patrie senza popolo. I politici firmano assurdi trattati e fanno promesse che non sanno mantenere e intanto si ingigantiscono i problemi sia dei migranti sia di chi li deve accogliere. Ormai non basta più appellarsi al senso di umanità e alla solidarietà verso chi soffre. Ci sono domande che richiedono risposte urgenti, definitive e lungimiranti, prima fra tutte: perché anche in Italia, al di là dei proclami, non ci si schiera sempre e comunque contro la guerra? E Ancora: perché non aiutiamo questi popoli nelle loro terre, cominciando a sostenere chi, nei loro paesi, si batte per la libertà e per il progresso civile e democratico?

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  4. http://ilmanifesto.info/il-giambellino-un-mondo-dimenticato-ma-vivo/
    Una pos­si­bi­lità di con­vi­venza tra per­sone che hanno le stesse dif­fi­coltà. È quella che ha tro­vato Pino, insieme alla com­pa­gna Anna, con gli anziani affit­tuari che abi­tano la scala B del suo stesso con­do­mi­nio. Sem­pre in via Giam­bel­lino. «Tanti non hanno parenti e da soli non rie­scono a prov­ve­dere a se stessi. Io cerco di dare una mano: vado a far­gli la spesa, li accom­pa­gno in ospe­dale quando hanno biso­gno, vado a riti­rar­gli la pen­sione. E loro se pos­sono aiu­tano me, magari pas­san­domi qual­che soldo quando il periodo è dif­fi­cile… Io non ho mai avuto pro­blemi e non ne ho mai nem­meno dati. Forse è per que­sto che sono qui da così tanto tempo e nes­suno è mai venuto a cer­carmi — dice par­lando degli sgom­beri del mese scorso — ma con i rom è diverso: vivono per i fatti loro, tal­volta stanno in dieci nello stesso appar­ta­mento, abban­do­nano l’immondizia nel cor­tile. L’anziano li denun­cia e poi la poli­zia viene a sfrat­tarli».

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  5. Così, anziché sbraitare contro la presunta quanto fantomatica “invasione islamica”, è contro l’invasione “americana”, sia essa quella delle sue basi militari come soprattutto dei suoi costumi di vita — l’american way of life — che chiunque si presenti come difensore dell’identità e della civiltà europee dovrebbe sbraitare; anziché protestare contro la costruzione di moschee o l’uso del velo islamico, è contro la costruzione degli ipermercati, delle sedi delle multinazionali, di tutti i centri e i simboli dell’industria del consumo che ci si dovrebbe rivoltare perché sono questi che stravolgono, umiliano ed infangano quotidianamente e scientemente le nostre città e le nostre stesse vite. La storia insegna che nessuna grande civiltà, finché si è mantenuta salda e forte nelle sue tradizioni, è stata cancellata dal contatto e l’urto con una civiltà straniera, il decadimento e la crisi essendo sempre stati dovuti a fattori innanzi tutto interni.
    http://www.krisis.info/2015/01/contra-islam-a-difesa-della-nostra-identita-si-ma-quale/

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