L’assalto alla Lira

“Soros fece una colossale vendita allo scoperto di lire che non aveva  e che avrebbe comprato dopo la svalutazione  della nostra moneta.  Soros  spalleggiato dai Rotschild ,   che dal 1989 avevano aperto a Milano la Rothschild Italia SpA, il cui direttore, Robert Katz (J), era diventato direttore del Quantum Fund di Soros proprio alla vigilia dell’attacco”, scrissi).  Ma se l’attacco ebbe successo e fece lucrare a  Soros più  di un miliardo di dollari, fu con la complicità dell’allora governatore di Bankitalia – il venerato maestro Carlo Azeglio Ciampi – e di Giuliano Amato, capo del governo. I due  regalarono a Soros   i 48 miliardi di dollari  delle riserve di Bankitalia in quel che i media chiamarono “difesa della lira”, per mantenerne alta la quotazione e l’aggancio al marco (“dovevano entrare nell’euro” quello fu il primo prezzo fatto pagare al gregge  di ovini italiani,  pecore euro-entusiaste”; difesa inutile, dal momento che la  Bundesbank aveva subito detto a Ciampi che non  avrebbe speso un solo marco per partecipare alla “difesa” della lira. Ciampi  doveva subito smettere di svenarci; invece continuò, in una deliberata complicità con questo  mondo luciferino – da cui  stato premiato con  le cariche altissime che sappiamo: capo dello stato, amatissimo padre della patria  eccetera. “

 “Così, quando la lira fu svalutata del 30 % – come i Rothschild e le banche d’affari USA volevano, per poter comprare a prezzi stracciati le imprese dell’IRI – non c’erano più soldi per la difesa della italianità di quelle imprese.  Del resto, la svendita era stata accuratamente preparata da Giuliano Amato che, appena diventato capo del governo, aveva trasformato gli enti statali in società per azioni, in vista delle privatizzazioni, in modo che le oligarchie finanziarie estere potessero controllarle diventandone azioniste, e poi rilevarle per il classico boccone di pane. Il piano era stato probabilmente elaborato nella famosa riunione sul Britannia del giugno ‘92, panfilo della regina d’Inghilterra, su cui era salito Mario Draghi, allora funzionario del Tesoro. I magistrati di Mani Pulite diedero una mano, creando il clima di linciaggio contro Craxi (che si opponeva fieramente alle intrusioni straniere) ed arrestando preventivamente una folla di grand commis di Stato, poi risultati del tutto innocenti, in modo da sguarnire il fronte che si opponeva alle svendite. Così il saccheggio avvenne tra gli applausi degli italiani, ben contenti di vedere Craxi in fuga e la vecchia DC smantellata da Di Pietro.

Jacob Rotschild e David Rockefeller

La cosa fu così sporca che Ciampi (come minimo, se non da complice, si comportò da incompetente) una volta prosciugate le riserve, offrì le sue dimissioni. Gli fu detto di star tranquillo; sarebbe stato premiato con la presidenza della repubblica e santificato per sempre dall’aureola di Venerato Maestro, conferitagli dai grandi giornali, Corriere e soprattutto Repubblica. C’è il sospetto infatti che anche De Benedetti avesse guadagnato dalla speculazione.
Ci fu anche un’inchiesta. Nel ‘96 la Guardia di Finanza indagò se «influenti italiani abbiano operato illegalmente dietro banche e speculatori», ricavando un guadagno accodandosi a Soros nella speculazione contro la lira. Il Mondo del dicembre ’96  scrisse che la «lobby a favore di Soros», secondo gli inquirenti, comprendeva Prodi, Enrico Cuccia (capo di Mediobanca per la Lazard) Guido Rossi, Isidoro Albertini, Luciano Benetton, Carlo Caracciolo.  Naturalmente, le procure insabbiarono. Gli indagati erano tutti padri della patria, venerati maestri, riserve della repubblica”.

 

(Si legga il resto qui: http://dioni.altervista.org/soros/dioni_0110.html)

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Il diavolo probabilmente

Attenzione.  Non solo le masse ovine, ma anche molti nostri lettori  informati restano increduli di fronte ad azioni di personaggi come Soros: a che scopo, poniamo, paga e finanzia per inondare l’Europa di immigrati islamici non-integrabili che producono disordine sociale? E perché politici  come la Merkel insistono in questa “soluzione” alla scarsa demografia, palesemente rovinosa?  Perché  gli stati spendono miliardi per  questa “grande sostituzione” dei loro popoli, mentre non spendono per assegni  di maternità  che  consentano alle famiglie di avere tanti figli (che in Russia, per esempio, sta funzionando bene)?   Perché, poniamo, di colpo, come fosse dato un ordine globale, in Europa si legalizzano le “Nozze gay”, si promuove l’eutanasia legale, si insegna il gender anche negli asili, si rendono obbligatori corsi  pro-LGBT anche nelle scuole cristiane? Perché  i grandi banchieri organizzano la miseria e la disoccupazione di massa?

Cosa ci guadagnano?”.  Questa è la domanda da cui nasce, anche in lettori informati sui retroscena del mondo e delle oligarchie,  l’impossibilità a credere cose così enormi;  gli sembra impossibile che i Soros , i Rotschild, Goldman Sachs, Monsanto, questi “Illuminati”, le direzioni dei media,  le eurocrazie facciano questo “in pura perdita”, e persino “contro i loro interessi” fondamentali.  Ciò perché ci si ostina ad si attribuire a questi  gruppi motivazioni ancora  razionali, l’interesse   materiale, l’avidità, la spinta all’arricchirsi – motivi umani, in fondo  comprensibili da noi comuni mortali.

