Crimea (storia)

La Crimea è stata di nuovo diversa, ma contiene anche diversi punti rilevanti. La Crimea faceva parte dell’impero russo dal 1783. Il 18 febbraio 1954 il Presidium del Soviet Supremo dell’URSS emise un decreto che trasferiva la Crimea in Ucraina. Non vi è stato alcun referendum sul popolo di Crimea e se ci fosse stato, la schiacciante probabilità è che il trasferimento sarebbe stato respinto.

Il trasferimento sembra essere stato ideato dall’allora leader sovietico Krusciov, lui stesso ucraino. L’assenza di procedure democratiche è rafforzata dal fatto che il trasferimento era di per sé una violazione della legge sovietica.

Nei decenni successivi ci fu un rapporto difficile tra i Crimea e il governo ucraino. La Crimea godeva dello status di “repubblica autonoma”. Questo disagio si è risolto nel febbraio 2014 quando il governo dell’Ucraina, debitamente eletto e internazionalmente riconosciuto, è stato rovesciato in un colpo di Stato americano organizzato e finanziato da Washington.

Il nuovo governo ucraino era anti-russo e francamente “pseudo fascista” nel suo orientamento. Nessun fatto era accettabile per i Crimeani che, come gli Albanesi in Kosovo, che erano in gran parte di una sola lingua, cultura, etnia e identificazione con tutto ciò che era russo.

Un rapido referendum è stato organizzato (a differenza del Kosovo) e l’affluenza alle urne è stata dell’83,1%, di cui il 95,5% ha votato a favore della riunificazione con la Russia. La Duma russa a sua volta ha votato per accettare la Crimea nella Federazione Russa.

I media e i politici occidentali usano costantemente il termine “annessione” per descrivere la reincorporazione della Crimea nella Federazione Russa. L’OED definisce l’annessione come sinonimo di “sequestro, occupazione, invasione, conquista, acquisizione, appropriazione ed espropriazione”. Nessuno di questi termini descrive accuratamente la sequenza di eventi in Crimea.

Non c’è differenza nel diritto internazionale tra ciò che il Kosovo ha fatto con l’approvazione della Corte internazionale di giustizia e ciò che facevano i criminali di Crimea. Quest’ultimo è stato probabilmente molto più democratico in quanto ha seguito uno schiacciante risultato del referendum a sostegno della partenza dall’Ucraina e di ricongiungimento con la Russia.

Le conseguenze tuttavia sono state molto diverse. La Russia è stata oggetto di infinita denigrazione. Lo stato russo e molti leader politici e imprenditoriali sono stati sottoposti a sanzioni. Basta chiedere: sarebbe successo se la Crimea avesse votato per lasciare la Federazione Russa e aderire all’Ucraina? La schiacciante probabilità è che la Crimea sarebbe stata accolta a braccia aperte e la sua gente ha applaudito per aver fatto la scelta giusta.

La Crimea è strategicamente significativa, motivo per cui gli inglesi hanno combattuto i russi nella guerra di Crimea (1853-1856), e perché uno dei principali obiettivi geopolitici dell’interferenza degli Stati Uniti in Ucraina è stato quello di privare i russi della base navale di Sebastopoli.

https://www.controinformazione.info/alture-del-golan-kosovo-e-crimea-un-caso-di-studio-per-ipocrisia-e-doppio-standard-delloccidente/

Più Europa!

Un altra invenzione per fregare i dipendenti in questo paese piu` felice del mondo e` questa… Tu stai lavorando in un albergo, sei felice e soddisfatto col tuo lavoro e con la tua paga, non si capisce come e perche` ogni 4-5 anni, tutta la catena cambia di proprieta` , poi vengono da te e ti dicono, abbiamo sentito tante belle cose di te, e ci piaccerebbe che lei continuasse a lavorare con noi, nello stesso albergo pero` con un altra compagnia ormai, tu dicci, va bene, pero` ti dicono, noi non possiamo piu` pagarti quello che tu prendevi prima, invece, se vuoi continuare a lavorare per noi, dovresti accettare 4 euro di meno all`ora…. Vi giuro, non sto scherzando….
Parliamo ora, di un altra cosa che rende i Finlandesi, il popolo piu` felice del mondo, le macchine. Una macchina che costa dappertutto in Europa 13000 euro, in Finlandia costa 28000 euro, di nuovo vi giuro non sto ne mentendo ne esagerando. Qualcuno forse potrebbe dire o pensare, ma tu lavori di piu` , tu guadagni di piu` , non e` vero. Io ho provato e ci provo di lavorare di piu` , ma il problema e` , che piu` ci guadagno, piu` tasse ci devo pagare, percio` sulla carta io guadagno di piu` ma effettivamento, non e` vero…
Ora parliamo di case, se uno e` in affitto in Finlandia, e` un problema, perche` gli affitti sono molto alti, ma anche se uno compra una casa in questo paese, non risolve i suoi problemi, perche`? In qualsiasi paese Europeo, le spese condominiale sono al massimo 100 euro al mese, in questo paese ( il piu` felice del mondo ) la gente paga come spese condominiale da 300 a 550 euro al mese ( bello no )?
Il mio suocero` si e` addormentato l`anno scorso all`eta` di 94 anni, prima di morire, aveva un piccolo appartamento vicino a Helsinki di circa 55 metri quadrati. Essendo stato costruito nel 1966, qualche anno fa, hanno cominciato di ristrutturare il palazzo, prima di tutto l`esterno con le pareti, i balconi, ed anche le finestre, quel povero uomo, per non lasciare dei debiti a sua figlia ( mia moglie ) ha pagato con tutti i suoi risparmi. Appena hanno finito con l`esterno del palazzo, hanno deciso di aggiustare il tetto del palazzo, allora ha preso un debito, poi hanno deciso di cambiare le tubature ( 33000 euro ) allora, ha dovuto prendere un prestito dalla banca e prima di finire di pagare il debito, il mio suocero e` deceduto….
Ora comincia il bello. Mia moglie ha ereditato l`appartamento con il debito, ma oltre al debito, avendo ereditato una casa, il governo vuole subito la sua parte, 10% sul valore della casa, in questo caso 18000 euro. A questo punto, potete immaginare che tipo di soluzioni uno ha? Da una parte il debito da pagare, dall` altra, la tassa di eredita` , e poi la casa dev` essere ristrutturata all`interno, ed uno pur lavorando di piu` non guadagna di piu` , cos`altro potrebbe fare, tranne svendere la casa, solo per pagare i debiti?

