A chi serve la TAV?

Non a caso Zbigniew Brezezinski, con chiarezza imperiale, ritiene che l’area attraversata dai Corridoi I, V e “dei due mari” sia il centro critico della sicurezza europea per: << L’obiettivo strategico fondamentale dell’America in Europa [ che] consiste quindi, molto semplicemente, nel rafforzare, attraverso una più stretta collaborazione transatlantica, la testa di ponte americana sul continente euroasiatico, in modo che un’Europa allargata possa servire a estendere all’Eurasia l’ordine

Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Zbigniew Brzezinski (1998).

Mia Sovrapposizione dell’area critica (linea nera) sui corridoi transeuropei programmati sul territorio italiano.

La facilità e la rapidità di dispiegamento militare rendono infatti le installazioni continentali in grado di fornire una pronta risposta alle crisi locali ed alle necessità di intervento che si verificassero. Il dispiegamento rapido nelle aree di crisi non necessita quindi di una rete di installazioni e di una presenza stabile sul territorio quanto piuttosto di accordi di utilizzo delle installazioni in caso di necessità ed altre facilitazioni. La presenza militare all’estero assume quindi un’importanza soprattutto locale, maggiormente connessa al controllo territoriale ed alla possibilità di influenzare le politiche di difesa dei paesi ospitanti. La presenza militare estera degli Stati Uniti assume quindi un dispiegamento su scala globale, estendendosi a gran parte dei paesi mondiali, ed un’attività a scala macro-regionale, essendo destinata a risolvere problematiche che potrebbero svilupparsi contemporaneamente ed in differenti paesi >> (11)

ll Rimland dell’Eurasia comprende le terre della fascia esterna: l’Europa costiera, i deserti d’Arabia e del Medio Oriente, l’Asia dei Monsoni. E’ uno spazio cerniera tra le potenze di mare e quelle di terra, che può essere attaccato da entrambe ma che, nello stesso tempo, consente di dominarle, dato che rappresenta il teatro di scontro. Il controllo del Rimland può garantire la possibilità di neutralizzare il potere dello Heartland…chi domina il Rimland domina l’Eurasia. Chi domina l’Eurasia ha in mano i destini del mondo.

http://www.conflittiestrategie.it/tav-corridoio-v-nato-e-usa-dalla-critica-delleconomia-politica-al-conflitto-strategico-di-luigi-longo

 

Il petrodollaro e l’impero

L’ascesa del fenomeno del petrodollaro dura finché i Paesi che hanno bisogno di petrolio, avranno bisogno del dollaro. Finché i Paesi chiedono dollari, gli Stati Uniti possono continuare a investire enormi quantità di debito per finanziare la loro rete di basi militari globali, salvare Wall Street, comprare missili nucleari e ridurre le tasse ai ricchi. Ma cosa succede se i Paesi escono dallo schema e cercano di liberarsi dal sistema del petrodollaro? L’esempio più notevole è l’Iraq, che iniziò a vendere petrolio per euro invece che dollari, che l’Iraq chiamò valuta di uno “stato nemico” nel 2000. Questa era una mossa logica per l’Iraq in quanto il Paese era sotto un brutale regime di sanzioni ONU, che causò la morte di 500000 bambini iracheni di malnutrizione, un prezzo accettabile per l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Madeleine Albright. L’Iraq sapeva che gli Stati Uniti potevano usare il loro controllo sui mercati finanziari internazionali per punire ulteriormente un Paese dipendente dal dollaro. L’uscita dal dollaro fu solo un’altra ragione per cui l’Iraq è finito nel cosiddetto “Asse del Male” di George Bush. Solo poche settimane prima dell’invasione dell’Iraq, Sadam Husayn si vantò del fatto che il conto petrolifero in euro dell’Iraq guadagnava un tasso di interesse più alto che non in dollari. Gli Stati Uniti trasformarono prontamente l’Iraq in un inferno in Terra, rovesciarono il governo di Sadam, lasciandosi alle spalle oltre un milione di iracheni morti. L’approvvigionamento petrolifero iracheno era tornato sotto il controllo societario degli Stati Uniti e, per estensione, sotto il controllo dell’egemonia mondiale del dollaro. Anche la Libia aveva piani per indebolire la presa del dollaro sul commercio mondiale del petrolio. Un’e-mail del consigliere e alleato di Hillary Clinton Sidney Blumenthal, cancellata dal sito web del dipartimento di Stato, rivelava che l’intelligence francese aveva scoperto le vaste riserve d’oro e argento della Libia e temeva che sarebbero state utilizzate per sostenere una valuta panafricana, il Dinar, rivaleggiando con franco, euro e dollaro. L’e-mail descriveva casualmente le motivazioni della Francia per intervenire, il petrolio, ovviamente, in cima alla lista: “Il desiderio di ottenere una quota maggiore della produzione petrolifera della Libia
Aumentare l’influenza francese in Nord Africa
Migliorare la situazione politica interna in Francia
Fornire alle forze armate francesi l’opportunità di riaffermare la propria posizione nel mondo
Affrontare la preoccupazione dei consiglieri sui piani a lungo termine di Gheddafi di soppiantare la Francia come potenza dominante nell’Africa francofona”
Mentre gli sforzi iniziali per distruggere la Libia furono guidati da Francia e Gran Bretagna, alcuno di tali obiettivi era in alcun modo discutibile o contrario agli obiettivi della politica estera degli Stati Uniti e all’interesse di mantenere il sistema del petrodollaro, motivo per cui gli Stati Uniti rapidamente guidarono la campagna di assassinio. Nonostante le proteste di massa pro-governative di oltre un milione di persone contro l’intervento della NATO, ignorate dai media corporativi, nei mesi successivi il leader libico Muammar Gheddafi fu linciato dai ribelli armati dalla NATO nelle strade di Tripoli. Parte del motivo per cui gli Stati Uniti continuano a mantenere una presenza militare così pesante in Bahrayn, Iraq, Quwayt, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Israele, Giordania, Yemen, Siria e così via è quella che le basi statunitensi in questi Paesi servono come trampolini per l’invasione contro il prossimo Paese petrolifero che cerchi di sfidare l’ordine finanziario globale. Dove c’è petrolio, in un certo senso, gli Stati Uniti devono andare al fine di garantire che il sistema del petrodollario sia preservato. Il petrolio guida letteralmente la politica estera degli Stati Uniti. Tuttavia, sempre più persone vedono gli inganni finanziari nordamericani per ciò che sono e gli USA possono solo costringere il mondo a rispettarlo per così tanto tempo.

