Italia vs. Germania

Come ci descrivono sulla stampa estera, lo so da 30 anni. Non è una novità. Siamo sempre stati descritti come un popolo di buffoni e di fannulloni, e dietro a questo cliché, non sono mai state raccontate le notizie esatte sulla nostra situazione. Questo tipo di pregiudizio o diffamazione di massa del nostro paese, attuato da tutta la stampa mainstream in coro, è equiparabile al fenomeno del bullismo di classe, così come puzzava di bullismo tutto il concerto mediatico internazionale contro Berlusconi, a suo tempo, per predisporre l’opinione pubblica al famoso golpe del 2011.

“Come si dovrebbe definire il comportamento di una nazione che prima chiede qualcosa per farsi finanziare il suo proverbiale dolce far niente e poi minaccia coloro che dovrebbe pagare se questi insistono sul regolamento dei debiti?”

Nel paragrafo successivo si scrive della “devastazione” delle montagne svizzere, dove non si vede più gente del posto né mucche, ma solo ricchi designer milanesi che si sono costruiti le case.

Tutti ricchi eh gli italiani?

Nel terzo paragrafo l’autore si dilunga sulla “ricchezza degli italiani”: “non ho potuto non pensare alla ricchezza degli italiani” quando è stato presentato il contratto di governo con promesse di meno tasse,”pensionati prima e un reddito di base generale”, con una previsione di spesa tra i 100 e i 125 miliardi di euro all’anno.

Altro sottotilo: KEIN ARMES LAND: NON è UN PAESE POVERO

(Quindi possiamo continuare a spogliarlo)

Il paragrafo successivo spiega come il conto per farci continuare “la dolce vita” lo vogliamo far pagare alla Germania poiché nel contratto si parla di cancellazione del debito di 250 miliardi. Il giornalista non spiega che tale cancellazione sarebbe puramente scritturale e contabile e verterebbe sul 10% dei debiti pubblici di tutti gli Stati dell’eurozona e non spiega che la BCE con una creazone monetaria scritturale, liquiderebbe i detentori di titoli di Stato. E la domanda da porsi è: come mai, nell’inconscio collettivo tedesco, è come se il debito pubblico italiano fosse in mano alla Nazione tedesca, è come se la Germania ce lo avesse finanziato, ed è come se gli chiedessimo a loro di cancellarlo con le loro tasche?

Ora non so come chiamarlo, lapsus freudiano di massa? Mistificazione di massa?

Non capisco come mai questo, nell’immaginario collettivo tedesco, equivalga a sborsare di tasca propria per pagarci il “dolce far niente”.

Come mai tutti in Germania credono che il debito pubblico italiano sia finanziato dalle loro tasche? La BCE appartiene alla Germania? Quando il sistema bancario europeo crea dal nulla la moneta da prestare agli Stati, prestandola a più caro prezzo all’Italia, tramite il cartello delle banche primary dealers che semmai è più vicino alla Federal Reserve che non alla Buba, chi è che sta finanziando cosa a chi? L’Italia come paese che sta pagando molto di più i rendimenti dei suoi titoli di Stato o la Germania che grazie a un vantaggio competitivo enorme nel rifornimento monetario che paga poco o niente, può godere di una moneta a costo zero mentre l’Italia la paga al 4%?

Leggendo attraverso le righe si può dire che tutto l’establishment tedesco, ma anche europeo, stanno manipolando l’opinione pubblica affinché non solo non si parli di uscire dall’euro ma soprattutto non si parli di azzerare lo spread, facendo di una moneta fintamente unica una vera moneta unica, e di trasformare la BCE in vera pagatrice di ultima istanza, imponendone un governo politico. Questa è la verità. Perchè nella situazione ibrida e caotica di politica monetaria attuale, c’è la finanza che trae enormi profitti, soprattutto da paesi come l’Italia.

E infatti Die Spiegel ripete la frase: “L’Italia non è un paese povero”. E giù a snocciolare dati fantasiosi fuori contesto: “Secondo la London School of Economics, una famiglia media italiana dispone di 275205 euro – 80.035 euro in più rispetto alla controparte tedesca.” Immagino che si riferisca al capitale immobiliare medio. visto che non è specificato. Invidia. Tutti sappiamo come questo capitale immobiliare, oramai neanche più distribuito equamente, sia pesantemente tassato e preso nel mirino di una eventuale “patrimoniale” di un Cottarelli, oltre che gravemente svalutato. Ci vogliono prendere le case, questa è la verità. I borghi, i terreni, il patrimonio artistico, i porti, gli aeroporti, l’acqua (già presa), e continuare a saccheggiare le risorse del sottosuolo: questa è la verità. L’Italia è il paese di bengodi per le multinazionali e gli investitori internazionali.

La frase seguente parla dell’ingratitudine degli italiani: almeno il mendicante dice grazie, mentre l’Italia ti accoppa.

La frase successiva parla di ricatto: gli italiani starebbero minacciando la Germania. O ci date quanto ci spetta, oppure facciamo saltare il banco (cioè l’euro).

L’articolo si conclude nel peggiore dei modi, dichiarando che gli italiani, scrocconi, vivono al di sopra dei propri mezzi grazie al fatto che si fanno mantenere dai tedeschi – questa è l’immagine di propaganda persistente: giornalismo trash della peggiore specie del settimanale con la massima tiratura in Germania.

In sintesi, siamo un popolo di fannulloni che ha vissuto al di sopra dei suoi mezzi grazie alla generosità della Germania e che oltre a non ringraziare, ricatta la Germania con la fuoriuscita dall’euro.

Ora non mi soffermo né sui tecnicismi dello spread né sulla situazione politica ma semplicemente sulla fake news e sul meccanismo psicologico che porta un paese intero a credere a queste diffamazioni. Il perché della diffamazione è facilmente spiegabile: fare accettare al popolo di un paese vicino l’attacco alla democrazia in Italia, togliendo qualsiasi facoltà di critica alla politica dell’austerity che l’euro impone a tutti gli Stati europei, Germania compresa che dall’altro canto invece ha guadagnato tantissimo in export dall’adesione all’euro e dallo spread, come detto sopra.

