Pensare il futuro

Dico questo perché a furia di rincorrere, sempre più velocemente, un futuro immaginario, ci siamo creati un presente troppo complesso, invivibile. Se noi guardiamo alle poche civiltà che sono rimaste ferme, le cosiddette “società statiche” o ai popoli che vivono ancora secondo natura, per dirla in tedesco i naturvolker, dobbiamo ammettere onestamente che vivevano meglio.
Tutte le istituzioni, da quelle pubbliche alle organizzazioni private e persino alle banche, parlano ipocritamente, con una sorta di mozione degli affetti, che serve a portare dalla propria parte le persone con poco cervello, del “futuro dei nostri figli” cioè dei nostri posteri. Ma io dico, con Oscar Wilde: “che cosa hanno fatto i posteri per noi?”

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L’unica differenza

Fonte: Andrea Zhok

L’Italia di Giorgia Meloni è uscita ufficialmente da ieri dalla Via della Seta.
In sostanza il governo Meloni, quello sovranista, quello che doveva avere a cuore, nelle chiacchiere della propaganda elettorale, il benessere e l’autonomia e la sovranità dell’Italia è riuscita nell’arco di due anni prima a tagliare definitivamente tutti i ponti con il maggior fornitore mondiale di energia (Russia), con cui avevamo tradizionalmente ottimi rapporti, e poi a liquidare i rapporti commerciali privilegiati con il paese con la più grande crescita economica mondiale (Cina).
Difficile immaginare una strategia economica più autolesionista per il paese.
Naturalmente sappiamo tutti che il patto tacito sottoscritto dalla premier con il padrone americano è: “Noi ti lasciamo governare senza metterti i bastoni fra le ruote, tu fai quello che ti diciamo.” Così ci troviamo l’ennesimo governo servosterzo, con la funzione di trasmettere in maniera agevolata l’impulso governativo d’oltreoceano.
D’altro canto per governare così non serve una classe dirigente, non serve aver studiato, non serve avere un’ idea di paese, non serve avere un carattere né un’integrità personale, per governare così basta il geometra Calboni: basta tradurre in italiano i dispacci dello stato maggiore americano e per questo c’è Google Translation.
A ridosso delle elezioni ricordo di essere stato interpellato in un Talk Show intorno al “rischio fascismo” rappresentato da un possibile governo Meloni. Secondo l’usuale canone televisivo la domanda seguiva un servizio con un collage di dichiarazioni incendiarie e foto d’epoca della Meloni, che doveva servire ad alzare la palla per affermare che sì, fez e orbaci stavano per essere riesumati dalla cassapanca del nonno, tremate e rifugiatevi nel fronte antifascista.
La risposta che diedi allora è che da tempo l’unica differenza politica rilevabile tra centrodestra e centrosinistra è il livello di entusiasmo per il Gay Pride (o, se vogliamo, per il Family Day).
Sovrastrutture e folclore a parte l’Italia è governata ininterrottamente da un monocolore neoliberale atlantista da trent’anni: i peggiori trent’anni sul piano economico e sociale dalla nascita dello stato nazionale salvo i periodi di guerra.
Chi continua a cadere nel giochino fittizio dell’ Alternanza, andando a votare di volta in volta uno degli schieramenti, per fare un dispetto all’altro – gemello diverso – è complice del disastro.

False profezie

Il logorarsi del conflitto.
Fin dal marzo 2022, Orsini scrisse sul Fatto del rischio della “sirianizzazione del conflitto in Ucraina”. Tradotto: una guerra lunga, logorante, con un andamento altalenante. Si è pensato invece che un rilevante impegno occidentale al fianco dell’Ucraina avrebbe portato “all’equilibrio delle forze in campo” (Meloni dixit), condizione propedeutica alla pace. L’eterno invio di armi, unito all’esecrazione della diplomazia, ha invece portato a oltre un anno e mezzo di devastazione. “Al punto che ora – ragiona Gaiani – in America si avvicinano le elezioni e tutti si sono accorti che non guadagnerebbero un voto mantenendo alta la tensione con la Russia”