“Odiano l’umanità, la natura…”

Invece qui, Bernard ci  dice: lo fanno per odio puro. In purezza ascetica.  Odio  al genere umano. Odio alla natura (un tempo si diceva: alla creazione).  Li vogliono  entrambi  annichiliti, distrutti, carbonizzati.  Costoro fanno sacrifici umani e distruggono vite  come  offerta gratuita, liturgica, all’Essere cui danno culto: quello che fu chiamato l’Omicida fin dall’Inizio – che vuole distruggere l’uomo perché ne invidia il destino soprannaturale – che si rifiutò di servirlo, che gridò”Non serviam”;  è quello per cui “tutto ciò che esiste merita di morire”.  Poiché  è Principe di questo mondo, essi ne sono ricompensati con poteri preternaturali,  o almeno così intendono i loro successi finanziari, i  loro posti di comando mondiale, il loro potere di disporre la vita e la morte di milioni di “bestie da soma”.

Infatti, più oltre  Ronald aggiunge: “Sono pochi quelli che non sottovalutano la gravità di tutto questo. Perché questa è una forza annientatrice, che odia l’umanità.  Odia la creazione, odia la vita.  E farà di tutto per  distruggerci completamente. E il loro modo per  farlo è dividere l’umanità. Divide et impera  è  la loro verità”.

E  poi: “L’umanità e una manifestazione della luce, cioè la vera creazione. Fintanto che riescono a dividere sui partiti politici, colore della pelle, chi più ne ha più  ne metta, allora , da un punto di vista luciferino, si sopprime la piena capacità del nemico,il suo potere integrale. Non possono far niente da soli; senza  di noi, sarebbero finiti. Quest’avido mostro scomparirebbe”.

(“Lo stupido  è la cavalcatura del diavolo”: l’antico detto medievale è letteralmente verificato).

http://www.maurizioblondet.it/un-culto-lucifero-nellalta-finanza/

Propaganda

Le nuove affermazioni provenienti dai responsabili di Washington sono state date nello stesso giorno in cui è stato pubblicato un rapporto informativo che indica come il gruppo terrorista del Fronte Al-Nusra (autodenominatosi in  “Fronte Fath Al-Sham”) riceve armi prodotte in Bulgaria, paese membro della NATO. Nel rapporto si rileva come, lo scorso 6 di Aprile, era arrivato al porto marittimo di Yeddah, in Arabia Saudita, una nave da carico con bandiera danese, la Marianne Danica,  che aveva salpato dal porto bulgaro di Burgas il 28 di Marzo con un carico di tonnellate di armi. Questo fatto è stato confermato per i dati rilasciati dal satellite di Marine Traffic.com, come ha informato questo Martedì il portale South Front, citando il giornale bulgaro Trud.  Vedi: Tracing Bulgarian arms shipments to Syrian islamists

Marianne Danica nave danese che trasporta armi NATO per i terroristi in Siria

In questo senso, Pablo Jofre Leal segnala che le accuse degli USA sono indirizzate a distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità per le tante attività di sobillazione ed instabilità del mondo, e cercano di rovesciare responsabilità e colpe sui paesi che non hanno nulla a che vedere con questo (con la complicità con il terrorismo), che sono piuttosto parte attiva nella difesa contro questo tipo di aggressioni”. Una tipica manovra propagandistica supportata dall’apparato mediatico di USA e GB che tende a trasformare una notizia falsa in informazione realistica, ripetendola varie volte sui canali di informazione. Risulta assolutamente irrazionale accettare in qualsiasi modo le accuse dell’Amministrazione USA, come allo stesso modo diventa palese la manovra propagandistica di Washington quando la Russia richiede una indagine inparziale sul presunto “utilizzo di armi chimiche”in Siria e la OPAQ (Organizzazione sul controllo armi choimiche) si rifiuta di fare l’indagine”, conclude l’esperto analista. Fonti: Sputnik Mundo Hispan TV Traduzione e sintesi: Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/lelite-di-washington-ha-perso-ogni-equilibrio-nel-confronto-con-la-russia/

Eutanasia

Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società .
L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future .
Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa”.

Jacques Attali

Non so se sentite l’assonanza con ciò che decretò Rabbi Ovadia  Yusef, il rabbino-capo dei serfarditi,  padrone di  un proprio partito “religioso” (Shas)  nel  2012: “I non ebrei sono nati solo  per servire noi.  Senza questa funzione, non hanno motivo di essere al mondo. Esistono solo per servire il popolo d’Israele”.

