La Russia registra orbite sospette

Il compito principale del sistema di allarme automatico per lo spazio pericoloso russo è il rilevamento ai dispositivi spaziali dell’avvicinamento di detriti spaziali, il rilevamento della distruzione di sonde orbitanti e il rilevamento di oggetti potenzialmente pericolosi. Il sistema utilizza apparecchiature ottico-elettroniche, come i telescopi. Sono progettati per rilevare automaticamente detriti e dispositivi spaziali, determinarne le coordinate e trasmetterle assieme ad altre informazioni al centro di raccolta ed elaborazione dati. L’apparecchiatura del sistema esegue la ricerca e il rilevamento autonomi di oggetti spaziali ad altitudini fino a 50000 chilometri e possono rilevare dispositivi e detriti spaziali con luminosità di magnitudine fino a 18,5 (corrispondente alla dimensione di 30-35 centimetri su orbita geostazionaria). Questa registrazione arriva quando gli Stati Uniti tentano di dominare lo spazio e non consentono a Cina o Russia di ottenervi un punto d’appoggio.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

http://aurorasito.altervista.org/?p=5099

La Russia in aiuto al Venezuela

“Appaltatori militari privati ​​che svolgono missioni segrete per la Russia sono volati in Venezuela negli ultimi giorni per rafforzare la sicurezza del presidente Nicolas Maduro di fronte alle proteste dell’opposizione sostenute dagli Stati Uniti, secondo persone vicine a loro (notizia però ufficialmente smentita da fonte russa).Una terza fonte vicina agli appaltatori russi ha anche detto a Reuters che era già presente un contingente in Venezuela, ma non è stato possibile dire quando sono arrivati ​​o quale fosse il loro ruolo.

La Russia, che ha sostenuto il governo socialista di Maduro per un ammontare di miliardi di dollari, questa settimana ha promesso di stare al suo fianco dopo che il leader dell’opposizione Juan Guaido si è dichiarato presidente con l’approvazione di Washington.

Vi sono quattro punti principali nel pacchetto di misure proposto.

Primo, gli economisti russi si offrono di introdurre un reddito di base per le famiglie venezuelane. Sostengono che un reddito di base è una misura più efficace per combattere la povertà rispetto ai sussidi di carburante che il governo intendeva introdurre a partire dal 1 ° gennaio 2019. “Il denaro reale può essere speso sia per il carburante sia per le necessità domestiche”, ha detto un interlocutore familiare alle proposte .

In secondo luogo, i funzionari russi propongono di interrompere il finanziamento del deficit di bilancio con nuove valute. Nell’agosto dello scorso anno, Maduro ha rimosso cinque zeri dalla valuta e lo ha ristampato come “sovrano bolivar”, ma senza alcuna azione per ridurre il deficit di bilancio, la valuta ha presto perso il 95% del suo valore rispetto al dollaro.

Terzo, gli economisti russi hanno proposto che il Venezuela vada ad attuare le riforme fiscali, seguendo l’esempio della Russia, passando alla tassazione indiretta anziché alle imposte dirette.

La quarta misura proposta dalla Russia comporta un aumento della produzione di petrolio e la massima diversificazione delle esportazioni.

Non è noto se il governo venezuelano sia pronto ad attuare le raccomandazioni dei funzionari russi, secondo le notizie dei rapporti . Tuttavia, le autorità di Caracas hanno ottenuto le cose importanti di cui avevano bisogno dalla Russia, dopo l’incontro con Maduro all’inizio di dicembre. Come risultato dei colloqui, ha dichiarato Maduro, la Russia sta investendo oltre $ 5 miliardi nell’industria petrolifera venezuelana e oltre $ 1 miliardo nel settore minerario. La Russia fornirà anche 600.000 tonnellate di grano al paese.

Dal 2006, il governo russo e il gigante petrolifero russo Rosneft hanno fornito prestiti a Caracas per almeno $ 17 miliardi. Tutto questo spiega come il Governo della Russia stia fornendo il suo supporto al Venezuela per consolidare la situazione politica e sociale dello strategico paese sudamericano su cui Washington ha puntato la sua strategia di destabilizzazione. 

Traduzione: Alejandro Sanchez

https://www.controinformazione.info/armi-e-grano-dalla-russia-in-aiuto-del-venezuela/

Si scaldano i motori

Stesso giorno, tutt’altro teatro: Mar Nero, precisamente lo stretto di Kerch, preteso dal regime di Kiev  come sue acque territoriali  e attraversato dal lunghissimo ponte che unisce la Crimea  alla madrepatria, costruito  d’urgenza dopo il golpe ispirato dalla Nuland – il cui scopo finale era di impadronirsi della grande base russa di Sebastopoli  per interposto governo amico di Kiev.

Ebbene: specchio ‘acqua così sensibile (e dove Kiev  ha minacciato più volte di far saltare il ponte) due navi prendono fuoco ,  una  dopo un’esplosione, e affondano.  A tutto prima non è chiaro se si tratti di disgrazie accidentali, avvenute magari per incuria.  Sono due  navi-cisterna che battono bandiera della Tanzania. Muoiono almeno 14 membri dell’equipaggio (turchi, indiani) ed altri vengono soccorsi da navi russe. Passano poche ore e

22 gennaio:  il ministero dei Territori Temporaneamente Occupati di Ucraina (insomma il regime di Kiev) dichiara ufficialmente  che le due navi che hanno preso  fuoco e sono colate a picco, Venice e Maestro,  “erano coinvolte nella fornitura illegale di gas e greggio alla Siria dal 2016, secondo l’Ufficio per  il controllo dei beni esteri presso il Ministero del Tesoro Usa  (OFAC).