http://aurorasito.altervista.org/?p=5422

Due pesi, due misure

Le autorità inglesi e i parenti della  famiglia hanno costantemente rifiutato qualsiasi contatto di Mosca con la coppia Skripal, nonostante più di 60 richieste ufficiali da Mosca in conformità con il diritto internazionale e nonostante il fatto che Yulia sia un cittadino della Federazione Russa con diritti consolari. È un oltraggio basato su un sottile strato di “prove”, con cui gli inglesi hanno costruito un edificio di censura contro Mosca, mobilitando una campagna internazionale di ulteriori sanzioni e espulsioni diplomatiche. Ora contrastiamo quella reazione faticosa, anzi l’iper-reazione eccessiva, con il modo in cui la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Francia, il Canada e altri governi occidentali stanno sempre così lentamente reagendo all’Arabia Saudita per il caso Khashoggi. Dopo quasi due settimane, da quando Jamal Khashoggi è entrato nel consolato saudita a Istanbul, in Turchia, il regime saudita soltanto questa settimana ha finalmente ammesso  eche il giornalista è stato assassinato nei loro locali – anche se, loro sostengono, in un “pasticcio d’interrogatorio”. I servizi segreti turchi e americani avevano in precedenza affermato che Khashoggi è stato torturato e ucciso nei locali del consolato saudita  da una squadra di 15 membri inviata appositamente  da Riyadh. Ancora in modo più raccapricciante, si afferma che il corpo di Khashoggi sia stato fatto a pezzi con una sega per ossa  dagli assassini, i suoi resti sono stati espulsi dall’edificio del consolato in scatole e trasportati in Arabia Saudita a bordo di due jet privati ​​collegati alla famiglia reale saudita. Inoltre, i turchi e gli americani sostengono che l’intero barbaro complotto per uccidere Khashoggi era stato fatto su ordine di alti governanti sauditi, implicando il principe ereditario Mohammed bin Salman. L’ultimo colpo di scena di Riyadh, è un tentativo di presentare come capro espiatorio  alcuni  “assassini canagliae di esonerare la Casa di Saudi dalla colpevolezza. Il fatto che il 59enne Khashoggi fosse un residente legale negli Stati Uniti e un editorialista del Washington Post ha senza dubbio dato al suo caso una copertura così prominente nei media occidentali. Migliaia di altre vittime della vendetta saudita erano state  regolarmente ignorate in Occidente.

https://www.controinformazione.info/il-doppio-standard-delloccidente-nel-raffronto-fra-due-sparizioni-simili/

Che burloni!

Tutte le carte del mazzo, jolly compresi, sono in mano a costoro. Non riusciremo a imporre una repubblica nella quale il capo dello Stato sia scelto da noi, responsabile in prima persona come tutti gli altri detentori protempore di cariche pubbliche, né che le istituzioni di garanzia siano attribuite per sorteggio tra i cittadini in possesso delle necessarie competenze. Non saremo in grado di restituire verità a una costituzione stravolta da rimaneggiamenti e interpretazioni interessate, sottraendo il monopolio alle caste che se ne fanno scudo e la usano come arma politica nel nome della “loro” legalità. I valvassini sono potenti e implacabili, dietro una facciata di tolleranza e democrazia. Del resto, anch’essi hanno paura: non temono la nostra collera, che hanno dimostrato di saper controllare fino a volgerla a proprio favore, ma il giudizio severo dei loro padroni valvassori, vassalli, conti e marchesi del nuovo feudalesimo al servizio dell’impero globale del denaro. Loro sì, padroni di tutto, possono spazzarli via senza fatica. Possiedono tutti i mezzi, determinano tutti i fini. Ai valvassini il compito ingrato di farci credere qualunque menzogna, a partire dalla più colossale, che la sovranità ci appartenga.

Il paradosso, nascosto dall’informazione asservita, sta negli autori di uno striscione che ha accolto Sergio Mattarella in una visita istituzionale. Il testo era quello dell’articolo 1 della Costituzione, la sovranità appartiene al popolo. Gli autori? Pessimi soggetti, militanti di Casapound. Fascisti impuniti, biechi provocatori nemici della repubblica democratica? Che burloni, avrebbe detto Gilberto Govi roteando gli occhi e atteggiando il volto mobilissimo di fronte agli spettatori paganti.

