E quindi?

Di ilsimplicissimus

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Di una cosa possiamo essere assolutamente certi: stiamo assistendo alla più grande strage da vaccino mai verificatasi nella storia delle medicina: il grafico in alto, costruito con i dati ufficiali dell’Ema , l’agenzia del farmaco europea, mostra visivamente e in maniera immediata, comprensibile anche per chi ha gli occhi foderati di paura e di cazzate mainstream, quale sia stato il balzo degli “effetti aversi” che si è avuto a marzo il mese nel  quale si sono fatte più vaccinazioni. Fino a ieri tutto l’ambiente medico tenuto per le palle da Big Pharma ha tentato di dire che non c’erano correlazioni, ma alla fine l’Ema ha dovuto ammettere che per quanto riguarda AstraZeneca tali correlazioni esistono, anche se poi si è lanciata in un peana costi -.benefici che se fosse stato fatto a un esame di statistica avrebbe causato la perpetua espulsione dagli studi dello studente. Ad ogni modo questi soni i dati fino al 3 aprile nella sola Ue:

AstraZeneca 967 morti e 133.310 effetti avversi 

Pfizer 3.529 morti e 127.789 effetti avversi

Moderna 1.475 morti e 11.545 effetti avversi

https://ilsimplicissimus2.com/2021/04/08/il-silenzio-degli-innocenti-6000-morti-da-vaccino-secondo-lema/

Chi finanzia i profughi?

È una domanda che tutti, almeno una volta, ci siamo posti: chi finanzia i costosi viaggi della morte che spingono migliaia di disperati su imbarcazioni di fortuna, tra mille peripezie e l’incognita dell’approdo?

Molti giornalisti si sono impegnati nella ricostruzione dei calvari degli emigranti per arrivare al porto di partenza, delle condizioni schiavistiche cui sono sottoposti dalla criminalità locale. Ma rimane irrisolto il tassello iniziale di queste tragiche diaspore, ossia la disponibilità di somme di denaro ragguardevoli, esorbitanti se rapportate al tenore di vita locale, per intraprendere il viaggio. Le inchieste in merito sono limitate e le nostre domande cadono nel vuoto.

Nel cercare di comprendere questo enigmatico fenomeno ci viene in aiuto uno studio condotto dalla sociologa Maryann Bylander in Cambogia tra il 2008 il 2010. Analizzando la frequenza e le modalità di emigrazione della popolazione si scopre una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l’estero. Stesso nesso si riscontra in un altro Stato del Terzo Mondo, il Bangladesh, paese di origine di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia (oltre 10 mila nel solo 2017). E’ qui che, grazie all’appoggio di illustri sostenitori come i Clinton e Bill Gates e con il sostegno della stessa Banca mondiale, venne creata nei primi anni ’80 la Grameen Bank, istituto finanziario che concedeva denaro alle persone più indigenti, impossibilitate ad avere accesso al credito, con il fine “filantropico” di offrirgli un futuro migliore. I prestiti concessi si tramutarono in un incentivo all’emigrazione per la popolazione locale, priva degli strumenti e delle possibilità di investire le somme ricevute in modo proficuo e di poterle restituire con i dovuti interessi. In men che non si dica si è venuto a creare il business dei cosiddetti “migration loans”, un affare d’oro per organizzazioni non governative come BRAC (Bangladesh Rural Advancement Commitee), leader nel settore.
Il sito istituzionale dell’organizzazione bengalese – attualmente la più grande al mondo e prima nella classifica delle cento migliori ONG secondo il Global Journal – nella specifica sezione “Migration loans” dichiara : “In Bangladesh, le scarse opportunità di lavoro per una popolazione in età lavorativa in crescita comportano che molti giovani, uomini e donne si trasferiscano all’estero per lavorare. Sebbene sia spesso un investimento che vale la pena fare, i costi iniziali per andare all’estero sono considerevoli (…) BRAC offre alle persone in cerca di lavoro all’estero prestiti per emigrare, progettati per soddisfare le esigenze di finanziamento dei lavoratori migranti in modo gestibile e conveniente. Il programma di microfinanza controlla anche la validità dei contratti e dei documenti di viaggio per garantire che i clienti non siano vittime di frodi da parte di agenti non autorizzati. (…) A giugno 2016, BRAC ha contribuito a finanziare 194.000 lavoratori migranti che cercano lavoro all’estero.”