Aggiunge che una delle navi, la Venice, aveva il trasponder spento,  aggiungendo:  “Simili azioni di compagnie straniere impegnate nel trasporto marittimo sono un tentativo di evitare la responsabilità ai sensi della legislazione ucraina ed evitare possibili sanzioni internazionali per tali violazioni”. “Ora è difficile stabilire l’origine del gas che è stato trasportato, ma secondo le informazioni disponibili, le navi di Venice e Maestro sono state coinvolte nella fornitura di gas sia prodotto [dalla Russia illegalmente in]   sulla piattaforma  ucraina e consegnato da altri paesi “.  Insomma l’accusa è di aver venduto  gas  liquefatto  dell’Ucraina,  perché prodotto su una piattaforma   rivendicata dal regime di Kiev. A questo punto pare evidente che i due incendi ed affondamenti non abbiano nulla di accidentale: sono due atti di sabotaggio – di guerra  –  messi  segno dal regime di Kiev su  mandato USraeliano, contro la Siria e contro Mosca.

https://www.unian.info/world/10416540-ukraine-s-ministry-two-lpg-tankers-that-sink-near-kerch-illegally-supplied-gas-to-syria-since-2016.html

Israele ed Ucraina, accordo di libero scambio

Non è certo un caso se  il 21 sera, mentre esplodevano le due cisterne  nello stretto di Kerch, Netanyahu e Poroshenko hanno annunciato al mondo intero che “Israele e Ucraina hanno firmato un  accordo  di libero scambio”, a Gerusalemme, dopo la visita del milionario ucraino alla Yad Vashem. “E’ una giornata storica. [L’accordo di libero scambio] è un messaggio importante per gli uomini d’affari dei due paesi”, ha detto Poroshenko.

http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2019/01/21/97002-20190121FILWWW00332-israel-et-l-ukraine-signent-un-accord-de-libre-echange.php?fbclid=IwAR3n2QMAWUzEUiEUUSCyTVQNtgwm4A-9tRu5rU2cHowxp2MUnZ0hInu4zMk

Il 21 gennaio  è avvenuto qualcosa anche nel Baltico : due  cacciatorpediniere lanciamissili USA, la USS Porter e  la Gravely, sono apparse improvvisamente mentre sembravano puntare verso la base russa di Kaliningrad. Due corvette russe immediatamente  mandate dalla base  hanno “scortato”  le due lanciamissili americane.  Armate di 56  Tomahawk, le due navi USA hanno voluto fare una provocazione, costeggiando le  acque territoriali russe.

Si tenga conto che anche nel Mar Nero, in questi stessi giorni, è ricomparso  il cacciatorpediniere americano USS Donald Cook, che viene tallonato anch’esso da vicino da navi da guerra russe. USA e navi degli alleati  NATO hanno aumentato la loro presenza nel Mar Nero dopo il misterioso “incidente” di tre piccole  e veloci navi da guerra  ucraine che sono penetrate oltre il ponte di Crimea senza avvertire, come  è obbligo  legale, l’autorità portuale (russa) di Kerch,  e senza fermarsi alla ripetute richieste di stop; alla fine  sono state mitragliate,   commandos russi se ne sono impadroniti e le navi catturate.

A proposito del Donald Cook, bisogna capire le affermazioni estemporanee  del politico israeliano Yaakov Kedmi  ad una tv russa: “Questa nave, se susciterà sospetti  [della marina russa] ha i minuti contati. Forse verrà  lanciato un missile, non ne sono sicuro. Il prossimo sarà lanciato dal fondo del mare, per quanto capisco degli eventi del Mar Nero”.

Una speranza o un progetto  di false flag?

https://it.sputniknews.com/mondo/201901227139938-Cacciatorpediniere-USA-mar-nero-morte-veloce/

kedmi

Questo Yakov  Kedmi è nato nel 1940 a Mosca,  e allora aveva cognome  Kazkov. All’età di 19 anni irruppe nel consolato israeliano a Mosca e iniziò una pubblica battaglia per aiutare gli ebrei dall’Unione Sovietica a trasferirsi in Israele. Dopo due anni riuscì a trasferirsi in Israele da solo e alla fine divenne il capo di Nativ – responsabile per l’Aliyah degli ebrei dell’Est europeo. Adesso è molto intervistato in Russia, dove continua per lo più ad abitare.