ROBERTO PECCHIOLI

https://www.maurizioblondet.it/i-padroni-della-legalita/

Il crepuscolo della guerra

di  Thierry Meyssan Se consideriamo la guerra in Siria non come un avvenimento a se stante, ma come il risultato di un conflitto mondiale durato un quarto di secolo, ci dobbiamo interrogare sulle conseguenze della ormai imminente cessazione delle ostilità. Il suo compiersi marca la disfatta di una ideologia, quella della globalizzazione e del capitalismo finanziario. I popoli che non lo hanno compreso, segnatamente in Europa Occidentale, si emarginano con le proprio mani dal resto del mondo. Le guerre mondiali non si concludono semplicemente con un vincitore ed un vinto. La loro fine traccia i contorni di un nuovo mondo. La prima guerra mondiale si è conclusa con la disfatta degli imperi tedesco, russo, austroungarico e ottomano. La cessazione delle ostilità è stata segnata dall’elaborazione di una organizzazione internazionale, la Società delle Nazioni (SDN) incaricata di abolire la diplomazia segreta e di regolare mediante arbitrato i conflitti tra gli Stati membri. La seconda guerra mondiale si è conclusa con la vittoria dell’Unione Sovietica sul Reich nazista e sull’Impero nipponico dell’hakkō ichi’u [1][2] , seguita da una gara tra gli alleati ad occupare le spoglie della coalizione sconfitta. Ciò ha dato i natali ad una nuova struttura, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), con il compito di prevenire nuove guerre e stabilendo una doppia legittimazione al diritto internazionale: l’Assemblea generale nella quale ogni Stato dispone di una sua voce a prescindere dalle proprie dimensioni, ed il Consiglio di Sicurezza, direttorio dei cinque principali paesi vincitori. La Guerra Fredda non è stata la Terza Guerra Mondiale: essa non è terminata con la disfatta dell’Unione Sovietica, ma con il suo collasso su se stessa, al quale non ha fatto seguito la creazione di nuove strutture, ma piuttosto l’integrazione degli stati ex URSS in seno alle organizzazioni preesistenti. La Terza Guerra Mondiale debutta in Yugoslavia, per proseguire poi in Afganistan, in Irak, in Georgia, in Libia, nello Yemen, per concludersi in Siria. Il campo di battaglia rimane circoscritto ai Balcani, al Caucaso, ed a quello che viene ormai chiamato “il Medio Oriente allargato”. E’ costata la vita ad innumerevoli popolazioni musulmane o cristiano ortodosse, senza troppo debordare nel mondo occidentale. E’ ora in corso di conclusione, a partire dal summit Putin-Trump, tenutosi a Helsinki. Le profonde trasformazioni che hanno modificato il mondo negli ultimi 26 anni hanno trasferito una parte del potere dei governi verso altre entità, sia amministrative che private, così come si è verificato il contrario. Per esempio, si è visto un’armata privata, Daesh, proclamarsi Stato sovrano. O ancora, il generale David Petraeus organizzare il più vasto traffico di armi della Storia durante la sua direzione della CIA, per portarlo avanti anche in seguito alle sue dimissioni a nome di una società privata, il fondo speculativo KKR.

Esercito siriano

Questa situazione può essere descritta come l’affrontarsi, da una parte, di una classe dirigente transnazionale e, dall’altra, dei governi responsabili nei confronti delle proprie popolazioni. Contrariamente alle imputazioni della propaganda, che attribuisce le cause delle guerre a circostanze immediate, tali cause sono da ricercarsi in ambizioni o rivalità, antiche e profonde. Spesso, solamente con il tempo possiamo comprendere la natura dei conflitti che ci divorano. Per esempio, pochissime persone hanno compreso quello che stava accadendo, al momento dell’invasione giapponese della Manciuria (1931) e hanno aspettato che la Germania invadesse la Cecoslovacchia (1938) per comprendere come le ideologie razziste stessero portando verso la Seconda Guerra Mondiale. Parimenti, in pochi hanno compreso che a partire dalla guerra di Bosnia Erzegovina (1992) l’alleanza tra la NATO e l’islam politico apriva la strada alla distruzione del mondo musulmano. Ancora oggi, malgrado il lavoro di storici e giornalisti, in molti non hanno realizzato l’enormità della manipolazione di cui siamo stati vittime. Si rifiutano di ammettere che la NATO abbia coordinato corpi ausiliari sauditi e jihadisti sul continente europeo. Si tratta in realtà di un fatto impossibile da contestare.[3] Parimenti, rifiutano di ammettere che Al-Qaida, accusata dagli Stati Uniti di avere perpetrato l’attentato dell’11 settembre, abbia potuto combattere sotto ordini NATO in Libia ed in Siria. E’ tuttavia un altro fatto che non può essere contestato[4].