http://www.maurizioblondet.it/siria-caos-americano-sempre-piu-incendiario/

Gli Emirati Arabi Uniti affittano l’Eritrea

Il 26 marzo 2015 l’Arabia Saudita aggrediva lo Yemen; allora Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti cercarono di usare Gibuti, nel Golfo di Aden, per sostenere le operazioni contro lo Yemen. Ma alla fine di aprile 2015, lo scontro tra il comandante dell’Aeronautica di Gibuti e i diplomatici degli EAU rompeva i rapporti tra i due Paesi. Un aereo degli Emirati Arabi Uniti che partecipava alle operazioni contro lo Yemen era atterrato senza autorizzazione sull’aeroporto internazionale di Gibuti-Ambouli. Il viceconsole degli EAU Ali al-Shihi ricorse alle minacce, inasprendo anche la controversia legale sul contratto per il Doraleh Container Terminal, il più grande porto per container dell’Africa gestito a Gibuti dal Dubai Ports World, l’operatore portuale di Dubai, uno dei più grandi asset degli EAU. Infine, il 4 maggio 2015 Emirati Arabi Uniti e Gibuti ruppero formalmente le relazioni diplomatiche, e Gibuti sfrattò le truppe saudite ed emirote dalla base di Haramous, adiacente a Camp Lemonnier. Questo ex-avamposto della Legione Straniera Francese, usato dal Comando d’Africa degli Stati Uniti e dalla Task Force Combinata del Corno d’Africa, fu affittato alla coalizione del Golfo per sostenerne le operazioni contro lo Yemen.
Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si rivolsero subito alla vicina Eritrea, rivale regionale di Gibuti. Il 29 aprile 2015, il giorno della rottura delle relazioni con Gibuti, il presidente eritreo Isaias Afewerki s’incontrava con il re saudita Salman bin Abdel Aziz, concludendo un accordo di partenariato militare con gli Stati del Golfo, offrendo i diritti di uso delle basi in Eritrea. Nell’ambito dell’accordo gli Emirati Arabi Uniti conclusero un contratto di locazione di 30 anni per l’uso militare del porto e dell’aeroporto di Assab, quest’ultimo con una pista di 3500 metri in grado di far atterrare i grandi aerei da trasporto C-17 Globemaster III dell’Aeronautica degli EAU. Gli Stati del Golfo accettavano di fornire aiuti finanziari e a modernizzare l’aeroporto internazionale Asmara, a costruire nuove infrastrutture e ad aumentare le forniture di carburante per l’Eritrea. Le prime operazioni ad Assab avvennero il 13 aprile 2015, quando un elicottero CH-47 Chinook trasportò 8 specialisti della Guardia presidenziale degli EAU e controllori delle operazioni per i terminali (JTAC) nella penisola di Aden, presso la raffineria e i depositi di Aden. Queste forze guidarono le missioni aeree e navali che permisero alle forze filo-saudite dell’ex-presidente yemenita Abdurabu Mansur Hadi di assaltare le difese di Aden alle spalle, via mare. Le navi da sbarco emirote sbarcarono unità saudite, emirote e milizie filo-saudite locali addestrate negli EAU, accerchiando le linee difensive di Ansarullah ad Aden. Il supposto logistico navale dal porto di Assab e dalla base aerea permisero alle forze saudite di occupare Aden con l’operazione Arco d’Oro, nell’agosto 2015. Le navi da sbarco emirote e navi commerciali noleggiate fecero da spola tra la nuova base navale degli EAU di Fujairah, sul Golfo di Oman, e Assab. I velivoli C-17 e C-130 emiroti utilizzarono anche l’Aeroporto Internazionale di Asmara. A fine luglio 2015, la base aerea di Assab fu completata e poté ospitare la brigata blindata degli EAU che guidò l’assalto su Aden. La brigata era composta da 2 compagnie di carri armati Leclerc, 1 battaglione di veicoli da combattimento BMP-3 e 2 batterie di cannoni G6. Gli emirotini avevano anche inviato ad Assab una forza d’urto di 1500 yemeniti addestrati negli UAE e dotata di veicoli blindati costruiti negli EAU.
A metà luglio 2015, il gruppo d’assalto degli Emirati sbarcò nel terminal petrolifero di Little Aden. La nave da sbarco al-Futaisi e il catamarano Swift, ex-nave dell’US Navy, svolsero ripetute spole tra Assab e Aden. Nell’ottobre-novembre 2015, Assab fu il centro logistico dei 3 battaglioni meccanizzati sudanesi schierati ad Aden. 2 battaglioni sudanesi partirono da Kassala sul confine Sudan-Eritrea per il porto di Assab e quindi furono trasportati ad Aden dalle navi degli EAU. Il porto di Assab fu anche la base per il blocco navale imposto dai sauditi ai porti yemeniti sul Mar Rosso di Muqa e Hudaydah, a cui parteciparono le 9 corvette della classe Baynunah e le navi logistiche della classe Ramah della marina emirota. All’inizio del 2016, l’aeroporto di Assab ospitava diversi elicotteri d’attacco Apache del Comando aereo congiunto degli Emirati Arabi Uniti, nonché il Commando Operazioni Speciali Chinook della Guardia Presidenziale, i cui elicotteri Blackhawk e Bell 407MRH compirono operazioni sullo Yemen sud-occidentale. Nel novembre 2015, i turboelica d’assalto AT-802 del 18.mo Gruppo aereo del Comando Operativo Speciale degli EAU iniziarono a compiere sortite sullo stretto di Bab al-Mandab da Assab. I velivoli erano pilotati da personale yemenita addestrato dagli emiroti ad Assab, prima che venissero trasferiti nella base aerea al-Anad. a nord di Aden, nell’ottobre 2015. Furono costruiti anche un’enorme sistema abitativo containerizzato e una tendopoli, mentre le unità antiterrorismo di Aden e la fanteria mobile della Confederazione tribale dell’Hadhramout furono trasferite ad Assab per l’addestramento da parte degli EAU. Dimensioni e velocità di tali sforzi furono notevoli, le nuove unità furono dotate di veicoli tattici dagli EAU prima di essere inviate ad Aden. Un battaglione rimase ad Assab nella primavera-estate 2016, permettendo a un battaglione degli EAU di partecipare alle operazioni contro lo Yemen. Alla fine del 2015, gli Emirati Arabi Uniti iniziarono a costruire nuovi impianti navali presso l’aeroporto di Assab, agevolando le operazioni d’imbarco. Il lavoro fu affidato alla National Marine Dredging Company degli EAU, che costruì un’area di 60000 metri sulla costa e un molo di 700 metri. Le forze emirote inoltre estesero il perimetro di sicurezza attorno agli aeroporti e alle strutture portuali, deviando l’autostrada costiera P-6 tra Assab e Massaua.
Abu Dhabi ha investito molto su Seychelles, Maldive, Mauritius, Madagascar, Comore e Somalia. Nel maggio 2015, gli Emirati Arabi Uniti addestravano l’unità antiterrorismo e la National Intelligence and Security Agency (NISA) della Somalia, aprendo un nuovo centro di addestramento a Mogadiscio, dove gli operatori delle forze speciali emirote addestrano i commando somali mentre gli EAU fornivano alle forze dell’ordine somale blindati RG-31 Mk.V e Reva Mk. III, Toyota Land Cruisers, autocisterne e motociclette. E dall’ottobre 2015, gli Emirati Arabi Uniti pagano gli stipendi delle forze di sicurezza del governo federale somalo. Nel maggio 2016, il Ports World di Dubai stipulava un contratto di 30 anni per gestire il porto di Berbera e ampliarlo, allo scopo di rompere il monopolio di Gibuti sul traffico marittimo commerciale regionale. Gli Emirati Arabi Uniti cercano di ampliate porto e aeroporto di Berbera per sostenere le operazioni contro lo Yemen, oltre che a collegarli al Corridoio di Berbera, una via logistica tra Somaliland ed Etiopia. Gli EAU in cambio forniscono al Somaliland aiuti finanziari e un centro di addestramento militare. Nel Puntland, regione autonoma nella Somalia, gli Emirati Arabi Uniti finanziano la forza di polizia marittima (PMPF) istituita nel 2010, e l’addestrano tramite una compagnia militare privata. La PMPF opera dalle basi di Bosaso, principale porto del Puntland sul Golfo di Aden, e di Eyl sulle coste dell’Oceano Indiano. La componente aerea della PMPF dispone di 3 aeromobili Ayers S2R e 1 elicottero Alouette III. Gli EAU finanziano e addestrano anche l’agenzia d’intelligence del Puntland. Tali forze vengono utilizzate per imporre il blocco navale allo Yemen.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/04/26/leritrea-nella-guerra-contro-lo-yemen/