Forse qualcuno potrebbe pensare, ma perche` non cambiate governo? L`abbiamo fatto diverse volte, cambiano le persone ma non cambia nulla. Anzi, con l`ultimo governo qualcosa e` cambiato, ed ecco un`altra bellissima storia nel paese piu` felice del mondo… Circa 5 anni fa` avevamo un altro governo, che voleva far passare una legge sui matrimoni gay, tanta gente si ribello` che ha causato la caduta del governo e nuovi elezioni, prima della caduta del governo, due partiti hanno detto di no, il partito della destra ed un altro, e guarda caso, la gente che aveva detto di no ha votato proprio questi due partiti. Ora provate di indovinare cosa ha fatto passare come prima legge questo nuovo governo`I matrimoni gay. L`unico che ha continuato a dire di no era il partito della destra che tutti attaccano come populisti…. e cosi via, come fanno con Salvini…
Avrei 70 mila cose da raccontarvi, ma mi fermerei su un solo racconto ancora…
Come fanno i Finlandesi con tutti i casini che abbiamo? Bevono, cosi dimentiaco, come se ignorando i fatti quelli smettano di esistere…
Si, ma in finlandia, avete anche l`assistenza sanitaria, bla bla bla. Si, ma sta peggiorando, siccome il governo fa sempre dei tagli, per dare i soldi all`Europa. Non voglio raccontarvi delle file che uno fa ormai solo par farsi controllare, vi racconto solo questo, due volte la corona dei miei denti si e` rotta, sono andato dal dentista, sai come mi hanno aggiustato il problema? Togliendo i miei denti.

Tanti saluti sig. Blondet dal paese piu` felice del mondo

 

L’articolo LETTERA DALLA FINLANDIA “FELICE” NELLA UE proviene da Blondet & Friends.

Eccezionale!

La Siria ha affermato il rifiuto assoluto ed inequivocabile della decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di riconoscere l’annessione del Golan siriano occupato all’entità sionista, sottolineando che la decisione rappresenta il massimo disprezzo per la legittimità internazionale e una umiliazione della comunità internazionale. Una fonte ufficiale del Ministero degli Esteri e degli Emigrati dichiarava a SANA: “Il presidente nordamericano riconosce l’annessione del Golan siriano occupato all’entità sionista con un flagrante attacco a sovranità ed integrità territoriale della Repubblica Araba di Siria che denuncia tale decisione in dispregio delle reazioni internazionali, che riflette l’alleanza organica tra Stati Uniti ed “Israele” nella profonda ostilità nei confronti della nazione araba, rendendo gli Stati Uniti il principale nemico degli arabi col supporto illimitato e la protezione fornita dalle amministrazioni statunitensi dell’entità israeliana.

La decisione del presidente degli Stati Uniti rappresenta il massimo disprezzo per la legittimità internazionale e un insulto alla comunità internazionale
“La decisione del presidente degli Stati Uniti rappresenta il massimo disprezzo per la legittimità internazionale e un insulto alla comunità internazionale facendo perdere alle Nazioni Unite reputazione e credibilità con la palese violazione statunitense delle sue risoluzioni sul Golan siriano occupato, in particolare la risoluzione 497 del 1981, che afferma lo status giuridico del Golan siriano come territorio occupato e respinge la decisione di annetterlo all’entità israeliana e la considera nulla e senza alcun effetto giuridico”, aggiungeva la fonte. Il presidente statunitense non ha il diritto e la capacità giuridica di legittimare con la forza l’occupazione e l’usurpazione di territorio altrui. Tale politica aggressiva nordamericana rende la regione e il mondo vulnerabili ad ogni pericolo e si dedica a relazioni internazionali che indeboliscono pace, stabilità e sicurezza nel mondo”, dichiarava la fonte. “La comunità internazionale, stufa dell’arroganza del presidente nordamericano e della mentalità egemonica e arrogante che governa la politica degli Stati Uniti, ha la responsabilità primaria di respingere le politiche irresponsabili e aggressive dell’amministrazione statunitense in difesa della legittimità internazionale e del mantenimento della pace internazionale e della sicurezza”, chiariva la fonte.