La densità temporale di queste provocazioni della superpotenza e del suo manovratore, l’aumentata letalità (si valutano fra 11 e 23 morti iraniani in Siria), la rapida escalation su vasti  teatri lontani fra loro, è  tremendamente significativa.  Spiega perfettamente la risposta dell’Iran, una minaccia (peraltro vuota) di distruggere Israele,  la promessa  di Damasco di ”bombardare Tel Aviv se il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non mette fine alle intrusioni di Israele” nel suo territorio nazionale; e la Cina ha invitato “tutte le parti interessate  ad astenersi da qualsiasi iniziativa  che possa portare a crescenti tensioni”, dichiarando che “si deve rispettare e difendere la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria”.

https://www.maurizioblondet.it/lescalation-dei-giorni-scorsi-preparazione-a-varsavia/

Piano Kivunim

Gestire la dissoluzione della Russia”  (Managing Russia’s Dissolution) è  il titolo di uno studio  apparso su The Hill. A  firma  di Janusz Bugajski,  propugna il progetto di “perseguire attivamente lo smembramento della Russia”.

Il signore esordisce ammettendo che le sanzioni alla Russia, in quanto “limitate”, hanno solo rafforzato  nel  Cremlino la convinzione “che l’Occidente è debole e ripetitivo”. Occorre dunque una nuova strategia: “rendere più nutrito il declino della Russia  e gestire le conseguenze internazionali della sua dissoluzione.

Janusz Bugajski

Si può approfittare della “frammentazione etnica e  regionale” di cui è composto questa  federazione, deplorevole moralmente e fragile in quanto  “costruzione imperiale”, e “nutrirla”  (seminando zizzania) grazie alla “mancanza di dinamismo economico” di cui soffre.  Aggravando il “deterioramento delle condizioni economiche” e  “senza democratizzazione all’orizzonte”,   “la struttura federale diventerà sempre più ingovernabile”.

Date   le 106 componenti etniche e religiose della Russia, il gioco sarà facile.

Palesemente il Bugajski propone l’applicazione  alla Russia del Piano “Kivunim”, dal nome della rivista ebraica che nel   dal 1982  propugnato   la spaccatura di di tutti gli stati di religione islamica  “secondo le loro linee di   frattura etniche e  religiose”.  Come  nella rivista  Kivunim  (“Direttive” in ebraico) l’autore Oded Yinon passava in rassegno uno per uno Irak, Siria,  Libia,  Iran, e le  minoranze etnico-religios sulla cui insoddisfazione far leva  per provocarne la dissoluzione in staterelli nazionalisticamente omogenei”, così Bugajski  mette in rilievo che “l’ingombrante federazione è composta di 85 ‘soggetti federali’, di cui 22 repubbliche che  rappresentano etnia non russe, tra  cui il Caucaso settentrionale e il Volga medio, e numerose regioni con identità distinte che si sentono sempre più estraniate da Mosca. In estremo oriente, regioni come Sakha e Magadan e in  Siberia, con la loro notevole ricchezza di minerali, potrebbero essere Stati di successo senza lo sfruttamento di Mosca”. Lì, dove cresce il malcontento per i governatori russi e la”russificazione” dettata da Putin,  le infrastrutture fatiscenti fanno sì “che i residenti della Siberia e della Russia dell’Estremo Oriente saranno ancora più separati dal centro, incoraggiando così le richieste di secessione e sovranità”.

Infatti, “la Russia non è riuscita a diventare uno stato nazionale con una forte identità etnica o civica. Rimane una costruzione imperiale a causa della sua eredità zarista e sovietica”.

https://www.maurizioblondet.it/per-la-russia-pronto-un-piano-kivunim/

Dati personali

Ci siamo preoccupati per dieci anni di tutela dei dati personali e addirittura nelle aziende si è creata ed è stata richiesta una figura apposita che curi e mantenga riservati i dati dei tuoi clienti, cosiddetti sensibili…compreso l’uso di una cassaforte imposta per studi legali, commercialisti ecc.
Ok?
Ridicolo.
Tornando alla fattura: cosa importava in passato di una fattura?
Tre cose.
Imponibile, IVA e Totale.
Fondamentalmente QUELLO CHE AVEVI VENDUTO, a che sconto lo avevi venduto, a che ora lo avevi venduto e con che frequenza lo vendi….NON INTERESSAVA.
Ora la cosa è diversa: le fatture sono in formato XML per tutti, il che significa che tu non solo dichiari quanto hai incassato (giusto e sacrosanto), ma ne specifichi anche voce per voce la composizione.
Questi dati, che sono l’essenza di un’azienda e sono sempre stati CUSTODITI GELOSAMENTE dalle stesse (c’e’ tutto il tuo pacchetto clienti li…anni e decenni di rete marketing…..rapporti commerciali di tutti i tipi che ti sono costati anni di investimenti).
Questo dati adesso viaggiano nell’etere.
Consegnati PER LEGGE a un terzo che non sai chi sia che fa da intermediario.
Il quale a sua volta consegna all’agenzia delle entrate.
Poniamo il caso (ci scommetto un milione di euro che non ho che accadrà nel 2020) che qualcuno riesca a impossessarsi di questi dati di fatture provenienti da tutta Italia.
Poniamo il caso che abbia GIÀ PRONTI algoritmi complicati ma non troppo che in un’oretta scannerizzano i dati e TRACCIANO, precisi al millesimo, LA MAPPA DEI RAPPORTI COMMERCIALI DELLE IMPRESE ITALIANE.
Sapranno:
a chi hai venduto
COSA hai venduto
A QUANTO lo hai venduto
CON CHE SCONTO hai venduto
in che periodi vendi di più
in che zona vendi di più
Riga per riga.
In formato XML.
Comodissimo.
Non e’ mai stato cosi’, non è mai stato cosi’ grave.
SE un soggetto terzo (poniamo Amazon…a caso….o Google direttamente…) volessero portarmi via un cliente…ci metterebbero 2 secondi.
Sanno tutto di me e di lui.
Sanno a quanto gli vendo e sanno come fare per ingolosirlo.
E io ho perso.
Con i miei dati….imposti per legge…me l’hanno infilata nel bocciolo.
Non l’avevate vista cosi’ eh…..eppure è così che andrà.
ANCHE se magari nel 2021 smetteranno di far utilizzare la fattura elettronica. Il danno sarà stato fatto.
Il genoma economico italiano sarà stato tracciato.
E VENDUTO.
Al più forte.
😉
Chi ha permesso questo lo sa bene. Rosso, nero o gialloverde che sia. (Cristiano Bin)