Soldati esercito siriano

Il progetto iniziale che prevedeva di indirizzare il mondo musulmano contro il mondo ortodosso si è andato trasformando in corso d’opera. Non ha avuto luogo la “guerra di civiltà”. L’Iran sciita si è rivoltato contro la stessa NATO che aveva servito in Yugoslavia e si è alleato con la Russia Ortodossa per salvare la Siria multiconfessionale. Dobbiamo aprir bene gli occhi sugli avvenimenti storici e prepararci all’alba di un nuovo sistema mondiale, nel quale certi alleati di ieri diventano nemici, e viceversa. A Helsinki, è stata la Casa Bianca, non gli Stati Uniti, a concludere un accordo con la Federazione Russa: il nemico comune è, infatti, un gruppo transnazionale esercitante una sua autorità anche all’interno degli Stati Uniti. Questo potentato, ritenendo di rappresentare gli USA con maggior legittimità del Presidente eletto, non si è riguardato dall’accusare immediatamente il Presidente Trump di tradimento. Questo gruppo transnazionale è giunto a farci credere nella morte delle ideologie e nella fine della Storia: ci ha presentato la globalizzazione, vale a dire la dominazione anglosassone esercitata mediante la diffusione della lingua e dello stile di vita statunitensi, come conseguenza obbligata dello sviluppo delle tecniche di trasporto e della comunicazione. Ci ha assicurato che un unico sistema politico, la democrazia (il “governo del popolo esercitato dal popolo per il popolo”), era ottimale per tutte le popolazioni ed era possibile imporlo a tutte mediante l’uso della forza. Infine, ci ha presentato la libertà di circolazione di persone e capitali come la soluzione a tutti i problemi di mano d’opera e di investimento. Queste asserzioni, che facciamo nostre nella vita di tutti i giorni, non resistono nemmeno un minuto se ci si pone a riflettere. Dietro queste menzogne, questo gruppo transnazionale ha eroso sistematicamente il Potere degli Stati e accumulato le proprie fortune. Il versante che esce vincitore da questa lunga guerra difende al contrario l’idea che per scegliere il proprio destino, gli uomini devono organizzarsi in Nazioni definite sia a partire da una terra, che da una storia, che da un progetto comune. Sostiene, di conseguenza, le economie nazionali contro la finanza transnazionale. Abbiamo assistito al Campionato Mondiale di Calcio. Se l’ideologia della globalizzazione avesse vinto, avremmo dovuto sostenere non solo la nostra squadra nazionale, ma anche quelle di altri paesi, in funzione della loro appartenenza a strutture sovranazionali comuni. Facendo un esempio, i Belgi e i Francesi avrebbero dovuto sostenersi vicendevolmente, sventolando le bandiere dell’Unione Europea. Ma questo non è passato per la testa di nessun tifoso. Qui misuriamo il fossato che separa da una parte la propaganda che ci viene offerta e che noi assecondiamo e dall’altra, i nostri comportamenti spontanei. Malgrado le apparenze, la vittoria superficiale del globalismo non ha modificato il nostro modo di essere. Non è un caso, evidentemente, che questa guerra si concluda in Siria, la terra in cui, migliaia di anni fa, venne immaginata e prese forma l’idea di Stato. E proprio perché aveva un vero Stato, che non ha mai cessato di funzionare, la Siria, il suo popolo, il suo esercito ed il suo presidente hanno potuto resistere alla più gigantesca coalizione della storia, costituita dai 114 Stati membri delle Nazioni Unite. Thierry Meyssan Fonte: www.voltairenet.org Traduzione: Serena I. [1] L’hakko ichi’u (gli otto angoli del mondo sotto un solo tetto) è l’ideologia dell’Impero giapponese. Essa afferma la superiorità della razza giapponese ed il suo diritto a dominare l’Asia. [2] Le armate sovietiche infierivano sulla Manciuria lasciando pensare che Tokio stesse per presentare la sua resa a Mosca quando il presidente Truman fece uso di una seconda bomba atomica a Nagasaki. Costrinse in tal modo i Giapponesi ad arrendersi al generale McArtur, permettendo così al Pentagono di occupare questo paese. [3] “Des milliards de dollars d’armes contre la Syrie”, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 18 luglio 2017. [4] “Les Dollars de la terreur: les E’tats-Unis et les islamites”, Richard Labévière, Grasset, 1999. [5] Wie der Dschihad nach Europa kam. Gotteskrieger und Geheimdienste auf dem Balkan, Jürgen Elsässer, Kai Homilius Verlag, 2006. Version française : Comment le Djihad est arrivé en Europe (préface de Jean-Pierre Chevènement), Xenia, 2006. [6] Sous nos yeux. Du 11-septembre à Donald Trump, Thierry Meyssan, Demi-Lune 2017.

https://www.controinformazione.info/il-crepuscolo-della-guerra/

Venezuela

Non è un mistero che i servizi di intelligence degli USA stiano tentando da tempo di produrre un Golpe a Caracas per rovesciare il regime di Maduro e portare al governo esponenti dell’opposizione della destra filo americana. Per questo obiettivo Washington ha mobilitato il suo apparato in Colombia, paese satellite degli USA, in modo da utilizzare le basi colombiane per infiltrazioni e sabotaggi da attuare in Venezuela, tutto secondo la tecnica da manuale ben collaudata dei cambi di regime, come recentemente accaduto in Honduras. La strategia di Washington è quella di puntare su sanzioni contro il paese sudamericano, accompagnando queste con azioni di destabilizzazione e facendo leva su alcuni settori militari, con offerte di denaro e posizioni di potere qualora si realizzi  un cambiamento di regime. Naturalmente gli statunitensi contano anche sul malcontento della popolazione per la disastrosa situazione economica prodotta dalla incapacità del governo di gestire l’economia e controllare la corruzione e gli accaparramenti di derrate alimentari atttuate dagli speculatori. Nel paese manca tutto. di deve fare la fila per ore per procurarsi cibo e generi di necessità, il denaro locale, il Bolivar, è ormai carta straccia e decine di migliaia di cittadini all’esasperazione lasciano il paese diretto verso la Colombia il Brasile., il Perù e gli altri paesi del continente. La responsabilità di questo fallimento è prima di tutto del Governo che ha preteso di applicare le ricette vetero comuniste nel paese causando la fuga degli imprenditori e della classe media, che era quella che sosteneva l’economia venezuelana. Il paese sarebbe potenzialmente molto ricco (fra petrolio e materie prime) ma è stato ridotto al totale disastro economico dall’incompetenza e dalla corruzione della classe politica post chavista. Hugo Chavez (morto in circostanze da chiarire) aveva avuto il merito di rompere la cappa di dipendenza neocoloniale del Venezuela dagli USA ma ha avuto il demerito di non essere stato in grado di avviare una vera riforma economica del paese su base di recupero e sviluppo delle risorse nazionali. A tutto questo si sono aggiunte le sanzioni ed il boicottaggio fatto dagli USA e dai loro paesi satelliti che hanno messo in ulteriore difficoltà il Venezuela. Soltanto la Cina, interessata alle risorse del paese,  si è fatta avanti fornendo un mega finanziamento al paese per sopperire al forte debito di Caracas con il circuito finanziario internazionale. Maduro è ormai un personaggio screditato,giudicato  incapace e poco affidabile. Alcuni ambienti militari suggeriscono una sua sostituzione per via legale. Si attende di vedere quali potranno essere gli sviluppi della situazione. Fonti: Tele Sur   Resumen Latinoamericano Traduzione e sintesi: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/autorita-giudiziaria-del-venezuela-indaga-su-tentativo-di-assassinio-del-presidente-maduro/

