Terra bruciata

Karel Thole

“La siccità che affliggeva il mondo ormai da cinque mesi era conseguenza della mancanza d’acqua che negli ultimi lustri aveva torturato sempre più estese zone della Terra. Malgrado i tentativi da parte di tutte le nazioni per provocare la pioggia, le precipitazioni erano diventate sempre più scarse. Infine, quando era stato chiaro che non poteva piovere perché non c’erano nuvole, non si era più tentato niente. A questo punto l’attenzione era stata rivolta alla più genuina fonte di pioggia, la superficie dell’oceano, da cui l’acqua avrebbe dovuto evaporare. Era bastato un superficiale esame scientifico per capire che le origini della siccità si trovavano lì. Si era scoperto che sulla superficie delle acque di tutti gli oceani del mondo, a una distanza di circa mille e cinquecento chilometri dalla costa si stendeva una sottile ma elastica pellicola monomolecolare formata da un complesso di polimeri a catena lunga, dovuta alla incredibile quantità di rifiuti industriali scaricata negli oceani durante i cinquant’anni precedenti. La robusta membrana permeabile all’ossigeno, era distesa sul pelo dell’acqua, e ne impediva quasi completamente l’evaporazione. Questa vendetta del mare aveva sempre impressionato Ransom per l’atrocità della sua giustizia elementare. Le pellicole di alcool cetilico venivano usate da molto tempo per impedire l’evaporazione dell’acqua delle riserve, e la natura aveva semplicemente esteso il principio su scala macro-scopica incrinando, dapprima impercettibilmente, l’equilibrio degli elementi.”

J.G. BALLARD Terra bruciata 1989

Mini rubrica a cura di Pietro Argenti

http://andromedasf.altervista.org/fantacitazioni-j-g-ballard-terra-bruciata-1989/

Alleati degli USA

Entro la fine del 1942 solo il 55% delle consegne previste fu effettuato nell’Unione Sovietica“. Per esempio, nel 1941 gli Stati Uniti promisero d’inviare 600 carri armati e 750 aerei, ma effettivamente ne inviarono rispettivamente 182 e 204.
Nel novembre 1942, cioè al culmine della battaglia per il Caucaso e Stalingrado, l’invio di armi praticamente fu fermato. L’interruzione iniziò già nell’estate 1942, quando i velivoli e i sommergibili tedeschi eliminarono quasi completamente l’infausto Convoglio PQ17 abbandonato (su ordine dell’Ammiragliato) dai cacciatorpediniere inglesi incaricati di accompagnarlo. Tragicamente solo 11 delle 35 navi arrivarono nei porti sovietici, una catastrofe usata come pretesto per sospendere i successivi convogli dalla Gran Bretagna, fino al settembre 1942. Un nuovo convoglio, il PQ18, perse 10 delle 37 navi lungo la rotta e il successivo convoglio fu inviato solo a metà dicembre 1942. Quindi, per tre mesi e mezzo, quando una delle battaglie più decisive della Secondo guerra mondiale si svolgeva sul Volga, meno di 40 navi cariche di prestiti giunsero ad intermittenza a Murmansk e Arkhangelsk. Perciò molti erano comprensibilmente sospettosi verso Londra e Washington, che passavano il tempo in attesa di vedere chi sarebbe sopravvissuto dalla battaglia di Stalingrado. Di conseguenza, tra il 1941 e il 1942 solo il 7% dei carichi di guerra spediti dagli Stati Uniti fu diretto nell’Unione Sovietica. La maggior parte delle armi e degli altri materiali arrivò nell’Unione Sovietica nel 1944-1945, una volta che i venti di guerra cambiarono decisamente.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/07/28/seconda-guerra-mondiale-quanto-fu-utile-laiuto-statunitense/

Iraq e Iran si riavvicinano

Occorre segnalare che la Russia e l’Iraq hanno firmato nel 2012 un insieme di accordi sulla cooperazione tecnico-militare per un valore di 4.300 milioni di dollari. Dopo l’invasione dell’Iraq da parte dell’ISIS nel 2014, la Russia e l’Iraq hanno rapidamente implementato un contratto per rifornire Baghdad con armi russe mentre gli USA rifiutarono di consegnare all’Iraq aerei da combattimento F-16 già pagati. Successivamente, ci sono state molte denunce di una aiuto coperto fornito da parte USA all’ISIS sotto forma di aviolancio di casse con armi e munizioni da “misteriosi” aerei ed elicotteri, secondo quanto hanno segnalato incluso membri del Parlamento iracheno. Nel Giugno del 2017, la Russia e l’Iraq hanno firmato un contratto per rifornire il paese arabo con sofisticati carri armati T-90. In questo modo  la cronologia di acquisti di armi russe da parte di Baghdad dimostra che l’Iraq preferisce queste ultime a quelle statunitensi. Nello stesso momento in cui Maliki si trovava a Mosca, il ministro della difesa iracheno, Irfan Hayali, visitava Teherán il 22 di Luglio del 2017, quando ha firmato con il suo omologo iraniano, Hussein Dahkan, un memorandoum di intesa sulla cooperazione nel camo della difesa fra i due paesi.

