Italia a colori

di  Paolo Sensini Prima delle elezioni del 4 marzo 2018 a sinistra predominava un’ossessione: varare al più presto possibile lo Ius Soli a beneficio degli extracomunitari, in modo da rendere subito cittadini italiani una bella fetta di stranieri presenti sul territorio e ridurre la penisola una sorta di sala parto per le masse afro-islamiche in cerca di un approdo sicuro nella vecchia Europa. Un’operazione su cui i sinistrati e i loro media hanno inisistito fino al parossisimo e che poi, insieme a tutti gli altri disastri che hanno procurato durante la lunga fase del loro governo abusivo, ne ha determinato la disfatta elettorale. Capitolo chiuso? Cambio di strategia? Niente affatto, perché ormai l’unico “popolo” di riferimento su cui il PD conta di ritornare in sella, a parte il sicuro bacino elettorale dell’impiego pubblico e la minoranza chiassosa composta dalle truppe cammellate dei militonti da centro asociale, è composto dal numero sempre crescente d’immigrati presenti in Italia. Gli unici ormai, finché non si saranno fatti il loro partito, disposti a votarli. Ma c’è qualcosa in più su cui bisogna interrogarsi: per quale motivo se la maggioranza della popolazione rifiuta con forza questa politica insistono così accanitamente? Perché questa non è altro che una versione in salsa italiota della strategia del caos che si è manifestata prima con le “Rivoluzioni colorate” in Est Europa e poi con le cosidette “Primavere arabe” in Nordafrica e Vicino Oriente. E di cui il PD, ridotto ormai a un partito radicale di massa, è a tutti gli effetti l’esecutore locale.

Insomma, un modo per creare una situazione endemica d’instabilità sociale dovuta alle componenti etnico-culturali così diverse dei suoi abitanti, come si può osservare in maniera evidente nei paesi dove già esiste da anni una società multirazziale (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, ecc.). In Italia sarebbe diverso rispetto a questi Stati? No, forse sarebbe ancora peggio visto il livello infimo, la corruzione e la balordaggine delle sue caste dirigenti. Insomma, una specie di marchio di fabbrica della premiata ditta Soros & co., che non a caso è diventato l’uomo simbolo di questa genìa di burocrati in servizio permanente.

https://www.controinformazione.info/la-versione-in-salsa-italiota-della-strategia-del-caos/

Tutti al mare

di  Luciano Lago Quello che sta accadendo nel Mediterraneo con l’accumulo di forze navali da parte degli USA e dei loro alleati (Francia e Regno Unito) da una parte e della Russia dall’altra parte, con reciproche minacce e tensione fortissima in vista di un prossimo ennesimo attacco USA contro la martoriata Siria, sembra sia qualche cosa di lontanissimo dall’Italia, come se fossero avvenimenti che si stiano verificando in Alaska o in Indonesia. Si ricava questa sensazione nel vedere le zero notizie su questi importanti avvenimenti che si verificano alle porte di casa nostra ma che non trovano alcuno spazio nei media italici , che al contrario danno molta importanza a qualsiasi “scoreggia” di Roberto Saviano o al lancio di uova contro qualche immigrato africano che diventa un caso mediatico di melodramma nazionale a sprezzo di ogni ridicolo. Eppure gli avvenimenti nel “Mare Nostrum“, che sembra divenuto il “mare loro,” dove si sfidano le grandi potenze e si determinano i nuovi equilibri mondiali, ci riguardano per le loro possibili conseguenze, quando non abbiamo finito di subire gli effetti della guerre di devastazione prodotte dagli interventi di USA e NATO in Libia ed in Iraq, in Siria, che un’altro conflitto si profila all’orizzonte, sempre nel tormentato Medio Oriente. L’esperienza sembra non abbia insegnato nulla a meno che non consideriamo questo come un silenzio voluto dalle centrali che manipolano l’informazione (e la disinformazione) dei grandi media per non dare le notizie reali su quanto accade nel Mediterraneo, distraendo il pubblico con altre questioni marginali.

Leggi tutto su https://www.controinformazione.info/lampi-di-guerra-sul-mediterraneo-con-lassordante-silenzio-dei-media-italiani/

I loro santi 2

L’atteggiamento dei Benetton fu possibile circoscriverlo con poche parole “non perdere soldi in questa vicenda”. Perché?