Chi è Mister Browder?

Ora, è il caso di capire che cosa ha fatto Magnitsky, la povera vittima  dei crudeli russi, per il suo cliente Browder.  Ha aperto società fittizie in Kalmukia, una provincia buddhista e autonoma, a cui Mosca ha dato importanti esenzioni fiscali nella speranza che investimenti stranieri potessero innescare lo sviluppo economico.  Quelle che  vi ha aperto Magnitsky non hanno certo innescato alcun miracolo economico; non erano che caselle postali in cui transitavano milioni e miliardi  per poi venir dichiarate fallite e chiuse. Il punto è che queste società, formalmente di cittadini russi, acquistavano azioni di società russe che Mosca, memore del gran saccheggio degli oligarchi, vieta di vendere a stranieri.

S. Magnitsky, il complice di Browder.

E non basta:  Magnitsky ha intestato queste società a handicappati fisici e psichici kalmukki, approfittando del fatto che le leggi russe hanno esentato queste povere persone  da ogni imposta. Proprio   nel docu-film che gli europarlamentari non hanno potuto vedere, alcune di queste  persone, limitate e talora analfabete, si fanno intervistare: e raccontano la di come  siano state fatte firmare loro delle carte che non hanno potuto leggere, e di come avessero ricevuto per questo un po’ di denaro: modestissimi  compensi,  in confronto ai miliardi che passavano nei “loro” conti per finire chissà dove.  Più precisamente, in una  rete finanziaria oscura, gestita da grandi nomi dell’ebraismo: l’editore Robert Maxwell, britannico nato in Cecoslovacchia, il banchiere “libanese” Edmon Safra (alla cui banca il FMI affidò 4 miliardi destinati ad aiuti  speciali alla Russia in rovina: ovviamente spariti) e Boris Berezovski: tutti e tre morti in circostanze  misteriose ed atroci, tutti e tre indicati poi come agenti del Mossad  che forse avevano avuto un ripensamento.

Proprio per sapere dove sono finiti i soldi, la procura russa ha avanzato formale richiesta di poter interrogare Browder in Usa: cosa a cui Browder si rifiuta con scatti  ridicoli, e vere e proprie fughe davanti ai mandati di comparizione, accusando Putin di essere il nuovo Hitler, al punto da suscitare qualche dubbio anche negli americani informati:  capisco che non si  fidi  dei procuratori di Mosca, ma perché fugge la giustizia americana?

La posizione di  Browder si fa sempre meno sicura. Boris Berezovsky, lì oligarca ebreo che abitava a  Londra, si disse, è stato ucciso perché aveva avanzato personale richiesta a Putin, per lettera, chiedendo di poter tornare in Russia. Ora il capo delle sue guardie del corpo, Sergei Sokolov, è arrivato  a Mosca portando i documenti che Berezovsky aveva raccolto e che intendeva portare come “agevolazione” del suo ritorno: da essi   risulta che Browder era un agente ella Cia negli anni in cui operava in Russia, per poi passare ai servizi britannici M16, e che  le sue attività finanziarie erano solo parte del progetto generale di  condurre una guerra economica contro la Russia.

Nello stesso docu-film che gli europarlamentari non hanno potuto vedere,    appare anche una intervista a Magnitky in prigione, dove costui dice che teme che il suo cliente Browder la farà ammazzare  per impedirgli di chiamarlo in correità.

A questo punto, avete il diritto di chiedervi come mai questo documentario doveva proprio essere presentato all’euro-parlamento. Semplice: perché è stato  il Parlamento Europeo a pagarlo, finanziando il suo realizzatore, il giornalista russo Andrei Nekrassov.  E perché Nekrassov? Perché è ostilissimo a Putin e  noto per aver attaccato in modo documentato il suo sistema di potere, autore di inchieste scottanti contro Putin che gli hanno valso persino la richiesta di arresti a Cipro.
Il fatto è che Nekrassov, partito con le migliori intenzioni di  esaltare  Magnitsky come martire innocente  dell’ex Kgb, e Browder come il nobile milionario  che opera per la libertà della Russia dal nuovo Hitler, cammin facendo, in tre anni d ‘inchiesta e ascoltando decine di testimoni,  si è trovato davanti a prove incontrovertibili del contrario: è la versione delle procure russe questa giusta, mentre la versione di Browder è solo narrativa e fake news.

http://russiepolitics.blogspot.com/2016/05/arte-censure-un-film-russe-dopposition.html

Nekrassov ha persino avuto una crisi di coscienza e superato una depressione, dopo la scoperta, come ha scritto nel suo blog

https://echo.msk.ru/blog/andnekrasov/1757476-echo/

Andrei Nekrasov, il giornalista autore dell’inchiesta.