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De profundis per l’Europa

Un sospetto, anzi una certezza comincia a farsi strada nelle menti obnubilate dei reggenti europei: quella di essere fottuti. Per esempio nella testa  del bancario norvegese che è segretario della Nato, una totale nullità chiamata  Stoltenberg, è stata finalmente concepita questa audace idea: Il fallimento dell’Ucraina nella controffensiva che non è riuscita  a violare le linee russe, ma che ha fatto centinaia di migliaia di morti  dimostra che la NATO non dovrebbe “mai sottovalutare la Russia”. Parbleu, come direbbe la pantera rosa, sta forse sostenendo che è stato commesso  un gigantesco errore di valutazione? Che per due anni ci hanno raccontato balle? Che facevi pappa e ciccia con Zelensky affascinato dalle sue facoltà pianistiche? O che il padrone americano richiede ancora più sacrifici alla sua servitù europea? Il vero problema è che la realtà comincia a penetrare quando ormai si è andati troppo avanti a sostenere il marcio regime di Kiev, che le perdite ucraine sono state immense e  pesano sulla coscienza dell’Europa, ammesso che esista, che oltre un milione di morti, totalmente inutili, sono stati sacrificati a un’ infame e peraltro futile narrazione imperiale.

Sì, è troppo tardi per poter pensare di ricostruire un rapporto con la Russia o con quello che viene chiamato il Sud del Mondo e il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov lo ha spiegato in maniera così chiara che il mio compito e davvero alleggerito: “Non proverò nemmeno a indovinare cosa farà l’Europa. Penso che essa (ad eccezione del cancelliere tedesco Scholz e del vicecancelliere Habeck) abbia capito dove è finita. Basta leggere le statistiche su quante volte la crescita economica degli Stati Uniti è più veloce di quella europea. La Francia, a quanto pare, sarà sullo  “zero”, mentre Germania e Gran Bretagna “cresceranno” verso il basso. Dopo una serie di leggi adottate dagli americani per combattere l’inflazione, i prezzi dell’energia negli Stati Uniti sono 4-5 volte inferiori a quelli dell’Europa, dove è in corso la deindustrializzazione. Le aziende che pensano al loro futuro si trasferiscono negli Stati Uniti. Sono convinto che questa non sia solo una coincidenza, ma una politica deliberata di Washington. Perché anche l’Europa è un concorrente di cui gli Usa   non hanno bisogno. Hanno bisogno di un gruppo di persone “grigie” che facciano ciò che ordinano. Non voglio offendere gli europei, ma è esattamente così che agiscono le attuali élite politiche.”

In realtà Lavrov è fin troppo gentile nei confronti di una ignobile pletora di venduti alla cupola globalistica che arriva a plaudire alla strage degli innocenti;  dovremmo essere noi europei ad essere offesi per la gentaglia a cui per paura, per idiozia, per mancanza di senso di realtà, per indifferenza  abbiamo consegnato il potere. E Lavrov continua: “In questa fase non dobbiamo pensare a come ripristinare le relazioni con l’Europa. Ora dobbiamo pensare a come non dipendere dai “colpi di scena” nella politica europea  che si creano sotto l’influenza di Washington. Dobbiamo tutelarci in tutti i settori chiave della nostra economia (sicurezza e vita in generale), da cui dipende il futuro del Paese. Dobbiamo produrre in autonomia tutto ciò che ci occorre per la sicurezza, lo sviluppo economico, la soluzione dei problemi sociali, l’introduzione delle moderne tecnologie (di recente si è tenuto un altro evento sull’intelligenza artificiale), per non subire nuovi “capricci” quando e se vorranno attaccare noi con sanzioni. L’Occidente vuole  congelare, guadagnare tempo (come nel caso degli accordi di Minsk), armare nuovamente il regime nazista a Kiev e continuare la sua aggressione ibrida (o non ibrida) contro la Federazione Russa. Ma anche quando tutto sarà finito, la maggior parte delle sanzioni rimarranno. “ Quando e se si riprenderanno la sbornia e ci offriranno qualcosa, ci penseremo dieci volte , valuteremo se tutte le proposte soddisfano i nostri interessi e quanto sono affidabili i nostri interlocutori. Hanno minato notevolmente la loro capacità di negoziare e la loro reputazione”.