Italia liberata?

Nell’ultimo rapporto ufficiale reso noto da Washington, ovvero: «2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense»  alla pagina «B-10» c’è la scheda relativa all’Italia in cui si legge che il contributo annuale alla «difesa comune» versato dall’Italia agli Usa per le «spese di stazionamento» delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia concede all’alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti». Nel caso del centinaio e passa di basi americane (coperte dallo status Nato), il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a carico del Governo italiano, ovvero degli ignari contribuenti che lavorano veramente: il dato è riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: più dell’Italia pagano solo Giappone e Germania. Inoltre in base agli accordi bilaterali capestro firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro Governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio, con un ulteriore vincolo: se l’Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso.

Le Basi… Secondo L’ex Ministro Parisi

L’allora Ministro della difesa Arturo Parisi ebbe a dichiarare, alla Camera dei Deputati, il 19 settembre 2006, che esistono ufficialmente otto basi Usa in Italia disciplinate sulla base accordi bilaterali Italia-Usa. Secondo una precisazione pubblicata dagli autori della prassi italiana diritto internazionale nell’Italian Yearbook of international Law, le otto basi (o meglio basi e infrastrutture) degli Stati Uniti in Italia sarebbero le seguenti: a) aeroporto di Capodichino (attività di supporto navale) b) aeroporto di Aviano, Pordenone (31o stormo e 61° gruppo di supporto regionale; c) Camp Derby (Livorno); d) la base di Gaeta, Latina; e) la base dell’Isola della Maddalena (disattivata senza bonifica dall’inquinamento nucleare nel 2008, ndr; f) la stazione navale di Sigonella; g) l’osservatorio di attività solare in San Vito dei Normanni; h) una presenza in Vicenza e Longare

All’interno di questo scenario di palese occupazione gli Stati Uniti detengono 90 bombe nucleari in Italia, così come confermato dai rapporti ufficiali dell’Us Air Force: 50 ad Aviano (Pordenone) e 40 a Ghedi Torre (Brescia). Altre circa 400 sono dislocate in Germania, Gran Bretagna, Turchia, Belgio e Olanda. Sono bombe tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima).

Il Sistema della Doppia Chiave

L’Italia per eludere gli obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione con la presenza di armi atomiche ricorre al sistema della «doppia chiave». Le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo stretto controllo. Solo gli Usa potranno decidere se ricorrere all’arma nucleare. Tuttavia l’uso è consentito solo dopo autorizzazione dello stato territoriale, cioè dell’Italia. In questo modo solo formalmente l’Italia non esercita alcun controllo sulle testate nucleari Usa e quindi la loro presenza non è incompatibile con il Tnp. Tuttavia, non sono pubblici i dettagli del sistema connesso alla doppia chiave. Le bombe nucleari tattiche sono alloggiate in particolari hangar insieme ai caccia pronti per l’attacco nucleare: tra questi, i tornado italiani che sono armati con 40 bombe nucleari (quelle tenute a Ghedi Torre). A tal fine, rivela il rapporto, piloti italiani vengono addestrati all’uso delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Frasca (Oristano) e Maniago II (Pordenone). Questo fatto viene confermato ufficialmente, per la prima volta, nel Nuclear Posture Review 2010, dove si attesta che «i membri non nucleari della Nato posseggono aerei specificamente configurati, capaci di trasportare armi nucleari».