Falce e marcondirondirondello

Europeismo accanito oltre che insensato e neo antifascismo da barzelletta allineato alle direttive del capitale che considera fascismo tutto ciò che esula dal pensiero unico, sono le stigmate inconfondibili di queste risacche della storia,

il Simplicissimus

41jlomqhqgl._sl1024_Alla festa dell’Unità del 1991 mi riempii di gadget dell’appena scomparsa Unione sovietica, qualche orologio, spille falce e martello, un berretto da capitano dell’aviazione popolare e altre cose di questo tipo diventate cimeli in poche ore visto che la festa ormai del Pds e non più del Pci si era aperta  praticamente in contemporanea con l’atto formale di morte dell’Urss.  Ciò che è accaduto dopo lo sanno tutti e in un certo senso non lo sa nessuno, ma una cosa è sicura: quei gadgets originali sono rimasti per pochi anni sul mercato, ben presto sostituiti da patacche fabbricate ad hoc chissà dove per speculare sulla nostalghja. Ma lo stesso destino è capitato a molti di quei gruppi e di quelle aree che per qualche tempo hanno continuato caparbiamente a riferirsi al comunismo, poi ostinatamente a un progressismo sempre più vago e collaterale al potere per finire col trasformarsi in neoliberisti…

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Il racket dei morti

Tocca anche Modena l’operazione dei carabinieri di Bologna che hanno smantellato due cartelli di imprese di pompe funebri che controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali cittadini riuscendo in pratica ad avere il monopolio nell’aggiudicazione dei servizi funebri. Sono 30 le misure cautelari e 43 le perquisizioni eseguite da 300 militari che hanno sequestrato un patrimonio di 13 milioni di euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, hanno consentito di disarticolare una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e riciclaggio. I due cartelli, come accertato dagli investigatori, si spartivano i servizi nelle camere mortuarie dell’Ospedale Maggiore e del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, ottenendo di fatto il monopolio nel settore. (ANSA)

LA NOTA DEI CARABINIERI

– Sono circa 300 i Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna, con il supporto di Comandi Territoriali contermini ed Unità Specializzate, che dalle prime ore del mattino stanno eseguendo un provvedimento restrittivo emesso dal GIP del Tribunale di Bologna nei confronti di 30 soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione”, “corruzione di incaricato di pubblico servizio”, “riciclaggio” e svariate violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli Enti.

Le indagini, sviluppate dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo e dalla Compagnia Bologna Centro, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna diretta dal Procuratore Capo dott. Giuseppe AMATO, hanno consentito di disarticolare un radicato sistema corruttivo ruotante attorno al delicato comparto funerario. Lo stesso risultava incentrato, in particolare, sulle dinamiche spartitorie caratterizzanti due cartelli di imprese in grado di “controllare”, ognuno per la parte di competenza, le camere mortuarie sedenti presso i due principali nosocomi cittadini – l’Ospedale Maggiore ed il Policlinico Sant’Orsola – Malpighi – al fine di mantenere e consolidare il monopolio nella lucrosa gestione dei servizi funebri.

Il tutto attraverso un modus operandi consolidato nel tempo, strutturato su più livelli:

  • alla base gli infermieri ivi operativi, a libro paga, che provvedevano ad “agganciare” i familiari dei defunti mettendoli in contatto con i rispettivi referenti delle varie agenzie di servizi (previa presentazione di quelle di interesse come le più economiche, piuttosto che efficienti e/o rapidamente reperibili);
  • al livello intermedio questi ultimi che attraverso una stabile presenza presso gli ospedali – in contravvenzione a quanto normativamente previsto – fornivano nell’immediatezza tutti i dettagli del caso ed indirizzavano i nuovi clienti verso i loro uffici per la definizione della pratica;
  • all’apice i due massimi rappresentanti i consorzi, in grado di dirigere le rispettive associazioni sotto tutti gli aspetti: dalla sistematica suddivisione dei vari “lavori” tra le varie ditte funebri partecipi al progetto delittuoso, alle complessive attività di gestione e redistribuzione delle ingentissime somme introitate.

Nel senso le investigazioni hanno chiaramente documentato le sistematiche condotte di riciclaggio promosse e coordinate dagli indagati di vertice con il reinvestimento del rilevante “nero” aziendale, realizzato con la sistematica mancata fatturazione di parte dei servizi funerari e gestito attraverso specifiche contabilità parallele da parte di sodali incaricati della specifica mansione. Lo stesso veniva di fatto impiegato al fine di soddisfare la provvista corruttiva ed implementare le singole fette di guadagno.