La fake news consiste in questo: oltre al fatto che le statistiche ci spiegano con tanto di dati che siamo il paese dall’orario lavorativo più lungo in Europa, dagli straordinari meno pagati, e dal minor numero di giorni di ferie, e che la ricchezza di cui parlano è un mix che fa leva sull’invidia dei nostri vicini che in qualche modo sperano di potere approfittare del nostro artificioso e procurato default, a ricattarci con lo spread, sono gli stessi media con la complicità della Germania e non certo l’italia.

Questo rovesciamento paranoico dei termini tra due paesi dove un paese ricatta l’altro con lo spread, sostenendo il veto incostituzionale su un ministro perchè farebbe aumentare lo spread, mentre chi ricatta è colui che si dice ricattato, significa una cosa sola: che a vivere sopra i propri mezzi non è l’Italia ma la Germania, altrimenti non si spiega come mai tutto il paese sia scosso da un terrore irrazionale all’idea che l’Italia possa non dico ventilare la possibilità di uscire dall’euro, ma tenerla come piano B in un cassetto nel caso non si ridiscutessero alcuni termini della moneta unica per farne una vera moneta, non subordinata al dollaro, con una banca pubblica pagatrice di ultima istanza (che è poi quello che sta facendo la BCE con i QE ma in modo erratico e arbitrario).

Questo terrore irrazionale che fa additare l’Italia come la ricattatrice della Germania fa pensare che la Germania, sempre nel suo inconscio collettivo, sa che in realtà si appoggia e “scrocca” il vantaggio competitivo monetario. Se si sapesse così forte che problema ci sarebbe a cancellare una quota del debito, anche suo, o alla possibilità di ventilare la possibilità di una fuoriscita dall’euro?

Concludo qua dicendo, che mentre scrivo, lo spread aumenta nonostante sia stato scelto Cottarelli, il che significa che gli ambienti tedeschi e internazionali stanno vendendo in massa i nostri titoli e a prezzi eccellenti. Tutto as usual nel trading speculativo.

La mossa di Mattarella, come ha detto Cottarelli è di imporci una finanziaria come vogliono i mercati. E per questo, si è disposti a tutto: compreso a grossolonamente calpestare la Costituzione e veicolare a più non posso fake news su moneta, popoli, ricatti e spread.

Nicoletta Forcheri 29/5/2018

https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/05/29/italia-germania-fake-news-e-manipolazioni-di-massa/

Rinasce l’Intermarium

Sfumato quindi il progetto di una grande “testa di ponte democratica” poggiante sulla UE/NATO, gli angloamericani hanno optato dal 2014 (il colpo di Stato in Ucraina può essere considerato l’inizio di questa strategia) per la “nazionalizzazione” dell’Europa centrale, buttando a destra i governi della regione: nel caso della Polonia, ad esempio, è sufficiente dire che i fondatori di “Diritto e Giustizia” sono stati i gemelli Kaczynski, in rapporti con gli angloamericani dai tempi di Solidarnosc. Per peso demografico, economico e militare, la Polonia è il leader naturale dell’Europa centro-orientale ed è il principale attore su cui puntano Washington e Londra: lo spostamento a destra di Varsavia, in occasione delle legislative dell’ottobre 2015, riveste un ruolo chiave nella costruzione della “cortina nazionalista” tra l’Europa occidentale “liberale” e la Russia. Il governo polacco attualmente in carica si contraddistingue, infatti, per un marcato filo-atlantismo, accompagnato da un acceso revisionismo anti-tedesco (si veda la richiesta di nuovi risarcimenti dalla Germania per i danni bellici3) ed anti-russo (si veda la rimozione dei monumenti sovietici ed il progetto per abbattere il Palazzo della Cultura nel centro di Varsavia4).

La nuova strategia angloamericana per il Continente, già ben delineata nel 2015, riceve lo slancio decisivo nel 2016 quando, nell’arco di pochi mesi, prima Londra sceglie di abbandonare l’Unione Europea tramite referendum e, poi, si insedia alla Casa Bianca il “populista” Donald Trump, schierato su posizioni euro-scettiche: da allora, Londra e Washington smettono di lavorare per l’integrazione europea e si adoperano per nuovo ordine europeo, che prevede la liquidazione dell’Unione Europea nella sua forma attuale e la nazionalizzazione dell’Europa centro-orientale.

Il primo Paese europeo visitato da Donald Trump è, non a caso, proprio la Polonia. In vista dell’imminente G20 di Amburgo, il neo-inquilino della Casa Bianca atterra a Varsavia ai primi di luglio e, davanti ad una piazza gremita di simpatizzanti di Diritto e Giustizia, pronuncia un discorso dagli accessi toni nazionalistici: l’Occidente è in grave pericolo, minacciato da molteplici insidie come il terrorismo islamico, la Russia, lo statalismo ed il secolarismo5. Quasi in contemporanea, Trump partecipa e dà la propria benedizione ad un’iniziativa ad alto contenuto geopolitico: il summit dei “Tre Mari” che si apre a Varsavia il 6 luglio 2017.

L’iniziativa ha avuto pochissimo eco in Europa Occidentale, poiché si pone in aperta concorrenza con il vecchio disegno dell’Unione Europea: undici nazioni (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Lituania, Lettona, Estonia, Croazia, Slovenia ed Austria) che affacciano nel complesso su tre mari (Mar Baltico, Mar Adriatico e Mar Nero), si riuniscono sotto la supervisione americana, per sviluppare alcune infrastrutture che integrino l’Europa Centrale (la “via Carpatia”, che dovrebbe tagliare il Continente in verticale, dalla Lituania alla Grecia) e svincolarsi dalle forniture energetiche russe (i rigassificatori in Polonia e Croazia da alimentare, in prospettiva, anche col metano americano).