La liberazione del Golan occupato con tutti i mezzi disponibili e suo ritorno alla madrepatria, la Siria, sono un diritto inalienabile
La fonte ha sottolineato che “la decisione nordamericana sul Golan arabo siriano occupato, il riconoscimento della Gerusalemme occupata come capitale dell’entità occupante e il trasferimento dell’ambasciata USA in essa, gli sforzi degli Stati Uniti per liquidare la causa palestinese con la cospirazione dell’affare del secolo e la cospirazione contro diritti ed interessi arabi conferma che alcuna nazione araba è al riparo dai mali degli USA, richiedendo che gli arabi prendano una seria posizione storica per superare la povera realtà araba e proteggere la dignità della nazione e difenderne l’esistenza, diritti e interessi. “La Repubblica araba siriana, dichiarando il rifiuto assoluto ed inequivocabile della decisione nordamericana, afferma con forza che l’universo non può cambiare il fatto storico eterno che il Golan era e resterà un arabo siriano. La liberazione con tutti i mezzi disponibili e il suo ritorno alla madrepatria, la Siria sono un diritto inalienabile. La determinazione dei siriani a raggiungere questo obiettivo è oggi più solida che mai con la stessa volontà e determinazione con cui i siriani hanno sconfitto l’aggressione terroristica e lo stesso spirito che ha portato alla grande vittoria di Tishrin”, aveva detto la fonte. “I siriani della madrepatria siriana costantemente oggi sottolineano di fronte alla oscura decisione del presidente degli Stati Uniti la solidarietà con la nostra resistenza nel Golan siriano occupato, condividendone l’amarezza dell’occupazione e dell”aggressione e la determinazione a sconfiggere l’aggressione e a liberare il Golan occupato. L’incontro del giorno nazionale sulla terra pura del Golan, liberata dall’atrocità dell’occupazione, è più vicina di quanto pensino il nemico, l’usurpatore e i loro sostenitori”, concludeva la fonte.

Al-Mualam: la risoluzione di Trump non influenzerà lo status del Golan occupato
Syria Times, 26 marzo 2019

Adesso basta!

La mossa di Washington è un replay della Siria. Durante gli otto anni di guerra in quel paese, gli Stati Uniti offrivano continuamente la richiesta di una “transizione politica” che alla fine avrebbe visto il presidente Bashar al Assad in carica. Al contrario, la posizione irremovibile della Russia sulla Siria è sempre stata quella che non spetta a nessun potere esterno decidere la politica siriana. È una questione sovrana che il popolo siriano deve determinare autonomamente.

Quasi tre anni dopo che la Russia è intervenuta militarmente in Siria per salvare il paese arabo da una guerra segreta sostenuta dagli Stati Uniti per il cambio di regime, la parte americana ha rinunciato manifestamente alle sue precedenti e imperiose richieste di “transizione politica”. Il principio della sovranità siriana ha prevalso, in gran parte a causa della incrollabile difesa della Russia del suo alleato arabo.

Allo stesso modo, Washington, nella sua arroganza incorreggibile, riceve un’altra lezione dalla Russia – questa volta nel suo presunto “cortile” dell’America Latina.

Non è una questione che la Russia sia indotta dagli schemi del cambio di regime di Washington su chi debba essere il presidente del Venezuela e su “come possiamo gestire una transizione”. Mosca ha ripetuto innumerevoli volte che il legittimo presidente del Venezuela è Nicolas Maduro, che il popolo ha votato l’anno scorso a stragrande maggioranza in un’elezione libera ed equa – sebbene boicottata dall’opposizione orchestrata dagli Stati Uniti.

Il quadro che Washington sta tentando di istituire tra il loro desiderato “presidente ad interim” e l’incumbent Maduro è del tutto spurio. Non è nemmeno degno di essere discusso perché è una grave violazione della sovranità del Venezuela. Per chi e per come Washington oserebbe persino provare a imporre la sua falsa scelta?

Sul Venezuela, la Russia deve ricordare ai criminali governanti americani – ancora una volta – il diritto internazionale e il rispetto per la sovranità nazionale, come ha fatto in precedenza Mosca per quanto riguarda la Siria.

E nel caso in cui Washington si faccia beffe e cerchi l’opzione militare, Mosca questa settimana ha detto al tirapiedi del cambio di regime Abrams che quella è una linea rossa. Se Washington ha ancora un senso di logica, saprà dal suo fiasco siriano che la Russia sta proteggendo il Venezuela.

La forza politica è fuori. La forza militare è fuori. Rispetta la legge internazionale e la sovranità del Venezuela. Questo è l’ultimatum eminentemente ragionevole della Russia per Washington.

Ora, i disperati americani potevano ancora provare più sabotaggi, cyber o finanziari. Ma le loro opzioni sono limitate, contrariamente a quanto pensa Trump.

Come sono numerati i giorni della spavalderia imperialista americana. Ci fu un tempo in cui questa avrebbe potuto scatenarsi in tutta l’America Latina. Non più, evidentemente. Grazie in parte alla posizione e alla potenza militare della Russia.

Fonte: Strategic Culture

Traduzione: Lisandro Alvarado

https://www.controinformazione.info/la-russia-indica-agli-stati-uniti-la-linea-rossa-sul-venezuela/

Corso di aggiornamento per giornalisti

Non vorrei che questa restrizione  mentale degli inquirenti, questa laconicità e riduzione del processo al solo Oseghale per un solo omicidio-smembramento,  mentre la sua perizia ci dice che ne ha fatto chissà quanti altri, dipenda dal voler nascondere all’opinione pubblica la dimensione enorme e mostruosa del fenomeno   – perché il fenomeno  l’hanno importato i governi Renzi e Gentiloni, e perché  si sa,  gli italiani “sono razzisti” ,  “anti-immigrati”,  e non devono essere eccitati  in questi loro  negativi sentimenti.  Mi viene questa idea, perché  abbiamo tutti visto lo sforzo enorme dei  progressisti che controllano tv, radio e giornali, di imporre un linguaggio, come dire?, castigato e politicamente corretto non dare adito a “percezioni” deplorevoli negli italiani fon troppo inclini al razzismo  – e perciò a votare Salvini.

Dico questo perché  ssecondo un noto giornalista radio-televisivo, la  tentata strage dei 51 bambini doveva essere raccontata così: “Autista  squilibrato crea code sulla Paullese. Non altro”, essendo la notizia vera da diffondere “il nostro ministro dell’Interno  è razzista”.