http://www.quieuropa.it/italia-occupata-e-colonialismo-usa-il-segreto-dei-segreti/

SITE

Fin dall’inizio del nostro secolo, tutte le notizie relative alle rivendicazioni di attentati terroristici d’origine islamica provengono a quel che pare da una sola fonte, la SITE Intelligence Group, un’agenzia nata nel 2008 da un’entità privata che si presentava come un istituto di ricerca, Search for International Entities Institute (Inter Protocol Address  67.19.162.130), e gli animatori della quale risultano la signora  Rita Katz, cittadina israeliana e statunitense, nonché i signori Bruce Hoffman, statunitense, e Rohan Gunaratna, sri-lankese. Questa piccola agenzia privata diffonde di solito materiale d’origine terroristico da essa raccolto, incluse le varie rivendicazioni di attentati; e gode a quel che pare di facile e immediato credito presso molti governi e molti media di tutto il mondo che lo diffondono, non si riesce a capire se dopo averne verificato, e in che modo, la veridicità dei suoi contenuti. Ciò è tanto più allarmante in quanto SITE non usa mai citare le fonti alle quali attinge. In questo caso, la confusione tra il pregiudicato parigino e lo spacciatore belga, e l’arruolamento di entrambi nel Daesh, hanno avuto origine da uno di questi dispacci e dal suo inopportuno uso. In effetti, tra l’assassino degli Champs- Élysées e il supposto terrorista (o effettivo spacciatore) arabo-belga non v’è rapporto alcuno.

In seguito al malinteso così determinatosi, gli allora tre più forti candidati di centro e di centrodestra – Emanuel Macron, François Fillon e Marine Le Pen – hanno comunicato a tarda ora del 20 aprile di aver cancellato tutti i loro impegni del giorno dopo per esser presenti a Parigi e seguire gli eventi che si sarebbero sviluppati in seguito all’attentato. La speranza comune dei tre politici del fronte in un modo o nell’altro « conservatore » sembra essere stata quella di cogliere dall’evento – e in particolare dal sacrificio dell’agente di polizia caduto – il massimo profitto elettorale possibile. Oggi sappiamo che tutto sommato la cosa ha pesato ben poco sui risultati.

E tuttavia, il “caso-Cheurfi” è importante. Esso rappresenta una delle infinite variabili d’un pericolo sociale effettivo, alla base dle quale non c’è affatto il “fanatismo ilsmaico”, bensì il fallimento della società mondialistica diretta dagli anonimi o semianonimi o pseudoanonimi signori delle lobbies finanziarie, economiche e tecnologiche. Un fallimento che si traduce, a tutti i livelli e nelle infinite articolazioni della società civile mondiale – vale a dire della massa dei “governati”, in corso d’impoverimento o già miserabili che siano – nel disorientamento, nel  caos. Se la presenza di un pericolo terroristico per alcuni versi reale e obiettivo può condurre non tanto a provocare lo spirito malsano di emulazione da parte di qualche squilibrato – e di squilibrati, in quest’Occidente di « stati di coscienza alterati », ve ne sono fin troppi -, quanto a scuotere ampi settori della società civile e ad accrescere forme di già radicato pregiudizio, ciò significa che il nostro sistema di convivenza civile è veramente ammalato. E’ questo che soprattutto preoccupa.

Cheurfi è a sua volta una vittima; molti altri lo sono. Dai foreign figters a chi ammazza e si ammazza di droga, a chi si dà ad atti più o meno gravi di microdelinquenza, a chi si suicida, a chi si lascia vivere finché va che è un modo di lasciarsi morire. Il problema non è affatto il “terrorismo islamico”, a sua volta effetto anziché causa, mostro da sbattere in prima pagina per distrarre l’opinione pubblica dagli autentici problemi del pianeta: cioè dei risultati del malgoverno delle lobbies che sfruttano il pianeta, dei governi che ne sono “comitato d’affari”, dei media che sostengono questa nuova rovinosa forma di totalitarismo.

I ceti dirigenti mondialisti dell’ultimo mezzo secolo hanno progressivamente lasciato affermarsi non solo nell’Occidente, ma nel mondo intero, il loro instrumentum regni consistente in un clima di antivalori-pseudovalori fondato sull’edonismo individualistico, sulla mancanza di cultura e di progetti, sui sogni di opulenza e di benessere, sull’invidia di chi non aveva né l’una nell’altro nei confronti di chi, avendo o credendo o fingendo di detenerli entrambi, li mimava sui grandi e sui piccoli schermi nonché sui displays dei media informatico-telematici di tutto il mondo. In questo clima di benessere élitario in gran parte surreale-virtuale da una parte, di frustrazione e di disperazione dei diseredati e degli asserviti dall’altra, cresce la malapianta della disperazione che trasforma  la falange degli infiniti Cheurfi al mondo in un esercito di zombies assassini e suicidi. Pochi indicano la via della liberazione, anzi della redazione da questo immenso cantiere di morte. Uno soprattutto: papa Francesco. Regolarmente malinteso e tradito, osannato o crocifisso, inascoltato comunque. Ce ne pentiremo tutti.