Ora, chiunque mastichi un po’ di geopolitica noterà subito come il progetto dei “Tre mari” sia una banale riproposizione dell’Intermarium (Miedzymorze in polacco) più volte sognato dai politici polacchi, da ultimo il maresciallo Jozef Piłsudski negli anni ‘20 dello scorso secolo: un’entità slava estesa dal Mar Baltico al Mar Nero, alleata dell’Occidente (Francia, Regno Unito o Stati Uniti), popolosa ed economicamente forte abbastanza da contenere la Germania e la Russia. Una grande Polonia nazionalista, in sostanza, che eviti l’abbraccio tra Berlino e Mosca, per la felicità delle potenze marittime.

Partecipando al summit dei “Tre Mari”, Donald Trump esprime il sostegno americano a quest’ambizioso progetto geopolitico in chiave post-UE. Non resta, a questo punto, che la benedizione del Regno Unito. È cronaca di questi giorni il viaggio della premier Theresa May in Polonia, quasi in concomitanza alla durissima presa di posizione di Bruxelles contro il governo di Varsavia: incurante delle critiche dell’Unione Europea e delle accuse di autoritarismo (questioni di politica interna di cui Bruxelles non dovrebbe occuparsi, secondo la May6), il primo ministro inglese rafforza i legami anglo-polacchi, siglando un trattato di difesa comune (il secondo firmato da Londra, dopo quello anglo-francese del 2010) ed impegnandosi a spendere congiuntamente 10 milioni di sterline per contrastare la propaganda russa e diffondere la propria (attraverso il canale bielorusso Belsat)7. Anche per il Regno Unito, il governo nazionalista di Varsavia assume così la funzione di contenere la Germania e la Russia, impedendo il sorgere di pericolosissime alleanze continentali sull’asse est-ovest.

L’Unione Europea è destinata ad un inevitabile collasso: gli strateghi angloamericani, perfettamente consapevoli di quanto sta avvenendo, stanno prendendo le contromisure.

http://federicodezzani.altervista.org/la-nazionalizzazione-delleuropa-centrale-la-rinascita-dellintermarium/

Il piano Funk

Il Piano di Funk aveva tra i suoi obiettivi principali la creazione di una nuova moneta all’interno della grande area economica del Nuovo Ordine Europeo. Sarebbe stato il ruolo egemone del marco, espressione della potenza del Reich, ad istituire l’area valutaria comune che avrebbe poi portato ad una “moneta generale”, sganciata dall’oro, con l’eliminazione del cambio onde livellare i differenziali nazionali e favorire l’espansione economica a guida tedesca

Non si creda che le idee di Funk, al di là del contesto nazista nel quale furono espresse, fossero, per certi profili, monetariamente assurde. Secondo Funk la “moneta generale” non doveva essere più ancorata all’oro come nel sistema, all’epoca ancora vigente, del gold-standard. Essa era da lui presentata come “moneta-lavoro” il cui valore doveva essere stabilito dallo Stato (3). Tesi monetarie simili non erano all’epoca estranee al dibattito degli economisti, che finalmente iniziavano a prendere coscienza che la moneta non ha alcuna necessità di copertura aurea perché essa non è una merce. J. M. Keynes sosteneva tesi analoghe a quelle di Funk circa la moneta senza copertura aurea e le sostenne, inascoltato, anche alla Conferenza di Bretton Woods nel 1944, la quale oppose al Nuovo Ordine Europeo hitleriano il Nuovo Ordine Mondiale dei vincitori, ad egemonia americana.  Analogamente a quel che pensava Keynes riguardo al “bancor”,* la moneta di conto, senza copertura aurea, che egli propose a Bretton Woods per il futuro sistema monetario internazionale, anche Funk riteneva che la “moneta generale” doveva essere sostenuta da un sistema di compensazione europeo dell’import-export tra le nazioni ad essa aderenti o costrette militarmente dalla Germania ad aderirvi. L’aspetto che rendeva buona e giusta una idea, quella della moneta-lavoro di Stato, in luogo della vecchia idolatria aurea, era per l’appunto la strumentalità che Funk ne faceva agli scopi dell’egemonia tedesca. Così perfidamente piegata ad obiettivi di predominio la tesi della moneta-lavoro di Stato fece della teoria anti-aurea una questione sospetta – infatti a Bretton Woods Keynes non riuscì a farla passare, nonostante ogni evidenza scientifica – fino al 1971 quando anche il gold exchange standard, stabilito nella Conferenza inter-alleata del 1944, fu abolito dai fatti stessi ai quali seguì la pleonastica presa d’atto da parte di Nixon. La perversione della giusta intuizione monetaria, portò Funk ad assegnare, nel sistema di compensazioni previsto dal suo Piano, alla Germania il totale controllo dei flussi commerciali e finanziari, mediante l’imposizione della politica economica tedesca da ottenere attraverso le alleanze subordinazioni o la conquista militare.

Nel Piano Funk era previsto il totale controllo e l’assoluto condizionamento da parte della Reichbank della nuova “moneta generale” mediante l’adeguamento delle politiche economiche di tutte le altre nazioni europee alle linee dettate dalla Germania, Nazione Guida della Nuova Europa. La “moneta generale”, ipotizza da Funk, si coniugava alla perfezione con il progetto della creazione di una area valutaria continentale aggregata mediante la forza delle regole imposte dalla Nazione Guida. Il Piano Funk, nonostante alcune intuizioni monetarie fondate che, del resto, erano nell’aria e non erano certo una esclusiva tedesca, restava un folle programma architettato per il predominio di un popolo sugli altri. Un Piano che sventolava il vessillo della comune civiltà europea, “per aggregare come una calamità il pulviscolo d’Europa” (così declamava poeticamente la sua fede nell’ideale europeista hitleriano un grande scrittore francese come Drieu La Rochelle), ma che in realtà tradiva l’ideale europeo e la stessa civiltà europea.