Poiché Atlantia aveva da poco lanciato un’OPA (una proposta di acquisto) per Abertis, l’omologa società spagnola che gestisce le autostrade spagnole più alcuni tratti nelle Americhe: non dimentichiamo che Abertis ha sede a Barcellona, mentre a Santander ha sede una delle banche più potenti del mondo (al 12° posto nella classifica mondiale, quando Intesa San Paolo, la più grande banca italiana, è solo al 35° posto). Questo per dire come l’operazione fosse ardita ed altamente remunerativa (e dunque costosa).

Bisogna ricordare che, nel 2007, Benetton rischiò proprio di farsi portar via “l’osso” delle autostrade italiane da Abertis ma, con “l’aiuto” dell’allora governo Prodi, riuscì ad aggiudicarsi la gara. Meglio che resti in mano italiane, qualcuno pensò: i genovesi non sono proprio d’accordo. Però, il contendente era sempre lì, sul campo e le due società si confrontarono per la gestione di tratti autostradali in America Latina.

Che fare, si pensava a Treviso?

Se non puoi fermare un nemico…trova il modo di fartelo amico…oppure: compralo!

Così, in questi ultimi 10 anni, è iniziato un piano di “risparmio” che doveva condurre ad ammucchiare un “tesoretto” per comprare gli spagnoli. Non a caso furono sempre rinviati i lavori per aggiornare i due piloni privi di stralli esterni (mentre il primo era già stato “aggiornato” dallo Stato nel 1993)…ma sì, non crollerà…compreremo Abertis e poi si vedrà…S’è visto.

Tutta la rete italiana ha bisogno di una colossale manutenzione, poiché, per anni, l’imperativo è stato “un fiorino”, ossia il pedaggio autostradale visto come una tassa, come nel noto film di Benigni e Troisi. I documenti “sensibili” – ossia i piani di manutenzione – segreti!

Lo stato delle autostrade italiane (e non parliamo delle strade, da quando l’ANAS non ha più avuto i proventi delle autostrade!) è degenerato: la corruzione, l’assunzione in Atlantia di manager prima statali – la secretazione degli atti!!! – ha fatto il resto.

Così, per anni, abbiamo pagato “un fiorino” affinché Benetton potesse comprare Abertis e…diventare sempre più ricco. Non s’è interessato molto del “problemino” generato a Genova – ai morti, a chi perderà la casa, anche alle difficoltà che la sua “assenza” nella manutenzione ha arrecato al primo porto italiano – no…s’è fatto vivo solo quando le azioni di Atlantia hanno iniziato a crollare in Borsa. Eh no, fate delle “comunicazioni sociali” perverse…così non si fa…mi fate perdere la possibilità d’acchiappare l’odiato rivale e diventare ancora più ricco. Alla fine, ha preferito salpare con il suo yacht: meglio stare fuori dalle acque territoriali…non si sa mai…

estratto da http://carlobertani.blogspot.com/2018/08/il-ponte-sul-fiume-guai.html

I loro Santi

Questa estraneità al sentire comune, questo perfetto isolamento  e credenza nella propria perfezione  progressista, è la  degenerazione psichica che  sviluppano le caste privilegiate  in un regime totalitario. Intendo compitamente totalitario,  come quello dell’Unione Sovietica negli anni ’30, del Terrore Rosso,   delle Purghe.  I membri della Nomenklatura potevano ordinare  programmi  come “l’eliminazione dei contadini come classe”,  gettare il popolo intero in una carestia inaudita, ma   nei negozi riservati a loro non mancavano lo storione, il caviale, le Lucky Strike, sigarette americane il cui solo possesso sarebbe costato, al comune cittadino, il Gulag.

Godevano dei loro privilegi ripugnanti con la perfetta   soddisfazione di  stare lavorando per l’umanità nuova e  nell’Uguaglianza, dell’a ciascuno secondo i suoi bisogni”, di stare lavorando al progresso assoluto, all’abolizione dello Stato   al regno della Libertà –  proprio mentre firmavano mandati di   esecuzione per migliaia di persone.  La realtà, penuria, miseria che travagliava   “le masse” non li toccava né commuoveva mai, perché si ritenevano grandissimi lavoratori e faticatori, nei loro uffici riscaldati e  ben forniti, pienamente meritevoli.  Il terrore non lo conoscevano  – se non nel momento in cui qualcuno di loro, indicato da Stalin o da Kaganovic, veniva prelevato in qualche purga: allora lo stupore, l’incredulità, ma mai – mai – la disgrazia faceva nascere in loro un senso di comunanza con i milioni che avevano gettao nei Lager,   per i bambini abbandonati dai genitori internati e  morti, per i kulaki   i cui corpi  si stendevano lungo le ferrovie.