Franco Cardini

http://www.barbadillo.it/64745-editoriale-di-f-cardini-il-derby-macron-le-pen-al-tempo-del-fallimento-della-societa-mondialista/

La NATO dilaga

Con la scusa di sostenere la coalizione del GCC che combatte i ribelli huthi nella sanguinosa guerra civile dello Yemen, gli UAE acquisiscono strutture nella regione, la cui più pregiata è l’isola strategica di Socotra nel Golfo di Aden. Vista dagli Stati Uniti come base navale e d’intelligence fin dalla fine della guerra fredda, vi sono rapporti secondo cui il presidente in esilio dello Yemen, Abdrabuh Mansur Hadi avrebbe affittato le isole Socotra e Abd al-Quri agli UAE nel 2014, prima di fuggire in Arabia Saudita. Abd al-Quri è una piccola isola a 65 miglia a sud-ovest di Socotra. Dall’inizio della guerra civile nello Yemen, gli UAE hanno approfittato dell’assenza di un governo stabile per espandere l’influenza a Socotra. L’accordo degli UAE su Socotra sarebbe in cambio del sostegno ad Hadi e ai suoi alleati sauditi nel tentativo militare di sottrarre lo Yemen settentrionale ai ribelli huthi sostenuti dall’Iran, che hanno preso la capitale yemenita Sana. In precedenza, parte della provincia dell’Hadhramaut dello Yemen, Socotra è diventata una provincia nel 2013. Prima che l’ex-Yemen del Sud ottenesse l’indipendenza dalla Gran Bretagna, Socotra era un possedimento del sultanato Mahra di Qishn nell’Hadhramaut del protettorato dell’Arabia del Sud. La separazione di Socotra dall’Hadhramaut e l’assegnazione dichiarata agli UAE non sono riconosciute dal pretendente al trono dell’ex-sultanato Mahra Abdullah bin Isa. Le operazioni militari statunitensi nello Yemen a sostegno della coalizione saudita sarebbero contro al-Qaida nella penisola araba (AQAP), ma sembra sempre più che gli effettivi bersagli di droni, missili e forze speciali statunitensi siano le tribù fedeli agli ex-governanti bin Isa, i ribelli huthi e i combattenti indipendentisti sudyemeniti. La compagnia aerea degli UAE, Rotana Jet, offre servizi diretti tra Abu Dhabi e Socotra. L’Air Yemenia provvede alla tratta diretta tra Socotra e Dubai. C’è ragione di credere che gli UAE si siano rivolti agli Stati Uniti per affittare Socotra e che sia solo questione di tempo prima che personale USA e NATO arrivi sull’isola, probabilmente con il partenariato ICI-NATO. Alcuni rapporti affermano che l’affitto valga 99 anni, quanto gli Stati Uniti affittarono la base navale di Guantanamo Bay da Cuba appena indipendente. Gli Stati Uniti hanno abrogato il contratto d’affitto di Guantanamo rifiutando di lasciare la base dopo la risoluzione nel 1999.
Ad Abu Dhabi ha sede la compagnia militare privata Reflex Responses (R2), gestita dal fondatore di Blackwater Erik Prince. La sorella, Betsy DeVos, è segretaria all’istruzione di Trump. Prince avrebbe consigliato la squadra di transizione di Trump partecipando alle riunioni entrando dal retro della Trump Tower a Manhattan.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/04/24/la-nato-dilaga-a-oriente/

Gobekli Tepe

E se  le  cinte di Gobekli Tepe  descrivessero, in linguaggio astronomico, la catastrofe del 10.950 a. C., e rimasta certo  paurosamente  infissa nella memoria collettiva dei loro  costruttori? L’affascinante ipotesi è stata avanzata da due studiosi della facoltà di ingegneria  dell’Università di Edimbugo,  Martins Sweatman e Dimitrios Tsikritsis.

I due studiosi hanno unito geologia, archeologia e  paleo-astronomia – esiste sul  web un programma gratuito che   mostra come si presentava  il cielo in   passato, anche ai costruttori di Gobekli Tepe 11 mila  anni  prima  di Cristo  (http://www.stellarium.org/it/)  ed hanno cercato di identificare  le costellazioni  descritte dagli “animali” sul pilastro 43.   Supposto che lo scorpione rappresentasse proprio l’attuale costellazione dello Scorpione,  hanno ricostruito la posizione degli altri “animali” (costellazioni)   vicini in nei giorni della tragedia più grande di quella umanità, dove certamente migliaia di esseri umani furono spazzati via.

La “volpe” (b) può essere il simbolo di una cometa dalla lunga coda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non vi traduciamo le 18 densissime pagine della rivista “Mediterranean Archaeology and Archaeometry”  in cui i due studiosi hanno pubblicato la loro ipotesi:

http://maajournal.com/Issues/2017/Vol17-1/Sweatman%20and%20Tsikritsis%2017%281%29.pdf

Basti segnalare l’ingegnosità della ricerca  e della ricostruzione del cielo di “allora”. Le posizioni reciproche delle costellazioni che sarebbero raffigurate  in quella stele   si sono verificate in quattro date: nel 2000 della nostra era, nell’equinozio d’autunno del 4850 a.C., nel solstizio d’estate del 10.950 a.C., oppure nell’equinozio di primavera del 18mila a.C.    Ovviamente la data “suggestiva” è la terza,   la più vicina alla catastrofe  che provocò il raffreddamento fulmineo  della Terra e la morte dei mammut   siberiani, trovati con ancora nello stomaco  il cibo che stavano  brucando, fra cui  erbe e piante estivo-primaverili.