Ma non solo, oltre a fornire i finanziamenti e l’assistenza per emigrare, l’organizzazione non governativa più grande al mondo si occupa anche di come ottenere il rimborso e il pagamento del prestito. Nella stessa sezione del sito, infatti, sotto la dicitura “Prestiti di rimessa” si legge: “BRAC fornisce ulteriore supporto alle famiglie dei migranti sotto forma di prestiti di rimesse. Questi prestiti sono progettati per offrire maggiore flessibilità alle famiglie che fanno affidamento sulle rimesse mensili inviate da un familiare che guadagna all’estero.” Tali prestiti, spiega l’ONG, consentono alle famiglie di accedere a somme di denaro forfettarie per fare investimenti o spese mentre aspettano di ricevere le rimesse inviate dall’estero. Si tratta “di scommesse sicure per la famiglia e per BRAC perché i clienti hanno un flusso di guadagno assicurato con cui pagare costantemente le rate ogni mese.” Tra giugno 2014 e giugno 2016 BRAC ha offerto questo servizio a oltre 40.000 famiglie.

Un business sul business quello di BRAC, che opera non solo in Asia ma anche in America Latina e in molti paesi dell’Africa. Vengono concessi finanziamenti non per lo sviluppo dell’economia locale, bensì per incentivare l’emigrazione, secondo un infondato modello di sviluppo economico che vede nelle rimesse da parte dei migranti una fonte di crescita per il paese d’origine. In realtà è provato che tali rimesse, laddove riescano a ripagare il debito contratto dalla famiglia per il viaggio all’estero, vengono destinate per lo più al fabbisogno e ai consumi primari e non agli investimenti e alla attività produttive locali. Non sono rari i casi drammatici di vite immolate per ripagare il prestito, dall’aumento dei suicidi riscontrato in alcune zone dell’India alla vendita di organi da parte di cittadini bengalesi.

I Coloni dell’Austerity

Un affare d’oro quello delle rimesse – a latere del quale prolifera il settore delle agenzie di recupero del credito – che ha visto un incremento in termini globali di oltre il 50% in soli 10 anni, per una cifra complessiva di 445 miliardi di rimesse nel solo 2016, il 13% delle quali è stato inviato in Africa (dati Ifad). E proprio verso questo continente inviare denaro sotto forma di rimesse è particolarmente oneroso, con commissioni che vanno dal 10 fino al 15%.

Un sistema perverso e ben oleato di finanziamenti, tassi di interesse e commissioni che fa della disperazione il proprio fulcro.

È la finanziarizzazione della povertà e delle vite umane, una delle tappe più sciagurate di un modello economico globale antisociale e regressivo.

Ilaria Bifarini

https://www.controinformazione.info/microcredito-e-migrazioni-di-massa-la-finanziarizzazione-della-disperazione-2/

Immigrazione e capitale

Pubblichiamo la traduzione dell’importante articolo di Maximilian Forte su Zero Anthropology – già segnalato da Alberto Bagnai su Goofynomics – in cui l’antropologo italo-canadese analizza impietosamente la svolta storica cui stiamo assistendo: la scomparsa della sinistra dal panorama del futuro. Concentrandosi sul caso degli Stati Uniti, egli fa un ritratto impietoso di una sinistra doppiamente ipocrita che rincorre i liberisti sul loro stesso piano abdicando totalmente ai suoi valori. Una sinistra che da un lato difende un’immigrazione senza limiti, dimenticando che questo significa generare una guerra tra poveri le cui prime vittime sono le classi locali meno abbienti assieme agli immigrati stessi. Dall’altro lato, una sinistra che tace sulle cause delle migrazioni: le invasioni e i bombardamenti dell’occidente. E’ ora di porre il tema dell’immigrazione al centro del dibattito politico, senza ipocrisie.

Leggi tutto su http://vocidallestero.it/2018/05/14/immigrazione-e-capitale-2/

Quindi, se i lavoratori hanno tutti meno soldi, chi sostiene la domanda? Una opzione è aumentare gli stipendi: male. L’altra è aumentare il credito, cosa che si sta facendo. La terza opzione è aumentare la massa totale dei lavoratori, cosa che si sta anche facendo. I lavoratori possono anche avere meno denaro da spendere singolarmente ma, importando più lavoratori, ci saranno più persone che spendono (anche se poco). Quindi l’immigrazione può aiutare a sostenere o perfino aumentare la domanda, senza aumentare i salari.

Rapporto SPRAR

Roma, 27 giu – Sono maschi, sono giovani, non hanno istruzione ma, in compenso, hanno un sacco di problemi mentali. L’identikit degli immigrati ospitati a spese dello Stato italiano è impietoso, ma non arriva da qualche sito populista, bensì dal nuovo “Atlante Sprar 2016”. Tale sigla, come noto, sta per “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”. Una rete che nel 2003 contava su 1.365 posti dislocati sul territorio nazionale, mentre lo scorso anno ha accolto 34.039 persone. Nel 2016, infatti, solo il 9,6% di loro ha ottenuto lo status di rifugiato. Per il resto, il 47,3% degli accolti è richiedente protezione internazionale, il 28,3% è invece titolare di protezione umanitaria, il 14,8% di protezione sussidiaria. Tutte formule che implicano situazioni di rischio molto più vaghe rispetto a quella del rifugiato che “scappa dalla guerra”.