Al Maliki si incontra con Putin

Questo evento ha rappresentato uno schiaffo di Baghdad dato a Washington perchè ha avuto luogo in un momento in cui la Casa Bianca accusava cinicamente l’Iran di esere un “patrocinatore del terrorismo” e stava richiamando gli alleati degli USA a “isolare il regime iraniano”. Questo dimostra il fallimento della diplomazia USA in Iraq, paese che ha sofferto precisamente il terrorismo dell’ISIS e altri gruppi takfiri wahabiti, tutti patrocinati dall’Arabia Saudita ed altri alleati degli USA nel Golfo. Per la precisione l’Iran e lIraq si sono ripromessi di rafforzare la loro cooperazione militare per fare fronte ai terroristi ed estremisti ed alla loro ideologia. In questo senso, la rivista nordamericana Newsweek riconosce che entrambi i paesi sono stati obiettivo di attacchi terroristici e combattono contro questa piaga. A differenza di quello degli USA, l’aiuto iraniano è stato determinante perchè l’Iran potesse frenare prima l’ISIS e poi passare al contrattacco e ottenere una serie di vittorie contro il gruppo terrorista, l’ultima delle quali è stata la liberazione di Mosul. Newsweek segnala che gli USA temono una alleanza strategica tra Iran e  Iraq.La rivista enfatizza che i responsabili nordamericani non hanno reagito alla firma dell’accordo Iran-Iraq. Loro sanno che tale minaccia impedirà agli USA di giocare e fare danno, come ha fatto fino ad ora, alla sicureza dell’Iraq e di altri paesi della regione. Esiste inoltre un fattore religioso in questa alleanza che gli statunitensi non arrivano a comprendere. Due terzi degli iracheni sono sciiti e condividono le credenze della grande maggioranza della popolazione iraniana. Milioni di iraniani visitano i luoghi santi sciiti di Kerbala e Nayaf ogni anno e i vincoli di tipo familiare tra entrambe le popolazioni si stanno sempre più estendendo. I centri di apprendimento religioso doi Qom e Nayf mantengono solidi legami e non occorre dimenticare l’influenza della Mayaiyah (la Scuola Teológica di Nayaf) nella politica irachena. I saggi religiosi iracheni non desiderano vedere una presenza statunitense nel loro paese.

estratto da http://www.controinformazione.info/baghdad-si-unisce-allasse-mosca-teheran-damasco/

I fasci di Mantova

La vera emergenza italiana non è la corruzione, non è la disoccupazione né lo iato (pesantissimo) tra marciapiede e palazzi della politica e dell’economia. Nossignore. La vera priorità in Italia è la lotta spietata al folklore fasciopaesano.

Sissignori, perché credere che a Sermide e Felonica, paesino della sonnacchiosa provincia di Mantova, sia rinato il fascismo è roba che fa ridere i polli. Con tutto il rispetto. Per i polli.

Rimbomba dalle agenzie la notizia secondo cui la Procura avrebbe messo sotto inchiesta nove persone, accusate di violazione alla dodicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta la ricostituzione – con ogni mezzo, evidentemente anche il più ridicolo – del fu Partito Nazionale Fascista. Fiamma Negrini (già il nome, non se la prenda, appioppato a questo caso pare una barzelletta), il padre, il fratello defunto e altre sei persone (tra Rapallo, Verona e Palermo) sarebbero state informate delle indagini a loro carico. Della delicatissima inchiesta si starebbe occupando in prima persona il Procuratore Generale mantovano.

Stiamo ragionando da settimane di una lista civica paesana, roba da dopolavoro ferroviario col busto di Lvi, esagerazioni e fanfaronerie, da un lato e dall’altro. Mentre (tutti) si sciarrano pro o contro la libertà di folklore (che altro non è) la Francia ci scippa l’ultimo barlume di dignità internazionale, l’Austria si prepara a schierare le truppe al Brennero mentre nella classifica internazionale dell’indice di percezione della corruzione, l’Italia figura al 60esimo posto, dopo Paesi come la Namibia, la Romania e Cuba (dati Transparency).

estratto da http://www.barbadillo.it/67799-il-caso-i-fasci-di-mantova-sotto-inchiesta-se-il-folklore-lemergenza-in-italia/

Eutanasia degli anziani

Le evidenti difficoltà del bugiardissimo spingono avanti le seconde linee della sinistra italiana. A volte anche le terze linee e così può spuntare persino Boeri che si lancia in dichiarazioni assurde sulle pensioni, in linea con le esternazioni di Boldrine e questo dovrebbe far riflettere sulle nuove alleanze che emergono a sinistra. Il problema non è solo nelle dichiarazioni farlocche di Boeri che ricorda il contributo all’INPS garantito dagli allogeni ma dimentica che gli stessi allogeni regolari sottraggono, legittimamente, 6 miliardi di euro all’anno all’economia italiana con le rimesse inviate ufficialmente in Patria. A questi miliardi regolari andrebbero aggiunti i miliardi frutto di attività in nero oltre a quelle semplicemente criminali. Ma per il futuro candidato Boeri l’emergenza è rappresentata dal miliardo di euro all’anno destinato ai pensionati italiani che, per sopravvivere decentemente, si trasferiscono all’estero, magari nella stessa Europa, dove le tasse sono meno assurde e dove è possibile godersi i frutti di una vita di lavoro. Ma è questo che preoccupa Boeri e Boldrine. Se i pensionati vivono decentemente, vivono anche più a lungo. E questo rappresenta un problema per le casse INPS. Invece i nuovi schiavi sono sottopagati e avranno pensioni che non garantiranno una vecchiaia decorosa. Dunque creperanno in fretta. Boeri, nella sua fastidiosa faziosità, dimentica anche che le pensioni saranno pagate anche ai parenti degli allogeni trasformati in cittadini italiani, pur senza aver mai versato alcunché nelle casse italiane. Miracolo dei ricongiungimenti. Se invece l’allogeno decide di tornarsene a casa, i versamenti gli vengono restituiti, dunque le casse INPS si svuotano. Particolare irrilevante per chi aspira a ben di più di una posizione al vertice INPS. Però sarebbe il caso che gli italiani, quelli indigeni, conoscessero questi particolari irrilevanti prima di andare a votare. Boeri è il simbolo dei sostenitori di una eutanasia generalizzata per eliminare chiunque non sia più produttivo e, dunque, utile agli sfruttatori mondiali. Al lavoro sino a 70 anni e poi pensioni da fame per una morte rapida. La nuova sinistra che avanza.