In poche parole hanno scatenato l’inferno senza avere la minima idea di ciò che stavano facendo, alla luce solo di una tradizione russofobica che ha portato a sottovalutare in maniera catastrofica l’avversario. E adesso che il più forte esercito messo in piedi dall’occidente è stato sconfitto, anzi praticamente eliminato, non credono ai loro occhi,  non sanno davvero cosa fare, forse sperano di poter riallacciare rapporti brutalmente troncati facendo finta di cercare qualche accordo o addirittura fingendo pentimento. Ma per l’Europa il dado è tratto, è già nel limbo della storia fino alla sua dissoluzione.

A Dubai negli Emirati Arabi Uniti si svolge in questi giorni la mostra mercato dell’aviazione militare ed il consesso solitamente dominato dagli americani ancorché sempre più avari di vere novità non solo ha visto l’esibizione dei caccia russi, inarrivabili per potenza e per manovrabilità oltre che i soli ad essere stati aggiornati con l’esperienza dell’unica guerra vera da settant’anni a questa parte, ma è stato funestato dalla notizia che l’Izdelie-30, il nuovo motore per il Sukhoi 57 è entrato in produzione di serie rendendo stellare la superiorità di questo caccia rispetto ai prodotti occidentali e dando a questo velivolo che viaggia ad oltre mille chilometri più veloce dell’ F35, la capacità di decollo e atterraggio – verticale. Mi piace ricordare che i russi sono stati i primi ad implementare questa tecnologia progettando il primo VSTOL supersonico già negli anni ’80, ma la sua costruzione fu rinviata da Gorbaciov. In seguito la Yakolev fu costretta da Eltsin a consegnare la documentazione tecnica agli Stati Uniti, ma sono rimasti i filmati degli anni ’80 (in fondo al post) che dimostrano quanto fosse avanzata l’aviazione russa. Da li nasce l’F35 poi gravato e peggiorato da incapacità e ruberie.

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Vaccini obbligatori

Mentre l’Europa delle oligarchie sta studiando il passaporto vaccinale per costringere tutti a “pungersi” e in primis con quelli a mRna,  mentre una classe medico – burocratica inqualificabile continua ad imperversare con i suoi diktat minacciando espulsione tutti i medici che rifiutano il vaccino, mentre si nascondono i decessi e le gravi reazioni avverse dopo l’iniezione, dal basso nasce una resistenza sia al vaccini che agli strumenti studiati per imporli. In Gran Bretagna è nata una petizione contro il passaporto vaccinale  che ha già raccolto  240 mila firme, una cifra straordinaria tenendo conto del continuo fuoco di fila del mass media e del fatto che il governo ha nicchiato sulla faccenda prima dicendo che non ci sarebbe stati passaporti vaccinali e che la gente “non ci pensasse nemmeno“, poi  ammettendo che era in corso una sperimentazione sui passaporti per la vaccinazione Covid, con 450.000 sterline assegnati a otto società e infine, cosa di pochi giorni fa, il ministro degli Esteri Dominic Raab, ha accennato al fatto che i passaporti dei vaccini potrebbero essere utilizzati a livello nazionale, come barriera all’ingresso anche nei supermercati e nei pub. Evidentemente la gente comincia a non fidarsi più di ciò che dicono  governanti totalmente subalterni. E fa benissimo perché quella dei passaporti vaccinali è un’idea che nasce sin dall’inizio nei pensatoi pandemici (tipo Event 201) proprio come misura discriminatoria per imporre vaccini non sperimentati: il 24 marso dello scorso anno Bill Gates ha rilasciato un’intervista di 50 minuti altamente rivelatrice  a Chris Anderson , curatore di TED, la nota organizzazione no profit e tra le altre cose ha detto testualmente: “Quello che dovremo avere sono certificati di chi è una persona guarita, chi è una persona vaccinata… quindi alla fine ci sarà questa prova dell’immunità digitale che aiuterà a facilitare la riapertura globale “