Vediamo poi la mitologia delle “donne e bambini” da soccorrere: ebbene, l’86,6% degli accolti è di genere maschile. Spicca, per presenze femminili, il solo gruppo nigeriano, anche se il rapporto si guarda bene dal dire che si tratta di schiave destinate al mondo della prostituzione, soggiogate da una vera e propria mafia che fa uso anche di riti vudù per abbrutire le sue vittime. Per quanto riguarda l’età degli stranieri accolti, la componente maggiormente rappresentata è quella della fascia d’età che va dai 18 ai 25 anni (46,5%); diminuisce quella immediatamente successiva, che comprende le persone fra i 26 e i 30 anni che si attesta al 22,1%. E i “minori non accompagnati”? Il 47% di loro, al momento della rilevazione, era già neo maggiorenne. Il 44,6% dei minori è invece compreso nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni, il 7,3% tra i 14 e i 15 anni mentre i più piccoli, tra 0 e 13 anni, sono poco più dell’1%. Eccoli, quindi, i “bambini” da salvare.

Va sottolineato anche che l’84,4% degli ospiti è stato accolto singolarmente, solo il 15,6% fa parte di un nucleo familiare. Circa il livello di istruzione delle “risorse”, il 62% degli immigrati degli Sprar ha un titolo di studio corrispondente alla scuola primaria (elementari e medie), il 19% è in possesso di diploma di scuola secondaria, solo il 7% di titolo di studio universitario, mentre il 12% non ha proprio alcuna istruzione. Quanto ai Paesi di provenienza, al primo posto ritroviamo la Nigeria con il 16,4%, al secondo posto il Gambia (con il 12,9%). Al terzo posto troviamo il Pakistan con l’11,7%, mentre il Mali mantiene la quarta posizione con il 9,3%; a queste nazionalità seguono l’Afghanistan con l’8,7% e il Senegal con il 6,3%. Seguono poi, tutte al di sotto del 4%, Somalia, Costa d’Avorio, Ghana e Bangladesh. Nel 2016, tra le prime 10 nazionalità presenti, figura la Costa d’Avorio (con il 3,4%). Aumenta anche la quota di coloro che hanno “caratteristiche di vulnerabilità”, dato al quanto bizzarro per una categoria che viene continuamente presentata sotto l’aspetto della “risorsa”: si tratta addirittura del 22%. L’8,3% comprende persone disabili, con disagio mentale o con necessità di assistenza domiciliare, sanitaria specialistica e prolungata. Le segnalazioni di casi di vulnerabilità psichica per l’anno 2016 sono aumentate del 33% rispetto al 2015. Sono questi quelli che dovrebbero “pagarci le pensioni”?

Adriano Scianca

Maschi, giovani, ignoranti e pazzi: il rapporto che azzera le balle sugli immigrati

Cambio di paradigma

di  Luciano Lago Ancora una magra figura da paese “da operetta” per l’Italia, grazie al Governo del PD di Gentiloni e soci, succube dei diktat che provengono da Bruxelles e dagli altri organismi internazionali. Nelle ultime 24 ore si è visto chiaramente l’isolamento in Europa dell’Italia di Gentiloni, Boldrini, Grasso e e Mattarella: non solo Francia e Spagna hanno risposto picche alla richiesta italiana di aprire i loro porti all’Italia ma anche l’Austria, preoccupata dal flusso degli immigrati che arrivano sulle coste italiane, dispone di sigillare la frontiera del Brennero. Vienna, infatti, ha annunciato che presto al Brennero tornerà l’Esercito austriaco, se non diminuiranno gli immigrati che passano il confine. Ci sono in tutto 750 militari pronti a essere schierati, ha annunciato il ministro della Difesa austriaco Hans Peter Doskozil al quotidiano Kronen Zeitung. In particolare le autorità austriache hanno dichiarato che 450 militari saranno di stanza in Tirolo e 300 in Carinzia. Lo stesso governatore del Tirolo, Guenther Platter, si è dichiarato favorevole al rafforzamento. E sembra proprio che questa volta Vienna faccia sul serio: lo scorso fine settimana ha già mandato in Tirolo quattro carri armati, pronti a essere posizionati al Brennero. “Credo che molto presto saranno attivati controlli alle frontiere e ci sarà bisogno di un dispiegamento dell’esercito” spiega il ministro che ha sottolineato come di fronte all’invasione l’esercito sia “indispensabile”.