http://www.barbadillo.it/67771-politica-se-la-nuova-sinistra-di-boeri-vuole-leutanasia-degli-anziani/

I boschi? Da bruciare!

Cosa ben diversa era nel mondo antico. Il vegetale come essere nobile e come entità vicina alle facoltà più alte dell’uomo era già stato riconosciuto dalle Mitologie greche, indiane e nordiche.

I Miti greci ad esempio da sempre hanno riconosciuto al mondo vegetale una vicinanza con le componenti psichiche più alte dell’uomo. Gli Dei Olimpici avevano degli alberi sacri: la quercia era l’albero di Zeus, l’olivo era sacro ad Atena, Dea della saggezza. Molte volte le piante, come il salice l’alloro, il mirto, erano legate all’ispirazione poetica, al contatto con il divino, a una conoscenza più ampia.

Artemide veniva chiamata Lygodesma, incatenata al salice, perché era stata trovata in un bosco di salici. Il salice, nel mondo greco, era associato al quinto mese, sacro alle Muse e veniva usato dalle sacerdotesse per compiere magie e riti di fertilità. I greci fecero del salice uno degli attributi di Asclepio, Dio della medicina e figlio di Apollo. I salici diedero il nome al fiume Elicona, che si snoda attorno al Parnaso ed è sacro alle Muse. I diverse raffigurazioni vediamo Orfeo appoggiato a un salice intento a sfiorarne i rami con le mani, per giungere ad un ispirazione, ad un contatto con le Muse. Presso i celti il salice era sacro alla Grande Madre.

Nell’Odissea Ulisse consulta “il fogliame divino della grande quercia di Zeus”; questo legame fra quercia e sapere divino compare anche nella bibbia, basti pensare che Abramo riceve la rivelazione di Dio vicino a una quercia. Lo stesso vello d’oro, meta agognata dagli argonauti, era appeso a una quercia che aveva la funzione di un tempio.

A Nemi, nel santuario di Artemide, ( Dea dei boschi per eccellenza ) cresceva un albero da cui non era lecito spezzare alcun ramo. Poteva divenire sacerdote solo colui che avesse osato strappare un ramo nel boschetto sacro della Dea, ed affrontare il re del bosco.

Gli antichi identificarono quel ramo con il ramo d’oro che Enea colse per invito della sibilla prima di accingersi al suo immemorabile viaggio nel regno dei morti.

Oltre alla venerazione degli alberi, alle loro caratteristiche e alle loro particolarità, il mondo antico ha conosciuto dei veri e propri Dei del bosco e della vegetazione, come Attis, Artemide, Dioniso e Pan.

Attis è in genere un Dio degli alberi ed in genere il suo albero rappresentativo è il pino. Cibele, madre di tutti gli Dei, si accecò d’amore per il figlio Attis. Attis per evitare gli amori della madre si evirò sotto un pino e alcune versioni del mito vogliono che Attis fosse mutato in pino.

In qualsiasi luogo e in qualsiasi tradizione l’albero è da sempre considerato simbolo di evoluzione, di ascensione al cielo, e dei rapporti che si stabiliscono col cielo. L’albero pone in relazione il mondo ctonio con quello uranio; riunisce in sé tutti gli elementi ( terra, acqua, aria, fuoco ).

La quercia era venerata in Gallia, il tiglio fra i germani, il frassino in Scandinavia, l’olivo nei popoli islamici, il larice e la betulla in Siberia. Ovunque l’albero rappresenta la perpetua rigenerazione e quindi la vita, la potenza.

L’albero compare nella bibbia: dodici sono i frutti dell’albero della vita edenico. Gli uccelli del cielo che riposano sui suoi rami sono gli stati superiori dell’Essere mentre tutti gli altri stati sono legati fra loro dal tronco. Dio si manifesta ad Mosè in un roveto ardente che non si consuma.

Nel libro di Enoch il frutto dell’albero della sapienza è paragonato alla vite. Questa associazione con la vite compare anche nel vangelo quando Giovanni fa dire al Cristo di se stesso:

“Io sono la vera Vite”

Presso gli sciamani si ritiene che contemporaneamente alla comparsa del primo sciamano venne piantato l’albero cosmico con otto rami. Gli otto rami corrispondono agli otto grandi Dei ( motivo, questo, che compare anche nell’Ogdoade egizia). L’albero rappresenta l’opus e il suo frutto è il suo risultato, ossia l’oro. Un’immagine frequente nello sciamanesimo è quella del signore del mondo che dimora in cima a un albero.

Buddha ha l’illuminazione sotto l’albero del bodhi. Zarathustra dopo aver bevuto una coppa ricolma della bevanda dell’onniscienza ha in visione l’albero con quattro rami, corrispondenti a oro, argento, acciaio e ferro. L’albero di Zarathustra corrisponde esattamente all’albero di metallo dell’alchimia ( l’arbor philosophica ) che rappresenta la crescita spirituale sino all’illuminazione suprema.