Insomma a parte la riapertura globale che era solo un pretestuoso zuccherino per imbonire l’opinione pubblica, tutto procede come vogliono Bill e i suoi amici di Big Pharma che intanto hanno già incassato fra vaccini e test del tutto inaffidabili  2 triliardi di dollari e con spese di fatto pagate con denaro pubblico, dando proprio l’idea della totale artificialità della narrazione pandemica. Ma non c’è solo la petizione britannica che testimonia la resistenza ai vaccini altre notizie confortano sul fatto che non ci si è ancora arresi: la Reuters, agenzia di stampa globale, completamente complice della narrazione di cui siamo vittime,  dunque fonte non sospetta fa sapere che “circa la metà degli operatori sanitari nelle case di cura francesi non vuole essere vaccinata” ed è costretta ad ammettere che anche in Germania e in Svizzera c’è una forte resistenza del personale sanitario, forse ancora più netta che in Francia: ” solo il 30 per cento desidera farsi vaccinare”. Si tratta di resistenze molto significative perché provengono proprio da quelle persone che maggiormente sono state investite dalla pandemia e quindi dovrebbero essere le prime a sfuggire alla “peste”, ma evidentemente la loro esperienza è diversa da quella narrazione apocalittica. Peccato che non possano vuotare il sacco sotto la minaccia dei licenziamenti e debbano limitarsi a protestare anonimamente nei sondaggi. Ma un giorno forse sapremo

Ma come forma di resistenza a più ampio raggio politico voglio aggiungere la posizione presa dal PRCF, l’ala sinistra del partito comunista francese che finalmente prende atto del ruolo reazionario assunto dall’Europa: “Tra il 2011 e il 2018, la Commissione europea ha chiesto 63 volte agli Stati membri di “ridurre la spesa sanitaria” e di privatizzare alcuni settori sanitari attraverso “raccomandazioni”. Ne paghiamo le conseguenze: gli ospedali sono saturi e il personale è insufficiente per far fronte sia al coronavirus che a tutte le altre malattie gravi”. Il fatto è che la legislazione europea sta soppiantando quella nazionale costruendo  “una camicia di forza che distrugge l’essenza stessa di ogni democrazia: quest’ultima esiste solo perché cittadini pienamente sovrani decidono liberamente le loro leggi e il loro bilancio a livello della loro nazione”  E per dare forza a questa posizione cita un discorso davvero profetico del socialista Pierre Mendès France che respingendo nel 1957 il trattato di Roma ebbe a dire: “L’abdicazione di una democrazia può assumere due forme, o il ricorso a una dittatura interna mediante la consegna di tutti i poteri a un uomo provvidenziale, o la delega di questi poteri a un’autorità esterna, che, in nome della tecnologia, lo farà in realtà esercitare il potere politico, perché in nome di un’economia sana si arriva facilmente a dettare una politica monetaria, di bilancio e , sociale.”

Non ci vuole molto a collegare la narrazione pandemica e il suo conseguente attacco  alle libertà fondamentali con la delega a poteri esterni e tecnocratici decisi a cambiare le carte in tavola: e il passaporto vaccinale è  uno degli strumenti di elezione per portare avanti questo disegno.

Stragi a confronto

Basta un semplice confronto per accertarsi a che punto siamo arrivati sulla strada della doppia verità della doppia etica, delle regole che non esistono e sono solo il riflesso degli interessi dell’egemone. La grafica in apertura di questo post racconta la storia dolorosa e orribile che tuttavia e diventata la nostra storia. I media occidentali continuano a dipingere questa situazione come una lotta unilaterale, con Israele come vittima e Hamas anzi i palestinesi come aggressori. Si vede la differenza di civiltà dal fatto che in un anno e mezzo nella guerra ucraina ci sono molto meno meno vittime civili, quasi tutte attribuibili ai bombardamenti dei nazisti sui centri urbani del Donbass dietro l’accurata regia della Nato. La Palestina è invece l’esempio del tirare le bombe nel mucchio mentre non si ha il coraggio di stanare gli uomini di Hamas nonostante una enorme superiorità. Traetene voi le conclusioni.

Zucche vuote

In pochi anni Halloween ha sbaragliato la festa di Ognissanti e la ricorrenza dei defunti. Una stazione della Via Crucis del mondo al contrario. La Chiesa batte in ritirata come su tutto il resto: le zucche vuote hanno conquistato il territorio; visitare la tomba dei nostri cari in questo periodo stringe il cuore due volte: al rinnovato dolore della mancanza si aggiunge il deserto. Poca gente, quasi solo anziani con i fiori in mano e l’espressione smarrita. Scriveva G.B. Vico, il massimo filosofo italiano e il primo antropologo, che tre elementi caratterizzano ogni civiltà: matrimoni fastosi, una qualche forma di religione e il culto dei morti. Del matrimonio, ridotto ad aspirazione per omosessuali, meglio tacere, la religione è un residuo morente; il destino del corpo morto è di non essere neppure più seppellito. Presto il camposanto diventerà area edificabile.