«Sono impressionanti le analogie – scrive Antonio Maria Rinaldi, amico, collega e collaboratore di Paolo Savona, a proposito del Piano Funk – e le corrispondenze con l’attuale situazione che di fatto si è andata a determinare ai nostri giorni, se non costatando fortunatamente con sollievo, che l’originario Piano Funk si sarebbe potuto concretizzare solo ed esclusivamente a seguito di preventive e consolidate conquiste militari, mentre l’attuale situazione si è determinata con il consenso più o meno consapevole di tutte le nazioni europee con la sola apposizione della propria firma sui Trattati al punto da poter constatare che siamo attualmente in presenza della variante “in tempo di pace” del Piano Funk. Richiamare alla nostra memoria pagine così sconvolgenti … è … una pacata riflessione su una pagina della nostra storia recente che le nostre classi dirigenti sembrano aver frettolosamente ignorato o dimenticato, nella certezza che chi ignora la propria storia è condannato a riviverla. In questo scenario la maggioranza dei governi dell’euro-zona sembrano essersi comportati come quello francese collaborazionista di Vichy, guidato dal 1940 al 1944 dal Generale Philippe Petain, fantoccio agli ordini del Terzo Reich, con l’aggravante odierna che almeno allora i francesi furono costretti con la pistola puntata alla nuca, mentre invece i responsabili odierni sembrano aver peccato d’ignoranza (dal verbo ignorare, non sapere) e di ingiustificabile servilismo (ad essere generosi). Anche in questo caso vale la pena di ricordare che i francesi, a liberazione avvenuta, processarono il loro Generale per alto tradimento condannandolo alla pena capitale, tramutata successivamente da De Gaulle in ergastolo, nonostante la maggioranza dell’opinione pubblica fosse stata favorevole alla fucilazione alla schiena per la sua collaborazione con i nazisti che tanto sfacelo avevano inflitto alla Francia nei quattro anni di occupazione. (…) nutro grande rispetto e ammirazione per il popolo tedesco, ma ho ancora timore che quando qualche persona o gruppo … si insidia alla guida di quella nazione anche con mezzi democratici, pensando però che i metodi da esso adottati siano i migliori al punto da pretenderne l’imposizione altrui, si è più che legittimati nel dubitare sulle sue effettive intenzioni, attivandosi con tutte le forze e energie possibili affinché non vengano realizzati (tali progetti). (…) continuo fortemente a ritenere che l’attuale aggregazione monetaria e le regole poste per il suo governo, siano state frettolosamente costruite senza la necessaria preventiva condivisione e che il suo mantenimento sia stato affidato sempre più a meccanismi automatici che hanno finito per estraniare qualsiasi elementare principio di democrazia dai processi decisionali con l’inevitabile conseguenza di aver avvantaggiato alcuni a discapito di altri» (4).

Citrulli

Nella sua pagina Facebook  potete ascoltare il discorso di Luigi Di Maio dopo il rifiuto di Mattarella nei confronti di Paolo Savona (ne abbiamo parlato ampiamente ovunque); la cosa più rilevante è che a fianco appaiono i commenti in diretta degli ascoltatori e molti di loro danno la colpa a Salvini che si è “irrigidito”  (la stessa tesi suggerita dal Quirinale e che sarà ampiamente ripresa dai media) sul nome del ministro per l’economia.

Molto correttamente Di Maio ha precisato che qualsiasi nome analogo sarebbe stato accolto allo stesso modo, ma gli italiani preferiscono trasformare tutto in beghe da pollaio,  perché sono le uniche che sono in grado di comprendere.

Ecco perché la fortunata circostanza di una concordia di intenti non si ripresenterà: succederà sicuramente qualcosa che impedirà ogni futura elezione finché questa artificiosa costruzione europea crollerà su se stessa.

Amen!

La Costituzione “liquida”

I fatti sono che abbiamo un art. 3 della Costituzione che vincola lo Stato a promuovere l’eguaglianza sostanziale tra i cittadini, un art. 36 che tutela il reddito da lavoro, un art. 41 che vincola l’impresa privata al bene pubblico e un art.47 che tutela il risparmio, ma lo Stato, la BCE e l’UE hanno operato esattamente in senso opposto, e continuano a farlo.

I fatti inoltre sono il colpo di stato del 2011, che afferma la sovranità della BCE e della Germania sull’elettorato italiano; sono la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara incostituzionale la legge elettorale ma legittimo il parlamento e la maggioranza parlamentare artefatta generati da quella legge incostituzionale; sono quella maggioranza i che elegge presidente della repubblica uno dei giudici costituzionali che avevano dichiarato incostituzionale la legge che la aveva prodotta.

I fatti, an cora, sono che abbiamo uno statuto della BCE che dispone che BCE, governi nazionali e governo comunitario non possano influenzarsi reciprocamente; ma nella realtà la BCE condiziona e guida le politiche nazionali con la minaccia di non comperare più i titoli del paese disobbediente, cioè di definanziarlo e farlo saltare.

I fatti più recenti sono strutturalmente complessi e configurano uno scenario di decomposizione generale della trama costituzionale nei suoi vertici istituzionali: capo dello stato e capo del governo.

Abbiamo la maggioranza degli elettori che vuole mettere in discussione i trattati europei e l’Euro (gli euroscettici in Italia ormai sono oltre il 70%), e la maggioranza parlamentare vuole fare un governo conforme a questa volontà, ma il predetto presidente della repubblica illegittimamente eletto, in contrasto con la volontà popolare, in violazione del suo dovere di difendere l’indipendenza della repubblica, e in ottemperanza alla volontà dei potentati europei, gli impone di nominare un premier e ministri che siano o perlomeno si dichiarino europeisti promettendo di non contestare i trattati.

Abbiamo una legge elettorale esplicitamente disegnata per produrre coalizioni di partiti, e abbiamo una coalizione che ha ottenuto la maggioranza relativa, ma il presidente della repubblica non ha dato al capo di questa coalizione nemmeno l’incarico esplorativo per formare il governo.