 

Questi giornalisti pretendono di plasmare e torcere la nostra “percezione” . E in Tv, alla radio, nei giornali, lo fanno .
Il sottoscritto modestamente si unisce all’appello dello zio di Pamela, l’avvocato Verni:

L’articolo OSEGHALE HA CERTO SMEMBRATO ALTRE PAMELE. QUANTE E DOVE, NESSUNO DOMANDA proviene da Blondet & Friends.

Finché la barca va…

di Luciano Lago

L’ultima vicenda della nave Mare Jonio della Ong Mediterranea che ha traghettato 49 migranti dalle acque libiche del Golfo della Sirte fino a Lampedusa, ignorando tutte le intimazioni della Guardia di Finanza e delle autorità italiane, risulta troppo scopertamente una provocazione preordinata per creare un altro caso politico (simile a quello della nave Diciotti) e mettere sotto accusa il Governo ed il ministro dell’Interno Salvini.
L’azione fatta dal comandante Pietro Marrone, istigata e diretta da tal Luca Casarini, già esponente di formazioni della sinistra oltranzista, è stata talmente sfacciata che la Procura di Agrigento (la stessa che aveva messo sotto accusa Salvini per sequestro di persone) ha dovuto iscrivere il comandante della nave Marrone nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e mettere sotto sequestro la nave. Presto saranno sentiti anche i componenti dell’equipaggio.
Risulta evidente che la nave, una volta raccolti i migranti in mare, avrebbe dovuto, in base alle normative internazionali, contattare la guardia costiera libica o, in alternativa, le autorità poortuali più vicine, ovvero quelle libiche o tunisine. Invece niente di tutto questo, il solerte comandante ha avviato la nave direttamente verso il porto di Lampedusa per compiere la sua “missione” di traghettare (non salvare) i migranti verso la destinazione italiana che, con tutta evidenza, era stata prestabilita dagli scafisti che dai migranti (si presume) avevano ricevuto il compenso corrispondente. Come sempre avviene in questi casi, si può stabilire il coordinamento fra mafie che gestiscono il traffico dei migranti, scafisti e le ONG che opportunamente si trovano al largo delle coste libiche.
Bisogna dire che questo traffico era rimasto bloccato da mesi per la posizione intransigente del Governo Italiano e del ministro Salvini. Di conseguenza le mafie e gli scafisti necessitavano di un intervento esterno per rimettere in moto il meccanismo che aveva fruttato fino ad ora centinaia di milioni e prodotto molte vittime di affogamento in mare. Un fatturato troppo importante per non incentivare una nuova ripresa del traffico marittimo.
Ecco che opportunamente, per una coincidenza di interessi, arriva il Casarini, capo missione, che si incarica di coordinare la nave Mare Jonio affinchè provveda a rimediare un carico di migranti in acque libiche e ripartire alla volta di Lampedusa per dare il segnale di luce verde alla ripresa del traffico. Il messaggio doveva essere chiaro: in Italia si può sbarcare.

Luca Casarini (foto ANSA)

Un messaggio che aspettano ansiosamente alcune centinaia di migliaia di migranti attualmente stazionati in Libia ed altrettanti in numero moltiplicato per dieci che si trovano nei paesi dell’Africa, dall’Eritrea alla Nigeria, al Mali ed al Senegal, in attesa di partire per tentare anche loro l’avventura in Italia.
Come ci si poteva aspettare, tutti gli esponenti della sinistra mondialista hanno immediatamente colto l’occasione per tornare ad intonare la solita litania del “apriamo i porti”, ” salviamo tutti in mare”, “bisogna accogliere tutti”, “Salvini un criminale”, ecc.. Senza dubbio tutto questo clamore a favore delle migrazioni dovrà essere ricordato al momento delle prossime elezioni di Maggio: gli Italiani hanno capito bene chi sono quelli che vogliono fare dell’Italia un campo profughi per mezza Africa senza controllo.

Sbarco nave Mare Jonio a Lampedusa

Questa volta però non è andato tutto liscio, Salvini non è caduto nella trappola, ha consentito lo sbarco in poche ore ma ha allertato le autorità per far bloccare la nave. In questo caso i reati sono troppo evidenti per non essere contestati e, se si vuole adottare un provvedimento motivato, a nostro avviso, non soltanto sarebbe contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma anche il concorso esterno in associazione mafiosa (art. 416 Bis C.P.).. Si tratta di accertare la contiguità criminale derivante dall’eventuale collegamento fra ONG e scafisti che si può desumere dalle telefonate e dalle comunicazioni intercorse fra la nave e gli scafisti.
Si può sperare che gli inquirenti questa volta vadano fino in fondo ed il tutto non si chiuda con una soluzione “all’Italiana”, visto che da questo dipende il messaggio da far arrivare ai potenziali migranti in Libia, in Africa ed agli scafisti pronti a riprendere il traffico se riceveranno luce verde dalle ONG, le stesse che sono in attesa di rimetter in mare le loro barche. “Fin che la barca va”……..può crescere il business per tutti, scafisti, ONG, mafie e cooperative d’accoglienza.

https://www.controinformazione.info/fin-che-la-barca-va-cresce-il-business-delle-ong-e-degli-scafisti-nel-mediterraneo/

Col senno di poi

L’attacco a Bankitalia e l’Economia malata
di Riccardo Gallo – Corriere delle Sera – Economia 18 marzo 2019