Nel corso dell’operazione, condotta tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia, i militari stanno procedendo anche ad un sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per circa 13 milioni di euro.

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Tecniche di colpo di stato

Fonte: Comedonchisciotte

Una volta il colpo di stato si presentava coi caschi, le armi, metteva carri armati e militari nelle strade, occupava dei posti strategici del potere: sedi di radio e televisione, università, reti telefoniche, stazioni e aeroporti, ponti e strade. Si vedevano divise per le strade, tute mimetiche e armi da fuoco, blindati e movimenti di truppe. C’erano dei colpi di arma da fuoco e delle raffiche di armi automatiche. Era chiaro. Il nemico era visibile, si mostrava, era facile odiarlo e combatterlo.
Bisognerebbe scrivere oggigiorno un’appendice alla Tecnica del colpo di stato di Malaparte.

1 – L’appendice prenderebbe atto dell’impossibilità di un colpo di stato classico: per quali ragioni occupare le sedi di radio e televisione quando queste sono già allineate? A che pro mettere un casco sulla testa dei giornalisti delle catene televisive e dei proprietari della stampa in linea con Maastricht, o anche una casacca verdognola, dato che dentro la loro testa già c’è un kepì e nel loro cervello i galloni da sergente?

2 – Dovrebbe spiegare che non serve a nulla prendere il potere delle università perché già sono dirette da dei miliziani del regime di Maastricht? Certo alcuni sono di “destra”, altri sono di “sinistra”, ma fanno parte di uno stesso esercito, che ha castrato qualunque destra e qualunque sinistra degna di questo nome in favore dell’ideologia Liberale di Maastricht.

3 – Direbbe che non c’è nessuna ragione di prendere d’assalto una centrale telefonica perché un software come Pegaso permette a qualunque potere, ma anche ai privati, di piratare tutto ciò che si trova in un computer preso di mira. La pubblicità liberamente ospitata su Internet di questo programma dice che “registra l’insieme dei testi immessi sulla tastiera con qualunque software, le foto, i programmi utilizzati, i siti web visitati e gli elementi copiati dalla stampa cartacea. il programma realizza dei salvataggi dallo schermo a intervalli di tempo regolari. Il Software spia manda dei resoconti di attività via mail.” Dato che qualunque privato può comprarlo su Internet, che interesse potrebbe avere lo Stato che pure dispone di versioni certamente più efficaci e perfezionate, a sostituirlo con un esercito di centraliniste che non esistono più da un bel po’?

4 – (Questa appendice) Racconterebbe perché non serve a niente bloccare i ponti, le strade, gli incroci, le rampe di accesso alle autostrade, le autostrade, le stazioni e gli aeroporti dopo che il telefono portatile che noi portiamo sempre su di noi, grazie ai suoi programmi spia, dà in tempo reale le informazioni che riguardano il Cittadino preso di mira dal potere. È sufficiente, come è capitato a  Julien Coupat (foto sotto), acchiapparlo nella sua automobile senza che la popolazione sia turbata dalle condizioni nelle quali è potuto avvenire questo arresto illegale! Thomas Legrand può anche continuare a dire che io sono un complottista su France-Inter, radio detta di servizio pubblico: come si può spiegare che Julien Coupat sia stato interrogato dai poliziotti della direzione generale della sicurezza interna (DGSI) nel quadro, come si dice, dei controlli preventivi a una manifestazione di Gilet Jaunes? La Polizia ha trovato un Gilet giallo nella sua auto! Bell’affare: in Europa ogni guidatore è obbligato ad averne uno in macchina! Secondo questo ragionamento, bisognerebbe interrogare milioni di francesi: e bisognerà presto riaprire gli stadi per radunali… Julien Coupat aveva anche una bomboletta di vernice. E allora? È con queste armi di distruzione di massa che si sgozza la gente per la strada, che si ammazzano a raffiche decine di persone, che si fanno esplodere degli edifici che fanno delle vittime innocenti ?

Risultati immagini per Julien Coupat

Hanno trovato anche una maschera da cantiere (antipolvere) : ma in una situazione in cui la polizia ha lanciato 13.500 granate nel solo giorno di sabato non era perlomeno prudente munirsi di una protezione del genere? Sappiamo che numerosi manifestanti pacifisti sono stati innaffiati con dei cannoni ad acqua, asfissiati con i gas lacrimogeni, malmenati a sangue… La Procura della Repubblica di Parigi ha aperto contro di lui un’inchiesta in flagranza di reato per “partecipazione a un gruppo formato allo scopo di commettere danneggiamenti o violenze”. È stato messo in stato di fermo. Nello stato maastrichtiano è più facile far regnare l’ordine contro un lettore di Agamben (1) o di Zizek (2) che trasporta in auto una bomboletta di vernice piuttosto che contro dei ricercati suscettibili di trasportare nel loro veicolo bombole di gas con detonatori.

5 – Questa appendice alla tecnica del colpo di Stato potrebbe mostrare anche che oltre all’utilizzo poliziesco del telefono portatile, che è diventato lo strumento principale della nostra schiavitù volontaria, vi sono ancora i buoni vecchi metodi di polizia politica che risalgono al passato. Questi metodi completano con l’uso della forza quello che la propaganda mediatica da parte sua ottiene con il cervello.