 

Ma ecco:

Gli avvocati di Browder hanno minacciato l vie legali se i parlamentari europei avessero visto il video che hanno pagato, e l’europarlamento è stato ben felice di rinunciare.  Anche  la tv eurocratica ARTE ha dunque cancellato la programmazione. Il documento è stato visto solo da russi sulle tv russe.

https://www.maurizioblondet.it/ecco-mister-browder-il-gran-regista-del-russiagate/

V come Vendetta

Secondo il Ministero degli Interni australiano più di 200 agricoltori del Sud Africa hanno chiesto visti umanitari in Australia dopo aver subito presunti attacchi per il solo fatto di essere bianchi.

“Il tipo di criteri che i richiedenti il visto devono ovviamente soddisfare – o il criterio chiave – è la prova della persecuzione, quindi è esattamente quello che appureremo”, ha detto il vice segretario agli affari interni, Malisa Golightly. Gli affari interni hanno dichiarato che sono state ricevute 89 domande di visto per rifugiati relative a 213 persone, sebbene non abbiano specificato la loro appartenenza etnica o altri dettagli.

All’inizio di quest’anno sono emerse notizie che rivelano che i coltivatori bianchi in Sud Africa avevano subito persecuzioni dopo che il governo del paese aveva approvato una nuova legge che consentiva la confisca delle loro terre, che sarebbero state trasferite ai cittadini neri.

Civiltà africana. Massacri di contadini bianchi nelle loro fattorie isolate.

A seguito di tali resoconti, il ministro degli affari interni australiano Peter Dutton ha annunciato la sua volontà di avviare rapidamente il monitoraggio dei visti umanitari per i sudafricani che hanno subito violenti crimini rurali in patria e hanno voluto trasferirsi a Down Under. Quest’affermazione è stata criticata dall’opposizione sudafricana, che ha definito razzisti sia l’Australia sia coloro che erano disposti a fuggire.

La controversa legislazione è stata approvata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che si è impegnato a consegnare le terre, dal 1600 di proprietà degli agricoltori bianchi, ai cittadini neri del paese, senza prevedere alcun compenso per i proprietari. I 50 milioni di cittadini del Sud Africa sono prevalentemente neri, ma il 72% dei terreni agricoli appartiene ai bianchi.

 

La legislazione ha suscitato forte disapprovazione sia nel paese sia a livello internazionale, con un constatato aumento delle violenze contro i coltivatori bianchi.

 

Nel mese di marzo Afriforum, un gruppo per i diritti civili sudafricani, ha riportato che l’anno scorso sono state registrate 423 aggressioni rurali e sono state uccise 82 persone, nel 2018, ci sono stati 109 attacchi e più di 15 omicidi.

Civiltà negra. Genocidio di bianchi. i media tacciono.

La controversa riforma potrebbe mettere a repentaglio l’agricoltura commerciale nel paese, secondo l’Unione agricola transvaal del Sudafrica.

I trattamenti che i negri infliggono più di frequente ai bianchi sudafricani.

Gli esperti dicono che il governo sudafricano potrebbe ripetere l’errore commesso dal governo dello Zimbabwe che, nel 1999-2000, aveva intrapreso analoghe azioni sanzionatorie nei confronti degli dagli agricoltori bianchi, con la loro espulsione dal paese.

 

La misura adottata ha fatto precipitare il paese in carestia.

 

Fonte: https://www.rt.com/business/427405-south-african-farmers-visas-australia/

riportato da https://www.maurizioblondet.it/gli-agricoltori-bianchi-sudafricani-cercano-rifugio-in-australia-a-causa-delle-persecuzioni-in-casa-loro/

Il conflitto di Natale

Il piano di Washington di fornire armi letali a Kiev potrebbe “causare nuove vittime” e scatenare un “bagno di sangue” nell’est dell’Ucraina, avverte Mosca. “Oggi, gli Stati Uniti conducono le autorità ucraine verso un nuovo bagno di sangue”, ha denunciato questo sabato il viceministro russo degli Esteri, Serguéi Riabkov, in un comunicato, secondo l’agenzia russa locale Russia Today (RT). Il Dipartimento di Stato USA ha annunciato il venerdì la sua decisione di offrire all’Ucraina “capacità di difesa migliorate” perchè possa fare fronte agli indipendentisti delle regioni orientali. Con riferimento a questa dichiarazione, Riabkov ha allertato che le armi statunitensi potrebbero provocare nuove vittime in Ucraina. “I revanscisti di Kiev stanno aprendo il fuoco sul Donbass tutti i giorni, non vogliono portare avanti negoziati di pace e sognano con farla finita con la popolazione disobbediente. Gli Stati Uniti hanno deciso di fornire loro le armi per fare questo”, ha spiegato il viceministro russo. Sulla stessa linea, Grigori Karasin, vicecancelliere russo, ha lamentato il fatto che gli USA abbiano scelto di “appoggiare la parte che vuole la guerra” a Kiev, ed avverte che il fornire armamenti letali all’Ucraina finirà con il sotterrare il processo di pace e andrà ad ostacolare l’adempimento degli accordi di Minsk. “L’appoggio USA al partito della guerra presente in Ucraina, aumenta il pericolo di affossare del tutto qualsiasi soluzione di pace in Ucraina e mette in dubbio ogni possibilità di realizzare gli accordi del trattato di Minsk”, ha argomentato Karasin nel corso di una intervista concessa questo sabato all’agenzia russa RIA Novosti. In altra parte delle sue dichiarazioni, Karasin ha insistito che l’unica soluzione possibile alla crisi attuale in Ucraina è quella di ” un dialogo onesto e diretto”. “Non c’è altro modo per risolvere il conflitto interno ucraino”, ha precisato. “Il pacchetto totale di difesa assegnato all’Ucraina ascende a 47 milioni di dollari ed include la vendita di 210 missili anticarro e 35 lanciamissili”, secondo le informazioni rivelate dalla ABC News. Bisogna ricordare che dal 2014, anno in cui la penisola di Crimea ha optato per la sua adesione alla Russia con un referendum, Kiev ha portato avanti una campagna militare per fare fronte agli indipendentisti ucraini dell’est. L’Ucraina e l’Occidente, con Washington come istigatore principale, accusano la Russia di aver inviato sue forze nelle zone orientali per aiutare i secessionisti. Truppe ucraine e Poroshnko