Quarant’anni fa, la mattina di sabato 24 marzo 1979, due drammi concatenati ferirono il governo dell’economia del paese. Primo, il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Mario Sarcinelli, fu arrestato e il governatore Paolo Baffi subì il ritiro del passaporto. La Procura della Repubblica di Roma li accusò di favoreggiamento e interesse privato in atti di ufficio nella vigilanza sul credito al gruppo chimico Sir-Rumianca di Rovelli. Secondo dramma, poche ore prima, Ugo La Malfa, presidente del Partito repubblicano italiano e da tre giorni ministro del Bilancio e vicepresidente del Consiglio del quinto governo Andreotti, fu colpito da un ictus cerebrale, morì il lunedì 26. Il giorno prima, venerdì 23, Antonio Maccanico, segretario generale al Quirinale, scrisse nei suoi diari che aveva appreso dal capo della Procura di Roma che un sostituto procuratore intendeva agire contro il vertice della Banca d’Italia, lui aveva sospettato fosse per una certa questione politico-affaristica, e allibito ne aveva informato Pertini, Baffi e La Malfa. Sabato 24 mattina, Ciampi, direttore generale della Banca, percorreva in auto via Nazionale per recarsi in ufficio quando incrociò un’ambulanza a sirene spiegate. Solo dopo seppe che trasportava in clinica La Malfa morente. Arrivato in Banca, s’imbatté nel ciclone giudiziario (lo raccontò Ciampi ad Arrigo Levi in Da Livorno al Quirinale, il Mulino 2010). The New York Times scrisse che l’assalto dei politici alla Banca d’Italia era paragonabile all’agguato delle Brigate rosse in via Fani un anno prima. Il proscioglimento arrivò in istruttoria nel 1981. Secondo Baffi (lettera a Giovanni Ferrara in Il grande gioco del potere, Sandra Bonsanti, Chiarelettere Milano 2013), quella vicenda si sommò ad altri motivi di angoscia per La Malfa e ne causò la morte. Gli altri motivi erano probabilmente il peso della scelta politica di fare un governo proprio con Andreotti e il rifiuto del senatore repubblicano Bruno Visentini a entrare nella compagine ministeriale.
Quattro anni prima, nell’estate 1975, Guido Carli si era dimesso da governatore e aveva indicato come successore, per la sua abilità a tenere rapporti politici, Ferdinando Ventriglia ben visto da Andreotti. La Malfa invece era riuscito a far nominare Baffi, per nulla sensibile a tali rapporti. È illuminante il saggio: Paolo Baffi, Servitore dell’interesse pubblico, lettere 1937-1989, a cura di Beniamino A. Piccone, Aragno Editore 2016. Il 31 maggio 1975, nelle sue ultime Considerazioni finali, alludendo alla guerra chimica e al dissesto delle aziende del settore, Carli aveva detto che l’insufficiente collegamento fra gli Uffici [ministeriali] del Programma e gli Istituti di credito speciale «può aver contribuito all’impostazione di programmi rivelatisi nel corso del tempo di impossibile attuazione; le imprese hanno puntato verso la conquista dei pareri programmatici nella convinzione che il credito non sarebbe mancato. In alcuni casi l’inclinazione a concedere agli uni ciò che era stato concesso agli altri ha portato a non preoccuparsi di duplicazioni di iniziative, dalle quali discendono distruzioni di ricchezza… Occorrerebbe affrontare con realismo l’esigenza di assegnare all’intermediario finanziario una parte più attiva nella gestione dell’impresa indebitata». Prima di andarsene, Carli aveva dunque suggerito che gli istituti speciali (vedi Imi) si caricassero sulle spalle la croce delle aziende chimiche da loro finanziate (vedi Sir). Il 28 febbraio 2019, in un incontro alla Treccani sul tema, dai più autorevoli esponenti della programmazione economica inizio anni Settanta non è stata pronunciata alcuna autocritica sulle distorsioni indotte nei mercati.
In quei giorni drammatici di quarant’anni fa, io lavoravo all’Imi con il presidente Giorgio Cappon a un improbabile piano di risanamento del gruppo Sir-Rumianca e alla costituzione di un consorzio bancario ai sensi della legge 787 del 5 dicembre 1978 che recepiva il suggerimento di Carli e che in definitiva avrebbe salvato l’Imi. Con articoli sul Corriere della Sera nel corso del dibattito parlamentare, Visentini aveva argomentato le sue perplessità su quella soluzione. Il primo dossier sulla scrivania del nuovo ministro del Bilancio era l’Imi-Sir. Io ero molto amico dei La Malfa e, prima del malore di sabato 24, Giorgio aveva fissato per il lunedì pomeriggio un mio incontro con Ugo ministro per illustrargli i termini economico-industriali del problema. L’affare che ispirò l’attacco alla Banca d’Italia riguardava però non la Sir, ma l’Italcasse e la pretesa di “sistemare” 300 miliardi di debiti dei Caltagirone. Lo scrisse Maccanico nel suo diario, lo confidò il giorno seguente Cappon a pochi di noi dell’Imi, lo disse Baffi (Cronaca di una vicenda giudiziaria, Panorama 11 febbraio 1990). Morto Ugo La Malfa, su richiesta di Giorgio per spirito di partito, Visentini accettò di subentrargli al Bilancio, affrontò il dossier Sir, pretese che Rovelli uscisse di scena, solo così fece approvare dal Cipi il piano per il consorzio bancario. Il quale poi non funzionò, si risolse in espiazione di colpa degli istituti speciali, con una parziale conversione di crediti a capitale per la copertura di perdite pregresse, fino a che nel 1980 la Sir fu commissariata e liquidata con una legge che ricalcò l’amministrazione straordinaria varata il 3 aprile 1979.
Pochi mesi prima di morire, al congresso del partito nel giugno 1978, Ugo La Malfa preannunciò la sua uscita di scena, ricordò che per risolvere i problemi del paese le aveva provate tutte, ma invano, perciò passava il testimone ai congressisti (L’avvenire che ho voluto, Edizioni della Voce 1978). Sull’economia reale indicò quattro problemi di fondo: il peso dell’eredità culturale protezionistica e autarchica; la proliferazione delle società partecipate dallo Stato al servizio di questo o quel politico; il lavoro nero; la disoccupazione nel Mezzogiorno.