Devo queste informazioni ai lettori dei miei articoli che li commentano in linea e che mi fanno conoscere ciò che certamente non si saprà leggendo la stampa mercenaria, ascoltando le radio irreggimentate del Servizio Pubblico, nè guardando la televisione del Servizio Pubblico che anche lei sta tirando troppo la corda. Cito come unica prova questa informazione che in un regime democratico costringerebbe il direttore della Rete a dare le dimissioni: nella trasmissione “Soir 3” del 15 dicembre, la giornalista intervista dei Gilet Jaunes con dietro di sè una foto che mostra dei Gilet Jaunes che fronteggiano la Polizia a cavallo ed uno di loro alza un cartello sul quale ci si può leggere “Macron”. Bisogna essere un vero Gilet Jaune cretino, secondo i media per inalberare un cartello il cui unico slogan è “Macron”! Macron che? Macron presidente finché dura… Orbene, questa foto di AFP è stata truccata! Sì, truccata come nel periodo della grande propaganda Sovietica: hanno cancellato il suo vero contenuto che è “Macron vattene”. E questo, conveniamone, non significa esattamente la stessa cosa! Come ha reagito la redazione? È a nostra completa insaputa …Un Tweet sul telegiornale del fine settimana illustra le sue ragioni: “Abbiamo identificato l’origine. Questo non capiterà più.” France 3 ha indicato poi che “si trattava di un errore umano”. E poi dice: “è intervenuto un tecnico, la redazione centrale non ha rilevato la modifica “. A France 3 non hanno paura di niente! Qualcuno, passando, ha messo in opera questa emblematica impresa di propaganda, sappiamo chi sa, non ci dicono chi è, e dicono che non si ripeterà: figuriamoci! Continuerà, è così dall’inizio, è così adesso e sarà così fino alla fine. Non si viene nominati responsabili di un servizio pubblico di informazione per caso: si è là per obbedire alla linea del capo dello Stato. Chiudete il concorso.

Torniamo a queste informazioni datemi dai lettori delle quali dicevo con cognizione di causa che non le si troveranno nei media dominanti. Ho dato delle spiegazioni alla partecipazione ridotta alla quinta manifestazione dei Gilet Jaunes a Parigi. Richiamo brevemente le tecniche ideologiche utilizzate dallo Stato, dal suo capo e dal suo Ministro degli Interni appoggiati dalle reti mediatiche e dalla dirigenza parigina, al fine di far regnare l’ordine di Maastricht falsamente presentato come ordine repubblicano: la calunnia e l’insulto, il disprezzo e la criminalizzazione, l’accusa e lo strozzamento, la fumosità e la corrosione. In queste tecniche ideologiche non dimentico certo le più vecchie: il pestaggio continuo, la criminalizzazione dell’opposizione intellettuale a Maastricht, gli insabbiamenti con la modifica dei distretti elettorali, l’aver trasformato in immondizia il risultato di un referendum, come si dice oggi, inappropriato, il passaggio in massa contro il popolo di coloro che si dicono i rappresentanti del popolo, l’impossibilità di uscire dall’Europa liberale senza l’autorizzazione dell’Europa liberale.

Aggiungiamo a queste tecniche ideologiche del colpo di stato permanente dei Maastrichtiani le tecniche classiche vecchie come la polizia! È qui che compaiono le informazioni che mi danno gli elettori, e le cito: circa l’ipotetico indebolimento dei Gilet Jaunes a Parigi: “No, no, no, non crucciatevi, è solo che con l’attentato a Strasburgo, le stazioni chiuse, i poliziotti, Parigi non è più la zona privilegiata da scegliere. A Lione, sempre 3000 persone e a Bordeaux 4500, per Bordeaux è ben più che la settimana precedente. Io che ben presto sarò ferroviere, ho dei colleghi alla stazione Saint Jean che hanno discretamente filmato dei membri della sicurezza repubblicana (CRS – Compagnies Républicaine de Sécurité- una sezione della Polizia nazionale-) che bloccavano tutti quelli che volevano salire sui treni che andavano verso la capitale, dunque vedete che fanno di tutto per impedirci di manifestare così”. Un altro intervento dice: “è tutto vero ma Michel Onfray ha dimenticato di aggiungere, mentre esaminava le cause della diminuzione del numero di manifestanti a Parigi, le migliaia di convocazioni di polizia e soprattutto il blocco dei Gilet Jaunes da parte delle forze dell’ordine, a volte già in provincia, per impedire loro di venire a manifestare a Parigi. Interi autobus fermati alla stazione di entrata delle autostrade, centinaia di viaggiatori bloccati nelle grandi stazioni (nonostante avessero pagato i biglietti) con divieto di partire”.

Ci sono poche speranze di poter disporre di questo genere di informazioni sul servizio pubblico che ormai riveste chiaramente un ruolo di polizia politica..