Svetlana, la figlia di Stalin,   un estate in cui andò in treno di lusso in vacanza in Crimea, disse a suo padre che, nell’attraversare l’Ucraina,   ad ogni   stazione il convoglio era  assediato da folle cenciose e scheletriche, che  si aggrappavano ai finestrini implorando  un po’ di pane. Stalin le rispose che erano tutte storie quelle della carestia in Ucraina;  propaganda. Ma da quel momento ordinò che,  quando i treni  attraversavano il territorio,  fossero abbassate le tendine.

In fondo anche i nostri hanno abbassato le tendine.  Si sengono tanto umani perché  vogliono “l’accoglienza dei migranti”, ma non vedono i 5 milioni di poveri, i disoccupati di massa, i salari precari che il Sistema a cui hanno aderito ha procurato.  Hanno lasciato le macerie del  terremoto di Amatrice, senza preoccuparsi  degli abitanti.   Con la netta coscienza  di essere i migliori, i più competenti ed anche i più umani,  immensamente buoni, non come quel razzista ignorante di Salvini, o quell’incompetente di  Di Maio.  Non   sentono alcuna colpa o responsabilità, perché quel Sistema, il capitalismo finanziario terminale, è per loro “oggettivo” e “naturale” – come  capi del Politburo sentivano il loro universo concentrazionario la perfetta applicazione “scientifica” del materialismo storico., qualcosa di ineluttabile e profondamente giusto.  Come quelli, hanno “la dottrina” dalla loro parte.  Alla luce della dottrina, vedono i McCain  il valoroso combattente per  i  diritti,  della libertà, il salvatore della riforma sanitaria di Obama.

Allo stesso modo, quando moriva un’alta  personalità del Politburo, e ancor più del Comitato Centrale,  la Pravda ne elogiava la “schiena dritta, senso dell’onore, amore per le istituzioni” , l’opera indefessa   per il riscatto del proletariato senza  mai concedersi  riposo.  E Giannino ripete questo rituale credendosi un liberale e liberista..

Come  la Nomenklatura, vivono in questo mondo,visti da noi come Ultracorpi. Viene bene il commento dell’economista  Vladimiro Giacché:

Quando uno storico del futuro vorrà capire perché la sinistra in questo paese è scomparsa, gli potremo far leggere il nuovo art. 81 Cost, il Jobs Act e questo Tweet”.

 

L’articolo ELOGIO FUNEBRE DI McCAIN. DA PARTE DELLA NOSTRA NOMENKLATURA proviene da Blondet & Friends.

False-flag

D’altra parte  John Bolton ha  annunciato pubblicamente in anticipo,  il 23 agosto,  che gli Usa reagiranno “con molta forza” se Assad “userà di nuovo le armi chimiche”.  Minaccia a cui si sono unite Londra e Parigi.  Un annuncio che i  russi interpretano come il segnale di via libera alle forze terroriste in  campo di mettere in scena l’attacco al cloro.  La ripetizione dei pretesti di mesi ed  anni fa  (il primo “false flag  al cloro” risale al 2013 e doveva servire per l’invasione diretta degli occidentali in Siria). Ormai Mosca denuncia apertamente il prossimo false flag  americano.

Ciò non ferma le forze Usa, che hanno piazzato davanti alla Siria l’incrociatore Sullivan “con 56 missili guidati  e  un  bombardiere strategico B-1B con 24 missili guidati di stanza nella base aerea di Al Udeid in Qatar”.

Washington ha installato inoltre diversi radar nelle basi aeree delle città di Ramilan e Kobanê-Ayn al Arab, situate rispettivamente nella provincia di Hasaka e Aleppo  – segnala dal canto suo la agenzia irachena BAsNews, per formare una zona no-fly permanente nel terreno controllato dalle forze democratiche siriane (essenzialmente, i  curdi).

La Russia ha dovuto rafforzare le  sue  difese.  Con un’escalation che avvicina ancora una volta a d un conflitto  più vasto e   incontrollato , nel silenzio dei media europei.

I motivi di questa volontario  reinfiammare della Siria straziata, mentre ormai il conflitto volge al termine e un milione e mezzo di profughi siriani stanno  tornando alle loro case, ha diversi motivi.  Ma anzitutto:

Netanyahu si vendica di Putin mobilitando il Deep State

La rabbia di Netanyahu, che   non ha ottenuto quel che sperava da Mosca nei suoi  tanti incontro con “l’amico” Putin, un appoggio o neutralità contro la presenza di forze iraniane in Siria, la tacita adesione di Mosca ad una semi-annessione di fatto del meridione siriano,   che Bibi voleva unire al Golan già occupato e dove manteneva i “suoi” terroristi  islamici prediletti.