In India viene venerato l’Asvattha ( Ficus religiosa ). In esso vivono gli Dei Brahama, Visnu e Mattesvar. È venerato in ogni villaggio e ritenuto oggetto di venerazione della trimurti.

Nella Bhagavadgita la divinità dice di essere:

“Come l’Himalaya tra i monti e come l’Asvattha tra gli alberi.”

L’albero dell’asvattha per gli indù versa dall’alto la bevanda dell’immortalità del soma.

I nordici consideravano il frassino il grande albero, l’axis mundi. L’Yggdrasill era l’albero sacro ed era identificato con il frassino. Odino ottiene la conoscenza dei principi del cosmo dall’Yggdrasill.

Non è un caso che in molte tradizioni la Nemesi greca, una delle più alte forze dell’Essere, alla quale gli Dei stessi sono soggetti, venisse raffigurata con un ramoscello di frassino in mano. Il mercurio, simbolo alchemico dell’albero, era anche associato a Wotan, cioè Odino.

Basti ricordare che il Dio degli alberi per eccellenza era Ermete ( il Mercurio dei latini ) chiamato con l’appellativo di Endendros (ενδενδροσ) letteralmente: “colui che è nell’albero”. Dendros in Greco antico significa albero, ed ha la stessa etimologia di dendrite, le cellula del sistema nervoso. Come si vede da sempre gli antichi hanno associato i vegetali alla mente, alle facoltà mentali come l’intelligenza e la ragione. Questa consapevolezza si è via via abbandonata.

Il morbo umano di riconoscersi più nello stato bestiale e meno nello stato vegetale ha dato adito a una grave aberrazione e a un profondo disequilibrio.

Indubbiamente nell’uomo vi è sia una componente animale che una componente vegetale. L’una è lunare, l’altra è celeste. Basti vedere la forma di un animale per constatare che esso tende ad una estensione orizzontale, nella sua espressione, mentre guardando la forma di un vegetale notiamo che egli sale verso l’alto, e già questo, simbolicamente, comporta una differenza abissale.

L’animale è sul piano orizzontale e il vegetale sul piano verticale. Solo l’equilibrio dei due piani può portare ad una vera consapevolezza poiché qui si afferma che la componente spirituale dell’uomo è di natura vegetale. Si pensi solo al miracolo della fotosintesi, il processo attraverso il quale la pianta si nutre di Luce, laddove in tutte le tradizioni la Luce è associata alla Conoscenza.

Invece sempre più un esercito di vegani e animalisti trucidano la natura picchiando onesti agricoltori e dimostrandosi più bestie delle bestie e non riconoscendo nessun diritto alle piante e agli alberi, ridotti dalla mentalità collettiva a un puro niente. Perché non ci si preoccupa invece di quanto viene devastata una pianta dai prodotti chimici e dalla sua sofferenza? Lo stesso senso di disgusto che ci suscita veder pugnalato un cane dovremmo provarlo nel vedere una pianta estirpata.

I vegani e gli animalisti si preoccupano del loro interesse, e di quello che mettono nella pancia, riducendosi in ultima analisi a esseri che mangiano. Il loro centro è unicamente rivolto alle loro budella non all’intelletto superiore, poiché pensare in continuazione a un problema alimentare significa che si sta pensando solo a riempire i visceri, in perfetta coerenza con il loro identificarsi nella posizione orizzontale e animale. Diventa una fissazione, una malattia che ottenebra la verticalizzazione verso la Luce. Come disse il Vangelo, occorrerebbe preoccuparsi di ciò che esce dalla bocca più di ciò che entra. L’alimentazione, di un vegetale o di un animale che sia, deve essere letta invece come un dono che ci viene offerto dalla creatura che mangiamo, come un atto di amore. Ciò che mangiamo si offre a noi, come atto di amore. Non si tratta di un problema alimentare ma si tratta della consapevolezza e del riconoscimento della dignità della vita intera.

Ogni volta che noi togliamo una pianta dal terreno, dovremmo chiederle prima il permesso, e poi farlo con delicatezza, con amore, ringraziando perfino il legno del calore che ci offre.

In ciò sta la superiorità d’Animo: nel considerare che la Vita intera si dona a noi.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59228

Il “Circo Fiano”

Il “Circo Fiano-Boldrina” nell’ Italia dello Sfascio

di Antonio Serena – 17/07/2017

Che questo regime sia inviso alla maggioranza degli italiani è dimostrato non dai cali elettorali della sinistra o della destra (espressioni prive di significato in un tempo in cui il nuovo segretario del vecchio partito comunista è un turboliberista come Renzi), ma dalla disaffezione del popolo a questo baraccone che ha saputo creare solo miseria e infelicità. I dati che dimostrano l’abisso pauroso che c’è tra classe politica e popolo non sono gli spostamenti elettorali, ma il continuo calo dei votanti, ridotti a meno della metà del corpo elettorale. Chiedetene il motivo magari ai terremotati del centro Italia che, a distanza di un anno dal sisma e nonostante la valanga di miliardi piovuti da ogni parte, vedono che il Governo dei Nominati non ha provveduto nemmeno a far togliere le macerie dalle strade, mentre nel 1930, dopo il terremoto delle Vulture, il governo Mussolini in 3 mesi costruì 3.746 case e ne ricostruì 5.190.