NOTE

(1) -Giorgio AGAMBEN – Italiano- Laureatosi in giurisprudenza nel 1965 con una tesi su Simone Weil, ha scritto diverse opere, che spaziano dall’estetica alla politica. A Roma, sempre negli anni sessanta, frequenta con intensità Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini (interpreta l’apostolo Filippo nel film Il Vangelo secondo Matteo), Ingeborg Bachmann. Nel 1966 e nel 1968 partecipa ai seminari promossi da Martin Heidegger su Eraclito e Hegel a Le Thor. Nel 1974 si trasferisce a Parigi, dove frequenta Pierre Klossowski, Guy Debord, Italo Calvino e altri intellettuali, mentre insegna all’Università Haute-Bretagne. L’anno seguente ha lavorato a Londra, mentre dal 1986 al 1993 ha diretto il Collegio internazionale di filosofia a Parigi, frequentando, tra gli altri, Jean-Luc Nancy, Jacques Derrida e Jean-François Lyotard. Dal 1988 al 2003 ha insegnato alle Università di Macerata e di Verona. Dal 2003 al 2009 ha insegnato presso l’Istituto Universitario di Architettura (IUAV) di Venezia.
Sempre nel 2003 ha abbandonato — per protesta contro i nuovi dispositivi di controllo imposti dal governo statunitense ai cittadini stranieri che si recano negli Stati Uniti d’America, cioè lasciare le proprie impronte digitali ed essere schedati — l’incarico di professore illustre all’Università di New York. In precedenza era stato professore invitato in altre istituzioni, tra cui l’Università Northwestern, l’Università Heinrich Heine di Düsseldorf e la European Graduate School di Saas-Fee. In seguito “si è dimesso dall’insegnamento nell’università italiana”. Oggi dirige la collana “Quarta prosa” presso l’editore Neri Pozza e organizza un seminario annuale presso l’Università di Parigi Saint-Denis. (Wikipedia)

(2) -Slavoj Žižek (Lubiana, 21 marzo 1949) è un filosofo, sociologo, politologo ed accademico sloveno. Ricercatore all’Istituto di Sociologia dell’Università di Lubiana, è docente all’European Graduate School e Direttore del Birkbeck Institute for the Humanities presso l’Università di Londra. Nel corso degli anni, è stato professore invitato in numerose università, in particolare negli Stati Uniti d’America (Columbia, Princeton, The New School, New York University, Michigan, SUNY Buffalo, Georgetown). Dal luglio 2013 è Eminent Scholar presso l’Università Kyung Hee di Seul. Studioso di marxismo, idealismo tedesco e psicanalisi lacaniana, è divenuto celebre per la sua capacità di affrontare questioni di stringente attualità… (Wikipedia)

Fonte:  https://michelonfray.com

Link: https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/techniques-du-coup-d-etat?mode=video

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

Poveri bimbi!

Senza pietà verso i sudditi, questo regime di non-diritto esercita una carità menzognera verso quegli estranei che arruola a centinaia di migliaia proprio per  controllare col terrore i sudditi impoveriti.  Una quantità di servi volontari ha pianto e lacrimato, per giorni e giorni, sui poveri teneri bambini tenuti in mare dal duro cuore di un Populista.  Adesso finalmente sbarcati, ecco le immagini dei teneri bambini che fuggono dalle guerre e dalla fame.

I teneri bambini sofferenti per cui l’Italia progressista ha pianto, finalmente sbarcati.< (Chiunque sia stato in Africa riconosce dalle facce dei pregiudicati. Nel Terzo Mondo, i delinquenti hanno proprio facce da delinquenti, non come Draghi o Timmermans da noi, o la Merkel/em>

Essi sono palestrati, giovani, ma poveri.

 

(Le disavventure dei bambini malnutriti della    –  giacca a vento Lacoste. Grazie a per la segnalazione)

Quindi li dobbiamo accogliere, far posto loro nelle nostre case, perché ce lo chiede il Despota,  lo vuole Soros.- Questa è l’Europa, oggi. Finché non saremo in tanti a capirlo,  l’oppressione,  l’arbitrio spoliatore, lo stato di non-diritto non  farà che diventare più  ferreo.

 

Timmermans: “Per almeno vent’anni, di tanto in tanto ho parlato con George Soros, e il soggetto è sempre lo stesso. Come possiamo aiutare a rendere l’Europa più vicina?”

L’articolo Umile supplica alla Sublime Porta chiamata UE proviene da Blondet & Friends.

Galassia Suez

Suez Gaz de France è quel colosso  colpevole della terra dei fuochi attorno a Napoli – campi flegrei e litorale domizio – poiché fu proprio Gaz de France che allora era ancora azienda completamente di Stato francese, ad acquistare la Jacorossi Spa che aveva ricevuto nel 2001 la commessa dalla Regione Campagnia di bonificare e di organizzare la raccolta dei rifiuti nei campi flegrei e litorale domizio attorno a Napoli, la cosiddetta Terra dei Fuochi (cfr. )

E fu proprio Gaz de France, poi diventato Suez Gaz de France nel 2007, a presumibilmente costringere attraverso la Jacorossi a incrociarsi le braccia a 180 lavoratori socialmente utili mentre dava in appalto la raccolta rifiuti alla mafia (cfr Report Gabanelli)

E’ quella galassia che in joint venture con BNP Paribas, controlla Total(FinaElfErg), Lafarge, Imerys, Banca Leonardo (adesso passata a Crédit Agricole),   persino Iberdrola e Transcor Astra.