Invece, mettendo fine ad un periodo di voluta ambiguità  (c’è un potente lobby ebraica anche in Russia, probabilmente sono stati valutati i molti contro di un appoggio all’Iran),  Mosca ha dichiarato che saranno  piazzati otto avamposti militarizzati praticamente lungo la frontiera Siria-Israele; spingendo con energia le Nazioni Unite –  che non ne avevano alcuna voglia – a  prendere la responsabilità di questi avamposti e  della sicurezza  di quella comoda terra di nessuno dove Israele armava, riforniva, curava i suoi terroristi.  In pratica, una internazionalizzazione del problema,  avrà fatto urlare di rabbia Bibi che credeva di essersi messo in tasca Putin, e poi mobilitare   il Deep State americano  –  dimostrando ai russi di arene il pieno controllo –  per una ripresa bellica; persino  la riedizione del falso pretesto  senza alcuna variazione è un  messaggio di onnipotenza: possiamo far  bere ai media e ai politici occidentali quel che vogliamo. Le otto bombole di gas cloro  segnalate da Mosca, quanti sono gli avamposti, vanno considerate la firma.

https://www.maurizioblondet.it/siria-di-nuovo-guerra-causa-la-rabbia-di-bibi/

La giustizia? un’opinione

Questa è la “giustizia”   secondo le sinistre. Due pesi e due misure. E’ ciò “In linea con l’impostazione costituzionale della nostra Repubblica”   cui tanto tiene G.M. Flick?   Perché a dei marinai viene vietato ciò che a dei negri che dicono di meritare asilo politici  deve essere concesso sulla parola? Non sarebbe questo motivo di “una riflessione profonda su necessità di prevenzione e valutazione del rischio”,   come invita il Flick a fare sui Benetton, invece di semplicemente  iscriverli come indagati?

Torniamo a quella sera dell’agosto 1996, quando una corte giudiziaria italiana  non fu lasciata uscire da una caserma-tribunale, da una massa minacciosa di ebrei armati .

Una banda armata che stava cercando di impadronirsi di Priebke per linciarlo, secondo il racconto del giornalista del Manifesto: “ Mentre la gente al piano terra cercava di salire, i carabinieri di opporsi. Volarono le botte: brevi, violente, incattivite. Quattro carabinieri si faranno medicare, i “ragazzi” si cureranno i lividi da soli…   ora  il problema era di far uscire Priebke tutto intero”.

“Giuridicamente  una porcata”


Svegliato a notte tarda, arriva il ministro Flick: e ch pensate che faccia? Ordini ai CC e poliziotti presenti di far rispettare la legge, ossia chiedere i documenti agli armati israeliani, e pretendere di vedere se hanno il porto d’armi? Se sono armati senza  permesso? Ma no, questo vale per voi, cittadini comuni.

“Verso mezzanotte arrivò Flick, con la soluzione: arrestarlo di nuovo, per quella vecchia richiesta di estradizione dalla Germania. Un gioco di prestigio, giuridicamente una porcata.  […]  Ma era finita, Erich Priebke non era più libero. E non lo sarebbe stato mai più”.

https://ilmanifesto.it/priebke-cronaca-involontaria-delle-ultime-ore-da-uomo-libero/

Il 7 marzo 1998, la Corte d’appello militare accolse le richieste del PM e, dopo otto ore di camera di consiglio, riformando la sentenza di primo grado, sentenziò la condanna all’ergastolo per Priebke.

Con “dogmatica condanna preventiva”   in obbedienza al “ruolo autoritario” di  chi sapete.

“Rifarei tutto quello che ho fatto  quella notte”,   ha ripetuto Flick  in varie interviste.  Ossia: sostituirsi all’autorità giudiziaria,   arresto arbitrario di un imputato assolto  (“giuridicamente una porcata”), inversione del  principio di non colpevolezza:  esattamente ciò che lui condanna nell’atteggiamento dell’attuale governo verso i Benetton.  E sarebbe pronto a rifarlo un’altra volta, dunque. Non ci stupisce che sia stato poi premiato dal sistema col lucroso e prestigioso incarico di giudice costituzionale, per come  quella sera del ’96 ha calpestato i fondamenti del diritto.   Però almeno possiamo sottoscrivere le altre parole del Flick:

“A me non convince questo modo di procedere. Tutta una serie di sintomi, indicazioni e provocazioni mi lasciano perplesso e non mi paiono in linea con l’impostazione costituzionale della nostra Repubblica. In passato abbiamo avuto dei tentativi di svuotamento della Costituzione dall’interno”.