Distrugga pure la talebana Boldrina l’obelisco di Mussolini, le città edificate dal fascismo, le bonifiche, i parchi naturali. Annulli la Mostra del Cinema di Venezia e bruci pure i quadri di Mario Sironi, Depero e Marinetti, così come i suoi compari hanno condannato all’ esilio culturale nel dopoguerra letterati e artisti di levatura mondiale ma politicamente scorretti come Giuseppe Berto e Alberto Burri. Tolga anche le assicurazioni obbligatorie per le malattie professionali, l’assistenza ospedaliera per i meno abbienti, l’INAM, l’INPS, la settimana lavorativa di 40 ore, gli assegni famigliari, i premi alle famiglie numerose, le riforme della scuola e quelle del diritto, le pensioni, le liquidazioni, le tredicesime, gli uffici di collocamento, le tredicesime.

Ai tempi della mia gioventù si diceva: “Quando il dito indica il cielo, l’imbecille guarda il dito”. Fiano, Boldrine e compari del governo arcobaleno continuano a cazzeggiare invitando gli italiani a crederci, ad andare avanti, come l’orchestrina del “Titanic” spronata a suonare mentre il transatlantico si inabissava per far convinti i passeggeri che non stava accadendo nulla. Ma lorsignori sanno benissimo che non ci saranno scialuppe per tutti.

estratto da http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59203

 

Piano Kivunim

La mappa qui sotto l’ha pubblicata l’agenzia turca  di Stato Anadolu. Mostra 10 base americane  illegali in territorio della Siria; due  sono piste aeroportuali, gli altri vengono indicati come “avamposti”.

E’ utile  sovrapporre questa mappa a quella pubblicata qualche giorno prima, che mostra le “zone sicure” che gli americani si sono ritagliate sul territorio siriano. A sud,   per  proteggere  Israele che, nonostante le sue centinaia di testate atomiche, si sente minacciata da Hezbollah, che  nei suoi incubi è  a ridosso delle sue frontiere (ossia delle alture del Golan che Sion ha rapinato  alla Siria)

A Nord, le basi militari clandestine USA  sono lì per appoggiare  il Partito dell’Unione Democratica Curda (PYD), e alla sua milizia armata, YPG (Unità di protezione del popolo curdo);   sono i crudi siriani, che combattono sia contro Assad sia contro l’ISIS (dicono),  e a cui gli americani hanno promesso uno stato curdo, a cose fatte.  Una eventualità che Erdogan è  ben intenzionato a scongiurare a qualunque prezzo.

Il Pentagono: “Saremmo molto inquieti se dei responsabili di un alleato della NATO mettessero volontariamente in   pericolo le nostre truppe  divulgano informazioni confidenziali”.

Effetti sgraditi del Piano Kivunim

Già: ricordate quando si diceva che la Turchia “è il più forte esercito NATO”  che ci protegge sul fianco Sud dall’Unione Sovietica?  Sembra ieri. Adesso Erdogan spiffera la mappa delle basi che gli americani non volevano far sapere di aver in Siria.

Sarà  forse che  Erdogan si ricorda benissimo di un’altra carta geografica:

Questa mappa mostra come apparirebbero – appariranno? –   gli Stati del Medio Oriente,  tutti  diciamo  “multiculturali”,  dopo  essere stati smembrati secondo linee di faglia etniche e religiose a costituire stati etnicamente omogenei.  La Turchia vi appare ridotta di un terzo del suo territorio,  regalato ad un nuovo “Free Kurdistan”  esteso fino a Kirkuk  in Irak e al Nord della Siria.   Questa  mappa fu pubblicata nel giugno 2006 dallo Armed Forces Journal, ed è l’opera di un colonnello a riposo di nome Ralph Peter.   Esercizio  di un pensionato?

I lettori più avvertiti vi  riconosceranno una versione del Piano Kivunim, ossia del progetto israeliano di smembrare gli stati islamici in entità più piccole e politicamente insignificanti.   Non  solo: questa mappa fu fatta circolare negli ambienti e nei corsi interni  NATO:  per esempio, il 15 settembre 2006, al NATO Military College di Roma, fu squadernata davanti agli ufficiali dell’Alleanza.  Gli ufficiali turchi si offesero, tanto da lasciare immediatamente l’aula.

Erdogan ha i suoi difetti. Ma ha capito quello che i nostri governanti   europoidi nascondono anche a se stessi:  che siamo da anni in una strana guerra. Una guerra dove il tuo  vero nemico è il tuo Alleato.

Una guerra di finzioni e di doppi e tripli giochi,  dove i “terroristi islamici” che diciamo di combattere sono nostri alleati,  la NATO occupa l’Afghanistan e l’Irak in una guerra perpetua, dove le  nazioni sorelle ci hanno provocato  la perdita della Libia e  il disastro delle ondate di clandestini africani, e con le loro navi (perfino della Svezia) scaricano sulle nostre coste  negri che vanno a raccogliere sottocosta.  E dove l’Austria piazza le truppe al Brennero contro di noi, e  il suo ministro degli Esteri ci ingiunge di non trasferire i negri da Ustica alla terraferma, come se fosse il nostro ministro degli Interni e non uno straniero che s’ingerisce de fati nostri.