Abbiamo un partito di maggioranza relativa, principale componente della maggioranza, che, contrariamente all’art. 67 Cost., non concepisce i propri parlamentari come parlamentari – cioè rappresentanti dell’intero popolo, dotati di discrezionalità politica per le varie scelte – bensì come delegati, mandatari, che sono tenuti ad eseguire una volontà degli attivisti del partito, come volta per volta raccolta e dichiarata da una piattaforma informatica privata, soggetta peraltro al placet di un garante supremo non eletto.

Abbiamo che questo medesimo partito, che si definisce non-partito e sanziona con pesanti multe i suoi eletti che non stiano nei ranghi, è legato e forse sottoposto a società commerciali (Piattaforma Rouseeau, Casaleggio e partners) di cui non è chiaro chi le controlli e da dove, anche se è abbastanza evidente che la testa era negli USA; tutto ciò può essere un bene, piuttosto che un male, ma è anomalo e misterioso.

Abbiamo i due partiti di maggioranza che fanno approvare dalle loro basi il patto di governo, impropriamente denominato “contratto”, prima di presentarlo al presidente e al parlamento e prima di designare il capo del governo.

Abbiamo un capo del governo tecnico, non eletto, privo di qualificazioni e di standing politico, scelto dai partiti di maggioranza in un compromesso col Quirinale, e che chiaramente è egli stesso un delegato, un mandatario tenuto ad eseguire il “contratto” deciso da altri, in rottura dell’art. 95 Cost., che stabilisce che il capo del governo dovrebbe dirigere l’azione del governo e la sua politica generale.

Il quadro generale vede quindi una costituzione liquefatta, completamente demolita dai rapporti delle forze materiali e degli interessi – con gli interessi e le forze esterni all’Italia che partecipano e si impongono attraverso il capo dello stato italiano. L’osservanza della costituzione, almeno nei principi, dovrebbe essere il fondamento della legittimazione del potere statuale; ma quel potere li viola sistematicamente. Si sta dando, e ci sta imponendo, un’altra costituzione. E la sta formalizzando con nome prodotte ad hoc.

Adesso tutto questo sta diventando chiaro e tangibile a tutti. Tutti hanno l’opportunità di percepire che la Costituzione repubblicana è defunta, che non garantisce, che non fa argine ai poteri di fatto, interni ed esterni, e che l’Italia è un protettorato di interessi esterni. D’ora in poi sarà acquisizione popolare che il sistema reale non è quello formale, che il Rubicone viene continuamente attraversato. Un’era è finita, l’era dell’illusione che le parole scritte sulla carta abbiano potere rispetto ai poteri materiali. Il dibattito politico futuro sarà diverso, sarà più vicino alla realtà.

http://marcodellaluna.info/sito/2018/05/26/il-conte-galleggia-sulla-costituzione-liquida/

La fine dell’€uro

Per quanto i leader tedeschi si ostinino a negarlo, il nuovo governo italiano ha ragione nel sostenere che le politiche di austerità non risolvono il problema dell’eccessivo indebitamento, ma che al contrario peggiorano la situazione. Inoltre, non toccano il problema della competitività divergente.La politica della Germania per quanto riguarda la crisi dell’euro degli ultimi dieci anni può essere descritta solo come un totale fallimento, che ha fatto aumentare i costi per tutti: i paesi debitori e il principale paese creditore, la Germania.Se Angela Merkel avesse optato per una ristrutturazione del debito ordinata, oggi sarebbe vista come la leader che ha salvato l’Europa. Poiché non l’ha fatto, passerà alla storia come il politico che ha portato il progetto europeo al collasso, bloccando una soluzione costruttiva alla crisi dell’eurozona, oltreché passando con una decisione autonoma alla politica delle frontiere aperte.

La Germania può essere ricattata

Se Angela Merkel vuole mantenere l’illusione che l’euro sia vantaggioso per la Germania e la sua immagine di chi gestisce con successo l’eurozona, deve fare “qualunque cosa costi” per impedire all’Italia di lasciare l’euro.Questo sarà però difficile, se teniamo conto del fatto che, col passare del tempo, all’interno dell’eurozona sempre più potere si è spostato verso i debitori. Al riparo della calma creata dalla BCE, abbiamo potuto assistere a una fuga di capitali dagli Stati del Sud verso altri Paesi, in particolare verso la Germania.Il segno più visibile di questa fuga di capitali, incoraggiata e sostenuta dal programma di acquisto di obbligazioni della BCE, sono i cosiddetti crediti Target 2 della Bundesbank tedesca.Questi sono esplosi, fino a toccare il trilione di euro, una somma pari a oltre 12.000 euro pro capite in credito erogato dalla Germania senza interessi, senza ammortamento e senza alcuna garanzia. Considerati gli eventi in corso in Italia, c’è da aspettarsi un significativo balzo verso l’alto di questo numero nel prossimo mese.L’Italia è il principale debitore nell’ambito del regime, con quasi 450 miliardi di euro. In teoria, qualsiasi paese che lasci l’euro dovrebbe prima risolvere le sue passività sul Target 2. In pratica, è chiaro che l’Italia non sarebbe mai in grado di farlo. Bancarotta significa bancarotta.