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L’America e la dittatura dei numeri

“Considerando il livello culturale estremamente basso dell’Occidente nel campo della geopolitica pratica e della sua ramificazione pseudo-scientifica, la geoeconomia, che, negli ultimi 30 anni, non è riuscita a fornire nemmeno la più vaga descrizione del mondo emergente, non ha più importanza se gli Stati Uniti “controllano,” o no, l’Europa. Le ragioni del totale fallimento di quelle previsioni “accademiche” e delle politiche che ne derivano sono numerose, ma alcune di esse meritano di essere sottolineate.
1. L’Europa non è più un partner commerciale cruciale per la Russia e, negli ultimi anni, il commercio bilaterale è crollato. La tendenza continuerà e non è solo dovuta alla pressione dell’America sull’UE, ma è il risultato del costante cambiamento della Russia, sia del suo modello economico che del suo riorientamento verso l’Asia, che ora è in gran parte completato. La Russia, semplicemente, non ha più bisogno di molti i quei beni che comprava dall’UE. La politica di sostituzione delle importazioni ha avuto abbastanza successo e la Russia si sta isolando economicamente dall’Occidente.
2. Il tanto discusso gasdotto Nord Stream 2 non è più un progetto economico cruciale per la Russia. Se il progetto venisse sabotato dagli Stati Uniti e dai suoi cagnolini europei, come la Polonia, la Russia sarebbe in grado di assorbire le perdite, ma per la Germania, e l’UE in generale, questo sabotaggio si tradurrebbe in una catastrofe, a causa delle politiche energetiche suicide dei Verdi europei, politiche che rendono i costi dei prodotti europei estremamente energia-dipendenti. In realtà, i tentativi dell’America di sabotare il Nord Stream 2 sono diretti principalmente contro l’UE in generale, e la Germania in particolare, non contro la Russia in sé.
3. Gli Stati Uniti hanno perso la corsa agli armamenti. Il processo di acquisizione dei sistemi d’arma e la dottrina militare americana non possono più essere visti come un processo normale, cioè logico e giustificato. Pur essendo ancora in grado di produrre alcune piattaforme e sistemi di facilitazione d’avanguardia, come elaborazione dei segnali, reti di computer, comunicazioni e sistemi da ricognizione, in termini di armi vere e proprie gli Stati Uniti sono indietro rispetto alla Russia non di anni ma di generazioni. Come ammesso dal recente rapporto del Congressional Budget Office sulla difesa missilistica, uscito nel febbraio 2021, gli Stati Uniti sono indifesi contro le salve combinate dei nuovi missili da crociera della Russia e non c’è nulla che possa fermarli. Nulla. I sistemi di difesa aerea degli Stati Uniti rimangono drammaticamente indietro rispetto a quelli russi e il divario cresce, mentre l’S-500 russo inizia ad essere prodotto in serie e l’ultimo modello di S-350 è già in distribuzione alle unità di prima linea.
4. Gli Stati Uniti, semplicemente, non sono in grado di sviluppare un moderno missile supersonico anti-nave e la Marina statunitense è costretta, incomprensibilmente, a comprare il Kongsberg Naval Strike Missile norvegese, un insoddisfacente missile subsonico che non può competere con le moderne armi d’attacco supersoniche e ipersoniche schierate dalla Russia e che non sopravviverebbe contro una moderna difesa aerea e in presenza di contromisure elettroniche.
5. Infine, il livello intellettuale e di consapevolezza delle moderne élite americane è in un precipitoso declino, che, nel 2020, ha portato all’inevitabile e imbarazzante risultato delle ultime elezioni americane, in particolare allo scandaloso dibattito tra due candidati geriatrici che ha trasformato gli Stati Uniti in uno squallido show televisivo da avanspettacolo. La conseguente perdita di legittimità e l’ennesima riconferma dell’America come entità incapace di accordi, non potrebbero fare di più per rafforzare la già compromessa reputazione dell’America di bullo prepotente con a capo una classe dirigente incolta e ignorante.