Ma ha ragione lui. Siamo stati noi a mettere nelle loro mani la nostra sovranità. Nelle mani di una UE   che partecipa al doppio e triplo gioco della NATO. Ricordate  quando l’Unione Europea si diceva il luogo della fraternità, solidarietà, prosperità?   Ci si diceva che   ci vuole sempre più Europa per farla finita con le guerre che hanno insanguinatogli europei  per secoli. Oggi  siamo alle truppe al Brennero. Come nel ’34, solo che quella volta fu Mussolini a schierarle   contro – udite – i nazisti che avevano fatto assassinare il cancelliere Dolfuss a Vienna.   Adesso invece  è Vienna, staterello neutrale ma appoggiato da Berlino, che schiera i corazzati al Brennero, contro i negri che noi vorremmo rifilar loro.  E’  proprio vero  la storia si ripete,  la seconda volta in forma di farsa.

Leggi tutto: http://www.maurizioblondet.it/erdogan-publica-mappa-non-piace-agli-usa-problemi-mappe/

Una risorsa indesiderata

di Michele Rallo Alla fine, il bubbone è scoppiato. E non poteva non scoppiare, sommersi come siamo dai numeri di un’invasione ormai incontrollata e incontrollabile, con una barca di miliardi bruciati in “accoglienza”, con i centri di raccolta sul punto di esplodere, con le stazioni e i giardini pubblici divenuti bivacchi, con gli ospedali al collasso, con le forze di polizia in ginocchio, con la minaccia di sommosse e rivolte che non saremmo in grado di fronteggiare. L’intera Africa guarda ormai all’Italia come all’Eldorado, dove ti prendono, ti alloggiano, ti nutrono, ti vestono, ti regalano biciclette, telefonini e internet col wi-fi, dove se rubi non vai in galera (e magari i derubati ti devono risarcire), dove non ti possono più espellere neanche se sei un terrorista (grazie a un emendamento PD alla legge sulla “tortura”), e dove – ciliegina sulla torta – il governo vuole dare la cittadinanza ai tuoi figli (e poi anche ai padri col “ricongiungimento familiare”). Siamo alla follia. Eppure il povero Gentiloni va e viene da Bruxelles come un cane bastonato, col cappello in mano, mendicando “quote”, “condivisione” e “solidarietà” per il disastro che sta per sommergerlo; mentre il Vispo Tereso si esibisce nei soliti siparietti ad uso di giornali e televisioni, ostentando una grinta degna del miglior Salvini ed invocando il “numerus clausus”. E questo mentre viene fuori – rivelazione della Bonino – che è stato proprio lui, il bulletto toscano, insieme a quell’altro genio incompreso di Angelino Alfano, ad impegnarsi a far sbarcare nei porti italiani tutti i profughi “salvati” anche da navi straniere. In cambio – mi sembra di capire – la Commissione Europea gli avrebbe consentito una certa elasticità per fare altri debiti da utilizzare per mance e mancette in vista del referendum. Adesso sono cavoli del suo successore che, poveretto, non sa proprio che pesci prendere. Fa lo scontroso, tiene il broncio, minaccia di trattenere una parte del nostro contributo all’Unione Europea. Ma, chiaramente, nessuno lo prende sul serio. E se anche l’Italia mettesse in opera la sua rappresaglia finanziaria, a Bruxelles e a Francoforte farebbero spallucce. Figuriamoci… presi come sono dall’enorme salasso della Brexit, il piccolo ammanco aggiuntivo non li preoccuperebbe più di tanto. L’importante, per loro, è fermare l’afflusso di migranti in Germania e in Austria (alla vigilia di due importanti appuntamenti elettorali), in Francia (per non tarpare subito le ali a Macron) e un po’ dappertutto nell’Europa “che conta”. L’Italia serve soltanto a dimostrare che l’Europa non alza “muri”. I muri, poi, li alzano gli altri ai confini dell’Italia; ed anche della Grecia, dove governa quell’altro enfant prodige della sinistra che risponde al nome di Alexis Tsipras.

Leggi tutto su http://www.controinformazione.info/migranti-se-sono-un-arricchimento-perche-gli-altri-non-li-vogliono/

Ubi maior, minor cessat

Nonostante l’opposizione manifestata da Israele, la Russia ha proceduto a schierare un proprio contingente di truppe sul terreno nel sud della Siria nelle vicinanze delle Alture del Golan siriano (occupate da Israele ) per monitorare il regime di tregua stabilito. I media locali hanno informato circa i movimenti delle forze russe che hanno preso posizione già da Lunedì e si sono attestate nei pressi della città di Izra, nella provincia meridinale di Darra, dove realizzeranno la missione di vigilare l’adempimento della tregua stabilita nel sud del territorio siriano, tregua che era stata concordata negli accordi intervenuti rispettivamente fra il presidente Vlady Putin ed il presidente Donald Trump, lo scorso 7 di Luglio. Questa è la prima volta che la Russia schiera le proprie unità militari di questa consistenza in tale zona, per quanto il suo personale militare si trovava già nella città di Daraa per asssitenza militare ed addestramento delle truppe dell’esercito arabo siriano. Da fonti israeliane risulta che le forze russe, inclusi reparti speciali Spetsnaz, si stanno preparando a prendere posizione nei prossimi giorni anche nella zona di Al-Quneitra, nelle vicinanze delle alture del Golan siriano occupate da Israele. Tel Aviv ha comunicato a Washington ed a Mosca di opporsi totalmente alla presenza miltare russa sulla frontiera che divide con la Siria e sui territori occupati della Palestina, tuttavia la parte russa ha provveduto a vigilare con propri mezzi le nuove zone di distensione concordate.