Una valuta parallela

Questo mette l’Italia in una posizione molto forte. Il nuovo governo italiano lo sa e agisce di conseguenza. Ha colto la lezione chiave dal fallimento del governo greco di Syriza. Non puoi semplicemente minacciare un’uscita dall’euro, devi effettivamente prepararla. Da qui i preparativi dell’Italia per istituire una valuta parallela. I cosiddetti minibot (Buoni del Tesoro non fruttiferi) sarebbero garantiti dalle entrate fiscali, sono denominati in euro, ma stampati solo in Italia e sono una valuta parallela (BoT è l’abbreviazione italiana per Buono del Tesoro e “mini” riflette il taglio piccolo). Una volta che hai messo in opera una valuta parallela, basta un decreto per passare a una nuova valuta per l’intero paese. Anche senza farlo, è possibile che nel tempo i minibot diventino la valuta utilizzata nella vita di tutti i giorni in Italia. Questo rappresenta una minaccia politica significativa per l’euro, in quanto dimostrerebbe che la moneta comune non è affatto “irreversibile”, come sostenuto dai politici che la difendono. In effetti, i mercati si aspettano che altri paesi seguano, e giustamente. Date queste inquietanti prospettive, c’è da aspettarsi che Francia e Germania saranno molto flessibili nella loro risposta alle richieste italiane, indipendentemente dalla retorica ufficiale di Berlino e Parigi.

Annullare il debito detenuto dalla BCE

È qui che potrebbe entrare in gioco un’altra idea del nuovo governo italiano. Una prima versione dell’accordo di coalizione ha chiesto una cancellazione parziale del debito detenuto dalla BCE. Questa idea non è così folle come può sembrare. Per diversi anni tra gli economisti c’è stato un dibattito serio sul fatto che una cancellazione del debito da parte delle banche centrali potrebbe essere una soluzione per l’economia mondiale sovraindebitata. Adair Turner, ex capo della Financial Services Authority nel Regno Unito, è il suo più importante sostenitore. A suo avviso, le banche centrali dovrebbero acquistare parti significative del debito in essere e quindi semplicemente annullarlo. Poiché le banche centrali non possono mai diventare insolventi – visto che “stampano” i soldi – questo sarebbe un sistema miracoloso per sbarazzarsi del debito. I critici di una simile manovra temono una perdita di fiducia nel valore del denaro e l’emergere di un’inflazione tipo Weimar. Tuttavia, i sostenitori di questa manovra ribattono che, finché si tratta di una misura una tantum, non dovrebbe esserci alcun impatto negativo.

Il Giappone può fornire un esempio pertinente di strategia che dimostra che un simile approccio può funzionare. La Bank of Japan detiene attualmente più del 50% del debito del Giappone e presto ne possiederà oltre il 70%. Gli osservatori si aspettano una cancellazione del debito nei prossimi anni.

L’attuazione di un approccio di questo tipo in Europa è più difficile, in quanto coinvolge diversi Paesi e implica una ridistribuzione della ricchezza tra paesi. Naturalmente, i paesi con livelli di debito più elevati ne trarranno maggior beneficio.

Anche se sembra inimmaginabile per molti osservatori esterni della scena politica ed economica tedesca, è lecito ipotizzare che i politici tedeschi sarebbero in ultima analisi pronti ad accettare una soluzione simile, nonostante tutte le loro dichiarazioni pubbliche.

Conclusione

Che questo piaccia o no, il nuovo governo italiano è in una posizione molto più forte di quanto molti osservatori e politici in Germania siano disposti ad ammettere. Già nel 2012, un’analisi della Bank of America ha dimostrato che secondo la teoria dei giochi il risultato più probabile è il successo del ricatto della Germania da parte dell’Italia, seguito da un’uscita dall’Italia dall’euro. Vada come vada, la partita finale sembra molto vicina. Indipendentemente da come si svolge, non c’è dubbio che l’illusione di aver risolto la crisi dell’ eurozona sta svanendo rapidamente.

http://vocidallestero.it/2018/05/26/sara-litalia-a-decretare-la-fine-delleuro/

Ordoliberismo

“Adesso i   bargelli dell’UE stanno fissando la coalizione ribelle italiana con curiosità professionale.  Da rompere, è una noce più dura della Grecia.  Per la prima volta dalla creazione dell’unione monetaria, essi hanno a che fare con un governo la cui massa critica è euroscettica. I drappelli di “Italy First” della Lega esibiscono la patriottica Lira, o nuovo fiorino  come sarà forse chiamato.  Un tentativo troppo brutale di bullizzare la Lega e i tecno-mistici del Cinque Stelle rischia di suscitare atti di resistenza e una pericolosa catena di reazioni, che finirebbe con una  bancarotta di 2 mila miliardi sui crediti della Germania verso l’Europa del Sud e la devastazione del progetto UE.

“Gli sgherri devono essere sottili. Cercheranno di staccare i “grillini” del 5 Stelle, che con Di Maio, loro leader nominale, mostrano già fervore di farsi accettare dalla UE. Sfrutteranno le spaccature nella società italiana, proprio come strumentalizzano quelle britannica per il Brexit. Mobiliteranno i “poteri forti” [in italiano nel testo] di  Confindustria e la classe dei mandarini [parassiti pubblici].

UE, una dittatura spietata mascherata da banca centrale.

“Il dramma italiano del 2011 è illuminante”, contionua il giornalista del Telegraph, che è stato una vita corrispondente a Bruxelles: “La BCE ha usato il mercato dei titoli di Stato come  un’arma politica:  ha  bloccato e sbloccato successivamente gli acquisti (dei titoli)  onde mettere pressione  a Berlusconi, e dettando politiche nazionali dettagliate in una lettera segreta – più tardi rivelata. Ha ordinato specifiche “riforme” del diritto del lavoro, un argomento nevralgico che in Italia  aveva portato a due assassini. Ha preteso austerità in eccesso sul diktat degli economisti-ciarlatani di Berlino, detti “ordoliberisti”.

