La canapa sarà la pianta del futuro

Posted: 10 May 2019 12:36 PM PDT

Marco Cedolin

La canapa, abitualmente suddivisascientificamente fra“cannabis sativa” e “cannabis indica” è una delle più antiche piante coltivate dall’uomo. Originaria dell’Asia meridionale si diffuse in Europa a partire dal VII secolo A.C. e nel continente americano nel corso del XVI secolo. L’Italia all’inizio del Novecento era il primo produttore europeo di canapa con oltre 100mila ettari di coltivazioni indirizzate in larga misura al settore tessile e per decine di migliaia di famiglie la canapa costituiva la principale fonte di reddito…..

La coltivazione della canapa che nell’antichità ha permesso la creazione delle vele per far correre le le navi e delle corde per ormeggiarle non è però legata solamente alla produzione di tessuti, ma anche alla produzione di carta, cosmetici, saponi, biscotti, pane, pasta, detersivi, vernici, mattoni per la bioedilizia, è utile nella bonifica di terreni altamente inquinati e si presta a numerosi usi terapeutici in campo medico.
Nonostante le enormi potenzialità di questa pianta negli ambiti più svariati, o forse proprio a causa di esse, a partire dagli anni 30 del secolo scorso la coltivazione della canapa è stata fortemente osteggiata, dal momento in cui nel 1937 negli Stati Uniti, sotto la spinta dei magnati dell’industria petrolifera e di quella chimica, fu approvata la ” Marijuana tax act” che proibiva, in modo diretto o indiretto, la coltivazione della canapa per qualsiasi uso, anche industriale o terapeutico. Il cavallo di Troia usato dai portatori dei grandi interessi industriali per boicottare la canapa che avrebbe potuto mettere a repentaglio i loro affari, ed innalzare contro di essa il muro del proibizionismo, fu proprio la presenza dei cannabinoidi nella resina che impregna le infiorescenze delle piante. I cannabinoidi, il più importante dei quali è il THC, sono sostanze dagli effetti psicoattivi che al tempo stesso possiedono svariate proprietà terapeutiche e proprio sugli effetti psicoattivi della canapa i proibizionisti hanno costruito il proprio teorema, stigmatizzando una pianta millenaria sotto forma di una droga pericolosissima da colpire e proibire in ogni maniera possibile.
Come abbiamo scritto in precedenza, dal punto di vista terapeutico la canapa è estremamente efficace come analgesico, antiemetico, antidepressivo, nel trattamento dell’emicrania, in quello dell’epilessia, del glaucoma, dell’asma e sta manifestandosi molto utile nella terapia di pazienti affetti da malattie oncologiche e degenerative come la SLA. A livello industriale la canapa ha dimostrato di essere una delle piante più efficaci per ottenere il fitorisanamento dei terreni, tanto da essere stata usata nella bonifica dell’area circostante la centrale di Chernobyl e più recentemente nei terreni contaminati dall’Ilva di Taranto.
Dopo quasi un secolo di ostracismo, negli ultimi anni sta diventando sempre più evidente come il mondo moderno non possa più permettersi a lungo di fare a meno della canapa. Le devastazioni ecologiche provocate dall’industria chimica e petrolifera sono ormai talmente ingenti da rendere imprescindibile un profondo ripensamento riguardo all’utilizzo della canapa a livello industriale, laddove le sue qualità la qualificano come un’alternativa sostenibile ai processi chimici attualmente in uso. Alla stessa stregua anche in campo medico il ricorso alle proprietà della canapa diventa tanto più necessario quanto più si evidenziano gli effetti collaterali ed i limiti connaturati in molti farmaci sintetici.
Con buona pace del proibizionismo e dei proibizionisti, la canapa ha insomma tutte le carte in regola per essere definita a pieno titolo la pianta di un futuro più rispettoso della natura, attento allo stato di salute degli ecosistemi e sensibile al benessere umano, prima che a quello delle multinazionali che hanno fin qui maldestramente gestito le sorti dell’umanità.
Marco Cedolin

Autore: redattorecapo

associazione culturale Araba Fenice fondata a Bondeno (FE)

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