BNP Paribas, bisogna forse ricordarlo, è quella banca che acquistò BNL dopo una battaglia mediatica senza precedenti contro Fazio che voleva preservarla, e così facendo divenne azionista di Bankitalia oltre il fatto che era già nel cartello delle banche dealer.

Infine la galassia Suez Bnp è quella che comunemente negli anni ho chiamato i “francorotti”, per designare appunto quel coagulo di potere concentrato che vede uniti nello sfruttamento delle risorse mondiali l’elite francese, ivi compreso l’apparato di Stato esagonale, e quelli che comunemente chiamo i “rothschilds”, diventati nome comune per nominare la casta dell’1% del mondo.

L’altro azionista è Gaetano Francesco Caltagirone, e a parte che non entro nelle cronache della città, che non conosco ma che immagino, quale è la ratio di mettere una persona fisica unica come terzo azionista di un colosso come ACEA, multinazionale ex municipalizzata che gestisce i servizi pubblici della Capitale d’Italia e, in gran parte, del paese?

Tutti gli imprenditori cavalieri coraggiosi del paese diventano i prestanome di altri poteri ben più forti oltre confine e off shore, così come i Benetton hanno in realtà solo il 26% in Austrade per l’Italia.

Perché per concludere, funziona così: il potere di battere moneta e di prestarla agli Stati, è all’apice molto organizzato, ed è ben rappresentato dalla galassia Frère-BNP-Suez, è alla base molto ramificato, cambia nome, è cangiante, è multinazionale, cambia passaporto.

Fino a quando una classe politica forte e determinata non deciderà di prendere il toro per le corna, e di ripulire la gestione della res publica dagli affaristi e dalla finanza, qualsiasi sindaco di Roma fallirà.

E la domanda sorge spontanea, ed è doverosa: come fa il Comune di Roma ad avere problemi finanziari se “controlla” la multinazionale in crescita di utili Acea?

Nforcheri 13/11/2018

 

Idlib, ultima fermata

Qui occorre una parentesi: alla  fine di ogni battaglia perduta dai guerriglieri,  il Centro russo per la riconciliazione  ha offerto ai combattenti armati due possibilità:  arrendersi e tornare alla vita civile, o prendere l’autobus gratuito per Idlib, i bus verdi, con le loro famiglie in piena sicurezza,  sicurezza garantita dalla polizia militare russa. Ebbene: “Sono 70 mila, altri dicono centomila”, calcola il giornalista, “i jihadisti che hanno scelto di continuare  il loro jihad e   sperano ancora di formare il loro  stato wahabita ad Idlib, ultima grandissima ridotta del terrorismo islamico. Possiamo dunque valutare che il governo e l’armata legittima siriana hanno avuto di fronte un mezzo milione di uomini, reclutati da dozzine di diverse nazioni,  dotati di 1200 corazzati.

Il  doppio o quasi dei 285 mila della Sesta Armata della Wermacht, che conquistò l’Europa e finì a Stalingrado, dove si arresero 106 mila uomini (e  ne tornarono 60 mila).   Sono sempre  sbalordito dalle immagini delle enormi quantità di armi confiscate che la televisione siriana trasmette, file di carri armati, colonne  senza fine di cannoni, mitragliatrici e munizioni. L’esercito ha persino sequestrato enormi quantità di esplosivo che non possono essere immagazzinate e che è costretto a distruggere quasi quotidianamente con grandi esplosioni riportate dai media”.

Un vero e proprio esercito,fornito di ogni armamento pesante, “la più grande armata terrorista della storia”,  s’inorgoglisce il giornalista siriano. Le dimensioni spropositate dell’armata sono confermate dalle uscite dell’aviazione russa,   fra 90 e centomila,  per arrestare una simile concentrazione di forze, di fortificazioni e rifugi sotterranei.

Da  dove provenisse questo enorme arsenale – l’ISIS non può averlo preso dall’esercito iracheno, molto meno rifornito – è stato ben documentato, fra l’altro,  dalla giornalista bulgara di Trud, Dilyana Gaytandzhieva,  che per i suoi reportages  è stata licenziata. “Vi sono ora registrazioni di transazioni di armamenti e carri armati da Ucraina ed Europa orientale acquistati dai paesi  del Golfo e speditI in Turchia e Giordania, e da  qui ai confini siriani per partecipare alle battaglie. A volte carri armati e veicoli blindati che arrivavano erano nuovi di fabbrica. Per rifornire l’armata jihjadista, in una battaglia,  è stato formato  un ponte aereo paragonabile solo dal ponte aereo degli  Stati Uniti  per Israele durante la guerra dell’ottobre 1973”.

Quanto ciò è  costato ai  regni wahabiti ,  lo si può indovinare dall’unica cifra confessata dall’emiro del Qatar, Hamad Al-Thani: in una intervista   disse che lui e i Friends of Syria avevano sborsato 137 miliardi di dollari. Ed era il 2015.  Questa cifra è   cerca un terzo di ciò che l’Arabia Saudita spende per il suo shopping di armamenti  dal sistema militare industriale americano”.

Possiamo  solo immaginare  il tributo di sangue e di determinazione eroica che la vittoria   è costata ai siriani, a Hezbollah e all’Iran,   che hanno sconfitto questa immane armata.

https://www.maurizioblondet.it/siria-limmane-costo-del-jihad-nato-wahabita/