Reparti speciali russi in Siria

Le autorità militari israeliane sostengono che l’accordo di tregua nelle regioni di Darra, Al Queneitra e Al Sweida potrebbe consentire l’incremento della presenza militare delle forze iraniane e del Movimento di Hezbollah (libanesi), fatto questo che costituirebbe una nuova sfida per le forze militari israeliane (IDIF) sulla zona, abituate a sconfinare ed a appoggiare i gruppi terroristi anti siriani che venivano riforniti ed assistiti dalle truppe israeliane. L’accordo citato si è realizzato dopo che la Russia, l’Iran e la Turchia avevano adottato nello scorso mese di Maggio il principio di creare quattro zone di sicurezza per instaurare una tregua duratura nelle varie regioni della Siria. Fonti: Al Masdar News – RT Actualidad Traduzione e sintesi: L.Lago

http://www.controinformazione.info/la-russia-mette-sotto-scacco-israele-inviando-proprie-truppe-nel-sud-della-siria/

Analisi di Franco Cardini

Poche parole. Un puro viatico estivo per salutarci e riprendere poi, se Dio vorrà, le nostre periodiche meditazioni. Abbiamo assistito a “grandi eventi”, o così è parso, o così ci è stato detto. C’è stato il “Vertice europeo” di Tallin sui migranti: tutto è più o meno rimasto come prima: l’Italia si terrà i suoi arrivi soprattutto dall’Africa; l’Europa  praticamente se ne disinteresserà per la semplice ragione che l’Europa unita non c’è e l’Unione Europea è ormai la prima a saperlo e ad agire di conseguenza. C’è stato il “G20” che si è concluso con un nulla di fatto incentrato sulla plateale, disonesta, inutile stretta di mano fra Trump e Putin sulla base di un Accordo sul Nulla.

Non esiste difatti nessuna possibilità di accordo. I “Grandi”, a cominciare dai due Leaders del Cremlino e della Casa Bianca, sanno bene che ormai i politici sono ridotti a “comitato d’affari” delle poche decine di lobbies internazionali che guidano il mondo e che ne gestiscono il disordine (a partire dal cosiddetto terrorismo internazionale) in modo da assicurarsi al di sopra di esso, e  con l’alibi della necessità di combatterlo, i loro profitti. Tutto resterà come prima.

Le grandi potenze nucleari continueranno a denunziare il pericolo nucleare nordcoreano in realtà molto limitato in quanto esso costituisce la foglia di fico dei loro ricchi affari e del vero, effettivo pericolo costituito dai loro superarmamenti e dalle loro allarmanti intenzioni (e stendiamo un velo su chi continua a parlare anche del pericolo costituito dall’Iran).

L’erosione di quel che resta dell’”ordine” del Vicino Oriente, in realtà già compromesso da un secolo dopo i trattati di Parigi e la costruzione degli stati arabi artificiali che avrebbero dovuto servire a suo tempo al neocolonialismo anglofrancese e che gli statunitensi hanno ereditato peggiorandone la gestione, peggiorerà fino ad arrivare a quel che troppi vogliono: la ridefinizione in senso etnoculturale di quello che un tempo era l’artificiale sistemazione nazionale. In altri termini, ad esempio, l’Iraq sarà prima o poi smembrato in tre, magari con qualche marchingegno formale (una riforma istituzionale in senso federalistico, ad esempio): l’importante è che nasca nel centro Iraq una repubblica arabo-sunnita rigorosamente antisciita e anti-iraniana, che ospiti centri militari NATO muniti di testate nucleari puntate contro Teheran; poi, quanto alla Siria, il suo smembramento salverà comunque Assad, magari con la rifondazione di una provincia alawita (c’era già negli Anni venti) occidentale che, comprendendo la costa, salvaguardi il diritto della marina russa di tenersi le basi di Tartus e di Lattakieh, come tutti gli uomini liberi del mondo auspicano in quanto la presenza militare russa nel Mediterraneo è comunque un salutare contrappeso alla pervasiva persenza della NATO, cioè degli USA e dei suoi alleati-ascari (italiani compresi).

Continuerà anche l’esodo dall’Africa, la cui origine profonda sta in realtà nel seguente parodosso: il continente africano è il più ricco del mondo in termini di suolo e di sottosuolo; il diritto internazionale e la carta dei Diritti dell’Uomo recitano concordi che le risorse della terra appartengono, area per area, ai popoli che la abitano; questo sacrosanto principio è di fatto violato dallo sfruttamento gestito dalle lobbies multinazionali che si spartiscono le risorse africane in combutta con i vari governi locali corrotti che esse sostengono da anni e con la copertura delle potenze internazionali Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU che garantiscono lo status quo gestendo con sistematica oculatezza il loro “diritto di veto” a qualunque risoluzione ONU volta a cambiare in qualche modo la situazione a favore dei popoli africani. Tutto ciò genera concentrazione della ricchezza, aumento esponenziale della miseria, fame e carestia (privatizzazione dell’acqua, monocolture industriali redditizie solo per chi le gestisce come l’ananas o il caffè, sconvolgimento del suolo a causa dello sfruttamento intensivo del sottosuolo, deforestazione, diminuzione a picco delle possibilità di lavoro e di sopravvivenza). Distinguere ormai tra “rifugiati” che hanno diritto d’asilo e profughi che semplicemente fuggono da paesi dove la sopravvivenza è diventata impossibile è cosa palesemente assurda: ma i politici e i media hanno dai loro superiori, i gestori delle lobbies, l’obbligo di continuar a recitare il mantra dell’impossibile contenimento spostato in Africa: magari con la creazione di Lager nel sud della Libia, come auspicato anche da alcuni irresponsabili che seggono nel Consiglio dei Ministri della repubblica italiana.