“Quando Berlusconi ha esitato, la BCE ha organizzato un “crisi del debito pubblico italiano” . Scegliendo un momento in cui il contagio dal crack bancario spagnolo aveva lasciato l’Italia vulnerabile. Questo ha spianato la strada per un colpo di Stato pianificato dal capo dello Stato di allora, uno stalinista.  Berlusconi fu rovesciato.  Mario Monti, un ex commissario UE, fu paracadutato con un gruppo di funzionari di Bruxelles.

https://www.maurizioblondet.it/gli-strumenti-di-tortura-di-juncker-e-ue-spiegati-da-evans-pritchard/

Cialtroni

Come mai accade questo? Ci ha studiato Luigi Zingales per la Chicago University. La sua conclusione è che la produttività italiana ha smesso di migliorare da metà degli anni ’90 non tanto perché il lavoro fosse troppo regolato e protetto, e nemmeno, tutto sommato, a causa delle inefficienze del sistema pubblico. La vera causa starebbe nella incapacità degli imprenditori di  aver colto  la rivoluzione delle telecomunicazioni, per ristrettezza culturale; la mancanza di criteri meritocratici nella selezione dei migliori .”Familismo e clientelismo”  sono le due cause della nostra perdita, arretratezza culturale e intellettuale di un paese che, nel suo insieme, ha smesso lo sforzo di essere migliore nel mondo.

http://faculty.chicagobooth.edu/luigi.zingales/papers/research/Diagnosing.pdf

Siamo, a parte le valorose eccezioni, un popolo zombificato.

Zombificazione” è il termine che usa per l’Italia un economista che simpatizza con la rivolta italiana, Bruno Bertez. “La banche italiane, riempite di titoli di  debito pubblico (per volontà di Draghi), non fanno più il loro mestiere di aprire crediti. E siccome l’economia non produce  più salari per la  austerità imposta dai tedeschi, non c’è potere d’acquisto nel sistema italiano. Draghi ha aggravato il problema: i titoli di debito pubblico che lui ha incitato le banche italiane ad acquistare, sono titoli che (nel quantitative easing in corso) possono essere rifilati alla BCE: ciò ha permesso di mascherare la situazione detrimento del vero mestiere delle banche: finanziare le imprese, la crescita e l’occupazione.

Così, “il male italiano, a causa delle politiche imbecilli del suo establishment, dell’Europa, di Draghi, s’è installato nella zombificazione. In Italia, tutto ciò che è ufficiale, è zombi. Le stesse strutture del paese sono intaccate dalla zombificazione”.

E come non bastasse, “un patto vergognoso e infame hanno fatto le dirigenze italiane con Bruxelles, con la Merkel: noi prendiamo in carico e ci  teniamo, in Italia, parcheggiate, le orde di migranti, e voi in cambio chiudete gli occhi sui nostri problemi che non abbiamo risolto”.

E’ esattamente il patto che hanno stretto Renzi e il Pd e le sinistre con la UE.

Per Bertez il voto populista è “la reazione delle forze primarie, istintive, sotterranee – magari primarie e rettiliane, non intelligenti ma vitali – che si alzano e dicono: non vogliamo continuare ad essere zombi, vogliamo vivere.” Fornire intelligenza a queste forze primitive vitali, sarà il compito del governo nuovo. Non domandatevi se è il caso di  credergli. Bisogna domandasi invece chi sta remando contro, perché ci vuol mantenere zombi.

E quando i media  chiederanno, provocatori, dove il governo troverà i soldi per mantenere le sue  promesse, magari il governo risponderà: cominciamo da voi.

I giornali sono per il Sistema e contro il governo giallo-verde. Li pagate voi. Quanti ne leggete? Di molti io stesso non sapevo nemmeno che esistessero.

estratto da https://www.maurizioblondet.it/nellitalia-zombificata-cercansi-forze-vitali/

Donbass

Donetsk, 23 maggio – DAN. Il sostegno degli Stati Uniti all’aggressione dell’Ucraina contro il Donbass assume una svolta particolarmente cinica dopo che le forze di Kiev hanno sottoposto Gorlovka a un bombardamento pesante, ha detto l’inviato del DPR ai negoziati, Denis Pushilin, commentando la “richiesta alla Russia di porre fine alla sua aggressione in Ucraina” fatta dal rappresentante del Dipartimento di Stato Heather Nauert.

Mappa Est Ucraina Donbass

“Anche i bambini a Gorlovka sanno che i bombardamenti provengono dal lato ucraino, poiché sono tenuti lontani dalle scuole e dal pericolo dal fuoco barbarico di Kiev sulle abitazioni e edifici civili. Tuttavia, a quanto pare, l’americano Nauert conosce molto meglio le cose dall’altra parte dell’Oceano e oggi chiede alla Russia di fermare alcune presunte aggressioni. La riprovazione è un trucco vecchio, ma è particolarmente cinico dopo tali spietate provocazioni perpetrate dall’esercito ucraino “. Pushilin ha detto che i rappresentanti del DPR a Minsk hanno sollecitato l’Ucraina a pubblicare un ordine che vieti l’apertura del fuoco. Invece, le forze di Kiev continuano a bombardare i centri abitati nella zona cuscinetto, dove sono ancora presenti le loro attrezzature militari. “Kiev ricorre ad assalti intensificati e l’azione è evidentemente coordinata con il Dipartimento di Stato”. La situazione della sicurezza a Gorlovka e nella sua periferia si è recentemente deteriorata, mentre i bombardamenti continuano anche durante il giorno. Il numero delle vittime civili è in allarmante crescita: quattro persone sono state uccise dal 13 maggio al 20 maggio, quattro sono state ferite nel bombardamento del 21 maggio. Nota: Queste notizie provengono dall’Europa, quella che, secondo i giornali filo atlantisti, avrebbe garantito 70 anni di pace. La Guerra nella ex Jugoslavia non l’hanno mai sentita nominare ed il conflitto in Ucraina lo ignorano del tutto. Fonte: DAN-News Traduzione e nota: Sergei Leonov

https://www.controinformazione.info/si-riaccende-il-conflitto-in-ucraina-le-forze-di-kiev-bombardano-gorlovka/

V come Vendetta

Secondo il Ministero degli Interni australiano più di 200 agricoltori del Sud Africa hanno chiesto visti umanitari in Australia dopo aver subito presunti attacchi per il solo fatto di essere bianchi.