Ci vollero altri 15 anni perché le scorie di protezionismo e autarchia ereditate dal ventennio fascista fossero sciolte con il completamento del Mercato unico europeo nel 1992. E tuttavia solo le medie imprese hanno innovato e si sono internazionalizzate, conseguendo benefìci di redditività e dando più lavoro, mentre le grandi in molti casi non ce l’hanno fatta e il sistema produttivo italiano nel complesso è declinato perché impreparato a competere senza protezione statale. Rigurgiti di incultura autarchica, trasversali agli schieramenti politici, alimentano tuttora slogan subliminali e perversi come settore strategico e compagnia di bandiera.
Il numero di società partecipate dalle Amministrazioni pubbliche è salito a 6.470 nel 2009 e a 9.184 nel 2016. Nonostante il ministro dell’Economia invochi rispetto per le società quotate, Lega e 5Stelle hanno occupato i cda perfino delle società controllate da Cassa depositi e prestiti, sbugiardandone il carattere privato sentenziato dalla Corte Costituzionale.
L’economia sommersa e illegale nel 2016 secondo l’Istat (ultima rilevazione) valeva più di 210 miliardi, il 12,4 per cento del pil, con un’incidenza di un terzo nei servizi e di un quarto nel commercio, nei trasporti, negli alloggi e nella ristorazione. Nel 1978, la percentuale dei lavoratori irregolari superava il 20 per cento (Gaetani d’Aragona 1979). Per il 2016 l’Istat lo ha calcolato al 16 per cento, ma con una punta del 47 per cento nei Servizi alle persone.
La disoccupazione nel Mezzogiorno è più che raddoppiata dall’8 per cento del 1978 al 18,4 del 2018 (Istat). L’indebolimento del Mezzogiorno trova riscontro in questi giorni nella vastità del ricorso al reddito di cittadinanza, che però è un indennizzo, non una soluzione delle cause del problema.
Il mancato superamento dei dualismi del paese e il perdurare degli attacchi istituzionali («Sono diversi anni che Bankitalia non ci prende», Di Maio 19 gennaio 2019) da quarant’anni sono due facce della stessa realtà.

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In altre parole, mentre la Corte europea di giustizia decideva che la richiesta di accesso agli atti di Varouflakis e di De Masi ex deputato europeo, riguardante la decisione della BCE del 2015 di chiudere la liquidità alle banche greche – ricordate quando i cittadini greci non potevano prelevare più di un tetto a settimana e furono costretti a pagare la benzina in contanti ? – e i pareri legali privati da essa consultati, decisione che ricattò il governo greco ad accettare la cura da cavallo di austerità imposta al popolo greco, io ricevevo una lunga mail di spiegazione dalla stessa BCE in cui fa valere, con tanto di riferimenti giuridici a catena, che la decisione di commissariare la Carige del 1 gennaio scorso indirizzata al governo italiano, è legittima ma è legittimo non renderla pubblica.

Cioè i cittadini italiani non potranno mai sapere quali sono i termini con cui la BCE ricatta il governo in modo da spingerlo a commissariare la Carige né è dato sapere quali sono i ragionamenti contabili e finanziari che hanno portato a questa decisione (esattamente come le decisioni di imporre il bail in alle 4 banche popolari) rimasta segreta in virtù di una semplice generica “riservatezza delle informazioni” prevista dalla decisione ECB 2004/3

La BCE rifiuta l’accesso a un documento la cui divulgazione arrechi pregiudizio alla tutela di quanto segue:

  1. c) la riservatezza delle informazioni, tutelata come tale dal diritto comunitario

Nel caso del ricorso di De Masi e Varouflakis in pratica, la BCE legittima la non divulgazione del parere legale esterno non perché documento esterno, ma perché ad uso interno, in pratica per proteggere le fonti private e professionali esterne, mentre nel caso Carige nega l’accesso alla sua decisione- esterna e a uso esterno- semplicemente per “riservatezza delle informazioni”.

Semplicemente la BCE nega l’accesso a tutti quegli atti che potrebbero sollevare dubbi o proteste, perché nel caso greco la BCE ha nascosto il parere legale che l’ha indotta a chiudere il rubinetto della liquidità alle banche greche (banconote) nel 2015 mentre in questo caso nega l’accesso alla decisione che l’ha portata a imporre il commissariamento della banca Carige. Se le giustificazioni di tale commissariamento fossero cristalline e inoppugnabili, perché mai negarne l’accesso agli atti?

Indipendenza significa anche totale mancanza di trasparenza?

E’ ora di dire BASTA a questa eurodittatura che è la negazione stessa di un’Europa unita, florida, democratica e che a lungo andare costituisce solo una gran minaccia alla pace sia in Europa che nel mondo.

Nforcheri 14/3/2019

Riferimenti

http://www.finanzaonline.com/notizie/ue-dice-no-a-varoufakis-e-blinda-bce-documentazione-stop-fondi-a-grecia-rimane-off-limits