Nota: La Russia ha sempre negato di aver inviato proprie truppe nelle province dell’Est Ucraina anche se ha ammesso di aver inviato convogli di aiuti umanitari per le popolazioni rimaste intrappolate nel conflitto. In ogni caso la Russia ha dichiarato in più di una occasione che non rimarrà con le braccia conserte ad assistere ad una offensiva dell’Esercito di Kiev che vuole annientare la resistenza dei secessionisti e condurre la pulizia etnica della popolazione di etnia russa del Donbass. La decisone del Dipartimento di Stato USA rischia quindi di riaccendere il conflitto in Europa che potrebbe assumere delle dimensioni incontrollabili. Da vari analisti viene sottolineato che i settori dominanti dei “neocons” negli USA vogliono spingere ad una guerra con la Russia e per questo premono per fornire armamento letale all’Ucraina e gettare benzina sul fuoco. Un intervento russo a difesa delle popolazioni del Donbass sarebbe il pretesto ricercato per muovere ad una guerra preventiva contro la Russia ed è per questo che da mesi la NATO sta conducendo esercitazioni nei paesi baltici ed in Polonia e sta installando basi militari e missilistiche direttamente ai confini della Federazione russa. L’ombra di un grande conflitto si staglia sull’Europa nel totale disinteresse dei grandi media e dei governi della Germania e degli altri paesi europei della UE che pure hanno precise responsabilità nell’aver fomentato la crisi in Ucraina appoggiando il golpe a Kiev (golpe di Maidan) che ha rovesciato il precedente governo e portato al potere un governo considerato “fantoccio” di Washington che dipende in tutto e per tutto dal sostegno economico degli USA e del FMI e che risulta inquinato da forze revansciste e neonaziste. FontI: Hispan TV RT Actualidad Traduzione e nota: Luciano Lago

L’UE  è diventata la NATO

(Notizie dal Deutsche Wirtschafts Nachrichten)


Federica Mogherini (EU High Representative for Foreign Affairs and Security Policy) e il segretario NATO Jens Stoltenberg

L’UE vuole semplificare la mobilità militare in Europa con miliardi di spesa. Il generale degli Stati Uniti Hodges chiede la libera circolazione per le forze armate NATO

“[…]  …Il generale Hodges  pone come obiettivo strategico militare della NATO in Europa: “È di enorme importanza strategica che le forze armate in Europa possano muoversi liberamente e senza ostacoli. Dobbiamo essere in grado di muoverci più velocemente  delle forze russe…. in caso di emergenza come ad esempio, una guerra di liberazione nei Paesi Baltici. “Hodges non spiega quali alternative militari la NATO vede nei confronti della Russia.

[.Ovviamente] Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha affermato che la mobilità militare tra i paesi dell’UE dovrebbe essere ulteriormente rafforzata in cooperazione con la NATO.

[..]
L’iniziativa PESCO (“Cooperazione strutturata permanente”) riguarda l’approfondimento della cooperazione militare UE nel settore della sicurezza.Coinvolgerà 23 su 28 stati. Non saranno coinvolti: Regno Unito, Malta, Portogallo, Danimarca e Irlanda.

https://www.maurizioblondet.it/lue-prevede-miliardi-spesa-la-mobilita-militare-europa/

Chi proteggerà il Venezuela?

