In guerra con la Russia

La vicenda siriana prende le mosse dalla decisione di deporre Assad dopo che il leader siriano, prima nel 2009 e poi nel 2010 si oppose all’idea di far passare attraverso la Siria il gasdotto Nabucco che avrebbe portato il gas del Qatar ( e in aggiunta qualcosa anche da Israele) in Europa.

il Simplicissimus

ritirata101Siamo o non siamo in guerra? La domanda corre su quel terreno fangoso e ipocrita dove la risposta è no quando si accenna alla Costituzione ed è invece sì quando si tratta di obbedire al padrone, alimentare l’industria bellica o militarizzare le città giusto per concretizzare l’esistenza del pericolo. Ma c’è un’altra domanda che in realtà rimane ben nascosta ed è: con chi siamo in guerra? Bene, all’insaputa della maggioranza degli italiani e presumibilmente contro il loro parere, se solo lo si facesse trapelare è che non siamo in guerra con quel coacervo di gruppi jahdisti creati per far fuori Assad e poi confluiti nell’Isis, ma con la Russia.

La vicenda siriana prende le mosse dalla decisione di deporre Assad  dopo che il leader siriano, prima nel 2009 e poi nel 2010 si oppose all’idea di far passare attraverso la Siria il gasdotto Nabucco che avrebbe portato il gas del Qatar ( e in aggiunta qualcosa anche…

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La perfida Albione

Dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, la City di Londra fu costretta a cedere il ruolo di principale centro finanziario mondiale a New York e al sistema del dollaro. Il potere passò dall’impero formale inglese all’impero informale statunitense. Wall Street sostituì la City di Londra dopo i colloqui del 1944 di Bretton Woods. I tempi sono cambiati. Oggi la City di Londra è il principale centro mondiale finanziario, e il luogo dove si cambia più valuta che a New York. È già stato concluso un accordo bilaterale con la Banca Popolare della Cina sullo scambio del Renminbi, il terzo più grande centro del RMB al mondo. La questione è se la Gran Bretagna, o come Charles de Gaulle la definì, la “perfida Albione”, sia il cavallo di Troia di Washington, insinuandosi tra le pieghe del Grande Piano cinese. O il cavallo di Troia si appresta a galoppare via dal partner transatlantico degli Stati Uniti, verso est?

https://aurorasito.wordpress.com/2015/12/15/la-cina-abbandona-con-cura-il-dollaro/

Ancora la Libia

Fonte: Hescaton

A nostro avviso il presunto coraggio di Renzi nel schierarsi a fianco della Russia contro le sanzioni e a favore degli interessi energetici italiani in Libia, sarà punito dalle forze che guidano gli States. Nel nostro immediato futuro dobbiamo sicuramente e ripeto sicuramente aspettarci un attentato, anche di proporzioni più grandi di quelli attuati a Parigi. Roma è ovviamente l’obiettivo principale, l’ISIS lo ha ribadito più volte nei suoi video e come sappiamo spesso mantiene le sue promesse. Ed è anche abbastanza sicuro che le postazioni dell’ENI verranno presto attaccate. L’obiettivo è quello di spingere l’Italia, che ricordiamo è ancora in una fase di depressione economica, ad impegnarsi in un conflitto che, bisogna ammetterlo, non è in grado di affrontare per almeno questi motivi: 1) Il tendenziale buonismo dell’opinione pubblica italiana, che quando vedrà i primi soldati italiani morti, se la prenderà subito con il governo in carica che potrebbe probabilmente rischiare il posto. 2) Il cattivo stato dei nostri conti pubblici non ci permette di affrontare una guerra che potrebbe costare miliardi di euro se l’Unione Europea non allenta le regole sul pareggio di bilancio. 3) Anche se l’Italia dispone di forze militari di discreto livello, non è sicuramente preparata ad una guerra aperta e difficile, come potrebbe essere quella in Libia e, ripeto non è assolutamente preparata la nostra opinione pubblica a decine se non centinaia di soldati italiani morti. 4) Ricordiamoci che la Libia ha subito, da parte di Gheddafi, decenni di propaganda anti-italiana e un intervento italiano, di qualsiasi tipo, potrebbe essere visto dalla maggioranza della popolazione come un tentativo neo-coloniale e quindi le forze ribelli di qualsiasi genere potrebbero fare fronte comune contro gli italiani. Inoltre le recenti accuse da parte dei militari di Tobruk ad una presunta violazione delle acque libiche, dimostra che l’Italia in Libia non ha alleati sicuri nemmeno tra le forze laiche. Concludiamo sostenendo che da più parti ci arrivano segnali del fatto che si voglia spingere l’Italia in guerra in Libia, guerra che potrebbe facilmente far collassare il nostro paese a livello economico e politico. Ricordiamo inoltre che il 2-3% della popolazione residente in Italia è di religione musulmana. Nel caso l’Italia non si limitasse ad un intervento aereo o navale, ma decidesse di intervenire a terra per difendere fisicamente le postazioni dell’ENI, il rischio che diventi il nemico principale dei musulmani, in qualità di neo-crociato, è grandissimo e non escludiamo la presenza di diverse cellule dormienti nel nostro paese, pronte ad attaccare proprio in quell’eventualità. Guardando chi ci governa, cioè Renzi ed Alfano, siamo sicuri che veramente l’ISIS non arriverà fino a Roma?

estratto da : http://www.hescaton.com/wordpress/vogliono-portare-litalia-in-guerra/

Ancora i Balcàni

Il Montenegro è stato invitato ad entrare nella NATO,(il 2 dicembre 2015 n.d.r.) che lo voglia o no: il paese è russofono e cirillico, e le sue installazioni militari furono bombardate come la Serbia durante le guerra dell’Alleanza contro Milosevic. Ora, queste sue installazioni, specie i bunker sotterranei, serviranno a immagazzinare migliaia di tonnellate degli Usa contro la Russia. Come volete che si opponga un paese di 650 mila abitanti?

Il Montenegro (in rosso)

Ora sappiamo che è stata la Mogherini ad eseguire gli ordini di Washington. Come ha scritto il Manifesto, “Federica Mogherini, visitando il Montenegro in veste di ministro degli esteri nel luglio 2014, ribadiva che «la politica sull’allargamento è la chiave di volta del successo dell’Unione europea — e della Nato — nel promuovere pace, democrazia e sicurezza in Europa» e lodava il governo montenegrino per la sua «storia di successo». Quel governo capeggiato da Milo Djukanovic che perfino l’Europol (l’Ufficio di polizia della Ue) aveva chiamato in causa già nel 2013 perché il Montenegro è divenuto il crocevia dei traffici di droga dall’Afghanistan (dove opera la Nato) all’Europa e il più importante centro di riciclaggio di denaro sporco. Una «storia di successo», analoga a quella del Kosovo, che dimostra come anche la criminalità organizzata può essere usata a fini strategici”.

estratto da http://www.maurizioblondet.it/ue-come-si-decidono-le-sanzioni-alla-russia-renzi-non-ostante/