Il profitto prima di tutto

Il 737 MAX ha due computer di controllo del volo. Ciascuno è collegato a uno solo dei due sensori di angolo di attacco. Durante un volo, solo uno dei due computer esegue il controllo MCAS. Se rileva un angolo di attacco troppo alto, abbassa lo stabilizzatore orizzontale per circa 10 secondi. Quindi attende per 5 secondi e legge di nuovo il sensore. Se il sensore continua a mostrare un angolo di attacco troppo alto, abbassa nuovamente lo stabilizzatore per far abbassare la prua dell’aereo. MCSA è indipendente dal pilota automatico. È anche attivo nel volo manuale. C’è una procedura per disattivarlo ma ci vuole tempo. Uno dei sensori di angolo d’attacco sul volo indonesiano era difettoso. Sfortunatamente era quello connesso al computer che gestiva il MCAS. Poco dopo il decollo, il sensore segnalò un angolo di attacco troppo alto anche se l’aereo volava in normale salita. Il MCAS si accese e mise in picchiata gli aerei. I piloti hanno reagito disabilitando l’autopilota e tirando la cloche. Il MCAS si accese di nuovo lanciando l’aereo ancora in picchiata. I piloti tirarono di nuovo la cloche. Questo accadde circa 12 volte prima che l’aereo precipitasse in mare.
Implementare un automatismo rilevante per la sicurezza e che dipende da un solo sensore è una progettazione estremamente scadente. Anche avere un automatismo di controllo del volo acceso anche quando il pilota vola manualmente è una pessima scelta. Ma il vero crimine era che Boeing nascondeva ciò. Né le compagnie aeree che hanno acquistato gli aerei né i piloti che vi volano furono informati del MCAS. Non sapevano che esiste. Non sapevano del sistema automatico che controllava lo stabilizzatore anche quando l’autopilota era spento. Non avevano idea di come potesse essere disattivato.

http://aurorasito.altervista.org/?p=5947

Guerra ibrida

Nell’ultimo capitolo delle pressioni esercitate da Washington sul Venezuela, le autorità di Caracas hanno denunciato che gli USA hanno lanciato una “guerra elettrica”contro il paese che negli ultimi giorni ha causato grandi black out del servizio in vari stati causando falle nel servizio di telecomunicazioni, oltre alle interruzioni nella distribuzione della rete idrica, nei trasporti, nei servizi bancari e negli ospedali.
Il servizio è stato poi ripristinato e l’autorità giudiziaria sta mettendo sotto accusa i responsabili fra cui lo stesso Juan Guaidò, per la sua partecipazione all’operazione di sabotaggio.

Ministro Lavrov

Nella giornata di oggi si è registrata anche la dichiarazione del ministro degli esteri russo Lavrov, il quale ha respinto con durezza la dichiarazione del Dipartimento di Stato USA che aveva invitato la Russia a uniformarsi alle direttive dei Washington di non acquistare il petrolio e venezolano.
“Questa richiesta fatta dagli USA è contraria al diritto internazionale ed alla carta delle Nazioni Unite. La Russia manterrà i suoi impegni presi con il governo del Venezuela”, questa la risposta del cancelliere Lavrov.
Lo stesso atteggiamento di Mosca viene mantenuto anche dal governo di Pechino e di Nuova Delhi, paesi che non sono disposti ad uniformarsi all’embargo decretato dagli USA contro il Venezuela.

Fonte: Hispan Tv

Traduzione: Lisandro Alvarado

https://www.controinformazione.info/la-cina-offre-aiuto-al-venezuela-di-fronte-al-sabotaggio-elettrico-fatto-dagli-usa/

Patagonia

Alla “fine del mondo”, nelle regioni più meridionali dell’Argentina e del Cile, si trova la terra della Patagonia, in gran parte ancora incontaminata che ha ispirato innumerevoli naturalisti ed avventurieri col drammatico paesaggio e bellezze naturali. Per molti, è un luogo ritenuto ancora straordinariamente intatto e lontano dal caos del mondo moderno. Tuttavia, sono proprio queste qualità, nonché il grande potenziale petrolifero e gassoso della regione e l’abbondanza di riserve di acqua dolce alimentate dai ghiacciai, che lo collocano nel mirino dei predatori, predatori armati di miliardi di dollari, potente influenza su politica e stampa argentina, così come alleanze con organizzazioni finanziarie internazionali controverse ed elementi chiave della lobby sionista globale. Contesa per le sue risorse ancora in gran parte intonse, la Patagonia è diventata l’obiettivo di una fitta rete di noti miliardari ed élite globali, che trascorsero gran parte degli ultimi due decenni e mezzo cercando di trasformare quest’area nel loro Stato indipendente. In effetti, sebbene molti di tali miliardari abbiano già creato di fatto Stati privati in cui godono di un’impunità quasi totale nella Patagonia argentina, altri sono alla base di importanti sforzi per la secessione del territorio. Altri ancora spingono il governo argentino a scambiare la Patagonia con la richiesta di “cancellare il debito” come modo per allentare la situazione economica argentina che, per inciso, fu n gran parte creata da tale stesso gruppo di miliardari. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), le cui connessioni con questa rete miliardaria sono considerevoli, vi ha avuto un ruolo smisurato. Eppure questa sembra essere più di una semplice impresa di importanti oligarchi e l’élite globale, ed elementi di spicco della lobby sionista internazionale intimamente coinvolti, così come lo Stato d’Israele, anche se la portata del coinvolgimento di quest’ultimo è discusso. Il loro interesse ruota su rivendicazioni che risalgono alla fondazione del sionismo nel 19° secolo, quando figure venerate del sionismo come Theodore Herzl discutevano dell’Argentina come potenziale patria per uno Stato etnico ebraico. Da allora, altri notabili sionisti, compresi i passati ambasciatori israeliani in Argentina, sostennero che Israele è per gli “ebrei europei” mentre gli “ebrei americani” devono impossessarsi dell’Argentina. In particolare, il metodo suggerito da Herzl come mezzo per creare uno Stato sionista nella sua opera fondamentale “Lo Stato ebraico” comporta lo scambio di debito per il territorio.
Nella prima parte di questa serie investigativa, MintPress esplora lo Stato indipendente di fatto creato dal miliardario e sionista inglese Joe Lewis, un vecchio socio del controverso finanziere ungherese-statunitense George Soros. Lewis essenzialmente acquisiva i governi locale, regionale e persino nazionale dell’Argentina, permettendogli di operare impunemente mentre acquisisce sempre più territorio con acquisti di terre (se ce ne sono) dalla legalità dubbia, intimidazioni e minacce ai locali, usurpazione di acqua ed energia cruciali risorse per le città locali e gestione del proprio aeroporto internazionale privato che nessuno, a parte lui, controlla. I rapporti successivi di questa serie esamineranno gli altri attori chiave in questo sforzo per creare uno Stato della Patagonia, vale a dire gli oligarchi argentini Marcelo Mindlin e Eduardo Elsztain, profondamente legati alla lobby sionista globale e all’Americas Society fondata da Rockefeller, e stretti soci di Soros. Infine, il ruolo di costoro e dei loro sodali negli sforzi per usare la schiavitù del debito del FMI per premere sul governo argentino a scambiare il debito col territorio sarà rivelato, così come il ruolo della lobby sionista e figure di spicco nell’élite globale.