Posizioni di Sole e costellazioni nel solstizio d’estate del 10.950 a. C.

Naturalmente   ci sono difficoltà ad accettare questa ardita ipotesi;  fra cui il fatto che i templi di Gobekli Tepe sono stati elevati un migliaio di anni dopo l’Evento catastrofico. Possibile che una civiltà senza scrittura ne conservasse la memoria,  tramandandola di generazione in generazione? I due studiosi non  nascondono le difficoltà. Tuttavia la loro tesi è affascinante e lancia come un raggio di luce significativa  su quell’antico gruppo umano, così tecnicamente avanzato e così intelligente. Come viveva, senza agricoltura? Una delle ipotesi è che l’uomo antichissimo  dell’emisfero Nord vivesse non semplicemente da raccoglitore e cacciatore, ma fra immense distese di grani selvatici spontanei, che fornivano loro  i necessari energetici carboidrati, e la relativa abbondanza che dava  loro il tempo di vivere non  già ossessionati dal procurarsi la cena, ma osservando da metafisici e sapienti il cielo stellato  – da cui oltretutto sapevano poteva  precipitare un  altro  malvagio corpo cosmico devastatore. Solo dal Dryas, si ritiene,   quegli uomini (vicini alla Mezzaluna Fertile) ebbero la necessità di coltivate i cereali che  avevano smesso di crescere  spontanei nel clima più freddo ed arido, di selezionarli, di  seminarli,  di irrigarli.  Per procurarsi il pane col sudore della fronte e un’organizzazione sociale specifica, quelle delle monarchie idrauliche.

Misteri..

L’articolo Gobekli Tepe mostra la cometa che colpì la Terra nel 10950 a.C.? è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.

Siria senza pace

Almeno tre persone sono rimaste uccise in conseguenza di un bombardamento che il regime israeliano ha effettuato su Quneitra, nel sud est della Siria. La notizia è stata diffusa da fonti locali, aggiungendo che gli aerei da combattimento israeliani avevano puntato su un accampamento delle forze siriane nella citata regione. Non si tratta della prima volta che il regime di Israele realizza attacchi sul territorio siriano. Tali attacchi, secondo gli analisti, sono destinati a debilitare l’Esercito siriano, visto che ci sono evidenze circa la cooperazione tra il regime israeliano ed i gruppi terroristi, come il Fronte Fath al-Sham (antico Fronte Al-Nusra), che combattono per rovesciare il Governo del Presidente siriano Bashar al-Assad. Da parte sua il Governo di Damasco ha denunciato infinite volte l’appoggio israeliano agli elementi terroristi ed ha richiesto l’attivazione della comunità internazionale (ONU) per porre termine a questa situazione. N.B. Risulta evidente che Israele da sempre è interessata al rovesciamento del Governo di Damasco, come più volte dichiarato pubblicamente da esponenti del Governi di Tel Aviv e da anni sostiene e favorisce i gruppi terroristi che operano in Siria, sia rifornendo questi di armi, munizioni ed equipaggiamenti, sia assistendo e ricoverando i terroristi feriti presso i propri ospedali (come denunciato anche dagli stessi giornali israeliani). Gli interventi dell’aviazione israeliana si verificano sempre quando i gruppi terorristi si trovano in difficoltà e servono per alleggerire la pressione dell’Esercito siriano. Israele accusa di terrorismo l’Iran ed il movimento libanese Hezbollah ma risulta che uno dei principali stati patrocinatori dei gruppi terroristi è propriamente il regime di Tel Aviv che persegue le sue finalità geopolitiche di ottenere il cambio di regime a Damasco e smembrare la Siria su cui nutre ambizioni di espansione territoriale. Fonte: Hispan Tv Traduzione e nota: Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/laviazione-di-israele-accorre-in-aiuto-dei-terroristi-e-bombarda-forze-siriane-su-quneitra/

Inchiesta migranti

Finalmente anche alcune testate giornalistiche si accorgono di chi si trova dietro il piano di invasione dell’Italia, chi lo finanzia, chi lo favorisce e quali sono gli interessi che sono collegati all’immigrazione clandestina. Quello che noi andiamo denunciando e scrivendo da anni diventa finalmente una notizia di cui parlare anche in concomitanza dell’indagine aperta dalla Procura di Catania sulle ONG che hanno il compito di prelevare i migranti dalle coste della Libia e farli sbarcare sulle coste del sud Italia. Da Il Nord: Le principali ONG impegnate nel traffico di africani verso l’Italia sono: Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat. Il principale finanziatore di questa galassia di organizzazioni che riversano orde immani di africani in Italia è la Open Society di George Soros. A queste ONG Soros ha promesso – e quindi iniziato a “donare” – 500 milioni di dollari per organizzare l’arrivo dei migranti africani in Italia e dall’Italia in altre nazioni europee. Il primo a svelare questo retroscena è stato il capo di Frontex, Fabrice Leggeri che ha denunciato il fatto che le navi di queste ONG finanziate da Soros carichino a bordi gli africani sempre più vicino alle coste libiche, spiegando come questo comportamento criminale incoraggi i trafficanti a stiparli su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato. Le parole di Leggeri – come ha scritto il Giornale in un documentato articolo pubblicato lo scorso 2 febbraio – rappresentano un’esplicita denuncia delle attività di soccorso marittimo finanziate da Soros. Le navi impegnate in questo traffico di africani verso l’Italia sono: il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di Msf e l’MS di Sea Eye. I costi altissimi di gestione di queste grosse navi sono coperti totalmente dai finanziamenti di Soros. E’ Soros il mandante dell’invasione dell’Italia. E c’è un aspetto oltremodo sospetto di un gigantesco piano criminale: questa è una flotta di navi fantasma. Battono bandiera panamense la Golfo azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e la Dignity 1, di Medici senza frontiere. Batte bandiera del Belize il Phoenix, di Moas, e bandiera delle isole Marshall il Topaz 1, sempre di Moas. Tra le ONG che gestiscono questa flotta fantasma c’è la tedesca Sea Watch armatrice di due di queste navi. E la Sea Watch dichiara di agire per il presunto diritto alla libertà di movimento (di chiunque senza rispettare la sovranità delle nazioni come l’Italia) e di non accettare alcuna distinzione tra profughi e clandestini senza alcun diritto in base alle leggi internazionali di accoglienza. E ora, nessuno dica che non sapere chi paga l’invasione dell’Italia dalla Libia e che queste ONG operano nella più totale illegalità.