Sì, sì, l’abbiamo visto lo svuotamento e fatto dal ministro, giudice   supremo e avvocato Flick;  già, perché egli è tornato ad esercitare l’avvocatura. A lui la “giustizia” italiana con le sue speciali caratteristiche  (“la legge si  applica per i nemici, si interpreta per gli amici”) ha dato molto. Molto più che pane e companatico. Lo dimostra l’organigramma dello Studio Flick, sito  per puro caso in Genova:

 

 

Studio Flick
Associazione Professionale
GENOVA Via Fieschi, 1/8P. IVA 01770950994
C.F. 95115500100Tel. +39 010 58 43 34 – 58 93 12
Fax +39 010 57 05 679

Email: segreteria@studioflick.it

Lo segnaliamo per un fatterello di colore,  perché è uno studio molto, molto familiare:

Leggiamo l’organigramma:

Prof. Avv. GIOVANNI MARIA FLICK

  • Avv. CATERINA FLICK

Of Counsel, Roma

 

Diritto Civile
Avv. ARTURO FLICK
arturo.flick@studioflick.it

Diritto Penale  AVV. CAROLA FLICK carola.flick@studioflick.it

Che dire? Dato il noto spopolamento di Genova,  si può rilevare che una parte rilevante della superstite popolazione si chiama “Flick” e fa  l’avvocato.

E il  Capo di tutti i  “Flick”   è apertamente avverso al governo attuale, parteggia come un tifoso, non come un giurista:

Giovanni Maria Flick critica il contratto M5S-Lega: “Ricorda quello di Berlusconi”

Il presidente emerito della Consulta mette in guardia sui rischi legati al Comitato di conciliazione

https://www.huffingtonpost.it/2018/05/17/giovanni-maria-flick-critica-il-contratto-m5s-lega-ricorda-quello-di-berlusconi_a_23436692/

Tanto che (secondo gli hacker russi, da cui prendiamo le distanze) Mattarella pensò a lui per farne il premier di un governo che calpestasse il  risultato delle elezioni del 4 marzo:

“Governo, il Pd vuole Giovanni Maria Flick premier

Mattarella sta pensando a un nome a cui il Pd non potrebbe dire di no, uno che sta bene anche ai 5 Stelle…”.

https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13325508/pd-m5s-sergio-mattarella-incarico-governo-giovanni-maria-flick-giudice.html

Ovvio che, quando fior di giuristi avvertirono che i comportamenti di Mattarella, come l no a Savona come ministro, ponevano dubbi sulla liceità,  il capo di tutti i Flick ricambiò  il favore del Quirinale che aveva pensato a lui:

Governo, Flick: ”Macché impeachment, Mattarella ha applicato Costituzione”

https://www.youtube.com/watch?v=8vRB_nJ2pJM

Responso di altissima autorevolezza, da parte  di un ex giudice costituzionale che aveva rovesciato la presunzione di innocenza sostituendosi da ministro all’autorità giudiziaria.   Ed è stato pronto a rivesciare il responso elettorale  oggi,   mostrandosi aprtamente di parte.

Se avessimo voglia di fare discorsi seri, potremmo sottolineare come questa casta  che indossa tutti cappelli dell’esecutivo, giudiziario  e avvocatesco,  abbia  buttato alle ortiche ogni pretesa di “autorità”, perché l’ha sostituita col potere, e l’autorità  (che  si ottiene rispettando verità e giustizia), in quel loro modo di esercitarlo, disturba.

Ma  vogliamo essere leggeri, e ricordare solo questo fatterello comico: l’avvocata Caterina Flick è la legale rappresentante di Laura Boldrini un  una causa contro una TV, la RTM TV, per lesa maestà della presidenta.

(Eh sì, sulla strage autostrade ho un orribile presentimento. Non vi dico quale, per paura)

L’articolo Su Flick , il ministro e giurista campione “diritto due pesi e due misure” proviene da Blondet & Friends.

Pronti alla battaglia


https://www.facebook.com/guglielmo.allodi

Questo Allodi non è un qualunque militante senza potere e fuori di testa. E’ stato il capo della segreteria politica di Bassolino, esponente del PCI oggi PD, ministro nel primo governo D’Alema, quando questo ha tenuto la presidenza della Regione Campania (2000-2010), un grand commis del potere. Insomma è un esponente di livello della “sinistra”.