La città che ha combattuto
La pittoresca cittadina di montagna di El Bolsón, incastonata tra le pittoresche vette rocciose della Patagonia argentina e famosa per le leggende locali di gnomi ed elfi, può sembrare un epicentro improbabile di una battaglia nazionale che mette in collisione i locali contro potenti miliardari stranieri, miliardari che non solo saccheggiano le ricche risorse del Paese, ma ne erodono la sovranità nazionale con accordi a porte chiuse coi capi politici più potenti e più corrotti dell’Argentina. Tuttavia, per quanto improbabile possa sembrare il ruolo di questa sonnolenta cittadina nella provincia argentina del Río Negro, per oltre un decennio molti locali utilizzarono ogni strumento a disposizione per opporsi allo sforzo di un miliardario di trasformare la città e gran parte di Río Negro nel proprio feudo personale. Questa lotta vide massicce dimostrazioni a El Bolsón contro il miliardario inglese Joe Lewis, con alcune che attirarono almeno 15000 partecipanti, l’80% dell’intera popolazione della città. Lewis, dal valore di circa 5,2 miliardi di dollari secondo Forbes, è meglio conosciuto in occidente per possedere la squadra di calcio inglese Tottenham Hotspur, le sue vaste proprietà di lusso e le località del golf nelle Bahamas e in Florida, possesso di marchi noti come Puma sportswear e Vans shoes. Viene spesso descritto come un miliardario “autoprodottosi”, essendo nato da una povera famiglia ebrea a Londra, che si fece strada fino a diventare uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra. Dalla metà degli anni ’90, Lewis costruisce un impero in Patagonia, essendo diventato proprietario di vaste proprietà a nord di El Bolsón che, tra le altre cose, contiene quasi tutte le riserve idriche della città, oltre a quelle della vicina comunità agricola Mallín Ahogado, e il potere de facto dietro Pampa Energía, la compagnia che controlla la maggior parte della produzione di elettricità in Argentina. La seconda parte di questa serie si concentrerà sul ruolo di Lewis nella Pampa Energía, così come del suo socio Marcelo Mindlin.

L’articolo completo è su https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61723

Se lo dice un banchiere

A partire dal  momento in cui 22 paesi della UE su 29  diventavano membri integrali  della NATO, lo spirito iniziale di Maastricht “Europa per la Pace” (sic)   era inevitabilmente   volto al contrario dall’ingerenza degli Stati Uniti per i suoi propri obiettivi geopolitici.  Ho voluto mettere a nudo questo “tradimento”  nella speranza di far tornare la Francia nello spirito di non allineata e  di una Europa  indipendente dagli Stati Uniti voluta da De Gaulle e Mitterrand.   E’ ancora possibile”.

Come mai questa urgenza?

“Ciò che mi ha impressionato  – risponde il banchiere – è, dal 2014,  il montare della retorica aggressiva  dei comunicati unanimi e pubblici all’uscita delle riunioni dei  ministri degli Esteri, poi dei capi di Stato e di governo del G7 e della NATO.  Il rullo compressore americano e il loro dominio efficace della comunicazione, mirante allo scontro con la Russia.  La dinamica aggressiva di gruppo dei G7 e della NATO è inquietante.  L’opinione pubblica non ha alcuna presa su questa avanzata da sonnambuli della NATO verso un conflitto armato nell’Est Europa”.

Ancora una volta, bisogna ricordarsi che non stiamo leggendo Giulietto Chiesa, ma un banchiere globale.   Una guerra in Europa?!

“Il rischio è reale”, risponde Hannoun. “La NATO  è un meccanismo di allineamento in materia di difesa, dell’Unione Europea sugli Stati Uniti. Ora, questi hanno una postura ogni giorno più bellicosa.  Si può temere il peggio se non si pone fine all’embricazione della  Unione Europea con la NATO, il che richiede che i 22 paesi della UE escano dall’Alleanza.   Non si può fermare la deriva verso “l’Europa della Guerra” se non tagliando il legame  di subordinazione   stabilito dagli Usa tra la NATO; che loro controllano, e la UE”.

Hannoun prosegue:  il vero motivo di questa aggressività inutile e pericolosa, è che “il sistema militare-industriale deve inventarsi  un nemico per giustificare le enormi spese militari della NATO: mille miliardi di dollari annui”.     Ed è senza senso continuare a  ripetere che la Russia ci minaccia:    un paese di 146 milioni di abitanti, che non è una grande potenza, e che a malapena destina alla difesa 50 miliardi annui.  Parte di quei mille miliardi potrebbero essere diretti a riduzioni della povertà, alla soluzione dei problemi idrici o al miglioramento del sistema sanitario, ma no – quelli del sistema militare-industriale voglio preservare l’allocazione del’immenso capitale per i loro scopi.

https://www.maurizioblondet.it/usa-una-vecchia-tigre-di-paglia/