http://www.controinformazione.info/mentre-il-governo-italiano-balbetta-laustria-schiera-lesercito-al-brenenro-e-francia-e-spagna-chiudono-i-loro-porti-ai-migranti/

Inchiesta migranti

Finalmente anche alcune testate giornalistiche si accorgono di chi si trova dietro il piano di invasione dell’Italia, chi lo finanzia, chi lo favorisce e quali sono gli interessi che sono collegati all’immigrazione clandestina. Quello che noi andiamo denunciando e scrivendo da anni diventa finalmente una notizia di cui parlare anche in concomitanza dell’indagine aperta dalla Procura di Catania sulle ONG che hanno il compito di prelevare i migranti dalle coste della Libia e farli sbarcare sulle coste del sud Italia. Da Il Nord: Le principali ONG impegnate nel traffico di africani verso l’Italia sono: Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins sans frontières, Save the children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye, Life boat. Il principale finanziatore di questa galassia di organizzazioni che riversano orde immani di africani in Italia è la Open Society di George Soros. A queste ONG Soros ha promesso – e quindi iniziato a “donare” – 500 milioni di dollari per organizzare l’arrivo dei migranti africani in Italia e dall’Italia in altre nazioni europee. Il primo a svelare questo retroscena è stato il capo di Frontex, Fabrice Leggeri che ha denunciato il fatto che le navi di queste ONG finanziate da Soros carichino a bordi gli africani sempre più vicino alle coste libiche, spiegando come questo comportamento criminale incoraggi i trafficanti a stiparli su barche inadatte al mare con rifornimenti di acqua e carburante sempre più scarsi rispetto al passato. Le parole di Leggeri – come ha scritto il Giornale in un documentato articolo pubblicato lo scorso 2 febbraio – rappresentano un’esplicita denuncia delle attività di soccorso marittimo finanziate da Soros. Le navi impegnate in questo traffico di africani verso l’Italia sono: il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di Msf e l’MS di Sea Eye. I costi altissimi di gestione di queste grosse navi sono coperti totalmente dai finanziamenti di Soros. E’ Soros il mandante dell’invasione dell’Italia. E c’è un aspetto oltremodo sospetto di un gigantesco piano criminale: questa è una flotta di navi fantasma. Battono bandiera panamense la Golfo azzurro, della Boat Refugee Foundation olandese e la Dignity 1, di Medici senza frontiere. Batte bandiera del Belize il Phoenix, di Moas, e bandiera delle isole Marshall il Topaz 1, sempre di Moas. Tra le ONG che gestiscono questa flotta fantasma c’è la tedesca Sea Watch armatrice di due di queste navi. E la Sea Watch dichiara di agire per il presunto diritto alla libertà di movimento (di chiunque senza rispettare la sovranità delle nazioni come l’Italia) e di non accettare alcuna distinzione tra profughi e clandestini senza alcun diritto in base alle leggi internazionali di accoglienza. E ora, nessuno dica che non sapere chi paga l’invasione dell’Italia dalla Libia e che queste ONG operano nella più totale illegalità.

Leggi tutto su http://www.controinformazione.info/e-george-soros-a-finanziare-linvasione-africana-dellitalia-ecco-nomi-organizzazioni-navi-e-piani-criminali/

Rallentano gli arrivi di stranieri per lavoro e crescono le partenze di italiani

Netti sono gli effetti della congiuntura economica negativa sui processi migratori e, più in generale, di mobilità. Il numero di iscrizioni anagrafiche dall’estero è sceso dalle 558mila unità del 2007 alle 307mila del 2013, mentre gli ingressi regolari di cittadini non comunitari (nuovi permessi di soggiorno), pur restando intorno alle 250mila unità all’anno, sono sempre meno legati ai motivi di lavoro e sempre più a quelli familiari (ricongiungimenti), all’asilo politico e a altre motivazioni. Questi cambiamenti nell’intensità e nelle modalità di ingresso degli immigrati stranieri fanno sì che la popolazione di cittadinanza non italiana residente nel paese sia cresciuta durante la crisi meno velocemente che negli anni precedenti, attestandosi al disotto dei 5 milioni di persone alla fine del 2013. Contemporaneamente alla riduzione dei flussi in entrata di cittadini stranieri si osserva dopo il 2008 un aumento consistente dell’emigrazione di italiani verso paesi europei che garantiscano prospettive economiche e lavorative migliori; si è accresciuta soprattutto la propensione ad emigrare all’estero dei più istruiti e dei residenti nelle regioni settentrionali. I dati relativi alla mobilità interna indicano anche la persistenza degli spostamenti lungo la direttrice Sud-Nord del paese.

http://www.neodemos.info/la-demografia-italiana-ai-tempi-della-crisi-e-sotto-la-lente-dellaisp/