La biografia

Tanto per ricordare l’esistenza permanente di una Sinistra che Spara: Bassolino era ministro nel 1999 quando le “Nuove Brigate Rosse” trucidarono Massimo D’Antona, giurista del lavoro, che collaborava con il governo D’Alema- Bassolino.

Massimo D’Antona

Aspettiamo a pié fermo la dura condanna   per i propositi di questo loro  esponente da parte dei dirigenti del PD, e il dovuto clamore scandalizzato dei media, oggi tutti impegnati all’unisono ad incitare all’odio contro il governo in carica.

Allodi non è solo. Vedo che Pietro Grasso, ex “magistrato” ed ex seconda carica eccetera, ma sempere “dee sinistra”, non è lontano:

@PietroGrasso
Segui Segui @PietroGrasso
Altro
@matteosalvinimi libera gli ostaggi ed esci dal Viminale: solo i criminali e i terroristi sequestrano esseri umani e li trattengono fino a che non vengono accolte le proprie condizioni. L’Italia è uno Stato di diritto, non questo schifo.

Anche Pietro Grasso pensa che ormai occorre la lotta armata?  Contro un governo criminale e terrorista,  che ha vinto le elezioni,  non c’è altra via.

L’articolo LA SINISTRA-CHE-SPARA? proviene da Blondet & Friends.

Solo Salvini e Di Maio non lo hanno ancora capito :-/

Necrologi

Novi era nato a Sant’Agata di Puglia nel 1946 e da giornalista era stato per il ‘Roma’ coordinatore dei servizi Interni, Esteri ed Economia e inviato negli Stati Uniti; aveva diretto ‘Il Giornale di Napoli’ e collaborato a ‘Il Borghese’, ‘La Notte’ e ‘Il Giornale d’Italia’. Era stato eletto deputato nel 1994 e senatore dal 1996 al 2008, sempre con Forza Italia. E’ stato anche candidato sindaco del centrodestra nel 1997 a Napoli. Animatore in gioventù del sodalizio ‘Universita’ europea’ nell’ateneo partenopeo, collegato a Giovane Europa dell’intellettuale belga Jean Thiriart, aveva nel 2012 scritto il saggio ‘La dittatura dei banchieri’ per l’editore Controcorrente.

Da tempo residente a Napoli, era tornato a Sant’Agata di Puglia, nel foggiano, suo paese d’origine. Qui è stato schiacciato dal camion in retromarcia in piazza XX Settembre. La Procura di Foggia ha aperto un fascicolo per ricostruire la dinamica ed eventuali responsabilità dell’incidente.

http://www.barbadillo.it/76692-politica-addio-a-emiddio-novi-teorico-del-populismo-e-uomo-libero/

Energie egizie

Le celle solari del futuro potranno ispirarsi alla Piramide di Cheope, a Giza, che è stata studiata con i metodi della fisica attuale. Dalle ricerche è emerso che riesce a concentrare l’energia elettromagnetica, e precisamente le onde radio, sia nelle camere interne sia nella base. Si potrebbero così progettare nanoparticelle ispirate alla struttura di questo edificio che siano in grado di riprodurre un effetto analogo nel campo dell’ottica, da utilizzare per ottenere celle solari più efficienti. Lo indica la ricerca pubblicata sul Journal of Applied Physics e condotta dai fisici della Itmo University a San Pietroburgo e del tedesco Laser Zentrum di Hannover.

Per Tullio Scopigno, fisico dell’Università Sapienza di Roma, l’applicazione prospettata dai ricercatori è interessante “ma questo studio va preso con cautela, in quanto basato su modelli matematici non ancora supportati da evidenze sperimentali”. I ricercatori hanno condotto lo studio perché interessati alla struttura della della tomba del faraone Cheope dal punto di vista fisico. In particolare hanno voluto vedere come le onde radio si distribuiscono nella sua complessa struttura.

Per farlo hanno ipotizzato che non ci siano cavità sconosciute e che il materiale calcareo da costruzione sia uniformemente distribuito. Sulla base di queste ipotesi è stata messa a punto una simulazione matematica e si è visto che la Grande Piramide può concentrare le onde radio nelle sue camere interne e sotto la base, un po’ come una parabola.

Questo avviene, rileva Scopigno, perché “la lunghezza d’onda delle onde radio, compresa 200 e 600 metri, è in un certo rapporto rispetto alle dimensioni della piramide”. Ciò significa che per avere lo stesso effetto con altri tipi di radiazioni che hanno lunghezze d’onda diverse, come la luce, sono necessarie strutture di dimensioni diverse, precisamente occorrono dispositivi in miniatura. Ecco perché i ricercatori prevedono di progettare nanoparticelle, ossia delle dimensioni di qualche milionesimo di millimetro, e a forma di piramide,  in grado di riprodurre effetti simili nel campo ottico, da usare nelle celle solari.