Gli Stati Uniti già non riescono a soddisfare una serie di criteri indispensabili per lo status di superpotenza, tra i quali quello militare è cruciale. Se, nel 2014, alcuni “strateghi” militari americani avevano ancora l’idea suicida di combattere la Russia in Ucraina con armi convenzionali, oggi, nel 2021, tale idea è assolutamente folle, perché gli Stati Uniti non possono vincere una guerra convenzionale nelle vicinanze della Russia e qualsiasi forza statunitense sarebbe annientata. Questo lascia agli Stati Uniti solo due opzioni:
1. Dando retta alla loro stessa propaganda, potrebbero cercare di scatenare il caos in Ucraina, provocare la Russia in un’operazione militare diretta e poi introdurre truppe USA e NATO nel teatro delle operazioni. Qualsiasi piano del genere è destinato a fallire miseramente, perché non solo una tale forza sarebbe annientata, ma le nazioni NATO partecipanti dovrebbero prendere in considerazione la possibilità che le loro stesse installazioni militari siano distrutte da armi da stand-off. Questo solleva la possibilità di un’escalation da parte degli Stati Uniti verso la soglia nucleare, il che significa che gli Stati Uniti potrebbero cessare di esistere come Paese. Questo è un esito non certo desiderabile e la maggior parte dei politici statunitensi ( a parte alcuni gravi casi di disturbi psichiatrici da russofobia, numerosi nell’attuale amministrazione e nelle élite americane) capisce cosa significhi. Quindi, anche se non del tutto impossibile, la probabilità che un tale piano venga attuato è piuttosto bassa. Per non parlare del fatto che, per gli Stati Uniti, un conflitto convenzionale alle porte della Russia richiederebbe un concentramento di forze e di mezzi da far impallidire quello della Prima Guerra del Golfo, e lì gli Stati Uniti avevano impiegato quasi 6 mesi per completarlo.
2. Quindi, ciò che realisticamente rimane è spingere l’Ucraina in una campagna suicida contro una Russia già designata come aggressore prima ancora che vengano sparati i primi colpi. Quello che gli Stati Uniti non capiscono è che questo slega le mani alla Russia che ha già una schiacciante dominanza di escalation non solo sull’Ucraina, ma su qualsiasi altra cosa potrebbe essere tentata in termini di “sostegno” all’irrazionale regime di Kiev. La Russia ha molte opzioni, gli Stati Uniti ne hanno solo una: hanno bisogno della guerra nel Donbass, che, secondo il pensiero di Washington, permetterà di spingere gli Europei alla sottomissione, cosa che, a sua volta, dovrebbe consentire agli Stati Uniti di salvare il proprio status egemonico. Non sarà così, nemmeno se l’Europa fosse costretta alla sottomissione.
Gli Stati Uniti hanno oggi un’unica risorsa, sempre più inefficace, che permette loro di rimanere rilevanti: la realtà virtuale della stampa monetaria e della propaganda mediatica. Però non si possono nascondere per molto tempo le città decrepite dell’America, le rivolte di massa, la distruzione del sistema educativo, l’incompetenza dei vertici politici e militari, le pratiche sociali suicide e il crollo dell’ordine pubblico, aggravato dalle enormi file ai banchi alimentari. Ora sono sotto gli occhi di tutti e persino la sottomissione dell’Europa e, presumibilmente, l’apertura dei mercati europei a quei pochi articoli che gli Stati Uniti possono ancora fornire ai loro clienti, non cambierebbe il fatto che gli Stati Uniti, come sono oggi, non hanno futuro, con o senza Europa, e che devono ancora confrontarsi con l’immensa capacità produttiva della Cina e con l’avanzata potenza militare della Russia che spingono all’unificazione del mercato eurasiatico, e questo indipendentemente dal fatto che gli Stati Uniti scatenino, o meno, la guerra in Ucraina. Anche senza l’UE, il mercato eurasiatico renderà insignificante qualsiasi cosa gli Stati Uniti potrebbero “recuperare” per evitare la retrocessione in serie B.
Gli USA non sono in grado fermare un processo in corso da anni, da quando la Russia, dopo il sanguinoso colpo di Stato in Ucraina, aveva capito che non c’era nessuno con cui parlare in tutto un Occidente che, oltre a perdere la sua potenza militare ed economica, aveva iniziato a disintegrarsi dall’interno a causa della sua stessa società, sempre più totalitaria e incapace di affrontare il fatto che viviamo ancora in un mondo altamente industrializzato che ha bisogno di energia, impianti industriali e armi per difenderli. Cina e Russia sembra che tutto questo lo abbiano già capito e perciò il destino degli Stati Uniti è segnato. Bill Clinton, nel 2000, poteva anche aver pensato di aver “tracciato la nuova rotta per una nuova economia,” peccato però che per lui, e per gli Stati Uniti, la “nuova economia” si sia rivelata essere una vecchia economia. Pensava forse che jeans, smartphone e motori a razzo crescessero sugli alberi?”