“Il tipo di criteri che i richiedenti il visto devono ovviamente soddisfare – o il criterio chiave – è la prova della persecuzione, quindi è esattamente quello che appureremo”, ha detto il vice segretario agli affari interni, Malisa Golightly. Gli affari interni hanno dichiarato che sono state ricevute 89 domande di visto per rifugiati relative a 213 persone, sebbene non abbiano specificato la loro appartenenza etnica o altri dettagli.

All’inizio di quest’anno sono emerse notizie che rivelano che i coltivatori bianchi in Sud Africa avevano subito persecuzioni dopo che il governo del paese aveva approvato una nuova legge che consentiva la confisca delle loro terre, che sarebbero state trasferite ai cittadini neri.

Civiltà africana. Massacri di contadini bianchi nelle loro fattorie isolate.

A seguito di tali resoconti, il ministro degli affari interni australiano Peter Dutton ha annunciato la sua volontà di avviare rapidamente il monitoraggio dei visti umanitari per i sudafricani che hanno subito violenti crimini rurali in patria e hanno voluto trasferirsi a Down Under. Quest’affermazione è stata criticata dall’opposizione sudafricana, che ha definito razzisti sia l’Australia sia coloro che erano disposti a fuggire.

La controversa legislazione è stata approvata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che si è impegnato a consegnare le terre, dal 1600 di proprietà degli agricoltori bianchi, ai cittadini neri del paese, senza prevedere alcun compenso per i proprietari. I 50 milioni di cittadini del Sud Africa sono prevalentemente neri, ma il 72% dei terreni agricoli appartiene ai bianchi.

 

La legislazione ha suscitato forte disapprovazione sia nel paese sia a livello internazionale, con un constatato aumento delle violenze contro i coltivatori bianchi.

 

Nel mese di marzo Afriforum, un gruppo per i diritti civili sudafricani, ha riportato che l’anno scorso sono state registrate 423 aggressioni rurali e sono state uccise 82 persone, nel 2018, ci sono stati 109 attacchi e più di 15 omicidi.

Civiltà negra. Genocidio di bianchi. i media tacciono.

La controversa riforma potrebbe mettere a repentaglio l’agricoltura commerciale nel paese, secondo l’Unione agricola transvaal del Sudafrica.

I trattamenti che i negri infliggono più di frequente ai bianchi sudafricani.

Gli esperti dicono che il governo sudafricano potrebbe ripetere l’errore commesso dal governo dello Zimbabwe che, nel 1999-2000, aveva intrapreso analoghe azioni sanzionatorie nei confronti degli dagli agricoltori bianchi, con la loro espulsione dal paese.

 

La misura adottata ha fatto precipitare il paese in carestia.

 

Fonte: https://www.rt.com/business/427405-south-african-farmers-visas-australia/

riportato da https://www.maurizioblondet.it/gli-agricoltori-bianchi-sudafricani-cercano-rifugio-in-australia-a-causa-delle-persecuzioni-in-casa-loro/

Questo è vero

 In un’intervista del 19 dicembre sulla rivista russa Kommersant , George Friedman, fondatore e CEO di Stratfor, l’azienda “Shadow CIA”, parla del rovesciamento del presidente ucraino Viktor Yanukovych avvenuto il 22 febbraio 2014: “È davvero è stato il colpo più clamoroso della storia. “Forse lo sta dicendo a causa dei video che sono stati caricati sul Web che hanno dimostrato che è così, ma questa dichiarazione da parte sua contraddice la descrizione che è affermata dalla Casa Bianca degli Stati Uniti e dall’Europa L’Unione e la stampa occidentale, la cui descrizione è che il rovesciamento di Yanukovych è stato invece solo il risultato della spesa di 5 miliardi di dollari del governo USA dal 1991 per stabilire la “democrazia” in Ucraina .

https://www.maurizioblondet.it/l-capo-di-stratfor-cia-privata-dice-che-overthrow-di-yanukovich-fu-il-piu-clamoroso-colpo-della-storia/

La terza guerra del Golfo

Un nuovo conflitto esteso contro l’Iran e i suoi alleati, sarebbe oggi una sorta di  terza guerra del Golfo,  ma con conseguenze ancora più disastrose e con il rischio di coinvolgimento della Russia e di altre potenze (Turchia e Iraq in primis). Una guerra contro l’Iran sarebbe un conflitto condotto contro uno stato molto ben armato, molto superiore a quello che era l’Iraq di Saddam Hussein, dotato di una struttura di stato moderno e deciso a difendere il proprio territorio sovrano con forze armate professioniste che hanno la volontà, se non necessariamente i mezzi, per contrastare i principali sistemi di armi statunitensi. L’Iran conta oltre 80 milioni di abitanti con forte composizione di giovani ed è un paese che detiene forti legami culturali e religiosi con altri paesi della regione come l’Iraq, la Siria e il Libano. L’Iran ha acquisito un grande assortimento di armi moderne dalla Russia e possiede una propria industria di armi. A sua volta, ha rifornito il regime di Assad con armi moderne ed è sospettato di aver rifornito di una impressionante serie di missili e di altre munizioni ache Hezbollah in Libano.

Guardie della Rivoluzione Iran

Inevitabile sarebbe il coinvolgimento di Israele e dell’Arabia Saudita che sono esattamente gli Stati che premono su Washington per indurlo ad agire contro l’Iran. Il campo di battaglia di questo conflitto di estenderebbe dalle rive del Mediterraneo, dove il Libano confina con Israele, fino allo stretto di Hormuz, dove il Golfo Persico si svuota nell’Oceano Indiano. I partecipanti potrebbero essere, da una parte, l’Iran, il regime di Bashar al-Assad in Siria, Hezbollah in Libano e varie milizie sciite in Iraq e Yemen; e, dall’altra parte, Israele, Arabia Saudita, Stati Uniti con l’aggiunta degli Emirati Arabi Uniti (EAU).

https://www.controinformazione.info/a-washington-e-tel-aviv-fervono-i-preparativi-per-la-prossima-aggressione-alliran/