Ma noi c’indigniamo dinanzi allo spettacolo di estremisti di sinistra e di destra che, in concordia discors, contestano e assalgono il “G 20”. E io mi chiedo: dinanzi all’arroganza e alla violenza del “Pensiero Unico” ormai retto a sistema di governo universale attraverso le periodiche kermesse dei fini Padroni del Mondo che si riuniscono platealmente per ubbidire agli autentici padroni del mondo ben nascosti alla loro ombra, e tutto ciò senza nessuna possibilità di un’opposizione legale che verifichi le loro scelte, – la commedia sul libero scambio e  quella sul clima, con relative scneggiate inconcludenti, ne sono prove -, c’è davvero alternativa alla protesta violenta?

http://www.barbadillo.it/67559-lanalisi-di-f-cardini-loppressione-del-pensiero-unico-al-tempo-di-un-g20-del-nulla/

 

15° stormo SAR

Uno dei pochi di cui si possa dire che ha vissuto (evitando di sporcarsi le mani con le “missioni umanitarie” dal 1993 in poi)

Irpinia, 1980. "Pelican" dell'AM in volo sui luoghi del sisma.

Irpinia, 1980. “Pelican” dell’AM in volo sui luoghi del sisma.

Nato a Terni 81 anni fa, il futuro comandante  del 15° Stormo SAR Giampaolo Chiappini trascorre l’infanzia in Africa; rientrato in Patria frequenta l’ITIS “Benedetto Brin” del capoluogo umbro e, l’ultimo anno di scuola, partecipa ad un corso di cultura aeronautica dell’Aero Club d’Italia e, vincitore, ha l’opportunità di conseguire il brevetto di pilota di volo a vela.

In Accademia Poi, diploma e concorso a Nisida (oggi Pozzuoli, nda) dove è allievo del “Rostro”, il Corso dei “mostri sacri” che ancora oggi suscita deferenza e rispetto nell’Arma Azzurra.

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Accademia Aeronautica di Nisida, 1957 c.ca. Il Corso “Rostro”.

Terminata l’Accademia e con il brevetto di pilota militare, papà è destinato alla 46° Aerobrigata di Pisa, 2° Gruppo di Volo. Nel 1961 è assegnato alla Missione ONU in Congo” racconta il figlio Alessandro, livornese, ufficiale sommergibilista della Marina Militare che conserva le memorie del genitore.
L’operazione in Congo è la prima condotta dagli italiani dopo il 1945 e in un’area del mondo sconvolta da una terribile guerra civile. Ma un brutto episodio segna il reparto di Giampaolo:

C-119 “Lyra – 5″ della 46° Aerobrigata durante la missione in Congo.

CongoIn una missione presso l’aeroporto di Kindu, alcuni equipaggi italiani sono catturati e trucidati”.
E’ l’eccidio di Kindu: mercenari uccidono selvaggiamente 13 aviatori e avieri italiani, tutti commilitoni di Chiappini perché, spiega Alessandro, condividevano “l’alloggio e la vita quotidiana. In papà il ricordo di quei ragazzi non si è mai affievolito: era la prima esperienza operativa, nel corso della quale, spesso, si rientrava con qualche foro di proiettile nella fusoliera e di notte si vedevano le scie delle traccianti sfiorare il C-119 (areo in dotazione alla 46°, nda)”.

15° Nei primi anni’80, gli viene assegnato il Comando del 15° Stormo SAR con sede all’Aeroporto di Ciampino (RM) e dotato di idrovolanti Grumman ed elicotteri Sikorski HH-3F. Si occuperà di soccorso sia a terra che in mare, coprendo il Mediterraneo in collaborazione con Francia, Spagna e Grecia.
Il Soccorso Aereo e’ una pecialita’ che riflette il carattere del Comandante Chiappini.
Ricorda il figlio:
papà è sempre stato un tipo dinamico e votato all’azione. Non si tira mai indietro. Allora 
il 15° Stormo era un Repato tenuto un pò in ‘disparte’, anche perchè i concetti di Soccorso e di Protezione Civile e l’impiego del mezzo aereo dovevano ancora avere sul territorio italiano uno sviluppo pari alle altre Nazioni“.

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Pisa, Piazza dei Miracoli, Anni ’80. Il comandante del 15° Stormo Giampaolo Chiappini (a destra) con i suoi uomini.

Il terremoto del 1980 in Campania, Irpinia e Basilicata fu un banco di prova dell’impegno del Comandante, riconosciuto con il conferimento della Medaglia d’Agento al Valore Civile alla Bandiera dello Stormo”.

Ultimi anni Nel 1992, con il grado di Generale ed in posizione Ausiliaria, presta servizio per otto anni Civilavia/ENAC come Ispettore di Volo ed Esaminatore; successivamente è responsabile del settore Aereo d’Emergenza della Protezione Civile. Trascorre due anni come Pilota di Canadair Antincendio e, fino al 2015, si dedica all’attività di Istruttore con aerei ed alianti.
Da qualche anno si è ritirato in Tunisia dove tutt’ora vive, discreto e contento.

http://www.barbadillo.it/67430-aeronautica-search-and-rescue-sar-le-origini-del-15-stormo-nei-ricordi-del-rostrino-chiappini/