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I vaccini fanno male

Una nuova ricerca ribalta il panorama pur inquietante delle reazioni avverse fino a ora catalogate e aumenta il rischio cardiaco correlato ai sieri mRna per il covid: test radiologici rilevano danni cardiaci in tutte le persone vaccinate. In  precedenza si era ipotizzato che il danno potesse verificarsi solo per singoli lotti di sieri  e comunque solo in una frazione dei vaccinati che andava da 1:35 a 1:3000. Oltre a ciò, le aziende farmaceutiche e le autorità sostengono ripetutamente che il decorso è solo lieve e che la cura è priva di problemi, cosa che naturalmente è una bugia. Anzi lo è sempre di più. 

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Giorgio Napolitano

Giorgio-Napolitano-PCI

“Onorevoli colleghi, applicare la Convenzione di Londra ed il Protocollo di Parigi con le deroghe che essi prevedono al nostro ordinamento giuridico, fiscale, doganale, senza che fossero stati approvati dal Parlamento, è stata una grave illegalità.
Ma assurdo è poi che si esegua la Convenzione, anche se non ratificata, nelle disposizioni che interessano e avvantaggiano le forze straniere, e non la si esegua solo nelle disposizioni che in qualche modo difendono gli interessi e garantiscono i diritti del nostro Paese.
Questo è quanto è accaduto, e ne abbiamo avuto conferma dall’onorevole Vedovato, che ha lamentato che la mancata ratifica della Convenzione e del Protocollo abbia causato danni finanziari al nostro Paese, perché ci ha impedito di ottenere certi indennizzi. Dunque, quando si trattava di ottenere indennizzi, ci0é della tutela di un nostro diritto in base alla Convenzione, vi ostava il fatto che la Convenzione non era stata ratificata dal Parlamento; quando si trattava di fare entrare in franchigia delle automobili o delle merci a tutto vantaggio degli Americani, allora non aveva alcuna importanza che la Convenzione non fosse stata discussa e ratificata dal nostro Parlamento.
Ma la illegalità che forse ha maggiormente colpito l’opinione pubblica napoletana è stata quella compiuta dalle forze straniere di stanza a Napoli, in violazione di un nostro diritto, nel caso del complesso di edifici costruito a Bagnoli dalla fondazione del Banco di Napoli. Il Banco di Napoli aveva costruito anni addietro un grosso complesso che doveva servire da asilo per l’infanzia povera e abbandonata di Napoli: 374 mila metri cubi, 400 mila metri quadrati di superficie, 77 mila metri quadrati di piazzali e di viali. Questi sono i dati, e credo che sia veramente il caso di definire imponente un tale complesso di opere, che avrebbe potuto accogliere ed assistere ben 4 mila bambini napoletani e, in un secondo momento, attraverso modeste estensioni, 7 mila bambini.
Subito dopo la guerra questo complesso di edifici fu occupato dagli Alleati, i quali ne fecero un ricovero per profughi dell’I.R.O. Ebbene, quando, a seguito di una lunga campagna di stampa e di opinione pubblica, sembrava finalmente che questi edifici potessero ritornare alla loro naturale destinazione e che la fondazione del Banco di Napoli potesse iniziare la propria opera di assistenza all’infanzia napoletana, ecco che questo complesso di edifici viene dato in affitto al comando delle forze atlantiche del sud Europa a Napoli, violandosi in questo modo le norme del codice civile che, agli articoli 25 e 28, stabilisce che non si possa disporre dei beni di una fondazione per uno scopo diverso da quello cui essi erano stati destinati.
Né questa illegalità, che è stata anche e soprattutto una cattiva azione contro l’infanzia napoletana, contro i bambini poveri di Napoli, può essere cancellata dal fatto che si ricavi un affitto di 300 milioni annui, tanto più che non si è avuta alcuna documentata assicurazione che essi (se pure sono regolarmente pagati) siano stati devoluti all’assistenza dei bambini di Napoli. Invece, da parte governativa, in risposta all’onorevole  Maglietta, è stato confermato che una certa somma è stata, anch’essa illegalmente, attribuita ad un ordine religioso, ai salesiani, per proprie attività di assistenza all’infanzia.
Onorevoli colleghi, abbiamo voluto intrattenervi su queste questioni per richiamare alla vostra attenzione delle gravi realtà che esistono nel nostro Paese, frutto della politica atlantica e di una anticipata, illegale applicazione della Convenzione di Londra e del Protocollo di Parigi. Le situazioni che si sono negli anni scorsi create a Napoli, a Livorno e nel Veneto con l’insediamento di basi e di forze straniere, non trovano più alcuna giustificazione nell’attuale fase dei rapporti internazionali, nella quale non troverebbe ugualmente alcuna giustificazione la, ratifica della Convenzione di Londra e del Protocollo di Parigi.
Con il nostro voto contrario alla ratifica degli strumenti che ci sono stati sottoposti, noi siamo certi di rappresentare i sentimenti e le aspirazioni del popolo di Napoli, di Livorno e del Veneto, che vuol essere liberato dai pesi e dai pericoli della occupazione americana, i sentimenti e le aspirazioni di tutto il popolo italiano che non vuol veder ribaditi e aggravati – da atti come la Convenzione di Londra e il Protocollo di Parigi – gli oneri e i vincoli di una politica di oltranzismo atlantico e di riarmo, nel momento stesso in cui possibilità nuove di distensione e di pace maturano, anche se fra inevitabili contrasti e difficoltà, all’orizzonte internazionale. (Applausi a sinistra – Congratulazioni)
Giorgio Napolitano

