“La Turchia ha investito miliardi di dollari in tecnologie navali, nel tentativo evidente di costruire l’hardware che un giorno avrebbe richiesto.
Negli otto anni successivi, la Turchia ha costruito quattro corvette di classe Ada; due navi Landing Ship Tank (LST); otto navi veloci Landing Craft Tank (LCT); 16 navi di pattuglia militari; due navi di salvataggio di acque profonde; una nave di soccorso sottomarino; e quattro navigli d’assalto.
“Il 22 dicembre, ha varato il primo sottomarino di classe 214 di tipo 214, il TCG Piri Reis , alla presenza di Erdoğan. “A partire dal 2020”, ha detto , ” un sottomarino entrerà in servizio ogni anno. Entro il 2027, tutti e sei i nostri sottomarini saranno in servizio per i nostri mari”.
https://twitter.com/TheMustafaOzan/status/1212013740595527680
Qui un quadro della produzione nazionale. In ogni caso, meglio di quello che facciamo noi.
Il colpo di grazia finale è stato avere uno sprovveduto e inattendibile ministro degli esteri di proverbiale ignoranza, accompagnato da un premier spuntato dal nulla, indicato dal ministro medesimo, mai legittimato dalle urne o da un ruolo autorevole precedentemente coperto. Non abbiamo una linea di politica estera, non sappiamo che dire su nessun argomento, tra pareri approssimativi e orecchiati in materia internazionale; ci troviamo così muti, balbettanti, incapaci di assumere una posizione se non quella di chi ripete: però non passate alle mani, non sparate, fate la pace, non fatevi male o perlomeno non fateci del male, noi non c’entriamo, prendetevi la Libia, il Medio Oriente, vedetevela voi col nucleare, noi non ce l’abbiamo con nessuno, stiamo zitti e buoni per i fatti nostri.
Davanti a questo quadro, purtroppo, non ci pare un rimedio né un’accorta scelta strategica e tantomeno uno scatto di dignità l’appiattimento di Salvini e di alcuni settori del centro-destra sulle posizioni americane-israeliane e anti-iraniane. Parlo a titolo personale, ma reputo sciagurata l’uccisione di Soleimani e pericolosamente falsa la tesi di chi attribuisce all’Iran un ruolo nel terrorismo internazionale. Sappiamo che il terrorismo che si è accanito contro l’occidente ha matrice sunnita e non sciita, le complicità internazionali sono negli stati arabi, non in Iran che anzi ha combattuto l’Isis, e altre formazioni terroristiche in Siria e in Libano. Certo, c’è un odio ideologico e militante dell’Iran nei confronti degli Usa e di Israele, totalmente ricambiato; le milizie che combattono dalla parte dell’Iran non sono da meno quanto a fanatismo e ferocia, gli ayatollah come i pasdaran.
Ma gli Usa, considerando l’Iran uno Stato canaglia e nemico principale – così come ritiene Israele – lo sta spingendo a radicalizzare la propria posizione e a rompere ogni possibile patto anche in tema di disarmo nucleare.
Ho reputato preferibile Trump ai democratici alla Hillary Clinton e all’Establishment radical e liberal; e considero vergognoso il tentativo di impeachment da quando si è insediato alla Casa Bianca solo perché è un outsider politically uncorrect. Ritengo che Trump abbia ridato slancio e vitalità all’economia americana e al sentimento nazionale. Ma in politica estera ha preso pericolose cantonate, cavalca posizioni tranchant per assecondare la pancia degli americani ed è disposto a una guerra rovinosa se serve a garantirsi la rielezione.
Non si tratta però, come tanti lo presentano, di un forsennato populista perché in queste posizioni Trump ricalca la sciagurata politica mediorientale dei suoi predecessori inglesi e americani che tanti lutti e rovine ha generato, tanto fanatismo islamista ha scatenato.
Si rivedono come in un film a rovescio la sciagurata guerra del Golfo, l’invasione dell’Iraq e la sanzioni, i bombardamenti che distrussero grandi testimonianze di civiltà; e poi il processo a Saddam per un presunto e mai trovato arsenale nucleare; e via via quel che è successo dall’11 settembre del 2001 in poi.
A cui si è aggiunta la sciagurata responsabilità dei francesi, dei tedeschi e di altri partner europei per quel che riguarda la Libia, la primavera araba e il dissennato appoggio a ribelli e a tribù che produssero instabilità, terrorismo, profughi e clandestini. Fa male pensare che dobbiamo sperare nello zar Putin e in certi casi perfino nell’autocrate Erdogan per ristabilire l’equilibrio d’area, a che prezzo poi non sappiamo. La posizione di Salvini su questi temi ricalca su scala ridotta le posizioni e i moventi di Trump; più equilibrata mi è parsa la posizione della Meloni.
Ma da noi l’unico tema internazionale che desta interesse e interventi, dal Papa ai magistrati, è l’accoglienza dei migranti e la condanna per razzismo di chi vi si oppone… Stiamo seduti sull’orlo di una polveriera e continuiamo a ripetere: prego, accomodatevi, ingresso libero, pace pace.
L’articolo Italia invertebrata di Marcello Veneziani – proviene da Blondet & Friends.
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