Nel 1974 il governo degli Stati Uniti studiò come controllare il commercio internazionale del petrolio convincendo le autorità saudite che i loro petrodollari sarebbero stati più sicuri nelle banche degli Stati Uniti. Ma recentemente l’industria del fracking statunitense ha frantumato i prezzi del petrolio, creando un problema fiscale per l’Arabia Saudita. Al fine di evitare un forte calo delle entrate petrolifere, re Salman dell’Arabia Saudita visitava Mosca all’inizio di ottobre, dove senza dubbio avrà discusso il piano del petroyuan. La Cina sostiene un maggiore utilizzo dello yuan negli scambi petroliferi. Poiché il Paese è il più importante importatore di petrolio, superando gli Stati Uniti, può pesare internazionalmente e provvedere a una maggiore sicurezza energetica. Così Pechino spera di sfidare il dollaro creando un mercato dei futures con la propria moneta e relazioni indicano che la Cina è disposta a introdurre nei prossimi mesi un indice di riferimento del petrolio con prezzi in yuan. Un mercato dei futures petroliferi basato sullo yuan stimolerà la domanda della moneta che darà influenza strategica alla Cina. Il piano è lanciare un contratto futures petrolifero sulla Shanghai International Energy Exchange (INE), ma convincere i grandi produttori e consumatori di petrolio ad utilizzare lo yuan e ad investire nella borsa di Shanghai affronta ostacoli. Senza la partecipazione di certi Paesi produttori di petrolio, come Arabia Saudita, Russia, Iran, Indonesia o Venezuela, sarà difficile creare un mercato che faccia la differenza. A causa delle sanzioni e delle intimidazioni globali del dipartimento del Tesoro statunitense, l’Iran, in particolare, è stato tra i primi ad adottare la vendita del petrolio sulla base dello yuan. Ora nel 2017, il Venezuela segue questa strada. Per la stessa ragione, la Russia ha accettato di vendere petrolio in yuan nel 2015. Qualsiasi calo dello status del dollaro indebolisce pesantemente la capacità di Washington di attuare la sua guerra economica contro la Russia e destabilizzare il blocco euroasiatico. Cina e Russia non cercano di attaccare il dollaro per distruggerlo, ma di creare una valuta di riserva alternativa indipendente per le nazioni che vogliono proteggersi dagli attacchi finanziari sempre più frequenti delle banche di Regno Unito, Wall Street e dagli hedge funds. Per il Venezuela si tratta di costruire un elemento cruciale della sovranità nazionale perché il sistema del dollaro di oggi viene utilizzato per devastarne la sovranità economica attraverso sanzioni che ne colpiscono programmi sociali ed investimenti, nonché il commercio con il resto del mondo. Ora il sistema cino-russo di liquidazione dei pagamenti bilaterali è stato esteso ad altri Paesi dell’Iniziativa Via della Seta in Eurasia, ai Paesi BRICS e al Venezuela nell’ambito della sua orbita geopolitica; la dichiarazione del governo cinese contribuisce a creare questo sistema monetario alternativo. Inoltre, come alternativa basata sull’oro, indipendente dal sistema politicamente esplosivo e speculativo del dollaro degli Stati Uniti, in futuro potrà proteggere gli alleati dei cinesi dagli attacchi economici e dalla guerra finanziaria dell’Unione europea e di Washington.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/11/08/cina-e-russia-scavano-la-fossa-al-dollaro-statunitense/

Divide et impera

Casi di studio: i miti dei « Curdi senza patria » e della « liberazione dell’Ucraina » Lungo tutto il ventesimo secolo, i Curdi dell’Iraq, della Turchia, della Siria e dell’Iran hanno rivendicato « l’autodeterminazione » e si sono battuti contro gli Stati-nazione nei quali si trovavano in nome della « liberazione etnica ». Nel caso dell’Iraq degli anni 1990, i Curdi sono stati patrocinati, armati, finanziati e difesi dagli Stati Uniti e Israele, perché indebolissero e dividessero la repubblica irachena, nazionalista laica. I Curdi, sempre con l’appoggio degli Stati Uniti, sono stati protagonisti di conflitti regionali in Turchia e, più recentemente, in Siria, per costringere alla resa il governo indipendente di Bachar el-Assad. I Curdi di sinistra definiscono cinicamente i loro alleati imperiali, ivi compresi gli Israeliani, come dei « colonialisti progressisti ». Insomma i Curdi agiscono come surrogati locali degli Statunitensi e degli Israeliani: forniscono mercenari, accesso alle basi militari, posti di ascolto e di spionaggio nel loro nuovo paese liberato (ed etnicamente purificato), per sostenere l’imperialismo degli Stati Uniti che i loro signori della guerra hanno scelto come « partner » dominante. La loro lotta è quella della liberazione nazionale o quella di marionette mercenarie al servizio dell’Impero contro le nazioni sovrane che resistono al controllo imperiale e sionista? In Ucraina, gli Stati Uniti hanno applaudito la causa dell’autodeterminazione quando essi stessi avevano orchestrato un violento colpo di Stato per cacciare un governo legittimo, il cui crimine era l’impegno per l’indipendenza nei confronti della NATO. Il colpo di Stato è stato apertamente sovvenzionato dagli Stati Uniti, che hanno finanziato e formato delle canaglie fasciste che si sono occupati della espulsione o repressione dei cittadini russofoni, soprattutto nella regione orientale del Donbass e in Crimea, con lo scopo di poter piazzare delle basi NATO sulla frontiera con la Russia. La popolazione, in maggioranza russofona, della Crimea si è opposta al colpo di Stato ed ha esercitato il proprio diritto all’autodeterminazione, votando per unirsi alla Russia. Allo stesso modo la regione industriale del Donbass, nell’est dell’Ucraina, ha dichiarato la propria autonomia, opponendosi al regime oppressivo e fortemente corrotto, istallato dagli Stati Uniti a Kiev. Il violento colpo di Stato patrocinato dagli USA e dalla UE a Kiev era una forma flagrante di annessione imperiale, mentre il voto pacifico in Crimea e la strada verso l’autodeterminazione presa dall’Ucraina orientale (Donbass) erano la risposta progressista delle forze anti-imperialiste. Ostacolata nel suo progetto di trasformare l’Ucraina dell’est e la Crimea in piattaforme di lancio per la NATO per l’aggressione alla Russia, USA e UE hanno condannato questa iniziativa definendola una « colonizzazione russa »

https://www.controinformazione.info/indipendenze-e-auto-determinazioni/