 

L’economia è un pretesto

Abbiamo già detto più volte come il debito pubblico sia un’invenzione e il suo rimedio (l’austerità) sia fallimentare; semplicemente chi ha il potere detta le regole e il potere rimane sempre quello militare.

Detto questo:

Giorgetti ha giusto chiesto ufficialmente alla BCE di prolungare il quantitative easing, come sta facendo da tre annui, per contrastare la speculazione mentre il paese lancia un programma di investimenti per le infrastrutture, che può migliorare l’occupazione, produrre la ripresa, e quindi abbassare il rapporto debito/pil: che è quello che in teoria i tedeschi esigono. In teoria.

Lo farà Berlino? Secondo tutti segni, non accetterà . A meno che…. L’esposizione mostruosa delle banche spagnole, francesi, e italiane (ma solo in terzo luogo) verso la Turchia, non costituisca la scusa di cui c’è bisogno. Continuare a stampare per salvare la Spagna, stampare per salvare la Francia, i due paesi su cui Berlino conta per la loro fedeltà e come alleati anti-italiani.

I guai delle banche spagnole, francesi, e di Unicredit sono del retso causati dalla ideologia: la BCE ha il divieto di creare denaro dal nulla comprando direttamente dal Tesorodegli Stati Uniti:  lo fa “sul mercato secondario”, ossia lo compra dalle banche private che hanno previamente comprato i titoli dallo Stato. La differenza delle conseguenze è fondamentale: lo Stato spenderebbe i soldi creati dalla BCE all’interno, nelle infrastrutture che hanno tanto bisogno di essere rammodernate in Europa; le banche non sanno come investire all’interno in tale recessione austeritaria, e vanno a finanziare paesi come la Turchia e gli altri emergenti. Che adesso sentono tutti le conseguenze del collasso della lira turca, persino quelli che nulla c’entrano, come la Polonia.

D’altra parte, sta per incombere la prossima crisi mondiale, replica di quella del 2008: magari il crack di Tesla, la ditta di auto a cui “i mercati” hanno dato miliardi di dollari credendo alle mirabolanti innovazioni (ecco un’ altra prova di come “I privati sanno meglio allocare i capitali che gli Stati”). Le banche centrali hanno ormai poche frecce al loro arco per contrastarla. Ma interrompere la stampa sarebbe privarsi di quelle poche.(1)

Sulla prossima crisi mondiale non posso che concordare e ritengo che noi ne saremo travolti se continueremo ad avere USA ed UE come orizzonte di riferimento, invece di Russia e Cina.


  1. https://www.maurizioblondet.it/e-se-il-salvatore-delleuro-fosse-il-piano-borghi/

X° flottiglia MAS

Addio all’incursore Emilio Bianchi, 103 anni, ultimo superstite dell’impresa di Alessandria

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/addio_incursore_emilio_bianchi_103_anni_superstite_impresa_alessandria_durand_de_la_penne-1196188.html

Winston Churchill, come ha ricordato di recente il Times in uno dei suoi commoventi obit, fu talmente impressionato da quell’impresa del nemico italiano nel porto di Alessandria che ordinò ai vertici della Marina di sua Maestà di adottare al più presto tecniche e strategie degli avversari tra i quali c’era Emilio Bianchi, morto oggi a Torre del Lago (Lucca), dove abitava. Aveva 103 anni. L’Italiano che aveva insegnato agli inglesi come si combatte per mare era medaglia d’oro al valor militare ed era l’ultimo incursore in vita della straordinaria impresa d’Alessandria dell’allora Regia marina. Faceva parte degli incursori del sommergibile Scirè, comandato da Valerio Borghese, che 74 anni fa, nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941, a cavalcioni di tre siluri “maiali” provocarono l’affondamento delle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth e danneggiarono una petroliera. Un raid di un manipolo di sei coraggiosi che causò perdite durissime alla flotta inglese che riteneva impossibile violare il pesantissimo sistema di sicurezza approntato per difendere il porto.

Bianchi, capo palombaro, insieme al tenente di vascello Luigi Durand De La Penne, faceva parte dell’equipaggio che aveva avuto come bersaglio la Valiant, difesa anche da un complesso apparato di reti metalliche che gli incursori dovettero tagliare o superare sfruttando la scia delle navi inglesi e manovrando i pesanti e lenti maiali a propulsione elettrica, la cui prua era costituita da una carica di 600 kg di esplosivo dotata di un sistema a orologeria e di un potente magnete. Così potente che gli incursori, esausti, nel buio del fondale, dovevano rallentarla a forza di braccia perché non facesse rumore quando si attaccava alle fiancate delle navi dalle quali era fortemente attratta nell’ultima fase dell’applicazione. Ogni suono, nel silenzio della notte, li avrebbe traditi.