Leggi tutto su http://www.controinformazione.info/e-george-soros-a-finanziare-linvasione-africana-dellitalia-ecco-nomi-organizzazioni-navi-e-piani-criminali/

Linee Aeree Italiane

Goose Bay, Canada, maggio 1953. Sorridono i comandanti Max Campagnone e Carlo Miani, in posa durante uno scalo tecnico in Nord America dove si sono recati per ritirare un aereo che, presto, volerà con insegne italiane. Ma cosa ci fanno lì due ex assi dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana? Sì, stanno per tornare in volo con un nuovo apparecchio, ma per conto di chi?

LAI

Dopo la parentesi dei Collegamenti Aerei Militari, gli italiani assistono alla rinascita della flotta civile. Un servizio, quello aereo, che in precedenza si era chiamato Ala Littoria e Ala Italiana durante i 45 giorni di Badoglio, per poi riproporsi, esattamente nell’aprile di 70 anni fa, come Linee Aeree Italiane (LAI, dal 1957 Alitalia – Linee Aeree Italiane) una società cui fanno capo l’americana TWA e l’IRI (Istituto Ricostruzione Industriale) e che nell’arco di pochi anni copre diverse tratte, nazionali ed estere. LAI è simbolo di rinascita e di ritrovato prestigio per una nazione uscita a pezzi dalla Seconda Guerra Mondiale. Fra i suoi piloti molti sono ex militari, fra i quali assi della ANR del calibro dei comandanti Ugo Drago e Carlo Miani(ambedue già in forza al 2° Gruppo Caccia Terrestre “Gigi Tre Osei”), il già citato Campagnone e Cesare Erminio del 1° Gruppo CT “Asso di Bastoni”.

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Da sx: Ugo Drago e Carlo Miani

Un lungo percorso 

Mi avevano trattato da pezzente solo perché avevo fatto il mio dovere” ricorda, prima della morte, Franco Benetti, sottotenente pilota del 2° Gruppo. In un primo momento, la nuova Aeronautica respinge, spesso in malo modo, i colleghi della “parte sbagliata”. Basti pensare che, negli Anni ’50, la famiglia dell’umbro Fausto Fornaci caduto in servizio, si vede recapitare un messaggio dell’AM nel quale si fa riferimento al servizio, non riconosciuto, nella “sedicente Aeronautica Repubblicana”. Poi, il riarmo della Forza Armata durante la Guerra fredda permetterà di riassorbire alcuni militari come Mario Bellagambi e Roberto di Lollo (congedatisi generali) e Luigi Gorrini (24 abbattimenti, cong. tenente). Altri, invece, scelgono di non tornare in volo sotto le insegne AM: Drago e Miani, ad esempio, che servono il primo in Alitalia e il secondo transita per i ranghi di ALI-Flotte Riunite (fusasi con LAI nel 1952), come si legge dai profiles ancora conservati negli archivi di Gente dell’Aria.

Ritaglio di rivista che, negli Anni '70, celebra il comandante Alitalia  Ugo Drago, allora in servizio sulla Roma - New York. (Immagine dall'archivio di Gianluca Cavagliano).

Ritaglio di rivista che, negli Anni ’70, celebra il comandante Alitalia Ugo Drago, allora in servizio sulla Roma – New York.
(Immagine dall’archivio di Gianluca Cavagliano).

Record

A chi ha combattuto in Spagna e nella Seconda Guerra Mondiale il volo civile non deve essere apparso poi così difficoltoso. E che gli ex ANR siano gran piloti se ne accorgono presto in molti: Enrico Mattei, ad esempio, l’ex comandante partigiano e presidente ENI che vuole quale pilota personale Irnerio Bertuzzi, veterano aerosiluratore del “Buscaglia-Faggioni”; o, ancora, l’Alitalia che, messo Drago ai comandi di un DC8, lo vede coprire la tratta Roma – New York in 6 ore e 21 minuti. Un record: l’ex ANR continua a volare fino agli Anni ’70, quando la compagnia introduce i più moderni Boeing 747.

Con il 1945 il mondo è cambiato, ma non la professionalità di molti militari e civili che, grazie a società private italiane ed estere, riescono a far emergere il proprio potenziale in barba alle epurazioni dettate dall’ideologia e dal solito, italianissimo opportunismo.

http://www.barbadillo.it/64601-aeronautica-lai-laviazione-civile-punto-sugli-assi-epurati-dellanr/