Dagli atti della discussione svoltasi il 10 novembre 1955 presso la Camera dei Deputati, pagg. 22050-22051 in merito a S. 679: ratifica ed esecuzione del Protocollo sullo statuto dei Quartieri generali militari internazionali creati in virtù del Trattato Nord Atlantico, firmato a Parigi il 28 agosto 1952 (A.C. 1445); S. 678: ratifica ed esecuzione della Convenzione tra gli Stati partecipanti al Trattato Nord Atlantico sullo statuto delle loro Forze armate, firmata a Londra il 19 giugno 1951 (A.C. 1446).

Barbarie

L’orsa Amarena è stata uccisa ieri sera a fucilate, a quanto pare, da un uomo alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. Come riportato dall’Ansa, la Procura di Avezzano, pm Maurizio Maria Cerrato, ha aperto un fascicolo nei confronti del 56 enne che avrebbe aperto il fuoco contro l’animale, per il reato 544 bis del codice penale. Intanto, sarebbe emerso che l’uomo era legittimato alla detenzione di armi da fuoco. I carabinieri hanno sequestrato tutte le armi dell’uomo ed il bossolo esploso.

Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha detto: “La notizia dell’uccisione a colpi di fucile dell’orsa Amarena rappresenta un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione che lascia dolore e rabbia per un gesto incomprensibile”.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha fatto sapere: “L’uccisione di una femmina di orso marsicano rappresenta un episodio grave, sui cui è doveroso fare quanto prima chiarezza. Sono in costante contatto con tutti i soggetti istituzionali che in queste ore lavorano per far luce sulla vicenda: è necessario adesso il massimo coordinamento tra Ministero, Regioni, Ente Parco, Ispra, Cufa, sindaci e prefetti. Il nostro impegno è rivolto anche alla protezione dei cuccioli dell’orsa, facendo di tutto affinché possano restare in libertà”.

L’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, responsabile ambiente ed energia del partito, ha notato: “È un atto criminale, senza senso. L’orsa Amarena era il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, una presenza discreta, mai pericolosa. Al massimo aveva rovinato qualche raccolto per far mangiare i suoi cuccioli e gli agricoltori erano stati giustamente indennizzati dal Parco. Negli anni si è creata una forma di convivenza e rispetto tra gli orsi e le popolazioni che vivono a ridosso del Parco, che è divenuta esempio e modello. Quindi no, nessuna giustificazione, né morale, né legale, per questa vigliacca uccisione”.

Aggiornato il 01 settembre 2023 alle ore 16:32B