Bianchi venne scoperto e catturato quando fu costretto a riemergere nei pressi della corazzata per intossicazione di ossigeno causata dalla lunghezza della missione, oltre cinque ore. Intanto De la Penne riuscì a completare la sistemazione della carica venendo tirato a bordo poco dopo dalla furibonda e incredula sorveglianza inglese.


Lui e De La Penne, interrogati con decisione, non rivelarono dove avevano applicato la cariche esplosive magnetiche e gli inglesi, per costringerli a parlare, li rinchiusero nel ponte più basso della corazzata condannandoli così a morte sicura. Neppure davanti a ciò i due parlarono. Poco prima della detonazione, De La Penne chiamò tuttavia il comandante della corazzata: “Mi creda, è meglio che evacui la nave”. Un atteggiamento che permise di salvare numerose vite: si contarono infatti solo 8 inglesi morti. E che permise di guadagnare difinitivamente il rispetto del nemico.

Per puro miracolo la corazzata, sventrata dalla carica, si adagiò sul fondo del porto in modo tale che la zona assai sotto il pelo dell’acqua, dove i due erano richiusi, non si allagò. De La Penne riportò solo una lieve ferita alla testa. La buona sorte che meritano gli eroi.

Dopo Bianchi, volontario in Marina dal 1932 e quindi palombaro incursore nella XMas, e De La Penne, tenente di vascello, anche gli altri quattro palombari incursori vennero via via catturati: trascorsero il resto della guerra in prigionia. Dopo il conflitto l’impresa valse loro anche riconoscimento anche da parte della Marina inglese che pure, per colpa di quella sconfitta tenuta segreta con mille espedienti, fu costretta ad allentare la pressione sui convogli italiani diretti in Nord Africa. Tanti marinai devono la vita ai sei incursori di Alessandria. La provvisoria supremazia navale nel Mediterraneo dovuta all’impresa non venne tuttavia sfruttata dal comando italiano.

Il sommergibile Scirè. Comandante Junio Valerio Borghese. I maiali e i loro uomini uscivano dai tubi lanciasiluri.

 

L’articolo L’ULTIMO INCURSORE. proviene da Blondet & Friends.

Governare non è una passeggiata

E’ stato notato che Villorba  di Treviso, dove ha avuto luogo l’attentato alla Lega, è la sede  originaria e centrale dei Benetton, i concessionari di Autostrade.  Naturalmente   ciò non significa un indizio  quanto a colpevoli, anzi il contrario;  ma   comporta un “messaggio” che i leghisti sapranno, spero, interpretare.

Piuttosto, è stato notato il silenzio mediatico su questo atto di terrorismo vero, in paragone al clamore per il lancio di un uovo per giorni attribuito al “razzismo”,   dunque a Salvini e alla Lega (il solo partito nella storia che abbia candidato e  votato al senato un africano, Iwobi). Come ironizza Capezzone: “Cronaca fredda, unemotionally factual. Far intendere che se la sono cercata”.

Questo appunto è un ingrediente della vecchia strategia della tensione, quando le Brigate Rosse  che uccidevano poliziotti erano per  la stampa “sedicenti” , i due fratelli  Mattei,  missini carbonizzati nel rogo di Primavalle, erano per i media vittime di una faida interna tra “fascisti”, e  quando  gli intellettuali si fregiavano del motto “Né con lo Stato né con le BR”.

Il significato di questo parteggiare totalitario dei media  è inequivocabile: i media sentono con istinto infallibile,  primordiale,  che  il governo attuale, e  la coalizione di governo, non ha il potere in mano.  Anzitutto non ha il potere di far paura a  loro. Non  ha le leve vere per imporre la sua politica, non ha fatto le nomine giuste, le dovute sostituzioni, ha  che fare con rifiuti di obbedienza fra gli stipendiati dei ministeri-chiave, e persino la Guardia Costiera, sfida impunemente Salvini, fino ad emulare lo scafismo di Open Arms, in collusione coi poteri stranieri più  odiosi. Cosa che il carrierista in capo non oserebbe fare, se  il governo gli facesse paura.

https://www.maurizioblondet.it/consigli-non-richiesti-al-ministro-salvini/